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Danza degli Spettri (6)
Anche la
dimensione economica contribuisce a creare una Geografia dell’osservazione e a
tracciare le coordinate delle terre e dei popoli che s’incontrano. Le
considerazioni in merito oscillano fra il concreto realismo e l’accettazione
delle più fantasiose notizie, dando ragione a chi, come Leonardo Olschki cinquant’anni fa, sosteneva che tutto ciò che
esiste al di là della dimensione conosciuta, anche in campo economico, rientra
nel regno del potenzialmente favoloso, e che gli scambi di merci non implicano,
necessariamente di per sé, un cambiamento delle forme di conoscenza del mondo.
La
fertilità di una terra non viene quasi mai sottaciuta da chi osserva e racconta,
ma pochi rinunciano ad affiancare alla ‘banale’ normalità di campi più o meno
ricchi, la notizia di risorse (soprattutto nel sottosuolo) reperibili in modo
fantasioso per non dire miracoloso. E nella trattazione di questa materia gli
aspetti reali si mescolano, di norma, inesorabilmente con i retaggi di antiche
leggende.
Antonio Piacentino assicura che, in
un’isola del Mar Rosso, c’è una pietra viva da cui pendono i frutti molli come
carne, a forma di datteri, i quali trasudano un unguento che si chiama ‘olio di
pietra’ che viene usato come benedizione. Resta il dubbio, in chi legge, se
l’autore abbia inteso rendere in maniera fantasiosa l’informazione, avuta di
seconda mano, dell’esistenza del petrolio, o se si tratti semplicemente di
invenzione.
Più
facilmente, invece, si comprende ciò che scrive Benjamin de Tudela sull’esistenza a Pozzuoli di una sorgente dalla
quale sgorga, dagli abissi marini, olio detto ‘petrolio’ che la gente raccoglie
dalla superficie del mare per farne unguenti e farmaci. In questo caso il
viaggiatore non ha fatto altro che recepire, pari pari, la lettera dalla
cronaca ebraica del Sepher Yosephon (forse della metà del X secolo), dove si
legge che, ai tempi di Romolo, primo re dei romani, ‘nella città di Sorrento
(in realtà Pozzuoli) sgorgava una sorgente d’olio; in seguito da molti anni la
città è sommersa ed è coperta dal mare […] ma ciò nonostante quella sorgente
non si è esaurita e tuttora l’ottimo olio, che da essa rampolla sulla
superficie delle acque, è raccolto dagli abitanti di Napoli’.
Marco Polo asserisce di aver visto, a Baku, la ‘fontana
dell’olio’, sul confine fra la Grande Armenia e la Georgia, dalla quale ‘surge
tanto olio in tanta abbondanza che cento navi se ne caricherebbero alla volta;
ma egli non è buono da mangiare, ma sì da ardare: è buono da rogna e ad altre
cose; e vengono gli uomini molto dalla lunga per questo olio, e per tutta
quella contrada non s’arde altro olio’.
Anche Giosafat Barbaro, sul Mar Caspio, si
imbatte in ‘una montagna che butta olio negro di gran puzza, il qual si adopera
ad uso di lucerne, e ad unzione di cameli’ contro la scabbia.
L’inglese Geoffrey Ducker racconta che in Persia
‘si può ammirare il curioso fenomeno di una sorprendente quantità d’olio che
sgorga dal suolo’. Questo olio nero, specifica il viaggiatore, si chiama
‘nefte’; lì vicino si trova anche un olio bianco, prosegue, che noi chiamiamo
‘petrolio’, mentre altrove c’è il bitume.
…Da questi altri futuri ‘viaggiatori’ (nonché
bottegai), anima e spirito dell’Universo del loro tempo, in nome del dovuto
innato commercio e nuova scoperta predata o quantunque da predare, nasceranno
simmetricamente, oltre resoconti prodigiosi, anche affollati contesti da flora
e fauna dalla scienza ispirati - con animali accompagnare le dovute ‘fiere’
motivo dei ‘favolosi’ esseri descritti animare un precedente scritto… Come
abbiamo letto di ‘concerto’ presso una biblioteca presieduta da un noto ‘ricercatore’...
Abbiamo altresì scoperto che l’uomo non può certo
esulare dal ‘panorama’ conquistato e dipinto per ogni nuovo Viaggio o solo breve
‘quadro’ dell’Universo ritratto specchio della presunta Conoscenza, giacché
ogni essere evoluto in nome e per conto della stessa, esporta, e in qual tempo
compone ‘espropriando’, retta e sana Opera storica.
Almeno così vien tramandato.
Per essere appena ricordato scoperto e catalogato
dal noto bibliotecario!
…Infatti se solo dovesse venir meno a cotal ‘araldo’
inciso nelle tinte sfumature contorni e ‘primi piani’ di delineati profili coniare moneta in cui ritratto e
conservato nella magnifica edizione o tela ben custodita a tiratura limitata e
numerata, non sarebbe di certo un artista o degno imperatore della cornice quanto
dell’indice interpretato, impossibilitato sia al ‘quadro’ ispirato non meno del
soggetto trattato e coniato, comunque sottratto al comune senso della civiltà
ove ogni essere umano quantunque ‘eretico’ comporre l’avversata Storia mai nata,
e di conseguenza, mai evoluta né dipinta.
E da cui, ne consegue, nascere tutti quegli
esseri apparentemente ‘favolosi’ avversi ed in contrasto moto ‘contrario’ al comune senso della Storia
quanto della Natura, in cui ritratti in composte mostruose pose, e
successivamente scoperti non men che catalogati e numerati così da non perderne
il conto nel danno ottenuto... divenuta ricchezza di Uno!
E ben conservati nei dovuti forzieri di ciò che
Stato…
…Ritratto della Storia!
Certo, ‘ritratto’, in quanto come possiamo ben
ammirare in ogni museo o biblioteca di loro non rimarrebbe che il misero fosco
annebbiato consumato ‘ritratto’.
Mai sia detto scheletro!
Paradossale rovesciamento degli opposti.
Ciò che, per propria superiore Natura infinito,
costretto alla finitezza da chi limitato dalla materiale deriva ben ancorata ad
una stiva.
Come si può del resto pretendere che un artista sia
degno del proprio ‘atto’ o intento, privato del principio dall’arte ispirato; così
l’odierno statista incaricato, il quale si dimena all’altare della politica
legiferando senza conoscerne l’intera Dottrina per la quale l’Opera, sia
artistica che storica, comporre costantemente il panorama della sua quanto
altrui Materia.
Sarebbe certamente un animale prodigioso degno
della dovuta attenzione e non solo storica!
Al ‘pil’ dello zoo ove ogni dottrina deriva!
Verrebbe, di conseguenza, immediatamente retrocesso
ma quantunque ‘elevato’ presso miglior curatore della biblioteca solo per
essere oggetto catalogato nella particolare genetica ove nata e evoluta la
Storia e non solo quella naturale, in quanto non apparterebbe all’odierno donde
il mondo nato e divenuto, giacché l’‘essere favoloso’ di certo non comprende
che il partecipare all’intero ‘commercio della bottega’ sottintende anche
globale reciproca responsabilità e appartenenza, in quanto affollare e
presidiare ‘rette e meridiani’ (donde altri favolosi esseri bituminosi nati) armato
con l’unicità del proprio mirabile intento, comporta unanime coinvolgimento nelle
responsabilità della dovuta genetica con lui evoluta e divenuta (e non solo
commerciale natura), rilevata e rivelata con conseguente globale ricchezza, o
al contrario, povertà per ognuno…
Per non un essere isolato in questa favolosa
unicità ben custodita ai piani alti della Torre ove il ‘merlo’ del proprio
castello avvista ben altro ‘panorama’ ed elemento.
Non sarebbe né un buon monarca né un buon artista
né una specie degna della dovuta nota (scientifica quanto storica) eccetto
l’attenzione per la prodigiosa unicità detta con cui si distingue e con cui
classificato presso il favoloso regno animale non ancora specificato nella
genetica d’ognuno, ma da cui altri prodigiosi esseri sicuramente evolveranno e
muteranno per tutto ciò che di inconsueto ne de-riva nell’(in)finita politica
tradotta, muti nella pur globale ‘unicità’ donde l’Opera Incompiuta.
…L’avida ed
egoistica irrequietezza della società moderna, con la propria ignoranza ed il
disprezzo del bisogno di far riposare la mente, era condensata da Thoreau nella parola ‘affari’. E il
saper cooperare in questi significa il saper anche adottare un migliore sistema
educativo nel ‘villaggio globale’ abitato e affollato, ed ‘agire’
collettivamente - pur conservando il proprio individualismo - ma di concerto
coniugato secondo un più elevato Spirito delle nostre istituzioni se solo gli
uomini riuscissero (abbandonando i propri egoismi) ad abbinarle seriamente e
pazientemente nonché armoniosamente ad un qualche nobile scopo che non sia
appunto quello del limitato mondo degli 'affari propri'.
La
‘civilizzazione’ è un reale avanzamento delle condizioni del genere umano, e
l’agricoltura subentra all’indiano perché fa fruttare i campi (oggigiorno l'altrui campo per nostro solo interesse negli ‘affari’ detti da cui deriva oltre
l’energia anche la dovuta ‘nutrizione’…) rendendosi così più forte e per certi
versi più naturale.
[…]
Tuttavia, mentre fa questa ammissione, sottolinea una cosa su cui troppo spesso
i rassicuranti statistici sorvolano, cioè che pure se in maggioranza gli uomini
civilizzati vivono in condizioni migliori dei selvaggi, esiste una minoranza
per cui ciò non si può dire. Infatti quando Thoreau inveisce contro le tante follie e i difetti della presunta
civiltà, non lo fa perché mette in dubbio o nega la sua superiorità sullo stato
selvaggio, ma perché (per usare le sue parole) desidera…
…mostrare a costo di quali ‘sacrifici’ si è
ottenuto questo attuale vantaggio (come del resto presto leggeremo nell’odierna
settimana circa la presunta ‘civiltà’ riunita per discuterne il globale Clima
derivato), e suggerire che forse si può vivere assicurandosi tutti questi
‘vantaggi’ senza soffrire dei relativi ‘svantaggi’.
Per concludere, ecco uno dei tanti motivi nel
citato maestro nonché primo ecologo nel senso proprio del termine, nella
globalità culturale il qual termine intende implica e sottintende, ben considerato
e partecipato seppur apparentemente ‘isolato’ dalla Storia e non solo naturale
da tutti condivisa nell’etica che distingue o dovrebbe un più elevato Pensiero,
motivo di miglior Governo e dovuto intendimento nella totalità della Natura
derivato (ed ancor oggi ben conservato ed ispirato per non dire respirato da
siffatta corteccia specchio d’una più estesa Selva).
E con lui conseguente Pensiero Storico nella
civiltà coniugato ancor in buon uso didattico e non solo filosofico ma altresì
principio economico adottato, in quanto ben partecipato e quindi rinato ai
cicli della Natura e con lei dovuta Economia che ne deriva, o dovrebbe.
Se da questi non scoprissimo, nella nostra quanta
altrui biblioteca, esseri alieni e non ancor ben partecipati al senso globale
della Storia ivi conservata…
(in corsivo D. Balestracci & H. Salt)