giuliano

lunedì 3 marzo 2025

IL LUNGO APPLAUSO (2)










Da un Aggiornamento (1)  


& l'intera Conversazione







Eppure avrebbe dovuto vincerlo!

 

Eppure l’italia fiera attrice in carriera, avrebbe dovuto vincerla la statuetta, se non altro per la rinomata sceneggiatura dai tempi del 30!

 

Senza lode alcuna…

 

Io che sono stato privato di balli, cortei, e feste di corte, avendomi consegnato alla ruota della morte, compresi gli innumerevoli partigiani non ancora inchiodati alla medesima profetica sorte, e non frequentando le corse della nota Formula tutti contro Uno; affollata da attrici deambulanti, ex pornostar ed ora solo povere prostitute da strade servite da camerieri deliranti, comprensivi di bottegai templari; giacché frequentavo una diversa Biblioteca e mi diletto ancora con i morti in vita, consegnandoli ad una futura carriera in onore dell’Olimpo e l’ottima scrittura; l’ammiro e guardo da lontano, giacché sono esiliato a tempo pieno e indeterminato; Costanzo, infatti, non cede diritto di replica, la Storia è una cosa seria!

 

La guardo e medito, l’italia in platea, prima attrice di più Florida ricca carriera, la quale interpreta una Commedia ai danni della futura Tragedia; ricordo il sacrificio della Storia, e che giammai venga confusa con una buona sceneggiatura, ove interpretare a beneficio della delirante platea, un ruolo da eroina; giacché ricordiamo, o meglio ad Ognun rimembriamo, Nessuno escluso giacché in Viaggio in compagnia perBacco e Dionisio, il Braccio Violento della medesima sorte della stessa; ovvero, quando la penetrava e possedeva a tempo pieno, e di quella non potea farne a meno, la taglieggiava con il petrolio, la diluiva con po’ di gaz liquido, la inalava a tempo pieno!

 

Ecco, sì, è vero: l’ape si pungeva!

 

Ai tempi di Marcellum quando si facea il bagno nella fontana tutta bionda ed ignuda, l’ape governava l’antica carreggiata, la vespa la trasportava in piena carriera, Ognuno recitava la propria parte al bancone preferito fino all’ultimo sorso di corso Savoia… all’ora dell’aperitivo, fra un bicchierino di whisky e una damigiana di vodka, ci ritroviamo tutti al Bar a ricordare il tempo perduto!

 

Questa eroina, invece, che penetra le vene del potere per ogni borgo e fiera di Paese, che spolpo le ossa fino al midollo delle budella servite a cielo aperto, e che intasa e punge ogni orifizio al braccio violento d’una Legge, va premiata come si deve!

 

Che Leonardo la ritragga in onore della Storia, e Moana si scanzi da questa orgia!

 

E quando Smiley, ed ogni suo uomo, compie il prefisso della chiamata del futuro morto, o mezzo moribondo, Karla risponde sicura del proprio dovere, l’eroina urge alla soglia del potere!

 

L’eroina e il braccio che più l’aggrada, l’eroina e l’abbraccio che più gli conviene, senza premessa di ideale alcuno, l’eroina ha sacrificato anche l’ultimo buco, per la promessa d’una fogna di partito...

 

A cielo aperto ed applaudita dal suo buco preferito!

 

Sì è vero, ha sacrificato anche quello, l’ultimo buco, quello che solitamente viene confuso con la faccia dell’estremo opposto, ove quando dismessa e ancor più concentrata, crea il tanfo di più certa e sicura provenienza, e che mai sia nominata merda!   

 

Noi che li osserviamo da Tempo abbiamo un diverso e più severo giudizio; Noi che li conosciamo dai tempi supplementari, quando la sceneggiatura recitava un diverso ugual copione nel merito della torturata dottrina, ne raccontiamo e rimembriamo una breve parentesi che vale più d’un buco dell’intero girone, quando barattavano e confondevano paradiso per inferno, ed Ognuno rendeva l’Anima al diavolo (da Ognuno devotamente pregato); e che al meglio nella peggiore tortura rende l’idea di questa eroina di stato.

 

Quando a pieni mani, e non solo dal Colosseo, s’alzavano dal perenne divano: Ognuno, Nessuno escluso, secondo Ragioni del più forte alla fiera della morte, dalla Padania alla Sicilia intera, compresa la gamba dell’ultimo carbonaro; s’ode un applauso verso l’ammirato Tiranno, che sia Amerikano o della più lontana Steppa non lontana dalla Siberia, non fa grande differenza, l’importante è la tavola piena, colma e satolla e ben imbandita, d’ogni bene di Lucifero pregando ovviamente il dio del Tempio, nonché decorata e seviziata con i servizi dell’ultimo compromesso.

 

L’importante è la dote e che Ognuno, Nessuno escluso ovviamente in quanto tenuto digiuno, ne faccia buon uso e sappia distinguersi nei modi che al meglio lo contraddistinguono:

 

non confondere lupi per agnelli e cibarsi solo dei più deboli ed indifesi;

 

pregare dio per la faraona invece della porchetta;

 

non confondere il forcone con il coltello;

 

quindi sgozzare e divorare l’agnello, e pregare lucifero per un posto meritato al paradiso della porchetta ancora non del tutto ben cotta;

 

bere poco ed urlare senza far rumore;

 

non guardare verso il piatto dell’altro ma consumarlo alla svelta mentre è al bagno;

 

astenersi dal rutto a tavola colma ed evitare la pera, per ogni buco fra un pasto e la cena, si raccomanda di non ingombrare la latrina, ed ammirare sì vasto paesaggio che ora luccica e risplende più di pria.

 

È la merce che fa il suo giro dalla vena; pulsa fino all’ultimo casello dell’autostrada, quando il corriere la predica ed illumina ed Ognuno la cerca brama e desidera più di pria tracciando ogni sua e nostra avventura; e finalmente arriva al prepagato desiderio per ciò che rimane del Pensiero; X incoraggia e premia l’utenza intera un giudizio del servizio dispensato dal settimo cielo, ed incoraggia a farne abbondante uso; raccomanda attenzione dell’abuso segnalando l’Amazon d’un rischio sopraggiunto nell’uso incontrollato; solo il desiderio governa la vera e duratura dottrina del commercio, affinché la vena del potere non perda mai il suo ed altrui consenso.

 

Poi per il merito dell’ultimo buco con solenne promessa - all’ora dell’aperitivo - di non farne più uso, s’ode da lontano il fragore d’un’applauso, un coro da Stadio, una tifoseria da Colosseo, là ove l’eroina cerca il suo Impero nel fiore dell’uomo.    

 

Si accalcano e radunano per l’applauso che conferma il premio alla carriera, noi che non recitiamo questo copione, dal Gulag li rimembriamo ed osserviamo ancora…


(Giuliano)





  

Ecco una scenetta di quegli anni.

 

 

Si sta svolgendo (nella regione padana di Mosca) una conferenza regionale di partito. La dirige il nuovo segretario del comitato rionale, nominato al posto dell'altro, recentemente arrestato. Alla fine della conferenza viene approvato un messaggio di fedeltà a Stalin. Naturalmente tutti si alzano in piedi (come nel corso della conferenza tutti balzavano su a ogni menzione del suo nome).

 

Nella piccola sala è una burrasca di applausi che diventa ovazione.

 

Tre minuti, quattro minuti, cinque minuti: sono sempre burrascosi e si tramutano sempre in ovazione.

 

Ma già le palme sono indolenzite.

 

Già le braccia alzate sono informicolite.

 

Già gli anziani hanno l’affanno.

 

Sta diventando insopportabilmente ridicolo anche per chi adora sinceramente Stalin. Ma chi oserà smettere ‘per primo’?

 

Lo potrebbe fare il segretario del comitato rionale, in piedi sul podio, il quale ha appena letto il messaggio. Ma è nominato da poco, al posto d’un arrestato, ha paura! Infatti vi sono in sala quelli dell’N.K.V.D., in piedi ad applaudire, osservano chi smetterà per primo!

 

E gli applausi, in una piccola sala sperduta, all’insaputa del grande capo, continuano 6 minuti! 7 minuti! 8 minuti!

 

Sono perduti!

 

Rovinati!

 

Non possono più fermarsi fino a quando non saranno caduti colti da infarto!

 

In fondo alla sala, nella calca, si può ancora fingere, battere le mani meno frequentemente, con minore forza e furore, ma al tavolo della presidenza, in piena vista di tutti?

 

Il direttore della cartiera locale, uomo forte e indipendente, rendendosi pienamente conto della falsità della situazione senza scampo, è tra la presidenza e applaude. 9 minuti! 10 minuti! Egli guarda angosciato il segretario del comitato rionale ma quello non sa fermarsi.

 

Follia!

 

Follia collettiva!

 

I dirigenti del rione, gettando occhiate l’uno all’altro con un filo di speranza ma con la sola esultanza dipinta sulla faccia, applaudiranno fino a cadere, fino a quando li porteranno fuori in barella.

 

E anche allora i rimanenti non batteranno ciglio!

 All’undicesimo minuto il direttore della cartiera assume un’aria indaffarata e si siede al suo posto al tavolo della presidenza.

 

Oh miracolo! Dov’è andato a finire il generale indescrivibile irrefrenabile entusiasmo?

 

Tutti in una volta, con l’ultimo battito di mani, cessano e si mettono a sedere.

 

Sono salvi!

 

Lo scoiattolo ha saputo schizzare fuori dalla gabbia con la ruota che gira! Tuttavia proprio così si riconoscono gli uomini indipendenti.

 

Proprio così si tolgono di mezzo.

 

La stessa notte il direttore della cartiera è arrestato. Gli appioppano senza difficoltà, per tutt’altro motivo, dieci anni. Ma dopo la firma dell’articolo 206 (del protocollo conclusivo dell’istruttoria) il giudice gli rammenta:

 

E non smetta mai per primo di applaudire!

 

(A.Solzenicyn)






  

martedì 18 febbraio 2025

LO FECERO ANCHE I NAZISTI

 








Da una Lettera  


& L'articolo intero







La storia dei sei milioni è anche quella dei cento milioni. Questo, secondo i calcoli di uno storico delle biblioteche, è il numero di libri distrutti dai nazisti, in solo dodici anni, in tutta Europa, come è ovvio, si tratta di una stima assai approssimativa, che sarà probabilmente corretta con il progredire delle ricerche. Ma si può partire da una terribile certezza: lo sterminio di massa degli ebrei fu accompagnato dal più spaventoso sterminio letterario di tutti i tempi. 

 

Tutti gli storici del libro condividono la medesima premessa di base: nelle società acculturate, scritti e stampa sono i mezzi primari per la conservazione della memoria, per la diffusione delle informazioni, la divulgazione delle idee, la distribuzione della ricchezza e l'esercizio del potere.

 

La prima domanda che gli studiosi si pongono riguardo ad ogni cultura è: in che modo ha preservato, utilizzato e distrutto i documenti?

 

Dalla cultura del Puritanesimo nella Nuova Inghilterra alle cause della Rivoluzione francese al collasso dell’Unione Sovietica, questo nuovo approccio alla storia ha costretto a riconsiderare i meccanismi del passato; nel caso della Shoah, potrebbe aiutare anche a comprendere l’incomprensibile.




Il 6 aprile 1933, il principale ufficio della Stampa e della Propaganda dell’Associazione studentesca della Germania proclamò una ‘azione contro lo spirito non tedesco’ a livello nazionale, durante la quale si doveva effettuare una ‘pulizia’ (in tedesco Säuberung) della cultura tedesca usando il fuoco. Le sedi locali così rilasciarono dei comunicati e degli articoli che raffiguravano delle autorità naziste che parlavano al pubblico. Questa propaganda fu diffusa anche via radio.

 

L’8 aprile l’associazione studentesca elaborò un trattato, le 12 tesi, in cui affermò il bisogno di una propria cultura e nazione non ‘infettate’ da altre popolazioni; nelle 12 tesi, inoltre, si evocavano di proposito le 95 tesi di Lutero e il precedente rogo dei libri ‘non tedeschi’ (il Wartburgfest) avvenuto nell’omonima città nel 1817 come reazione alle influenze culturali del periodo napoleonico.




Un altro inquietante atto si svolse il 10 maggio 1933, quando gli studenti bruciarono più 25.000 volumi di libri ‘non tedeschi’, dando de facto l’inizio alla censura di Stato. Quella notte, nella maggior parte delle città universitarie, gli studenti nazionalsocialisti marciarono in fiaccolate contro lo spirito ‘non tedesco’: professori, rettori e studenti furono radunati alla presenza delle autorità naziste in punti d’incontro dove poterono assistere al rogo dei libri non desiderati, gettati dentro i falò, in un’atmosfera di gioia dove erano presenti perfino delle orchestre.

 

Nella città di Berlino circa 40.000 persone si riunirono nell’Opernplatz per ascoltare un discorso di Joseph Goebbels:

 

‘No alla decadenza e alla corruzione morale! Sì alla decenza e alla moralità nelle famiglie e nello stato! Io consegno alle fiamme gli scritti di Heinrich Mann, Ernst Gläser, Erich Kästner…

 


 


UCRAINA 2023/4/5

 

 

Nemmeno in tempo di pace le biblioteche e le collezioni librarie ucraine erano particolarmente lussuose, principalmente a causa della cronica mancanza di fondi. Tuttavia, dall’inizio dell’invasione su vasta scala, hanno dovuto affrontare problemi di portata fondamentalmente diversa. Secondo Oleg Serbin, direttore generale della Biblioteca nazionale ucraina Yaroslav il Saggio, le perdite di materiale bibliotecario, che in passato si verificavano per vari motivi, sono ora aumentate in modo esponenziale. Durante i tre anni di guerra, circa 700 biblioteche furono danneggiate e circa 200 furono completamente distrutte.

 

In alcune città (soprattutto vicino alla linea del fronte e nei territori occupati), le biblioteche hanno quasi lo stesso aspetto delle scuole e degli ospedali distrutti. Gli occupanti le prendono di mira con precisione, non solo fisicamente (bruciando libri e bombardando biblioteche), ma anche ideologicamente, importando migliaia di pubblicazioni di propaganda russa nei territori occupati.

 

All’alba di domenica 12 novembre, gli occupanti russi lanciarono un attacco missilistico su Kherson. Di conseguenza, uno dei proiettili ha colpito la Biblioteca regionale Oles Honchar, danneggiandola in modo significativo, ha affermato il capo dell'Amministrazione militare regionale di Kherson, Oleksandr Prokudin.

 

Le truppe russe attaccarono la città intorno alle 05:00.

 

Uno dei successi è stato alla Biblioteca regionale di Honchar. L’edificio presenta danni significativi. ‘C’è stato anche un incendio. I soccorritori hanno impiegato più di un’ora e mezza per domare le fiamme’, ha affermato il responsabile dell'amministrazione regionale.

 

A sua volta, il capo dell’amministrazione militare della città di Kherson, Roman Mrochko, ha riferito che, a seguito del bombardamento mattutino del distretto Dniprovsky di Kherson da parte delle truppe nemiche russe, una persona è stata uccisa e una è rimasta ferita.

 

Oltre al problema della distruzione delle collezioni bibliotecarie, resta attuale il problema della conservazione e del restauro dei libri esistenti.

 

Un’attenzione particolare meritano le stampe e i manoscritti antichi e unici, che rappresentano un patrimonio non solo della cultura ucraina, ma anche di quella mondiale. Non sorprende che i partner europei si uniscano al salvataggio dei tesori librari ucraini. Così, alla fine di gennaio, è arrivata in Ucraina la stazione mobile Archa-I per la conservazione e la conservazione delle collezioni delle biblioteche. Si tratta di una specie di ‘ambulanza’ per i libri. Verrà utilizzata per preservare manoscritti rari, libri e documenti d’archivio danneggiati durante la guerra o a rischio a causa delle cattive condizioni di conservazione.







mercoledì 12 febbraio 2025

LA CACCIA ALL'ANIMALE (la programmazione riprende) (11)









Precedente capitoli 


della marcia... (9)  


Prosegue con 


la Dottrina (12)






 

Zia Cindy arrivò alle sette per fare colazione e, trovando la casa chiusa e nessuno in casa, pensò che la signora Lenoir e Marion fossero rimaste alla Cameron House per la notte. Si sedette sui gradini, aspettò brontolando per un'ora e poi corse all'hotel per rimproverare la sua ex padrona per averla tenuta fuori così a lungo.

 

Abituata a entrare familiarmente, infilò la testa nella sala da pranzo, dove la famiglia stava facendo colazione con un ospite solitario, borbottando il discorso che aveva provato durante il tragitto:

 

‘Vorrei sapere che tipo di strada è questa... dov’è la signorina Jeannie?’

 

Ben balzò in piedi.

 

Non è a casa?

 

Ho aspettato due ore.

 

Gran Dio!




 …gemette, balzando attraverso la porta e correndo a sellare la cavalla. Mentre se ne andava, chiamò suo padre:

 

‘Non fatelo sapere a nessuno finché non torno.’

 

Nella casa non trovò traccia del crimine che aveva sospettato. Ogni stanza era in perfetto ordine. Frugò attentamente nel cortile e sotto il cedro vicino alla finestra vide le orme a piedi nudi di un negro. Non era mai nato un uomo bianco che potesse lasciare quella traccia. L’enorme tallone sporgeva all’indietro e nella cavità del collo del piede, dove la terra sarebbe stata a malapena toccata da un ariano, c’era la profonda e larga impronta del piede piatto dell’africano. La misurò attentamente, prese da una dependance una scatola e la fissò sopra il punto.

 

Poteva anche essere un comune ladro di polli, naturalmente. Non poteva dirlo, ma era un fatto di grande importanza. Un’improvvisa speranza gli attraversò la mente: forse si erano alzati con il sole e avevano passeggiato fino al loro ritrovo preferito, Lover’s Leap.




Dopo due minuti era lì, a fissare con occhi severi il cappello e il fazzoletto di Marion appoggiati sulla roccia sporgente.

 

La cavalla chinò il collo lucente, toccò il cappello con il naso, sollevò la testa, dilatando le delicate narici, guardò verso la scogliera con i suoi grandi occhi dolci e semiumani e nitrì dolcemente.

 

Ben balzò a terra, raccolse il fazzoletto e guardò le iniziali, “ML”, lavorate nell’angolo. Sapeva cosa giaceva sul bordo del fiume sottostante, come se fosse stato in piedi sopra i cadaveri. Baciò le lettere del suo nome, schiacciò il fazzoletto tra le mani intrecciate e gridò:

 

‘Ora, Signore Dio, dammi la forza per il servizio del mio popolo!’

 

Esaminò frettolosamente il terreno, stupito di non trovare traccia di lotta o crimine. Era possibile che si fossero avventurati troppo vicino al bordo e fossero caduti?




Si affrettò a riferire al padre le sue scoperte, ordinò alla madre e a Margaret di tenere buoni i servi finché la verità non fosse stata scoperta, e i due uomini ritornarono lungo la riva del fiume fino ai piedi della scogliera.

 

Trovarono i corpi vicino al bordo dell’acqua, Marion era stata uccisa all’istante. La sua bella testa bionda giaceva in un cerchio cremisi nettamente definito nella sabbia bianca. Ma la madre era ancora calda di vita. Aveva appena smesso di respirare. In un ultimo disperato palpito d’amore l’anima tremante aveva trascinato il corpo morente al fianco della ragazza, ed era morta con la testa appoggiata sul bel collo rotondo come se l'avesse baciata e si fosse addormentata.




Padre e figlio si strinsero le mani e rimasero per un momento a capo scoperto. Il dottore disse con calma:

 

‘Vai subito dal coroner e assicurati che convochi la giuria che hai scelto e che gli hai consegnato. Portala subito. Esaminerò i corpi prima che arrivino’.

 

Ben portò con sé il medico legale di colore nel suo ufficio da solo, girò la chiave, gli raccontò la scoperta e gli consegnò l’elenco dei membri della giuria.

 

‘Vedrò prima il signor Lynch, signore’,

 

…rispose.

 

Ben mise la mano sulla tasca dei pantaloni e disse freddamente:

 

‘Metti la tua croce su quei moduli che ho preparato per te, vieni subito con me e convoca questi uomini. Se osi mettere un negro in questa giuria, o aprire bocca su ciò che è accaduto in questa stanza, ti ucciderò’.




Il negro tremando fece come gli era stato ordinato.

 

La giuria del coroner ha riferito che la madre e la figlia sono morte cadendo accidentalmente dal dirupo.

 

In tutta la folla di amici addolorati che quel giorno si recarono al piccolo cottage, solo due uomini conoscevano il segreto infernale nascosto dietro la tragedia.

 

Quando i corpi giunsero a casa, il dottor Cameron fece uscire la signora Cameron e Margaret per ricevere i visitatori e impedire a chiunque di disturbarlo. Portò Ben nella stanza e chiuse a chiave le porte.

 

‘Ragazzo mio, vorrei che tu assistessi a un esperimento’.      

 

Estrasse dalla custodia un potente microscopio di fabbricazione francese.

 

‘Che diavolo ha intenzione di fare, signore?’




Gli occhi brillanti del dottore brillarono di una luce mistica mentre rispondeva:

 

‘Trovate il demonio che ha commesso questo crimine e poi lo impiccheremo a una forca così alta che tutti gli uomini, dai fiumi ai confini della terra, potranno vedere, sentire e conoscere la potenza di una razza di uomini invincibili’.

                                                                   

‘Ma qui non c’è traccia di lui’.

 

‘Vedremo’,

 

disse il medico, sistemando il suo strumento.

 

‘Credo che un microscopio di potenza sufficiente rivelerà sulla retina di questi occhi morti l’immagine di questo diavolo come se fosse incisa lì dal fuoco. L’esperimento è stato fatto con successo in Francia. Nessuna parola o azione dell’uomo è andata perduta. Uno studioso tedesco ha una memoria così meravigliosa che può ripetere interi volumi di latino, tedesco e francese senza un errore. Si sa di un ufficiale russo che ha ripetuto l’appello di qualsiasi reggimento leggendolo due volte. Gli psicologi sostengono che nulla si perde dalla memoria dell’uomo. Le impressioni rimangono nel cervello come parole scritte su carta con inchiostro invisibile. Quindi credo alle immagini nell’occhio se riusciamo a rintracciarle abbastanza presto. Se nessuna impressione è stata fatta successivamente sull’occhio alla luce del giorno, credo che la registrazione incisa a fuoco di questo crimine possa ancora essere rintracciata’.

 

Ben lo osservava con un interesse senza fiato.




Per prima cosa esaminò gli occhi di Marion. Ma nel freddo azzurro delle loro pure profondità non riuscì a trovare nulla.

 

‘È come temevo per la bambina’,

 

…disse.

 

‘Non vedo nulla. È sulla madre che faccio affidamento. Nello splendore della vita, a trentasette anni era la perfezione della femminilità in piena regola, con ogni forza vitale alla sua massima tensione’.

 

Guardò a lungo e pazientemente negli occhi la madre morta, si alzò e si asciugò il sudore dal viso.

 

‘Che cosa c’è, signore?’          

 

…chiese Ben.




Senza rispondere, come in trance, tornò al microscopio e si alzò di nuovo con quel piccolo, rapido, nervoso colpo di tosse che faceva solo quando era molto eccitato, e sussurrò:

 

‘Guarda ora e dimmi cosa vedi’.

 

Ben guardò e disse:

 

‘Non vedo niente’.

 

‘La tua capacità visiva non è allenata come la mia’,

 

…rispose il dottore, riprendendo il suo posto davanti allo strumento.

 

‘Cosa vedi?’

 

…chiese il giovane, chinandosi nervosamente.




‘La figura bestiale di un negro, la sua enorme mano nera chiaramente definita, la parte superiore del viso è offuscata, come se oscurato dalla grigia foschia dell’alba, ma le enormi fauci e le labbra sono chiare... Dio misericordioso... sì... è Gus!’.

 

Il medico balzò in piedi, livido per l’eccitazione.

 

Ben si chinò di nuovo, guardò a lungo e con attenzione, ma non riuscì a vedere nulla.

 

‘Temo che l’immagine sia nel tuo occhio, signore, non in quello della madre’,

 

…disse Ben tristemente.

 

‘È possibile, naturalmente’,

 

….disse il dottore,

 

‘ma non ci credo’.

 

‘Ho pensato allo stesso mascalzone e ho provato a seguire quella pista con i segugi, ma per qualche motivo non sono riusciti a seguirla. L’ho sospettato fin dall’inizio, e soprattutto dopo aver saputo che era partito per Columbia con il treno del mattino presto per finti affari ufficiali’.

 

‘Allora non mi sbaglio’,

 

…insistette il dottore, tremando per l’eccitazione.




‘Ora fai come ti dico. Trovalo quando torna. Catturalo, legalo, imbavaglialo e portalo al tuo luogo di incontro sotto la scogliera, e fammelo sapere’.

 

Nel pomeriggio del funerale, due giorni dopo, Ben ricevette un telegramma cifrato dal controllore del treno che lo informava che Gus sarebbe partito con la posta serale a Piedmont alle nove.

 

I giornali erano pieni di resoconti dell’incidente, e un’enorme folla proveniente dalla contea e molti ammiratori delle liriche infuocate del poeta padre erano giunti da luoghi lontani per onorare il suo nome. Tutti gli affari furono sospesi e l’intera popolazione bianca del villaggio seguì i corpi fino al loro ultimo luogo di riposo.

 

Mentre la folla tornava alle proprie case, nessuno si accorse di una dozzina di uomini a cavallo che uscivano dalla città per vie diverse verso il tramonto. Alle otto si incontrarono nei boschi vicino alla prima piccola stazione di bandiera situata nella fattoria di McAllister a quattro miglia da Piedmont, dove li attendeva un calesse.

 

Due uomini di corporatura robusta, che erano estranei alla contea, scesero dal calesse e camminarono lungo i binari per salire sul treno alla stazione tre miglia più avanti e parlare con il controllore.




Gli uomini, che si erano radunati nei boschi, smontarono, tolsero le selle e dalle pieghe delle coperte presero un travestimento bianco per cavallo e uomo. In un attimo fu indossato da ogni cavallo, con fibbie alla gola, al petto e alla coda, e le selle furono rimesse a posto. La tunica bianca per l’uomo era fatta sotto forma di un soprabito ulster con mantello, la gonna che si estendeva fino alla parte superiore delle scarpe.

 

Dalla cintura rossa in vita pendevano due revolver che erano stati nascosti nelle loro tasche. Sul petto di ogni uomo c’era un cerchio scarlatto all’interno del quale brillava una croce bianca. Lo stesso cerchio scarlatto e la stessa croce apparvero sul petto del cavallo, mentre sui suoi fianchi fiammeggiavano le tre lettere mistiche rosse, KKK.

 

Ogni uomo indossava un berretto bianco, dai cui bordi cadeva un pezzo di stoffa che si estendeva fino alle spalle. Sotto la visiera c’era un’apertura per gli occhi e più in basso una per la bocca. Sulla parte anteriore dei berretti di due degli uomini apparivano le ali rosse di un falco come insegna di rango. Dalla cima di ogni berretto si ergeva un singolo picco alto diciotto pollici, tenuto eretto da un filo ritorto. I travestimenti per l’uomo e il cavallo erano fatti di economico tessuto nazionale non sbiancato e pesavano meno di tre libbre.

 

Si piegavano facilmente in una coperta e si tenevano sotto la sella in mezzo alla folla senza essere scoperti. ci sono voluti meno di due minuti per togliere le selle, indossare i travestimenti e risalire in sella.




Al segnale di un fischio, gli uomini e i cavalli vestiti di bianco e scarlatto si mossero in formazione di cavalleria in doppia fila e rimasero in attesa di ordini. La luna ora splendeva intensamente e la sua luce che scintillava sui cavalli silenziosi e sugli uomini con i loro alti berretti chiodati creava un’immagine come il mondo non aveva più visto da quando i Cavalieri del Medioevo cavalcavano nelle loro Sacre Crociate.

 

Mentre il treno si avvicinava alla stazione di bandiera, che era buia e incustodita, il controllore si avvicinò a Gus, si sporse e disse:

 

‘Ho appena ricevuto un messaggio dallo sceriffo che mi dice di avvertirti di scendere a questa stazione e di entrare in città. C’è una folla lì alla stazione che ti aspetta e vogliono guai’.

 

…Gus tremava e sussurrò:

 

‘Per l’amor di Dio, lasciami qui’.

 

I due uomini che erano saliti alla stazione sottostante scesero prima del negro e, mentre scendeva dal vagone, lo afferrarono, lo fecero inciampare e lo gettarono a terra. Il macchinista suonò un segnale secco e il treno ripartì.

 

Nel giro di un minuto Gus era legato e imbavagliato.

 

Uno degli uomini tirò fuori un fischietto e soffiò due volte. Un singolo richiamo tremulo, come il grido di un gufo, rispose. Seguì il rapido battito degli zoccoli dei cavalli e quattro membri del clan bianco e scarlatto si mossero in cerchio attorno al gruppo.




Uno degli stranieri si voltò verso il cavaliere con la bandiera alata rossa sul berretto, salutò e disse:

 

‘Ecco il tuo uomo, Night Hawk’.

 

‘Grazie, signori’,

 

…fu la risposta.

 

‘Fateci sapere quando possiamo essere utili alla vostra contea’.

 

Gli stranieri saltarono sul loro buggy e scomparvero verso il confine con la Carolina del Nord.

 

I membri del clan bendarono il negro, lo misero su un cavallo, gli legarono saldamente le gambe e le braccia dietro la schiena, all’anello della sella.

 

Il Falco Notturno suonò il suo fischietto con quattro forti squilli e i suoi picchetti galopparono via dalle loro posizioni e lo raggiunsero.

 

Di nuovo risuonò il segnale e i suoi uomini si mossero con la precisione di cavalieri addestrati, schierandosi in colonna per tre, e cavalcarono verso Piedmont, con l’unica figura nera legata e imbavagliata al centro dello squadrone bianco e scarlatto.




I membri del clan con il loro prigioniero costeggiarono il villaggio e si fermarono nei boschi sulla riva del fiume. Il Night Hawk fece segno di mettersi in fila indiana e in pochi minuti si fermarono contro la scogliera sotto Lover’s Leap e salutarono il loro capo, che sedeva sul suo cavallo, in attesa del loro arrivo.

 

Furono posizionati picchetti in ogni direzione sullo stretto sentiero attraverso il quale si giungeva al luogo, e uno fu mandato a fare la guardia sulla roccia sporgente più in alto.

 

Attraverso lo stretto ingresso storto condussero Gus nella caverna che era stata il ritrovo del Piedmont Den del Clan sin dalla sua formazione. Il luogo dell’incontro era una grande sala profonda ottanta piedi, larga cinquanta piedi e alta più di quaranta piedi, che era stata scavata nella pietra dalla rapida corrente del fiume in epoche passate quando le sue acque erano a un livello più alto.

 

La sera era illuminata da candele poste sulle sporgenze delle mura. Al centro, su un masso caduto, sedeva il Gran Ciclope della Tana, l’ufficiale presidente della municipalità, il cui grado era contrassegnato da strisce scarlatte sulla punta di stoffa bianca del suo berretto. Attorno a lui c’erano venti o più membri del clan in uniforme, completamente travestiti. Uno di loro indossava una fascia gialla, bordata d’oro, lunga circa alla vita e sul petto due cerchi gialli con croci rosse intrecciate, che indicano il suo rango di Gran Drago del Regno o Comandante in Capo dello Stato.

 

Il Ciclope si alzò dal suo posto:

 

‘Lasciate che il Gran Turco rimuova per un momento il suo prigioniero e lo metta a capo della Grande Sentinella alla porta, finché non verrà convocato’.




L’ufficiale scomparve con Gus e il Ciclope continuò:

 

‘Il Cappellano aprirà il nostro Consiglio con la preghiera’.

 

Solennemente ogni figura ammantata di bianco si inginocchiò a terra, e la voce del reverendo Hugh McAlpin, tremante di sentimento, echeggiò nella caverna:

 

‘Signore Dio dei nostri Padri, come in passato i tuoi figli, in fuga dall’oppressore, trovarono rifugio sotto terra finché ancora una volta non sorse il sole della giustizia, così ci siamo incontrati questa sera. Mentre lottiamo con i poteri delle tenebre che ora strangolano la nostra vita, dona alle nostre anime di resistere come se vedessero l’invisibile e alle nostre braccia destre la forza dei morti martirizzati del nostro popolo. Abbi pietà dei poveri, dei deboli, degli innocenti e degli indifesi e liberaci dal corpo della Morte Nera. In una terra di luce, bellezza e amore le nostre donne sono prigioniere del pericolo e della paura. Mentre il pagano cammina nella sua brughiera natia illeso e senza paura, in questa bella terra cristiana del Sud le nostre sorelle, mogli e figlie non osano passeggiare al crepuscolo per le strade o oltrepassare la strada a mezzogiorno. Il terrore del crepuscolo si approfondisce con l’oscurità e il cuore più forte si ammala di paura per il messaggio rosso che il mattino porta a tutti noi. Perdona i nostri peccati, sono molti, ma non nascondere il tuo volto da noi, o Dio, perché tu sei il nostro rifugio!’.

 

Mentre gli ultimi echi della preghiera indugiavano e si spegnevano nella volta del soffitto, i membri del clan si alzarono e rimasero per un momento in silenzio.




Di nuovo la voce del Ciclope ruppe il silenzio:

 

‘Fratelli, ci siamo incontrati stasera su richiesta del Gran Drago del Regno, che ci ha onorato della sua presenza, per costituire un’Alta Corte per il processo di un caso che coinvolge la vita. I Falchi della Notte sono pronti a presentare le loro prove?’.

 

‘Siamo pronti’,

 

fu la risposta.

 

‘Allora lascia che il Gran Scriba legga gli oggetti dell’Ordine su cui poggia la tua autorità’.

 

Lo Scriba aprì il suo Libro dei Registri,

 

‘Il Prescritto dell’Ordine dell’Impero Invisibile’,

 

…e lesse solennemente:

 

‘Agli amanti della legge e dell’ordine, della pace e della giustizia, e alle ombre dei defunti venerati, saluto:

 

Questa è un’istituzione di cavalleria, umanità, misericordia e patriottismo: incarna nel suo genio e nei suoi principi tutto ciò che è cavalleresco nella condotta, nobile nel sentimento, generoso nella virilità e patriottico nello scopo: i suoi obiettivi particolari sono,

 

Primo: proteggere i deboli, gli innocenti e gli indifesi dalle umiliazioni, dai torti e dagli oltraggi dei senza legge, dei violenti e dei brutali; soccorrere i feriti e gli oppressi: soccorrere i sofferenti e gli sfortunati, e in particolar modo le vedove e gli orfani dei soldati confederati.

 

Secondo: proteggere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti e tutte le leggi approvate in conformità ad essa, e proteggere gli Stati e il loro popolo da qualsiasi invasione da qualsiasi fonte.

 

Terzo: aiutare e assistere nell’esecuzione di tutte le leggi costituzionali e proteggere il popolo da sequestri illegali e da processi che non siano svolti da pari, in conformità alle leggi del Paese’.




‘I Falchi della Notte produrranno le loro prove’,

 

disse il Ciclope,

 

‘e il Gran Monaco condurrà il caso del popolo contro il negro Augusto Cesare, l’ex schiavo del dottor Richard Cameron’.

 

Il dottor Cameron si fece avanti e si tolse il berretto. I suoi capelli e la sua barba candidi come la neve, il viso rubicondo e gli occhi brillanti color castano scuro formavano un’immagine strana in quell’ambiente bizzarro, come un antico alchimista pronto a condurre qualche audace esperimento sul problema della vita.

 

‘Sono qui, fratelli’,

 

disse,

 

‘per accusare la bestia nera che sta per espiare il crimine di aggressione a una figlia del Sud...’

 

Un mormorio di emozionante sorpresa e orrore travolse la folla di figure bianche e scarlatte mentre, spinte da un comune impulso, si avvicinavano.

 

‘I suoi piedi sono stati misurati e coincidono esattamente con le impronte di negro trovate sotto la finestra del cottage di Lenoir. Non vi racconterò l’esperimento scientifico che per primo ha fissato il mio sospetto sulla colpevolezza di quest’uomo. Il mio testimone non ha potuto confermarlo, e potrebbe non essere credibile per voi. Ma questo negro è particolarmente sensibile all’influenza ipnotica. Propongo di sottoporlo a questo potere stasera davanti a voi, e, se è colpevole, posso fargli raccontare ai suoi complici, descrivere e provare il crimine stesso’.

 

I Night Hawks condussero Gus dal dottor Cameron, gli slegarono le mani, gli tolsero il bavaglio e gli tolsero la benda dalla testa.




Sotto lo sguardo rigido del dottore, le ginocchia del negro si piegarono e lui cadde in completa ipnosi, sollevando solo le sue enormi zampe, come per parare un colpo.

 

Lo fecero sedere sul masso da cui era emerso il Ciclope e Gus si guardò intorno nella caverna e sorrise come se fosse in un sogno e non vedesse nulla.

 

Il medico gli ricordò il giorno del delitto e lui cominciò a parlare ai suoi tre complici, descrivendo nei dettagli il suo piano, fermandosi di tanto in tanto e scoppiando in una risata diabolica.

 

Il vecchio McAllister, che aveva tre adorabili figlie a casa, si tolse il berretto, cadde in ginocchio e si nascose il viso tra le mani, mentre una dozzina di figure bianche si avvicinavano, stringendo nervosamente le rivoltelle che pendevano dalle loro cinture rosse.

 

Il dottor Cameron li respinse e alzò una mano in segno di avvertimento.

 

Il negro cominciò a vivere il crimine con un realismo spaventoso: il viaggio oltre l’hotel per assicurarsi che le vittime fossero andate a casa loro; la visita alla capanna di zia Cindy per trovarla lì; lo stare sdraiato nel campo in attesa che si spegnesse l’ultima luce del villaggio; il gongolare con volgare esultanza sul loro complotto e progettando altri crimini per seguirne il successo, come si sono intrufolati nelle ombre della siepe del prato per evitare la luce della luna, si sono fermati sotto il cedro e attraverso le finestre aperte hanno osservato la madre e la figlia ridere e parlare all’interno...




‘Capisci cosa ti dico adesso: lega quello vecchio quando ti do la corda’,

 

disse Gus in un sussurro.

 

‘Mio Dio!’

 

…gridò la voce angosciata della figura con la doppia croce,

 

‘questo è ciò che significava quel pezzo di corda bruciata nel camino!’

 

Il dottor Cameron alzò di nuovo la mano per chiedere silenzio.

 

Ora irruppero nella stanza e, con la luce dell’inferno nei suoi occhietti vispi e macchiati di giallo, Gus afferrò la sua pistola immaginaria e ringhiò:

                                                              

‘Urla e ti faccio saltare le cervella!’

 

Nonostante l’avvertimento del dottor Cameron, le figure vestite di bianco si spingevano e si avvicinavano sempre di più.




Gus si alzò in piedi e attraversò la caverna come per balzare sulla figura tremante della ragazza, mentre i membri del clan, con gemiti, singhiozzi e imprecazioni, indietreggiavano mentre lui avanzava. Indossava ancora la sua uniforme da capitano, le sue pesanti spalline che scintillavano d’oro nella luce ultraterrena, le sue fauci bestiali che coprivano a metà la treccia d’oro sul colletto. Le sue labbra spesse erano tirate verso l’alto in un brutto ghigno e i suoi sinistri occhi di perlina brillavano come quelli di un gorilla. Un singolo balzo feroce e gli artigli neri afferrarono lentamente l’aria come se stessero affondando nella morbida gola bianca.

 

Gli uomini forti cominciarono a piangere come bambini.

 

‘Fermatelo! Fermatelo!’

 

…urlò un membro del clan, balzando sul negro e premendo il tallone contro il suo grosso e spesso collo. Un’altra dozzina gli fu addosso in un attimo, scalciando, pestando i piedi, imprecando e piangendo come pazzi.

 

Il dottor Cameron balzò in avanti e li sconfisse:

 

‘Uomini! Uomini! Non dovete ucciderlo in queste condizioni!’.

 

Alcune delle figure bianche erano cadute prostrate a terra, singhiozzando in un impeto di emozione incontrollabile. Alcune erano appoggiate ai muri, con il volto nascosto tra le braccia.

 

Di nuovo il vecchio McAllister era in ginocchio e piangeva ancora e ancora:

 

‘Dio abbia pietà del mio popolo!’




Quando finalmente la calma fu ristabilita, il negro fu rianimato e di nuovo legato, bendato, imbavagliato e gettato a terra davanti al Grande Ciclope.

 

Un’ispirazione improvvisa balenò negli occhi del Dottor Cameron. Rivolgendosi alla figura con la fascia gialla e la doppia croce, disse:

 

‘Date i vostri ordini e inviate il vostro corriere stasera con l’antico rito scozzese della Croce di Fuoco. Ciò trasmetterà un brivido di ispirazione a ogni membro del clan sulle colline’.

 

‘Bene, preparalo in fretta!’

 

fu la risposta.

 

Il dottor Cameron aprì la sua valigetta dei medicinali, tirò fuori il coperchio d’argento da una fiaschetta e uscì dalla caverna verso il cerchio scuro di sangue che ancora brillava nella sabbia sul bordo dell’acqua. Si inginocchiò e riempì la tazza per metà di grani cremisi e la immerse nel fiume. Da una sella prese la torcia di legno leggero, tornò dentro e posò la tazza sul masso su cui si era seduto il Grande Ciclope. Sciolse il fascio di legno leggero, ne prese due pezzi, li legò a forma di croce e li depose accanto a una candela accesa, vicino alla coppa d’argento.

 

Le figure silenziose osservavano ogni suo movimento. Sollevò la tazza e disse:

 

‘Fratelli, tengo in mano l’acqua del vostro fiume che porta la macchia rossa della vita di una donna del Sud, un sacrificio inestimabile sull’altare della civiltà oltraggiata. Ascoltate il messaggio del vostro capo’.




L’alta figura con la fascia gialla e la doppia croce si fece avanti davanti allo strano altare, mentre le forme bianche dei membri del clan si radunavano attorno a lui in cerchio. Sollevò il berretto e lo posò sul masso, e i suoi uomini guardarono il volto arrossato di Ben Cameron, il Grande Drago del Reame.

 

Rimase lì per un momento in silenzio, eretto, con una ferocia latente negli occhi, qualcosa di crudele e al tempo stesso magnetico nel suo atteggiamento vigile.

 

Guardò il negro prostrato che giaceva ai suoi piedi in uniforme, afferrò la croce, ne accese le tre estremità superiori e la tenne accesa nella mano, mentre, con voce piena di fuoco di sentimento, diceva:

 

‘Uomini del Sud, il tempo delle parole è passato, l’ora dell’azione è suonata. Il Grand Turk giustizierà questo negro questa notte e getterà il suo corpo sul prato del Luogotenente Governatore dello Stato di colore’.

 

Il Gran Turco si inchinò.

 

‘Chiedo il messaggero più veloce di questa Tana che possa cavalcare fino all’alba’.




L’uomo che il dottor Cameron aveva già scelto si fece avanti:

 

‘Porta la mia convocazione al Gran Titano della provincia adiacente nella Carolina del Nord che troverai ad Hambright. Raccontagli la storia di questo crimine e ciò che hai visto e sentito. Chiedigli di riferirmi qui la seconda notte da questa, alle undici, con sei Gran Giganti dalle sue contee adiacenti, ognuno accompagnato da duecento uomini scelti. Nei tempi antichi, quando il Capo del nostro popolo convocava il clan per una missione di vita e di morte, la Croce di Fuoco, spenta nel sangue sacrificale, veniva inviata da un rapido corriere di villaggio in villaggio. Questa chiamata non è mai stata fatta invano, né lo sarà stasera, nel nuovo mondo. Qui, in questo luogo reso sacro dal sangue di coloro che teniamo più cari della vita, innalzo l’antico simbolo di una razza di uomini inconquistati.’



In alto sopra la sua testa, nell’oscurità della caverna, sollevò l'emblema fiammeggiante.

 

‘La Croce di Fuoco delle colline della vecchia Scozia! Spengo le sue fiamme nel sangue più dolce che abbia mai macchiato le sabbie del Tempo’.

 

Ne immerse le estremità nella tazza d’argento, spense il fuoco e consegnò il simbolo carbonizzato al corriere, che scomparve rapidamente.