giuliano

lunedì 23 settembre 2019

VIAGGIATORI D'ALTRI TEMPI (5)



















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Mia amata ti scrivo (3)

....Da un Galeone con la Vela al vento (4)

Prosegue nella...

Danza degli Spettri (6)














Anche la dimensione economica contribuisce a creare una Geografia dell’osservazione e a tracciare le coordinate delle terre e dei popoli che s’incontrano. Le considerazioni in merito oscillano fra il concreto realismo e l’accettazione delle più fantasiose notizie, dando ragione a chi, come Leonardo Olschki cinquant’anni fa, sosteneva che tutto ciò che esiste al di là della dimensione conosciuta, anche in campo economico, rientra nel regno del potenzialmente favoloso, e che gli scambi di merci non implicano, necessariamente di per sé, un cambiamento delle forme di conoscenza del mondo.

La fertilità di una terra non viene quasi mai sottaciuta da chi osserva e racconta, ma pochi rinunciano ad affiancare alla ‘banale’ normalità di campi più o meno ricchi, la notizia di risorse (soprattutto nel sottosuolo) reperibili in modo fantasioso per non dire miracoloso. E nella trattazione di questa materia gli aspetti reali si mescolano, di norma, inesorabilmente con i retaggi di antiche leggende.




Antonio Piacentino assicura che, in un’isola del Mar Rosso, c’è una pietra viva da cui pendono i frutti molli come carne, a forma di datteri, i quali trasudano un unguento che si chiama ‘olio di pietra’ che viene usato come benedizione. Resta il dubbio, in chi legge, se l’autore abbia inteso rendere in maniera fantasiosa l’informazione, avuta di seconda mano, dell’esistenza del petrolio, o se si tratti semplicemente di invenzione.

Più facilmente, invece, si comprende ciò che scrive Benjamin de Tudela sull’esistenza a Pozzuoli di una sorgente dalla quale sgorga, dagli abissi marini, olio detto ‘petrolio’ che la gente raccoglie dalla superficie del mare per farne unguenti e farmaci. In questo caso il viaggiatore non ha fatto altro che recepire, pari pari, la lettera dalla cronaca ebraica del Sepher Yosephon (forse della metà del X secolo), dove si legge che, ai tempi di Romolo, primo re dei romani, ‘nella città di Sorrento (in realtà Pozzuoli) sgorgava una sorgente d’olio; in seguito da molti anni la città è sommersa ed è coperta dal mare […] ma ciò nonostante quella sorgente non si è esaurita e tuttora l’ottimo olio, che da essa rampolla sulla superficie delle acque, è raccolto dagli abitanti di Napoli’.




Marco Polo asserisce di aver visto, a Baku, la ‘fontana dell’olio’, sul confine fra la Grande Armenia e la Georgia, dalla quale ‘surge tanto olio in tanta abbondanza che cento navi se ne caricherebbero alla volta; ma egli non è buono da mangiare, ma sì da ardare: è buono da rogna e ad altre cose; e vengono gli uomini molto dalla lunga per questo olio, e per tutta quella contrada non s’arde altro olio’.

Anche Giosafat Barbaro, sul Mar Caspio, si imbatte in ‘una montagna che butta olio negro di gran puzza, il qual si adopera ad uso di lucerne, e ad unzione di cameli’ contro la scabbia.

L’inglese Geoffrey Ducker racconta che in Persia ‘si può ammirare il curioso fenomeno di una sorprendente quantità d’olio che sgorga dal suolo’. Questo olio nero, specifica il viaggiatore, si chiama ‘nefte’; lì vicino si trova anche un olio bianco, prosegue, che noi chiamiamo ‘petrolio’, mentre altrove c’è il bitume.




…Da questi altri futuri ‘viaggiatori’ (nonché bottegai), anima e spirito dell’Universo del loro tempo, in nome del dovuto innato commercio e nuova scoperta predata o quantunque da predare, nasceranno simmetricamente, oltre resoconti prodigiosi, anche affollati contesti da flora e fauna dalla scienza ispirati - con animali accompagnare le dovute ‘fiere’ motivo dei ‘favolosi’ esseri descritti animare un precedente scritto… Come abbiamo letto di ‘concerto’ presso una biblioteca presieduta da un noto ‘ricercatore’...

Abbiamo altresì scoperto che l’uomo non può certo esulare dal ‘panorama’ conquistato e dipinto per ogni nuovo Viaggio o solo breve ‘quadro’ dell’Universo ritratto specchio della presunta Conoscenza, giacché ogni essere evoluto in nome e per conto della stessa, esporta, e in qual tempo compone ‘espropriando’, retta e sana Opera storica.

Almeno così vien tramandato.

Per essere appena ricordato scoperto e catalogato dal noto bibliotecario!




…Infatti se solo dovesse venir meno a cotal ‘araldo’ inciso nelle tinte sfumature contorni e ‘primi piani’ di delineati profili coniare moneta in cui ritratto e conservato nella magnifica edizione o tela ben custodita a tiratura limitata e numerata, non sarebbe di certo un artista o degno imperatore della cornice quanto dell’indice interpretato, impossibilitato sia al ‘quadro’ ispirato non meno del soggetto trattato e coniato, comunque sottratto al comune senso della civiltà ove ogni essere umano quantunque ‘eretico’ comporre l’avversata Storia mai nata, e di conseguenza, mai evoluta né dipinta.

E da cui, ne consegue, nascere tutti quegli esseri apparentemente ‘favolosi’ avversi ed in contrasto  moto ‘contrario’ al comune senso della Storia quanto della Natura, in cui ritratti in composte mostruose pose, e successivamente scoperti non men che catalogati e numerati così da non perderne il conto nel danno ottenuto... divenuta ricchezza di Uno!

E ben conservati nei dovuti forzieri di ciò che Stato…

…Ritratto della Storia!




Certo, ‘ritratto’, in quanto come possiamo ben ammirare in ogni museo o biblioteca di loro non rimarrebbe che il misero fosco annebbiato consumato ‘ritratto’.

Mai sia detto scheletro!

Paradossale rovesciamento degli opposti.

Ciò che, per propria superiore Natura infinito, costretto alla finitezza da chi limitato dalla materiale deriva ben ancorata ad una stiva. 

Come si può del resto pretendere che un artista sia degno del proprio ‘atto’ o intento, privato del principio dall’arte ispirato; così l’odierno statista incaricato, il quale si dimena all’altare della politica legiferando senza conoscerne l’intera Dottrina per la quale l’Opera, sia artistica che storica, comporre costantemente il panorama della sua quanto altrui Materia.

Sarebbe certamente un animale prodigioso degno della dovuta attenzione e non solo storica!

Al ‘pil’ dello zoo ove ogni dottrina deriva!




Verrebbe, di conseguenza, immediatamente retrocesso ma quantunque ‘elevato’ presso miglior curatore della biblioteca solo per essere oggetto catalogato nella particolare genetica ove nata e evoluta la Storia e non solo quella naturale, in quanto non apparterebbe all’odierno donde il mondo nato e divenuto, giacché l’‘essere favoloso’ di certo non comprende che il partecipare all’intero ‘commercio della bottega’ sottintende anche globale reciproca responsabilità e appartenenza, in quanto affollare e presidiare ‘rette e meridiani’ (donde altri favolosi esseri bituminosi nati) armato con l’unicità del proprio mirabile intento, comporta unanime coinvolgimento nelle responsabilità della dovuta genetica con lui evoluta e divenuta (e non solo commerciale natura), rilevata e rivelata con conseguente globale ricchezza, o al contrario, povertà per ognuno…

Per non un essere isolato in questa favolosa unicità ben custodita ai piani alti della Torre ove il ‘merlo’ del proprio castello avvista ben altro ‘panorama’ ed elemento.

Non sarebbe né un buon monarca né un buon artista né una specie degna della dovuta nota (scientifica quanto storica) eccetto l’attenzione per la prodigiosa unicità detta con cui si distingue e con cui classificato presso il favoloso regno animale non ancora specificato nella genetica d’ognuno, ma da cui altri prodigiosi esseri sicuramente evolveranno e muteranno per tutto ciò che di inconsueto ne de-riva nell’(in)finita politica tradotta, muti nella pur globale ‘unicità’ donde l’Opera Incompiuta.  




…L’avida ed egoistica irrequietezza della società moderna, con la propria ignoranza ed il disprezzo del bisogno di far riposare la mente, era condensata da Thoreau nella parola ‘affari’. E il saper cooperare in questi significa il saper anche adottare un migliore sistema educativo nel ‘villaggio globale’ abitato e affollato, ed ‘agire’ collettivamente - pur conservando il proprio individualismo - ma di concerto coniugato secondo un più elevato Spirito delle nostre istituzioni se solo gli uomini riuscissero (abbandonando i propri egoismi) ad abbinarle seriamente e pazientemente nonché armoniosamente ad un qualche nobile scopo che non sia appunto quello del limitato mondo degli 'affari propri'.

La ‘civilizzazione’ è un reale avanzamento delle condizioni del genere umano, e l’agricoltura subentra all’indiano perché fa fruttare i campi (oggigiorno l'altrui campo per nostro solo interesse negli ‘affari’ detti da cui deriva oltre l’energia anche la dovuta ‘nutrizione’…) rendendosi così più forte e per certi versi più naturale.

[…] Tuttavia, mentre fa questa ammissione, sottolinea una cosa su cui troppo spesso i rassicuranti statistici sorvolano, cioè che pure se in maggioranza gli uomini civilizzati vivono in condizioni migliori dei selvaggi, esiste una minoranza per cui ciò non si può dire. Infatti quando Thoreau inveisce contro le tante follie e i difetti della presunta civiltà, non lo fa perché mette in dubbio o nega la sua superiorità sullo stato selvaggio, ma perché (per usare le sue parole) desidera…

…mostrare a costo di quali ‘sacrifici’ si è ottenuto questo attuale vantaggio (come del resto presto leggeremo nell’odierna settimana circa la presunta ‘civiltà’ riunita per discuterne il globale Clima derivato), e suggerire che forse si può vivere assicurandosi tutti questi ‘vantaggi’ senza soffrire dei relativi ‘svantaggi’.




Per concludere, ecco uno dei tanti motivi nel citato maestro nonché primo ecologo nel senso proprio del termine, nella globalità culturale il qual termine intende implica e sottintende, ben considerato e partecipato seppur apparentemente ‘isolato’ dalla Storia e non solo naturale da tutti condivisa nell’etica che distingue o dovrebbe un più elevato Pensiero, motivo di miglior Governo e dovuto intendimento nella totalità della Natura derivato (ed ancor oggi ben conservato ed ispirato per non dire respirato da siffatta corteccia specchio d’una più estesa Selva).

E con lui conseguente Pensiero Storico nella civiltà coniugato ancor in buon uso didattico e non solo filosofico ma altresì principio economico adottato, in quanto ben partecipato e quindi rinato ai cicli della Natura e con lei dovuta Economia che ne deriva, o dovrebbe.

Se da questi non scoprissimo, nella nostra quanta altrui biblioteca, esseri alieni e non ancor ben partecipati al senso globale della Storia ivi conservata…   

(in corsivo D. Balestracci & H. Salt)












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