Precedenti capitoli:
Diversi gli umori... (88)
Prosegue in:
Il mondo a Roverso, ovvero: parentesi artica d'inizio secolo (90)
& Iceberg in vista... (91)
Niente
più, niente men che marionette
In un
castel di burattini siamo;
Di
tutto quel che Mondo a noi permette,
Quando
cala il sipario, e che stringiamo?
Questi
prima scannava ora e scanato, / Folle e collui, che vuol ragien dal pito.
Ecco
la fin dichi non sa nel corso, / Del superbe destrier reggere il morso.
Spesso
mirasi in oggi ad altrui spasso, /L’Asino in alto, e il galantuomo in basso.
Per
non sentir delle disgrazie il ponde / Come un gioco fuglier devesi il Monde.
Molto
sarebbe queste Scene Spesse, / Se ognun la propria forza conoscese.
Le
Case in aria, il Sol di Sotto o bello / Non vi e ch’i piedi tien dove ha il Cervello.
Sovente
l’uomo inviluppate resta / Nella rete ch’a altrui barbare appovesta.
O
qanti in rimirar quel ch’e qui fatto, / A se stavi diran e il moi ritratto.
Deve
essere un dolor che non a pare, / Servire a chi si usava comandare.
Le
botte son per li asini imparate, / Maestri o vei, se sottante frustrate.
Se
chinostrassi ognun l’interneaspirano, / Quei farian pieta, che invidia farino.
Soche
son quelle che la barba fanno / Che stile e mano da perco non banno.
Nessun commento:
Posta un commento