giuliano

venerdì 11 gennaio 2013

PAUSA AL CONGRESSO (...il mercato...)










 



Panorama della Città dell'Interzona.
Le prime battute di East St. Louis Toodleoo... a volte forti e chiare poi ...
deboli e intermittenti come musica in una strada battuta dal vento.
La stanza sembra scuotersi e vibrare per il movimento.
Il sangue e la forma di molte razze, Negri, Polinesiani, Mongoli delle mon-
tagne, Nomadi del deserto, Poliglotti del Medio Oriente, Indiani - razze an-
cora da concepire e da nascere, combinazioni non ancora realizzate pas-
sano attraverso il corpo.




Migrazioni, viaggi incredibili attraverso deserti e giungle e montagne, attra-
verso il Pacifico in una canoa 'autrigger' verso l'Isola della Pasqua.
La città Composita dove tutti i potenziali umani sono messi in mostra in un
vasto e silenzioso mercato.
Minarerti, palme, montagne, giungla...
Un pigro fiume che ribolle di pesci perfidi, vasti parchi ove crescono grami-
gne e dove i ragazzi distesi sull'erba e praticano giochi misteriosi. Non una
porta a chiave nella città. Chiunque può entrare a casa vostra a qualunque
ora.




Il Capo della Polizia è un Cinese, si stuzzica e dà ascolto alle denunce pre-
sentate da un pazzo. Ogni tanto il Cinese si toglie lo stecchino di bocca e
ne osserva l'estremità.
Hipsters dal levigato viso color rame bighellonano nelle entrate facendo don-
dolare teste mummificate da catenelle d'oro, il viso inespressivo con la cal-
ma cieca di un insetto.
Dietro di loro, attraverso porte aperte, tavole e separè e bar, e cucine e ba-
gni, coppie che copulano su file di letti di ottone, intrichi di mille amache, tos-
sicomani che si mettono il laccio per un'iniezione, fumatori d'oppio, fumatori
d'hascisc, gente che mangia che parla che fa il bagno in una nebbia di fumo
e di vapore.




Tavoli da gioco dove si gioca con poste incredibili. Ogni tanto un giocatore
balza in piedi con un grido disperato, ha perduto la sua giovinezza giocando
con un vecchio o è divenuto 'Latah' del suo avversario. Ma ci sono poste
più alte della giovinezza o del 'Latah', partite in cui soltanto due giocatori in
tutto il mondo conoscono qual'è la posta.
Tutte le case della Città sono collegate.
Case di argilla - Mongoli delle alte montagne sbatton le palpebre in fumosi
androni - case di bambù e di teck, case di adobe, di pietra e di mattoni ros-
si, case del Pacifico meridionale e case Maori, case sugli alberi e su battelli




fluviali, case di legno lunghe cento piedi che ospitano intere tribù, case fatte
di casse e di lamiera ondulata dove dei vecchi stanno seduti, vestiti di strac-
ci marci, preparano con Meta grandi impalcature di ferro arrugginito che si
innalzano duecento piedi in aria da paludi e mucchi di spazzatura con tramez-
zi pericolanti costruiti su piattaforme a molti piani, e amache che dondalano
nel vuoto.
Partono spedizioni per paesi ignoti con scopi ignoti.




Stranieri arrivano su zattere fatte di ceste da imballaggio tenute insieme da
corde fradice, escono barcollando dalla giungla, gli occhi gonfi semichiusi per
le punture degli insetti, scendono dalle montagne lungo i sentieri con i piedi
sanguinanti attraverso i sobborghi polverosi e ventosi della città, dove la gen-
te defeca a file lungo muri di 'adobe' e gli avvoltoi lottano per teste di pesce.
Calano nei parchi con paracadute rappezzati....
Vengono scortati da un poliziotto ubriaco a farsi registrare in una vasta latrina
pubblica. I dati raccolti sono infilati su dei ganci per essere usati come carta
igienica.




Un odore di cucina di tutti i paesi grava sulla Città, una nuvola di oppio, di
hascisc, il fumo rosso resinoso dello yage, odore di giungla e di acqua salata
e di fiume in decomposizione e di escrementi secchi e di sudore e di genitali.
Flauti di montagne, jazz e bepop, strumenti mongoli ad una sola corda, xilo-
foni di zingari, tamburi africani, cornamuse arabe.
La città è visitata da epidemie di violenza, e i morti abbandonati vengono di-
vorati dagli avvoltoi nelle vie.
Albini sbattono le palpebre al sole.
Ragazzi siedono sugli alberi.
Gente divorata da malattie sconosciute osserva i passanti con occhi malvagi,
...accorti.....




Nel Mercato della Città c'è il 'Meet Café'.
Praticanti di commerci impensabili e fuori moda che scarabbocchiano in E-
trusco, tossicomani di droghe non ancora sintetizzate, spacciatori di armalina
molto forte, spacciatori che urlano, giovani che imprecano....
Sieri di longevità Titonici, borsari neri della Terza Guerra Mondiale, chirurghi
della sensibilità telepatica, osteopatici dello spirito, investigatori di infrazioni
denunciate da blandi paranoici giocatori di scacchi, latori di mandati frammen-
tari stesi in stenografia ebefrenica e che impongono indicibili mutilazioni dello
spirito, burocrati di dipartimenti spettrali, funzionari di stati polizieschi non co-
stituiti, una nana lesbica che ha condotto a termine l'operazione Bang-utot....
Tutti su accalcano, urlano, piangono, ridono, si disperano, parlano, recitano,
contrattano, compongono, si dissolvono, e poi ...di nuovo.....da capo......
(W. Burroughs)



 







giovedì 10 gennaio 2013

LA CAMERA OSCURA: MANUTENZIONE (5)














 RIUNIONE DAL CONGRESSO INTERNAZIONALE
          
             DI TECNOLOGIA PSICHIATRICA




Il dottor 'Fingers' Shafer, il Lobotomy Kid, si alza e rivolge ai
Congressisti la gelida lama azzurra del suo sguardo:
- Signori, il sistema nervoso umano può essere ridotto a una
colonna vertebrale compatta e accorciata.
La parte anteriore, media e posteriore del cervello dovrà segui-
re la sorte delle adenoidi, dei denti del giudizio, dell'appendice....
Vi presento il mio capolavoro:




L'uomo Odierno  Completo Disangosciato & Globalizzato....
Suono di trombe:
l'uomo viene trasportato nudo da due portatori Negri che
lo lasciano cadere sul palco con brutalità bestiale e sogghignante....
L'uomo si dimena...
La sua carne si muta in gelatina viscida e trasparente che si dissolve
in nebbia verdastra, rivelando un mostruoso millepiedi nero.
Ondate di puzzo sconosciuto riempono la stanza bruciando i polmoni,
 attanagliando lo stomaco....




Schafer si torce le mani singhiozzando:
- Clerence!! Come hai potuto fare una cosa simile, proprio a me?
Ingrati! Tutti ingrati, uno per uno!!!
I congressisti indietreggiano borbottando costernati:
- Temo che Schafer sia andato un po' troppo in là....
- Avevo cercato di avvertirlo...
- Tipo brillante Schafer...ma....
- Quell'individuo farebbe qualsiasi cosa per amore della pubblicità...




Signori questo figlio indescrivibile e del tutto illegittimo del cervello
pervertito del Dottor Schafer non deve vedere la luce....
Il nostro dovere nei confronti della razza umana è chiaro....
- Uomo lui veduta la luce,
dice uno dei Portatori Negri.
- Dobbiamo calpestare e distruggere questa creatura non-americana,
dice un dottore del Sud grasso e con la faccia di rana, che continua a
bere whisky di cereali da un barattolo di marmellata.
Avanza con passo da ubriaco, poi si ferma, terrorrizzato dalle tremen-
de dimensioni e dall'aspetto minaccioso del millepiedi.




- Trovate della benzina!
Suggerisce.
- Dobbiamo bruciare 'sto figlio di cane come una Nigra pieno di arie.
- Io non voglio correre rischi,
dice un giovane medico hip pieno di LSD25...
- Accidenti un Procuratore Distrettuale in gamba potrebbe....
 .... Dissolvenza.....




'Ordine nella Corte!' 
Procuratore Distrettuale:
- Signori della giuria, questi 'dotti signori' sostengono che l'innocente
creatura umana che essi hanno trucidato senza motivo si era trasfor-
mato inprovvisamente in un enorme millepiedi nero e che era 'loro do-
vere verso la razza umana' distruggere questo mostro prima che potes-
se con qualsiasi mezzo a sua disposizione, perpetuare la sua razza...




'Dobbiamo trangugiare questo tessuto di miserabili balle?
Dobbiamo prendere queste scuse menzognere come un sedere
anonimo e unto?
Dov'è questo straordinario millepiedi?'
- Lo abbiamo distrutto,
dicono loro con aria di sufficienza....
- Ed io vorrei rammentarvi, Signori ed Ermafroditi della Giuria,
che questa Gran Bestia,
e indica il Dottor Schafer




- in numerose precedenti occasioni è comparso davanti a questa
corte accusato del delitto inqualificabile di violenza al cervello....
in parole povere...,
picchia con la mano sulla ringhiera del banco della giuria, e la
sua voce diventa un urlo..
- in parole povere, Signori, lobotomia forzata....
La Giuria rimane senza fiato....
Un giurato muore d'infarto...
Tre cadono al suolo con convulsioni di libidine...
Il P.D. punta drammaticamente l'indice:
-E' lui..... Lui e non altri che ha portato intere province della
nostra dolce terra sulla soglia dell'idiozia....




- E' lui che ha riempito grandi magazzini di file intere di mucchi di
creature inermi che adesso hanno bisogno di essere assistite per
tutte le loro necessità......

(Per consiglio del Dottor Benway & con approvazione unani-
me della censura 'italiana' è stato omesso il titolo del tomo 
blasfemo...citiamo solo il nome ignobile dell'autore:
 W. Burroughs...)









mercoledì 9 gennaio 2013

FORMA E IMMAGINE: VERA E FALSA (4)













































....Raccattò la vestaglia e la spolverò con una mano.
Sorrideva, e quando sorrideva il suo viso era come una finestra spalancata.
- Vedi questo?
indicava il piccolo oggetto rotondo all'estremità della scatoletta.
- Questa si chiama lente. E' fatta con un pezzetto di vetro tagliato in un certo
modo. Quando la luce arriva dal punto fissato....
e indicò l'angolo,
- vi passa attraverso e proietta nella cassetta l'immagine, così che noi la pos-
siamo vedere al suo interno,
e tamburellò sul vetro lattiginoso.
Nello sforzo di capire lo fissavo con tanta intensità che gli occhi incominciaro-
no a lacrimarmi.
- Che cos'è un'immagine, ...signore? E' una parola che non conosco.
Qualcosa si modificò sul suo viso.
Era come se fino a quel momento avesse guardato al di là di me, ed ora inve-
ce fissasse proprio me.....
(T. Chevalier, La ragazza con l'orecchino di perla)







Si è tornati di nuovo primitivi (cercai di spiegarle...), pur i mezzi in uso differenti
ma uguali al nostro passato cavernicolo. Si è regrediti, però, ad una immagine pri-
va di forma e potenza. Una immagine artificiosa della realtà, un riflesso continuo di
essa, un occhio costante, distante e astratto, schizofrenico ed immediato, che pro-
gressivamente si sostituisce ad essa.
Di nuovo dalla simmetria delle forme alla chiralità dei fatti vediamo intensificarsi que-
sto metodo combinatorio, legato ad una concezione Lulliana della realtà, ridistribuita
in un quadro molto più vasto, dove un singolo termine può dare corso ad uno svilup-
po esponenziale di infinite e successive combinazioni.




Ragione per cui se pur l'idea presa in prestito dal - filosofo - con il 'tempo' si è evo-
luta per ciò che sarebbe divenuta la futura intelligenza artificiale computerizzata, c'è
da notare che la parallela evoluzione dei termini artificiali e la progressiva disponibi-
tà di risorse tecniche intese come 'strumenti litici', hanno portato ad una progressiva
distruzione del concetto di base, che per Lullo, era unitario.
Si è passati ad una graduale frammentazione con l'inganno e l'illusione di una 'unità'.
Cioè si è arrivati ad una frammentazione distruttiva e non costruttiva. In antitesi con
il pensiero originario Aristotelico...



Quando una società è vittima della pura forma dell'immagine, questa tenderà a per-
dere le sue radici, cioè tenderà ad un progressivo imbarbarimento e una successiva
perdita di identità culturale.
Perché se è vero l'assunto che lo specchio è il luogo della forma in potenza...così
come ci dice Aristotele allora la materia...

La materia poi è potenza e la forma atto, e l'atto si dice in due sensi: o 
come la conoscenza, o come l'uso di essa...
Necessariamente dunque l'anima è sostanza, nel senso che è forma di un 
corpo naturale che ha la vita in potenza. 
Ora tale sostanza è atto, e pertanto l'anima è atto del corpo che s'è detto....




....Ora se per analogia applichiamo alla pura forma, o deleghiamo all'apparenza
dell'immagine la sostanza prima che è, come abbiamo detto potenza, forma, at-
to, in quanto esso stesso soggetto e materia, l'anima è l'atto del corpo, la forma
di un corpo naturale.
Ora se noi, come già detto, curiamo unicamente la forma e poi con procedimen-
to inverso, grazie ad essa ci attribuiamo poi un'anima, questo risulterebbe un'o-
pera di un alchimia innaturale che svilisce tutta la sostanza.
Procedendo in senso inverso della potenza a cui la materia ultima è il corpo as-
soggettato alla forza dell'anima. Ci troveremmo inevitabilmente ad attribuirci so-
stanze, forme, e potenze improprie.




Cioè se la potenza dell'immagine così come essa è nata, ha una sua genesi, ed è
rintracciabile ovunque vi è stata la presenza dell'uomo, il nuovo culto di essa ha
una diversa forza ispiratrice, perché la sua forza non risiede nel rito che segreta-
mente viene celebrato, ma invoca unicamente quella forza materiale per cui l'an-
tica potenza della forma può sul sé che cambia, l'assecondarci o meglio l'identi-
ficarci con essa non rende certamente la nostra forma o potenza, migliore o di-
versa da come è la vera sostanza materiale, di cui l'anima è diretta ispiratrice.
Ragione per cui nostra ispiratrice.




Ci troveremmo in ultima analisi ad evocare immagini, così come facevano i nostri
antenati nel primo linguaggio conosciuto, attribuendo alle stesse la potenza primor-
diale della natura, che riproducendo le sue forme o manifestazioni di vita in luoghi
bui, profondi, ricongiunge la sua forza al mondo degli spiriti con le anime in poten-
za che lo abitano.
....Se osserviamo le evoluzioni dell'arte e della scrittura, possiamo dire che la poten-
za rimane in essere nella forza evocatrice dell'anima, ma se l'immagine rimane pura
forma, sottraendo quello che è proprio alla natura a cui ci si deve modellare, allora
otteniamo un decrescimento della potenza, regredendo, appunto, alla pura forma che
è sostanza della materia, perdendo, appunto, l'anima che è la pura essenza.




Cioè in pratica ridurremmo la struttura dell'essere ad un puro meccanismo di materia,
che dagli strati più bassi, via via si compone fino a creare un organismo vivente, che
è privo però di una sua sostanza, ma anzi, al contrario, se ne inventa una che non gli è
propria.
Ragione per cui, aggiungo, quando nella società odierna rendiamo omaggio solo al
concetto di immagine la quale appaga soprattutto la vista, trascurando la sostanza, ri-
portiamo l'intelletto umano ad una forma arcaica di linguaggio e cultura.
Non si celebra la vita, al contrario sia accentua, come detto, un rapporto opposto al-
le dinamiche della natura.




Quando ad esempio il nuovo 'villaggio globale' celebra il nuovo utensile frutto di una
'nuova' scoperta, certamente più sofisticato del precedente, nella realtà antropologi-
ca dei fatti non fa altro che ripercorrere le strade dei nostri antenati.
Poi la stessa ditta che lo pone sul mercato offre allo stesso cliente, a prezzi modici,
l'animale da sacrificare.
O il nemico virtuale da combattere e cacciare.
Al contrario però del nostro ominide, il gruppo di cacciatori-raccoglitori, a seconda
del grado di evoluzione, non sono simmetrici rispetto ai nostri antenati.
Ma perfettamente asimmetrici e chirali.
C'è differenza fra questo tipo di chiralità, e quella riscontrabile nell'Universo della ...
Natura.




Così come vi è differenza fra la forza evocatrice dell'icona del primo nostro progeni-
tore, e l'immagine che viene barattata nelle odierne caverne della nostra civiltà.
L'atto della conoscenza, l'anima, vanno sminuendo la loro potenza, a beneficio di al-
tro, che da superfluo viene elevato ad ...indispensabile, confondendo le ragioni della
logica e quelle del progresso in una lenta e disgregante regressione sociale.
Il meccanismo che riteniamo naturale è achirale e asimmetrico rispetto allo stesso dei
nostri antenati, muove unitamente e unicamente sugli istinti genetici che sono immu-
tati nella sequenza del DNA.
Il gruppo per l'appunto diventa branco, ed i risultati che si debbono conseguire nel rag-
giungimento di taluni traguardi economici e culturali.....

(Giuliano Lazzari, Il Viaggio)

Precedenti capitoli:

immobilità e silenzio: la camera oscura

forma e immagine: la camera oscura 2

prima immagine: la persecuzione 3



 







lunedì 7 gennaio 2013

ALLA FINE DEL 17...FUI FATTO PRIGIONIERO....















'Non capita tutti i giorni d'incontrare un uomo come lei, signore.....
Un uomo nel quale la larghezza di vedute s'unisce a un'intelligenza penetrante.
Sono mesi che volevo parlarne, spiegarle quello che ero e quello che son di-
ventato....'
Il suo piatto è vuoto e pulito come gliel'avessero portato adesso.
Scopro d'un tratto, vicino al mio, un piccolo piatto di stagno con una coscia
di pollo natante in una ...salsa bruna.
Bisogna mangiar questa roba...
'Le parlavo poco fa della mia prigionia in Germania....
E' lì che è cominciato tutto.
Prima della guerra io ero solo e non me ne rendevo conto: vivevo con i miei
genitori, che erano della buona gente, ma non ci si intendeva.
Quando penso a quegli anni.....
Ma come ho potuto vivere così?
Ero morto, signore, e non me ne accorgevo; facevo la collezione di francobol-
li.'
Mi guarda e s'interrompe:
'Signore, lei è pallido, ha un'aria stanza. Non l'annoio per caso?'
'M'interessa molto.'
'Venne la guerra ed io m'arruolai senza sapere il perché.....
Alla fine del 917 fui fatto prigioniero....




Mi accuccio tra due vedette; la pioggia torna a mulinare, dirotta: una raffica
di vento si leva ululando, s'avventa su noi con una rapina d'ali.
Così, afferdellati nei teli da tenda e nelle coperte fradice, gonfiati e svuotati
a volta a volta dallo sbatacchiare del vento, sembriamo esseri diluviani da
tutte quelle fiammelle che ci saettano dinnanzi, nell'oscurità.
Vigiliamo immobili nelle pozzanghere, insensibili ormai agli scherni delle pal-
lottole, all'acqua che ci ruscella intorno, alle frustate sghembe del vento; lot-
tiamo solo contro il sonno, che ci percuote la nuca come un pendolo.
Un lembo di telo da tenda, divincolandosi, mi sfiora la spalla ogni tanto, co-
me una mano che mi sorvegli e mi tenga desto.




- Cosa succede adesso?
brontola uno, sciaguattando.
Lassù, dall'altra parte della vallata, sul Merzli, s'è attizzato un brontolio di
fucileria, che si fa più serrato, propagandandosi. Dei razzi sgorgano nel buio,
dapprima sparsi, poi a grappoli, in un tumulto febbrile che spalanca nella not-
te un enorme palcoscenico incandescente.
Ecco.
La nostra artiglieria.
Qualche colpo dà l'allarme, lungo, profondo, funereo come un rintocco a
morte: si ode il proiettile valicare lo spazio con uno strano rullìo di furgone
procedente su binari aerei: in breve tutto il Kovacic si gremisce di vampe su-
bitanee, e là, lungo le pareti del Merzli, si spaccano lunghe lacerazioni di luce.




Anche qui la fucileria imperversa: sembra che la trepidazione si propaghi in
settore come la vibrazione di un arco.
- Cristo, c'è il finimondo, lassù,
fa Piccinini che sopraggiunge, curvo, tornando dal suo giro d'ispezione.
- Un attacco in forze, sicuro.
Le granate piantano, sui lastroni di roccia, lunghi alberi di fumo in quella
chiarità d'incantesimo.
Attorno alla trincea che cesella una gibbosità e che deve essere il punto at-
taccato, gli squarci sanguigni si moltiplicano, zigzando.
Ci sembra di scorgere, sulla parete metallica, uno straordinario brulicare di
microbi.....




- Gesùmmaria! Anche i topi!!
strilla Cassata drizzandosi come un aspide sotto il cumulo delle coperte, col
volto contratto da una smorfia di schifo.
Quando si ha vicino Cassata non si può dormire.
Fa sempre così, lo schizzinoso.
Noi, i topi li lasciamo fare: ci avvolgiamo come plichi assicurati nelle coperte
e lasciamo che passino e ripassino su di noi, e facciano magari anche, sulla
nostra carcassa, le ronde di prammatica.
Cos'ha ora questo indemoniato per dimenarsi così, sbattendo quell'ammasso
di cenci nell'aria come se facesse dei segnali a distanza?
- Ti ha preso per una levatrice!
monteggia Giubo.
Ci leviamo a sedere, incuriositi.
Tra le coperte abbandonate per terra ci sono tre o quattro cose tenere, rosee,
palpitanti: dei topi appena nati ...fanno alla guerra anche loro....




- Ora dovrai legittimarli,
diciamo a Cassata, che osserva esterefatto come se temesse che quel parto
possa essere addebitato a lui.
- Fermi! Ecco la madre legittima!!
avverte una voce.
Un topo enorme scende esitando, lungo una trave: ci sbircia, ci sorveglia: poi
continua a scendere. Passa tra noi che osserviamo muti, addenta una di quel-
le membrane mollicce (poi prova con il mio misero pasto...un po' di riso...)
che s'ammucchiano lì in mezzo, fugge.
Quel senso bestiale di maternità ci disarma......

(J. P. Sartre, La Nausea & C. Salsa, Confidenze di un fante)








domenica 6 gennaio 2013

PAUSA (dalla camera oscura): LA 'NAUSEA' DELLA DOMENICA
















Ho lasciato la cancellata, mi sono voltato verso le case e le strade borghesi
e ho detto a mezza voce: E' domenica!
E' domenica: dietro i docks, lungo il mare, vicino alla stazione merci, tutt'in-
torno alla città vi sono tettoie vuote e macchine immobili nel buio.
In tutte le case gli uomini si fanno la barba dietro le finestre; hanno la testa
piegata all'indietro, e fissano ora lo specchio ora il cielo freddo per sapere
se farà bel tempo.
I bordelli aprono ai loro primi clienti, campagnoli e soldati.
Nelle chiese, al chiarore dei ceri, un uomo beve del vino davanti alle don-
ne inginocchiate.




Nei quartieri periferici, tra le interminabili mura delle fabbriche, lunghe file
nere si son messe in marcia e avanzano lentamente verso il centro della cit-
tà.
Per riceverle le vie hanno preso il loro aspetto dei giorni di sommossa: tut-
ti i negozi, salvo quelli di via Tournebride, hanno abbassato le saracinesche.
Ben presto, in silenzio, le nere colonne invaderanno quelle vie che fanno le
morte: prima verranno i ferrovieri di Tourville e le loro donne che lavorano
nei saponifici di Saint-Symphorin, poi i piccoli borghesi di Jouxtebouville,
poi gli operai delle filande Pinot, poi tutti i correggiai del quartiere Saint-
Maxence; gli uomini di Thiérache arriveranno per ultimi col tram delle undi-
ci.




Ben presto, tra i negozi sprangati e porte chiuse si formerà la folla
domenicale.
Un orologio suona le dieci e mezzo e mi metto per via: a quest'ora,
la domenica, a Bouville si può vedere uno spettacolo interessante e
delirante, ma non bisogna arrivare troppo tempo dopo l'uscita della
messa grande.....




- Oggi è domenica, Marietta, andiamo al cinema col bello, nel pomerig-
gio, eh?
- Certo, oggi è la giornata d'Antonietta, e col bello ci vado io.
L'agente di cambio s'è seduto di fronte ad un vecchio tutto sbarbato dall'-
aria infelice. Il vecchio sbarbato comincia subito un racconto animato.
L'agente di cambio non l'ascolta: fa delle smorfie e si tira la barba.
...Non si ascoltano mai...




Riconosco i miei vicini, è una coppia di piccoli commercianti del quartiere.
La domenica la loro domenica fa vacanza, e allora vengono qui e s'instal-
lano sempre alla stessa tavola.
Il marito mangia una bella costoletta di vitello.
La guarda da vicino e ogni tanto l'annusa.
La donna mangiucchia.
E' una bionda ben piantata sui quarant'anni dalle guance rosse e lanuginose.
Ha belle poppe dure sotto la camicetta di seta.
Si scola come un uomo la sua bottiglia di bordeaux rosso ad ogni pasto.




Mi metterò a leggere in silenzio il mio libro...e li osservo...
Dal mio arrivo i miei vicini erano rimasti (anche loro) in silenzio,
ma d'un tratto la voce del marito mi ha distolto dalla mia lettura.
Il marito, in tono divertito e misterioso:
- Di', hai visto?
La moglie sussulta e lo guarda, come uscendo da un sogno.
Lui mangia e beve, poi riprende, con lo stesso tono malizioso:




- Ah, ah!!
Un silenzio, la moglie è ripiombata nel suo sogno.
D'un tratto si riscuote e domanda:
- Che cosa dici?
- Susanna, ieri.
- Ah, sì?
dice la moglie
- era andata a trovare Vittorio.
- Che cosa t'avevo detto?
La donna respinge il suo piatto con aria impaziente.
(Mi sembra che c'è qualcuno che ci osserva, forse proprio
quello con la faccia da pazzo, sembra un galeotto...).
Poi riprende:
- Non è buona.
Gli orli del suo piatto sono guarniti di pallottole di carne grigia
ch'ella ha risputato.
Il marito prosegue nella sua idea.




Quella donnetta lì....
Tace e sorride vagamente.
Di fronte a noi il vecchio di cambio accarezza il braccio di
Mariette ansando un poco.
Dopo un momento:
- Te l'avevo detto, l'altro giorno.
- Che cosa m'avevi detto?
- Di Vittorio. Che sarebbe andata a trovarlo. Che c'è?
domanda d'un tratto in tono sgomento
- non ti piace?
- Non è buona.
- Non è più come una volta,
dice lui in tono d'impotenza
- non è più come un tempo.......

(J. P. Sartre, La nausea)










martedì 1 gennaio 2013

FORMA E IMMAGINE: LA CAMERA OSCURA (2)














'Signore....'
'Mettiti la vestaglia sulla testa, come ho fatto io (ti voglio vedere come
quando ti incontrai, se pur semplice i tuoi occhi mi hanno colpito, c'era
una luce intensa...).
L'immagine ti apparirà più evidente.
Guardala da questa parte, così non la vedrai capovolta (non è scompar-
sa, è rimasta immutata facci caso....)'.
Non sapevo che fare (perché voleva che guardassi quelle immagini, per-
ché non mi lascia fare il mio lavoro, sono brava...e non ....)
Il pensiero di me sotto quella sua vestaglia, che mi impediva di vedere,
mentre invece lui poteva guardarmi (ma in che modo mi guardava, mi
sono sempre chiesta..con quali occhi...forse una vista...nascosta alla
mia percezione?....), mi fece quasi svenire.....




Ma lui era il mio padrone.
Era logico che io facessi quello che mi comandava.
Strinsi le labbra, avanzai verso la cassetta, dalla parte in cui era stato sol-
levato il coperchio (poi disse o meglio sussurrò qualcosa, 'vedrai ciò che
per sempre nutre le nostre anime inquiete'...non so con chi parlava...sem-
brava assente ma eterno alla memoria...).
Mi chinai e guardai dentro il quadratino di vetro lattiginoso che vi era in-
serito.
Si vedeva la vaga traccia di qualcosa ('le vedi o sono scomparse di nuo-
vo...' disse di nuovo come impietrito....)
Lui aggiustò con gesti delicati la veste sul mio capo, così da farmi rimane-
re nel buio più assoluto. Era ancora tiepida del suo corpo e aveva lo stes-
so odore di libri scaldati dal sole (della verità).
Poggiai le mani sul tavolo per tenermi salda e chiusi per un momento gli
occhi. Mi sentivo come se avessi bevuto tutto d'un fiato la birra della sera.




'Che cosa vedi?' lo udii chiedere (poi di nuovo bisbigliare con una in-
visibile presenza - mi sembrava un paz... - 'vedi sono di nuove scom-
parse...è Eraclio che mi perseguita...'. Feci finta di nulla...è sempre il
mio padrone...)
Aprii gli occhi e vidi il quadro, ma senza (più) la donna (e per il vero
neppure più quell'uomo all'angolo quasi nell'ombra ...di una caverna).
'Oh!' Mi raddrizzai con tale impeto che la vestaglia mi scivolò (e gli
occhi mi si illuminarono così come mi aveva visto il mio ...) e finì sul
pavimento.
Mi allontanai dalla cassetta (che vuole, pensai fra me...vai via...stam-
mi lontano...io debbo lavorare ho tante faccende da svolgere...).




Ritirai il piede.
'Mi spiace, signore. La laverò stamattina stessa'.
'Non ti preoccupare della vestaglia, Griet. Che cosa hai visto?'
Deglutii.
Ero terribilmente sconcertata e un po' impaurita. Nella cassetta c'era
un trucco del Dèmonio (io debbo fuggire il diavolo altrimenti farò la
stessa fine di quella mia....ma non volevo dirlo....), o qualche mi-
stero dei cattolici, che io non potevo capire: 'Ho visto il quadro, si-
gnore, solo che non c'era la donna, ed era più piccolo (ed anche
quell'uomo all'angolo nello scuro della...).
...E tutte le cose sono.....all'incontrario.....'.




'Certo. L'immagine è proiettata a testa in giù ('è tutto al contrario di
come ti appare il mondo reale....ma la realtà e la verità qual'è?, ed il
suo confine'... sussurrava di nuovo...mio Dio era lui ora che sembra
(va) un Demonio....), e la destra e la sinistra sono invertite.
E' a causa degli specchi'.
...Non capivo che cosa stesse dicendo.
'Ma....'
'Che cosa c'è?'
'Non capisco, signore. Come ha fatto a entrare nel libro e nella cas-
setta?
E come ha fatto ad entrare in quel quadro...quello che tiene così ge-
losamente custodito? (non so come abbia fatto ad entrare nel 'tempo
di quell immagini.........della memoria'.....è di nuovo assente e dice
cose strane parla anche in modo strano....ho paura....)

(T. Chevalier, La ragazza con l'orecchino di perla....; Immagini consi-
gliate per un nuovo anno....Antonella Monzoni)