giuliano

martedì 25 agosto 2020

L'INGANNO (2)

 










Precedente capitolo dell':

Inganno  (anche in formato ftblog; ringrazio il produttore... )

Prosegue nel...:

Lungo Viaggio della nostra Anima (3) 








Natura e Bestia privi di Memoria e Coscienza, tradotti da accreditata e superiore dotta teologica scienza e compito di subordinare quanto Creato e all’uomo destinato.

 

Solo con il dono dell’Anima-Mundi di cui fornito, ogni essere inferiore rispetto alla elevata (e derivata) Natura dell’uomo, si contraddistingue non solo nel proprio istinto di conservazione entro la propria specie, ma cerca al meglio di migliorarla come il preservarla, sia dai nemici entro la stessa Natura, sia da ciò che l’ha subordinato ad un ruolo d’inferiore Destino, conteso nell’Errore interpretativo circa Natura e Dio.    

 

Da tutto ciò che deriva?

 

…Secoli di Storia e Cultura ove i canoni interpretativi all’opposto di come pregare e meditare Saggezza Coscienza Legge e Dio entro l’immacolata Natura da cui detto uomo deriva, posti ed inversamente sproporzionati e spropositati rispetto all’improprio veleno non ancor del tutto ben digerito…

 

Mi debbono scusare loro Signori se ogni tanto nasce una breve non voluta Rima!



 

Il Tomo frammentato alla scomposta suddetta inquisita Rima fu posto all’indice come al rogo (talvolta ancor prima d’esser nato e pensato da Dio come lo specchio dell’Intelletto di cui l’uomo derivato dispensare Logica e Verità circa il vero Disegno), giacché come già detto, il progressivo Tempo numerato immune da qual si voglia Anima e Spirito conservati nei Geni della Memoria ed abdicati alla più vile ed ingannevole materia… Natura e Bestia privi di Memoria e Coscienza, tradotti da accreditata e superiore dotta teologica scienza e compito di subordinare quanto Creato e all’uomo destinato.

 

Tal breve premessa dedicata al ‘trovatore’ del nuovo secolo digitalizzato, giacché non riesco a descrivere o solo dipingere per intero l’orrore evolutivo dell’odierno tempo attentato, accompagnato alla volgarità in cui si contraddistingue l’uomo sociale nato; ogni tanto qualche tuono d’invisibile veleno scompone e frammenta la patria lingua dal più nobile latino derivata (non men del greco), ‘umanamente ed unanimemente’ retrocessa all’involuta volgarità di cui le quotidiane vittime sacrificate al mito del nuovo progresso, contate numerate e ben vigilate per il bene del Tempio non men dell’altare…

 

(La Grecia del Nord pretende rispetto!)




Formare sana duratura pecunia da cui ogni cultura evolve e prospera nella dotta ignoranza ben pascolata!

 

Mezzo uomo e mezzo lupo ululo silente bestemmia!

 

Dell’Antica Selva in cui mi persi preclusa ogni Via, stanno edificando il Tempio della nuova insana volgare dottrina tradotta in morale di Vita!

 

Quindi da Eretico braccato ed irrimediabilmente perso nella perenne Selva di codesto peccato mi vergogno della specie ed istinto del popolo da cui derivato…

 

(La Grecia del Nord chiede immediata secessione!)




 L’eterna pecunia da cui il più famoso e adorato Santo!

 

Il quotidiano veleno ingerito ogni Alba sino al tramonto mi danno coraggio nell’urlo frammentato in codesto agonizzante delirio inquisito…

 

Per il resto della notte penso al Lupo che ero e divenuto: un sonno profondo come la morte mi avvelena all’Alba d’uno triste martirio in nome e per conto d’uno strano Dio…

 

…E mai riuscirò nel quotidiano inganno in cui ognun temprato ed immolato, appena ad accennare, mai sia detto orrore o paura fugace pari all’animale impropriamente braccato (il miglior fidato amico), non in ciò che contraddistingue la pur limitata sua quanto mia ugual Natura, semmai l’irremovibile ottuso istinto privo di qual si voglia Intelligenza di cui la via Maestra irrimediabilmente persa popolare ed ingannare ogni velata Conoscenza…

 

Beatrice mia diletta t’amo per ogni Ramo e Foglia di questa Selva!




E quando il robusto ramo accompagnato dal Fiume del comune destino precipitano ed affogano nell’oscura infernale leggenda non provo compassione, rimembro la poesia del Lupo che ero e sono!   

 

Da ciò il ‘trovator trovato’ e sopravvissuto quivi dipinto ed annusato, seppur dotato di facoltà e superiore Intelletto accompagnato da sua sorella Intelligenza, in luogo di medesima contesa nonché più antica giostra in ciò cui privo (così ciarlano e dicono) e da cui il raro dono nel voler arrecare odierna caccia in nome e per conto della civiltà detta e così protetta da se medesima.

 

Dacché ne deriva ciò che al meglio (fors’anche al peggio) compone facoltà immaginativa ed inferiore intelletto: comune destino del superiore ordine dell’intero formicaio unito da pandemico trinitario destino unanimemente condiviso (la pornosfera compie l’eterna orgia), nato e distribuito nel futuro alveare coltivato, ogni prelibato nettare da cui il cibo degli dèi negli odierni miti or di nuovo cantati, nella cecità che contraddistingue il Poeta dall’uomo dotato di medesimo senso e vista, nel panorama da cui l’eterna contesa della Storia…

 



Applicati alla costante dell’equazione sopradetta, cioè inversamente sproporzionati nel dono di ugual medesimo senso e attributo di Natura: il cieco possiede ancora il raro dono da cui lo sguardo della Storia, chi riesce scorgere ogni più piccola formica o ape che attenta alla propria vita, al contrario, più cieco di pria…

 

Non era questione di essere d’accordo o no. Era solo questione di vedere. Vedere che il mondo si piega sotto il peso della minaccia disquisita come un buon comizio, viaggia a corte media di globale indebita frequenza. Che i militaristi come i loro compari trafficanti di armi e morte sono sempre gli imbecilli e deboli di mente idolatrati dal popolo intero, che i monopoli sono obbligati a difendere i monopoli nell’interesse dei monopoli.

 

…I morti non hanno parlato mai, per questo sono oppressi da una pesante accusa. Gli esuli d’ogni regime se ci provano presto gli fanno compagnia, sono batteri della stessa Terra. Entrambi perderanno l’uso della Parola come del Libero arbitrio nella umile capacità di saperla ancora correttamente articolare. Siamo noi che dobbiamo parlare a loro nome se ancora lo possiamo ancora; dobbiamo perorare la loro causa di assenti!

 

Conosce la paura solo chi non ha limiti al proprio errare, e se anche in questo perenne errare viene inquisito dall’inganno la sua Parola avrà più valore ancora. Conterrà Verità certa!



 

Conosce la paura chi non approda né su una riva né su una cima né spiaggia su cui distendersi, donne e creature da carezzare, Natura da amare!

 

Conosce la paura solo il meschino colui che si arma d’intimidazione ed offre la propria paura all’altro come antidoto alla velata demenza spacciata per verità di stato.

 

Questo meschino che con la propria testa non arriva alle foglie degli alberi, e se altri ci arrivano l’odio lo pone perenne artefice del rogo della Memoria vilipesa. Questo meschino che non comprende la moltitudine degli astri da cui ogni esule e profeta proviene, che si è abituato alla legge dell’oscura gravità, legge intimamente legata al nostro pianeta, alla nostra Terra come l’uovo alla gallina. Su altre rive, retti da altre leggi, bisognerebbe imparare nuovamente a vivere, l’annunciatrice però mi informa che hanno appena smesso di braccare Dio, ora guardano al cielo degli UFO, una scusa in più per approdare a quei remoti pianeti sperati o solo sognati…

 

(V.V. Z L’orgia del potere)




 Ora signori miei, quando un povero umile ‘animale’ braccato dalla stessa lunga tormentata Storia, o dai suoi simili, o dal più evoluto coscienzioso uomo, che lo vuole addomesticare allevare, oppure farne cibo ed agnello del proprio Impero divenuto Tempio; riconosciamo dei Tempi in cui la ‘scena’ protratta nei Secoli, compie il proprio ‘istinto’, o al contrario, ‘delirante-delirio’.

 

L’animale o la specie che sopravvive a tale contesa (seppur mi dicono mutilato talvolta del vero ingegno), avrà la capacità, oltre di sopravvivere, anche migliorare la specie cui appartiene. In codesto ‘meccanismo’ lungi dall’esser perfetto, la Natura ha pur creato e crea ancora mirabili Opere di vero superiore Ingegno, quantunque prive di qual si voglia Intelligenza di cui l’Uomo colmo…



 

 L’uomo di cui non trovo sufficienti colori note e parole per codesta breve introduzione o antidoto del quotidiano veleno ingerito, al contrario, dicevo, possiede il raro dono del vile inganno.

 

Possiede il raro dono del raggiro protratto nei Secoli di Storia, da quando e cioè nato!

 

L’umile pianta cresce dalle proprie radici sino al più alto ramo della verde chioma per donare ad ogni specie alla sua ombra il frutto della facoltà terrena donde la Vita.

 

Fu la più antica forma vegetativa priva di intelligenza con cui riconoscere ciò che pensiamo e preghiamo ed in cui circoscrivere l’esistenza, sia di chi privo di Coscienza ed Intelligenza, sia da chi ogni superiore facoltà alla sua ombra nata condividerne ugual respiro per ogni elemento condiviso assaporarne il frutto proibito.

 

L’uomo nel proprio giardino ne ha fatto un mito, sovvertendo il raro dono con cui poter leggere il Verbo di Dio.

 

Il frutto proibito della conoscenza fu privato alla natura dell’uomo e con lui per Secoli la Verità di cui la Storia nutre ogni falsa pecunia pascolata nonché ben seminata in ugual giardino: la capacità di comprendere e leggere il raro dono di cui Dio.

 





 

 



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