giuliano

sabato 19 settembre 2015

COSA E' LA DEMOCRAZIA? (4)



















Precedenti capitoli:

Cosa è la Democrazia? (1/3)












Il Segnalibro di Settembre (1)   (2)   (3)














....Passeggiato per i giardini; il luogo più bello di tutta Milano, malgrado le aquile prigioniere.
Il giorno dopo ebbi un'altra sua:

“Mia cara, tralascio di scrivere un pesantissimo articolo su Marx e scrivo a te. Ore di mattina  sabato. Ho ricevuto ieri sera la tua lettera, profumatissima. L’aspettavo. Non mi sono ingannato. Tornavo dai giardini di Porta Venezia. Ero solo, stanco. Mi sono addormentato su di una panchina. Come un vagabondo nato. Sono l’uomo del domani. Rimetto ogni cosa al domani. Sono un contemplativo. La prima volta che mi arrestarono, si fu per vagabondaggio. Ti narrerò la mia vita romantica. A proposito: ho sfogliato il tuo romanzo. Ho letto qua e là. Non posso.... stroncarti. Le tue descrizioni hanno una fresca semplicità che mi piace. Leggerò tutto. A martedì sera, dunque, ma prima ti scriverò ancora. Ti bacio con forte passione. Tuo Benito”.

Come tutto ciò - ossia, la forte passione, - mi pareva strano, irreale, estraneo alla mia vita! Ancora una volta comprendevo che la nostra volontà non vale nulla, non ha alcuna importanza sugli avvenimenti della nostra vita. Inutile voler vincere quando si deve perdere. Meglio era lasciar correre i giorni, come il destino voleva, e non fare un gesto, non dire una parola per dominare gli eventi. Resistenza passiva. Non risposi: mi pareva inutile. E poi, non avevo niente da dirgli.
Mi scrisse lui:

“Lenedì mattina - ore 1. Mia cara, tutto ieri, domenica, ho atteso un tuo biglietto. Non hai avuto tempo di scrivermi.... A domani.  Ti comunico che martedì non posso trovarmi all’appuntamento. C’è un'assemblea alla quale non posso mancare, perché dovrò attaccare e difendermi. Nel numero odierno della ‘Critica Sociale’ Turati mi muove un acerbissimo attacco, al quale risponderò forse. Sabato e ieri sono state per me due giornate insignificanti. Oggi aspetto una tua. Come stai? Che cosa hai fatto? Perché lasciarmi quarantotto ore senza tue notizie? Ti scriverò più a lungo stasera. Adesso me ne vado. Ho la testa pesante come se nel cranio ci fosse del piombo. Ti bacio. Tuo Benito”.
(L. Rafanelli, la Democrazia e Mussolini)




   


…. Democrazia corteggiata o solo e sempre attentata ed intimidita?
Che dire… da dove mi trovo scrivo medito e cammino quale passo obbligato dell’Esiliato poco gradito al regime… posso ben ‘decifrare’ il Democratico intento giornalmente recitato non molto lontano dal Colosseo in cui il popolo assiste si allieta e compiace eterno centurione della Storia, per sempre perseguitata ed ostaggio di vecchie e nuove nostalgie. Certo, mascherate velate invisibili, ma comunque, oggi come ieri, ugual fascisti vestiti da retti e composti uomini (saggi professionisti) armati di sani principi, formule araldi ed arcani intenti in apparente linfa di ‘sana’ terapia al sentiero della ricca ed alchemica via fino all’ultimo ramo foglia e ‘povera bestia’ (cui non concesso neppure sentimento), braccare retta Parola al museo della vita. Povero Bosco a raccogliere solo la Rima di chi fuggito per altri mondi, di chi ode altre e più sincere ed oneste voci di sano principio smarrito allo schioppo del cacciatore eterno compare del trovatore (non si faccia confusione fra trovatori e trovati…) cui allietare la mensa e privare il porco del pasto suo gradito per donarlo ad altri quale 




piatto saporito; ed il taglialegna il quale prepara il camino per il caldo inverno della vita, anche lui di certo nutrirà la mensa del nobile al calore antico, l’ortodosso e devoto voto suo principio sempre gradito al baratto, mercato e confino sempre vicino dal saggio politico gestito; la transumanza è di ritorno, la pecunia contata per il feudo che fu e sarà nutrirà sfamerà pargoli e putti di nobil signori, l’offerta è sempre gradita alla mensa della politica… (Scusate nobil signori odo proprio in codesto ispirato momento il cacciatore dal dubbio intento, l’abbiamo lasciato quale operaio della ditta al cappello di altra nobile vista, ma ora in codesto bosco si ode di nuovo la sua voce… più che voce l’incanto dello schioppo, ed alla parola braccata della povera ora mia battere lo colpo antico della sua natura. Ora non mi si domandi a me quale esiliato chi sia mai codesto uomo donna o bestia figlia di qual natura che in cotal bosco fa la sua venuta e ‘caccia’ di dubbia natura, sono i molti misteri della vita e fors’anche della politica di nero vestita. Ma essendo io di democratico e nobile principio non certo dissento la sua presenza e lo introduco in codesto bosco di vita. Ti saluto cacciatore accorto che dispensi retto principio, attento ed accorto servitore dalla mira e capacità di remoti ma pur sempre recenti intenti… Son ‘capaci’ di tutto…).




Ragion per cui anche se non entro nel merito (straniero esiliato) di ciò che vien discusso ed ancor peggio ‘votato’ (oppure ‘edificato’) per (economica) ragion di Stato - forse proprio questo l’inganno ben mascherato -, di certo so e posso ben dire che i suoi fedeli servitori, dai portieri agli uscieri scudieri mercanti papi e imperatori, ai più nutriti politici dai Servizi assistiti, dai contro e pro della mafia antica e moderna dallo Stato combattuta e talvolta (in segreto) anche riverita; tutti indistintamente nostalgici di quello sterco di cui il popolo nutrito e sempre osannato. Quale concime di vita si storce ‘democraticamente’ schifato il naso, alla successiva e trionfale vista, dopo la dovuta e sofferta e votata semina…, tutti si affrettano per la biologica mensa servita.
Nostalgia di un amore, anche se di rosso nero e bianco vestito o solo mascherato, sempre fedele al fascismo arlecchino di Stato. So bene quel che dico, come quel parlamentare che non volle asservirsi al ridicolo Benito graduato calvo e un poco ridicolo, e un mattino fu rapito pestato… e confiscato della vita e con lui dell’ultimo profumo nominato Democrazia. Ed anche se il Colosseo per sindacali motivi si è cinto di moderno alloro, di certo sappiamo che in tal luogo non regna saggezza accompagnata da mite compostezza, al contrario, il popolo viene nutrito ed edificato con il sordo rumore della violenza accompagnato dalla mafia padrona di ogni notizia al funerale della Storia… o padrino che sia…




Ma qui non voglio certo permettere alla calunnia (di nero e bianca vestita) di battere l’eterna sua lingua al tamburo della falsa parola divenuta dottrina, per cui, per non contraddire la Memoria, benvenuto Colosseo al passo nutrito dell’ospite gradito. Di certo sappiamo che la piccola notizia nella libera pretesa della rinascita agognata e spacciata si nutre di Sport e traguardi, allori e meriti, componendo l’onda all’immagine asservita con una misera notizia velata da ricco trofeo al podio della Vita. Come se all’improvviso lo stivale incamminato per l’imperiale via avesse mutato, oppure scusate, solo rinnovato senza umiltà alcuna, il suo corso, e  precipitato all’Olimpo degli Dèi ove il nuovo Duce acclama e edifica l’Impero dimenticato... al passo dell’oca ritrovata, ma è solo una riforma prima della ‘monolitica dottrina’. Tutto il resto abbiam scordato al capello lavato… per chi certo calvo non regna questo antico disappunto… calvario… o antica efficace terapia.




Abbiamo dimenticato questa stratigrafica Memoria inquisita… (ora signori scusatemi, il cacciatore di nuovo allo schioppo dell’infallibile mira: ma quale scienza meravigliosa quale gaia saggezza quale nobil intento illuminare ed ornare codesto intento… al Bosco della Natura).
Donde eravamo rimasti? Un attimo prendo la cartina povera la via smarrita… nel mezzo al ‘seme’ della vita… una benda si è levata dal sarcofago ove narro un’altra vita forse solo sognata…
In verità molte ed altre taciute verità vengono sottratte e private della saggezza compiuta, nel motivo dell’economico intento nemico di ogni umile ed umana ragione barattata e confusa, ed anche se il popolo al Colosseo antico e moderno urla contento allo stadio della vita, il ‘pil’ narra, nella beffa divenuta notizia o piatto gradito: sovrana ripresa o rinascita regnare nel mese in cui il torrido deserto sarcofago dimenticato avanza e nutre con il suo alito appestato il popolo affranto ed al consumo rinato… Di certo per chi avvezzo alla Verità della vita per chi avvezzo all’onestà quale pane alla mensa con pochi diviso, sappiamo che là dove regna paura timore per un diverso clima nutrito dalla stessa onda e voce che ugualmente ci ha così mal-servito in bianco & nero vestito, regnare anche il timore di un diverso mattino. Quale mummia resuscitata dal nobile afoso insopportabile geroglifico… economico calore… dal candore servito…
Così nel paradosso divenuta notizia il caldo compiere  gesta e miracoli ai fasti dell’economia. Fa economia, infatti, di sincerità saggezza verità onestà e in ultimo Democrazia al freddo termostato servita… quale Stagione riccamente vissuta… (la mummia ora per nostra fortuna non s’ode è forse al sarcofago della sua nobile ed antica natura al geroglifico di una nuova formula. Talvolta lo spavento mi coglie per codesto museo…).  




Di certo il deserto e la guerra con uguale e calda certezza accompagnata dal terrorista regna sovrana e anche ignorata (servi e faraoni mutilare e rimpiangere non certo il Colosseo, ma la pace del nostro museo, un via vai di anime nere e mimetico vestite nella certa e comandata confusione), dispensano e offrono la coda del drago quale gradito pasto diviso fra un numero ed una cifra, dimentichi di aggiornare i motivi della contesa. Dimentichi di dire o forse solo spiegare che il terrorismo finanziato custodito affiancato ed armato al soldo della violenza, e altri invisibili padroni (della stessa), compiere economica materiale certezza certamente da qualcuno nutrita e protetta. Senza di quella certo non potrebbe arrecare offesa.
Rimembriamo afflitti e pentiti quando uniti si gridava al martirio di un solo dittatore oppure un sol profeta o un sol pagano (che certo non era Benito Cristo o Giuliano). Tutti al grido precipitarono e guidarono la ‘ragione’. Oggi il terrorismo è cresciuto adulto ed anche ignorato, certo da chi, rimane mistero egizio…o forse solo… segreto di Stato…  Ma son pronti a scendere in campo, so bene ciò che dico, per uno starnuto o peggio una Rima poco gradita vicino all’imperiale edificio ove la sposa la figlia il pargolo del gerarca graduato nuovo faraone della nobil casta rinata alla loggia gene della via, vien privato del dovuto baciamano lui sempre servito e riverito… e di rispettoso nero vestito o vestita… So ben quel che dico all’araldo della nobile ora così servita e qui certifico il nuovo regime il quale bracca (come un tempo) una Rima (donde e come composta dallo Spirito fino all’ultimo suo respiro sofferto ed alla riga crocefissa quale miracolo di miglior ed evoluta vista dall’occhio Polifemo astuta ditta… alla piramide della vita, scusate lo Notaro come al solito fuito dal tremore dell’onda alla terra crocefissa…) barattata con una mitraglia lungo la via ad offrir l’inchino oppure certezza muta, sguardo ignaro e complice quale miglior prevenzione, pasto più saporito parente di un padrino sepolto con i fasti di un monarca ben più gradito… Barabba è servito al Colosseo ammirato…
Chi il fascista qui taccio e non dico…
A te saluto eterno Benito….

(curatore del blog)    















giovedì 10 settembre 2015

ALDIQUA' E ALDILA' (quale umana e spirituale condizione... Cosa è la Metafisica?)


















Precedente capitolo:

Cosa è la Metafisica?
















Indice Sentieri percorsi (e talvolta anche braccati...'meglio non dicere troppo...')  (1)  &  (2)  &  (3)












SIGISMONDO


Che sventurato e infelice son io!
Sapere, cieli, vi chiedo,
visto il male che mi è dato,
quali colpe ho mai commesso
contro di voi nel nascere,
se anche proprio nel nascere
so che stanno le mie colpe.
Hanno bastante motivo
la vostra giustizia e asprezza,
poiché la colpa più grande
dell’uomo è d’esser nato.
Ma solo vorrei sapere
(lasciando da parte il fatto
che già nascere è una colpa),
in che cosa più v’offesi
per più punirmi, o cieli  (e satelliti riuniti).
Gli altri non son forse nati?
Ma se son nati anche gli astri,
che privilegi hanno avuto
ch’io non potei mai godere?
Nasce l’uccello (come ben vedete), coi doni
della suprema bellezza:
appena è in fiore di piume
o efflorescenza di ali,
già veloce esso fende
le distese dell’etere,
rifiutandosi al conforto
del dolce e soave nido rimasto vuoto;
ed io che ho più anima
perché ho minor libertà?
Nasce la bestia
(non vedete che creatura soave),
e la pelle,
ha con grazia maculata,
tanto che sembra degli astri
ben simulato disegno,
grazie al divino pennello,
e già i bisogni dell’uomo,
resi più audaci e crudeli,
la spingono alla ferocia,
bocca e mostro nel ‘lor’ labirinto:
ed io, con migliore istinto
perché ho minor libertà?
(di quella Monica alla sua tranquilla
e sicura dimora all’etere
della comune ora?)
Nasce il pesce, e non respira,
essere informe ed amorfo,
in alghe e fanghi avvolto,
e già vascello di squame,
sopra l’‘onda’ si rimira
mentre ovunque dovunque e comunque
s’aggira,
percorrendo i grandi spazi
che nei punti più profondi
gli spalancano gli abissi;
ed io che ho maggior giudizio
perché ho minor libertà?
Nasce il ruscello
(ammirate che spettacolo soave
discendere fiero il borgo antico)
serpente che in mezzo ai fiori si snoda,
e appena, filo d’argento,
in mezzo ai fiori si fende,
già col suono innalza lodi
alla dolcezza dei fiori
che gli offrono lo sfarzo
della corsa in campo aperto;
ed io che ho ancor più vita
perché ho minor libertà?



  
….Venghino pure signori si accomodino comodi, non v’è commento non v’è Parola nel detto e non detto, e qui ogni verità, Dante m’è testimone, taccio e non dico; cos’è per il vero la Metafisica in codesto spazio profondo? Solo un inutile dettaglio della politica alla quale tacendo nel diplomatico ingegno parliamo con più ed umano Spirito. Venghino signori ad ammirare la saggezza antica Metafisica taciuta di codesta invisibile architettura!
Esamineremo prima il ‘lato’ dell’Intelletto, sotto la ‘Discesa dello Spirito Santo’. Nella sommità...




dell’arco inferiore abbiamo (scusate nobili signori si ode da lontano una strana voce, ora la udiamo, Dialogo segreto di un ‘mirorita’ scalzo ove assiso non vedo?: “quando arriva al ‘punto’ convenuto fai sentire il suono della mensola caduta accidentalmente passo e dico” “non ho udito al terzo o quarto rigo?” “ma chi ti ha assunto la Ditta ha fatto giusta et accorta selezione test e questionari grammatica compiuta mica siamo raccomandati, dotti et evoluti accademici e professionisti servi ed ingegni… hai capito passo e dico” “Va bene ma cotal salire e scendere per quella dimora sono stanco et anco portiere con principio” “ma quale principio qui l’ordine va evaso per economica ragion di stato passo e dico”… Scusate signori forse essere divina conversione dialogo antico affresco non ancora scorto proseguiamo nella retta e giusta morale alla nobile vista convenuta…) le… tre virtù evangeliche, senza le quali (la conversazione precedente non avrebbe potuto aver luogo in essere…), sembra dire Firenze, non può esistere alcuna Scienza.
Senza Amore, Fede e Speranza, l’Intelletto è nullo (‘ohh.. questo continua passo e dico’ ‘fai finta di niente che c’ò Monica in pentola.. passo e dico’).
Insieme alle quattro virtù sottostanti, il gruppo rimane così composto:

                    A
          B             C
       D     E     F      G 

A) Carità: con fiamme che le escono dal capo e dalle mani.
B) Fede: con croce e scudo respinge dardi acuminati. Il simbolo, frequente nelle moderne interpretazioni di san Paolo sulla Fede personale, compare di rado nell’arte più antica.
C) Speranza: reca un ramo di gigli.
D) Temperanza: ritta su un pesce nero che tiene per le briglie.
E) Prudenza: reca un libro.
F) Giustizia: con scettro e corona.
G) Fortezza: con torre e spada.




Sotto la serie dei profeti, come potenze suscitate dalle loro voci…, sono le simboliche figure delle sette scienze teologiche o spirituali e delle sette geologiche o naturali; e ai piedi di ciascuna di esse la figura di colui che più ha contribuito a divulgarle nel mondo.
Prima delle sette scienze terrene, a partire dal lato opposto alla finestra, è la grammatica, cui seguono le altre nel seguente ordine (scusate signori odo di nuovo voce; ‘c’à scoperto, ma tò detto alla terza riga ma che stai umbriaco passo e dico?’ ‘macché solo una birra, certo stà grammatica trasuda fatica passo e dico’; …nulla signori proseguiamo…):

1) Grammatica           Prisciano.
2) Retorica                 Cicerone.
3) Logica                    Aristotele.
4) Musica                   Tubalcain.
5) Astronomia            Atlante, re di Fiesole.
6) Geometria             Euclide.
7) Aritmetica             Pitagora. 

Seguono poi le sette scienze celesti, nel seguente ordine da destra a sinistra:

1) Diritto civile                   Giustiniano Imperatore.
2) Diritto canonico              Papa Clemente V.
3) Teologia pratica              Pietro Lombardo.
4) Teologia contemplativa   Boezio.
5) Teologia dogmatica         Dionisio Areopagita.
6) Teologia mistica              Giovanni Damasceno.
7) Teologia polemica           Sant’Agostino. 




Avete dunque davanti a voi la rappresentazione pittorica del sistema di virile educazione che l’antica Firenze riteneva doversi necessariamente istituire nelle grandi monarchie o repubbliche terrene animate dallo Spirito (sceso) dal cielo in terra nel giorno di Pentecoste.
E quanto tempo ci vorrà – o ci vorrebbe – secondo voi, per studiare questo dipinto?
Due minuti e mezzo per leggere questo schema di educazione (al visore da taluni raccomandato), dunque, per leggere questo schema di educazione spirituale offertovi da Simeone Memmi: e io, nelle mie cinque settimane di lavoro qui dentro (ed altrettanti anni e Secoli per Frammenti e altri ingegni), ho notato che in media i visitatori, inglesi e non, vi dedicano anche meno. Per intenderne solamente ed anche solo minimamente la portata, voi dovreste richiamare alla Memoria, nel corso di due minuti e mezzo, tutto quello che avete avuto occasione di apprendere sulle dottrine e sulle figure di Pitagora, Zoroastro, Aristotele, Dionisio l’Aeropagita, sant’Agostino e l’imperatore Giustiniano; poi osservare le espressioni e le azioni attribuite dal pittore ai vari personaggi; e infine giudicare quanto e come sia riuscito a coglierne l’essenza, e quanta parte abbia concesso alle loro particolari dottrine nel suo schema generale del sapere umano.




Quanto a me, poiché ora sono, con mio grande rammarico, una persona già vecchia, e con mio grande orgoglio, una persona all’antica, mi è parso che le mie capacità di apprendimento e memoria non abbiano avuto il benché minimo miglioramento in seguito alle scoperte di…  E quindi, pur essendo arrivato da Lucca in tre ore, invece di un giorno, come occorreva una volta, non mi sento in grado, per questa sola ragione, di vedere una pittura e non solo a Firenze, in minor tempo che non mi occorresse prima, e neppure mi sento in dovere di affrettare le mie ricerche…
Di conseguenze ho dedicato cinque settimane (o cinque e più Secoli) a studiare un quarto di questo dipinto di…, e posso fornirvi una discreta illustrazione di quel quarto oltre ad alcuni parziali accenni a qualche Frammento delle altre pareti. Ma ahimè! Sempre limitatamente alle loro qualità artistiche, perché sento di non sapere nulla di attendibile intorno a Dionisio l’Aeropagita che non lo indichi il vero Spirito. Possiedo invece qualche barlume a proposito di Zoroastro, Aristotele (assieme ad altri platonici e gnostici intenti) e Giuliano Imperatore. Ma questo non fa che accrescere in me il rispetto con cui sento di dovermi accostare al lavoro di qualsivoglia artista (e non…), non solo maestro della sua arte, ma erudito teologo così profondo di concepire l’impresa artistica di illustrare la ‘legge’ divina che deve regolare la vita di Firenze (e non solo…)…

(V. Fumagalli, L’alba del Medioevo; Calderon, La vita è sogno; J. Ruskin, Mattinate fiorentine)

















mercoledì 9 settembre 2015

VIAGGI ONIRICI: 'lezioni di vita' (22)











































Precedente capitolo:

Viaggi Onirici: 'lezioni di vita' (21)

Prosegue in:

Viaggi Onirici: migrazioni & relazioni (23)













E’ davvero questo il vostro risultato?
O vi siete solo messi su una strada curiosamente tortuosa per raggiungerlo?
… Ci sono tre Cose Materiali, non soltanto utili, ma essenziali alla Vita. Nessuno ‘sa vivere’ finché non le ha ottenute.
Esse sono: Aria Pura, Acqua e Terra.
Vi sono tre Cose Immateriali, non soltanto utili, ma essenziali alla vita.
Nessuno sa’ vivere finché non le ha ottenute.
Esse sono: Ammirazione, Speranza e Amore.
Ammirazione – il potere di discernere a trarre godimento da ciò che è bello nella Forma visibile e attraente nel Carattere umano e, necessariamente, sforzarsi di produrre ciò che è bello nella forma e di diventare ciò che è attraente nel carattere.
Speranza – il riconoscimento, attraverso la vera Lungimiranza, delle cose migliori da raggiungere in futuro, da parte nostra o altrui, riconoscimento che sfocia necessariamente nello sforzo, schietto e impossibile da vanificare, di progredire, secondo le nostre forze, verso il conseguimento di esse.
Amore, sia della famiglia, sia del prossimo; fedele e appagato.
Queste sono le sei cose più utili da ottenere con l’economia politica, quando questa sarà diventata una scienza. Vi dirò brevemente quello che la moderna politica – il grande ‘savoir mourir’ – ne sta facendo.




Le prime tre, ho detto, sono Aria Pura, Acqua e Terra.
Il cielo ve ne dà i principali elementi. Potete distruggerle a vostro piacimento, o incrementarne, quasi senza limiti, le quantità disponibili.
Potete viziare l’aria col vostro modo di vivere – e di morire – in qualunque misura. Potreste facilmente viziarla tanto da portare sulla terra una pestilenza tanto grande da uccidervi tutti. Voi, o i vostri compari, i tedeschi e i francesi, siete al momento occupati a viziarla quanto più potete, in ogni direzione; principalmente, in questo momento, con cadaveri, e con le rovine animali e vegetali della guerra: trasformando uomini, cavalli e materiali da giardino in gas nocivi.
Ma dovunque, e per tutto il giorno, la state viziando con puzzolenti esalazioni chimiche; gli orribili nidi che nominate città sono poco più che laboratori per la distillazione nei cieli di fumi velenosi e di odori, mescolati con gli affluvi provenienti dalla materia animale in decomposizione e i miasmi infetti che vengono da morbi purulenti.
Al contrario, il vostro potere di purificazione dell’aria, trattando appropriatamente e rapidamente tutte le sostanze in decomposizione, proibendo assolutamente le industrie nocive e piantando in tutti i suoli alberi che depurino e rafforzino la terra e l’atmosfera, è letteralmente infinito. Di ogni boccata d’aria che inalate, potreste farne cibo.




In secondo luogo, il vostro potere sulle acque pluviali e fluviali della Terra è infinito. Potete portare la pioggia dove volete, piantando saggiamente e coltivando con cura; portare la siccità dove volete, devastando i boschi e trascurando il suolo. Potreste far sì che i fiumi fossero puri come cristallo di rocca, belli per le loro cascate, i laghi, i laghetti vivi, tanto pieni di pesci che potreste trarli fuori con le mani, anziché con le reti.
Oppure potete fare sempre come avete fatto ora: trasformare ogni fiume in una fogna comune, cosicché non riuscite neanche a battezzare un bambino se non la sozzura, a meno che non gli teniate la faccia sotto la pioggia, e anche quella cade sporca.
Passiamo poi alla terza, la Terra, intesa a nutrirvi e a fiorire. Di essa avete imparato che il fiore è una cosa che non esiste e – per quanto possano escogitare le vostre mani scientifiche ed i vostri cervelli scientifici, inventivi di Polvere esplosiva e Traffici di moderne e sempre più sofisticate armi esplosive e mortifere, e non fiorente e vivificante – avete trasformato  la Madre Terra, Demetra, nella Terra Vendicatrice, Tisifone, con la voce del sangue di vostro fratello che grida ed urla da essa, in un’unica sfrenata armonia, tutt’intorno alla sua sfera omicida.
Questo è quanto avete fatto per le tre Cose Utili Materali!
Al posto dell’ammirazione avete imparato il disprezzo e la presunzione!
Non avete dentro di voi abbastanza da perseguire alcun progetto che non sia redditizio prima dei prossimi dieci anni, e non avete abbastanza discernimento dentro di voi (che siate politici o operai) da essere in grado di farvi un’idea chiara di quel che vi piacerebbe che il vostro Paese divenga.
In ultimo, avete fondato un’intera Scienza dell’Economia Politica su ciò che avete affermato essere l’istinto costante: il desiderio di defraudare, ingannare, rubare, raggirare ed anche, se ne avreste l’occasione…, uccidere il prossimo.
Ed a te, Caino di questo infelice secolo, a te dico:




 QUANDO VORREMO PORTARE QUALCOSA DA QUALCHE PARTE, LA PORTEREMO SULLE GROPPE DEGLI ANIMALI, O SULLE NOSTRE SCHIENE, O SUI CARRI, O BARCHE; AVREMO ABBONDANZA DI FIORI E VERDURE NEI NOSTRI GIARDINI, ABBONDANZA DI GRANO E D’ERBA NEI NOSTRI CAMPI – E POCHI MATTONI!
AVREMO MUSICA E POESIA, AVREMO ARTE E RAGIONE, COSTANZA ALTRUISMO E AMORE, A TE LASCEREMO GLI INGANNI DEL TUO MISERO INGEGNO….. 

(J. Ruskin, I miti del progresso)
























domenica 6 settembre 2015

IL SECONDO (Dio) (62)














Precedente capitolo:

Il Primo (Dio) (61)

Prosegue in:

Gnosi Pagana (1/2) &

Gnosi Pagana (3/63) 









Sto solo incidendo il mio monumento,
sto solo scavando nella memoria,
sto solo parlando... con l'opera perfetta.
Sto solo scrutando lo sguardo di Dio,
il Primo bello come un sogno antico,
ma nascosto agli occhi del loro...
Secondo Dio.
Mentre domanda arte e bellezza
al tempo che lo vuole spettatore,
nascosto alla vista e alla memoria
in una maschera della storia.
Sto solo imparando il Tempo mio,
nell'attimo senza Tempo
... di un altro Dio.
(G. Lazzari, Frammenti in Rima; Il Primo Dio,
Secondo Dialogo 13/4)


















Diversa appare invece, a prima vista, la teologia dell'altro grande e più platoniz-
zante esponente del neopitagorismo.
Numenio di Apamea: la riproduzione di teorie platoniche, tradizionali ed orto-
dosse, sembra infatti portarlo lontano dal monismo e dal matematismo teologici
di altri Neopitagorici. Il 'Commento al Timeo' di Calcidio ascrive infatti al nostro
filosofo un dualismo chiaro quanto quello di Plutarco e tanto meditato da ripro-
durre la distinzione pitagorico-platonica del Dio/Monade/Bene e Materia/Diade/
Male e da considerare contraria alla natura stessa dell'Uno la generazione Dia-
de/Materia.
Questo nucleo di platonismo ortodosso, come inoltre nega l'essere ai quattro e-
lementi, ai sensibili ed alla materia e lo assegna, invece, a ciò che è incorporeo
ed intelligibile, eterno ed 'identico', del pari attribuisce ai mathèmata una funzio-
ne solo propedeutica alla conoscenza del Primo Principio: l'assolutamente Bene
s'intende soltanto se ci s'intrattiene con esso 'da soli a solo' (e sempre contrap-
posti al male assoluto), dopo essersi allontanati dal sensibile, ma è necessario
un metodo; la cosa migliore è dunque, dice Numenio, nutrire un entusiasmo gio-
vanile per le scienze e studiare i numeri per apprendere l'oggetto della scienza
suprema.




Sembra dunque si dia una distinzione ortodossamente platonica (ed antimate-
matista) tra sfera dei mathematikà e sfera dell'oggetto della conoscenza supre-
ma: lo studio dei numeri trae verso quell'oggetto, che non avrebbe di per sé u-
na natura numerica.
La teologia numeniana rivela però, ad un esame più approfondito, un monismo
ed un matematismo sostanzialmente simili a quelli di altri Neopitagorici. Essa
è forse dotata del medesimo fondamento storico della teologia di Plutarco.
Come Plutarco dualista in metafisica, Numenio è perciò sostanzialmente mo-
nista in teologia, del monismo caratteristico dei pagani del suo tempo, per cui
non ha senso affermare vi sia un solo Dio, quanto piuttosto che uno solo è il
Dio assolutamente Primo.




Documentano questo monismo le numerose affermazioni numeniane di una ge-
rarchia ontologica ordinata ed unitaria: a capo di essa c'è un unico Dio, che è
Padre, assolutamente Bene e, a differenza di quello di Moderato, Intelletto;
al di sotto di questo, vi è il Demiurgo, collegato e contrapposto alla Diade/Ma-
teria, il quale imita copia e contempla il Primo Dio ed è principio del divenire
e Creatore; Terzo Dio è il Cosmo stesso, quantomeno nel suo aspetto intelli-
gibile, nell'Anima buona che lo razionalizza e lo ordina.
L'impianto gerarchico della dottrina dei tre Dèi emerge innanzitutto quando,
escluso che il sensibile, generato e mutevole, sia il vero essere, Numenio am-
mette appunto che soltanto l'intelligibile incorporeo sia essere, esso che, al
contrario, è stabile ed immutabile, alieno da nascita, crescita e movimento
qualsiasi: 'per tal motivo', egli puntualizza, 'è correttamente apparso giusto
porre al primo posto l'incorporeo'.




La connessione fra teologia e visione gerarchico-seriale della realtà è posta
d'altronde in termini espliciti e generali, quando Numenio nota che 'colui che
desidera farsi un'idea del Primo e del Secondo Dio deve innanzitutto distin-
guere ciascuna cosa nel suo grado e nel suo ordine, o, ancora, quando egli
specifica che, nonostante l'attività demiurgica non sia affatto propria del
Primo Dio, ma del Secondo, se si guarda al complesso creato e se ne ricer-
ca il principio in senso forte, è a 'Ciò che preesiste che rimonta l'operare in
senso demiurgico'.
Il principio è nell'essenza, per Numenio come già per Nicomaco, per Modera-
   to e per i Pitagorici di Sesto, presbyteron o pròteron rispetto ai princi-
piati e la gerarchia unilaterale e seriale determinabile a partire dai sensibili
culmina in un unico principio, il quale, assolutamente pròtos, è in realtà ed
in senso forte Principio e Causa anche dell'attività propria e specifica dei
suoi causati (attività demiurgica).




Anche per Numenio d'altronde, come per Moderato, il rapporto fra Secon-
da e Prima Divinità è descrivibile come imitazione e non è perciò invero-
 simile che egli, come altri Neopitagorici, assimili mimesi e metessi ed
entrambe comunque ad una relazione di pròteron-hysteron: il Primo Dio
possiede di per sé, primariamente e pienamente, le caratteristiche (la
bontà, il nous) che il Secondo, essendo neòteros ed hysteros, ha solo
perché partecipa del Primo, o perché lo imita e copia.
Relativamente interessante per noi nel suo aspetto complessivo, la teo-
logia numeniana rivela il suo matematismo soprattutto se si focalizzano
alcuni caratteri della prima divinità (l'Intelligenza, la connaturalità del
bene, l'inconoscibilità, la semplicità, la stabilità, la trascendenza).
E' nel Primo Dio numeniano perciò che l'attività pensante si identifica
immediatamente con la produzione-presenza di noetà, mentre il Secon-
do - il quale pure ammette un'attività intellettiva - contempla semplice-
mente, e non produce, 'nel' e 'con il' proprio pensiero, quei noetà, ma
opera ordinando per loro tramite la Materia: per questo il Primo Dio
è pròtos nous, perché Esso solo pensa in modo originario e creativo.




Ogni carattere di questo Dio gli appartiene piuttosto in senso primario,
proprio e forte, è cioè immediatamente connaturato alla sua essenza:
in tal modo Esso è Essere-in-sé e soprattutto Bene-in-sé e differisce
dal Secondo Dio, che è essere in senso secondario e derivato e buo-
no solo per partecipazione; per questa connaturalità all'essere ed al
bene, il pròtos theòs è 'fondamento' e 'principio' di essere e di bene.
Il Secondo ed il Terzo Dio (il cosmo) potrebbero cioè essere per
Numenio non entità diverse dal Primo Dio, quanto piuttosto sue dif-
ferenti 'funzioni', ipostatizzate su livelli ontologici successivi e rese
simbolicamente con le immagini dei tre Dèi, del sovrano, del gover-
natore e dello stato, o, ancora, con quella del seminatore e del tra-
piantatore.




Come ora vedremo, il platonismo contemporaneo a Moderato, a
Nicomaco ed a Numenio non si rivela per parte sua immune da un'-
analoga tendenza alla matematizzazione della teologia.
A differenza dei Neopitagorici, i Medioplatonici non chiamano il Pri-
mo Dio Uno o Numero, né propongono gerarchie di Monadi, media-
trici fra l'Uno Primo ed il sensibile: i Medioplatonici assomigliano pe-
rò ai Neopitagorici quantomeno nella teorizzazione di un Principio
Primo divino, trascendente, spesso perciò ineffabile e conoscibile
solo intuitivamente, che è attività noetica e Causa, attraverso que-
sta, della sistemazione cosmogonica della Materia informe.
La teologia medioplatonica converge dunque con quella neopitago-
rica a confermare il recupero del trascendente dei primi secoli dell'-
era cristiana ed a spianare la strada alla grande teologia neoplatoni-
ca: simile nelle due tradizioni è in particolare un sostanziale moni-
smo (o monoteismo); Dio certamente non è per i Medioplatonici l'-
unico principio, né è l'unico ente divino: come Plutarco, Dio è però
appunto 'unico' nella sua primarietà (le idee gli sono subordinate) e
nella sua positività (Esso solo, e non certo la materia, è Causa for-
mante d'ordine e perciò di bene).




Il medioplatonismo si mostra ovviamente, meno del neopitagorismo,
erede di una generale utilizzazione metafisica del numero; eppure
anch'esso ribadisce un'esemplarità aritmetica nella teologia dell'età
imperiale, perché neppure il Dio medioplatonico sembra liberarsi
del tutto della caratterizzazione che lo parifica all'unità-principio-dei-
numeri, e che è lontana eredità del matematismo protoaccademico:
ciò emerge non tanto nei concetti teologici generali appena richiama-
ti, quanto piuttosto nella dottrina della trascendenza e dell'ineffabili-
tà divina ed in particolare in una delle viae a Dio fra le quali ricordia-
mo quelle degli 'Oracoli Caldaici'.
Per questi ultimi in particolare, l'atteggiamento fondamentale per
giungere a concepire un Dio assolutamente primo e trascendente è
una sorta di deviazione dai sensibili e di 'svuotamento' dalle impres-
sioni dei sensi (la figura, il colore, la grandezza): Numenio infatti rac-
comandava di allontanarsi dalle cose sensibili e dalla corporeità con
uno specifico allenamento nelle scienze esatte; gli Oracoli Caldaici
prescrivevano a loro volta, poiché Dio resta al di fuori della portata
dell'intelletto di tendere verso di Lui un intelletto vuoto di sensazioni
e Massimo di Tiro raccomandava di non pensare, in riferimento a
Dio.

(L. M. Napolitano Valditara, Le idee, i numeri, l'ordine)