giuliano

martedì 30 aprile 2013

LA COMMEDIA DELLA VITA (4)




































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la commedia della vita (3) &

il corteo

della morte








'Sancio, ogni giorno', disse don Chisciotte, 'vai diventando
meno sciocco e più intelligente'.
'Certo, qualcosa mi si deve pure attaccare della saggezza
della signoria vostra', rispose Sancio; 'poiché anche i terre-
ni che per loro natura sono sterili e secchi, gettandovi ster-
co e coltivandoli finiscono col dare buoni frutti; voglio dire
che i discorsi della signoria vostra son stati lo sterco che è
caduto sullo sterile terreno del mio arido ingegno; e la col-
tivazione, tutto il tempo dacché la servo e parlo con lei; e
con ciò, spero di esprimere da me frutti che siano benedet-
ti, tali che non disdicano né tralignino dai sentieri della buo-
na creanza che la signoria vostra ha fatto della solleonata
intelligenza mia'.




Rise don Chisciotte dei manierati discorsi di Sancio, e gli
sembrò che era vero ciò che diceva del suo miglioramen-
to, perché da quando in quando parlava in maniera tale
che lo stupiva, sebbene poi ogni qualvolta, o quasi, San-
cio cercava di parlare cattedraticamente e alla maniera
cittadina, terminava la sua concione precipitandosi dalla
cima della sua ingenuità nell'abisso profondo della sua i-
gnoranza; e dov'è che si dimostrava più elegante e di
buona memoria era nel cavar fuori proverbi, c'entrasse-
ro o non c'entrassero con quello di cui stava parlando,
come si sarà potuto vedere e osservare nel corso di
questa storia.
In questi ed altri discorsi passarono gran parte della
notte, e venne voglia a Sancio di lasciar cadere le im-
poste del sonno, com'egli diceva quando voleva dormi-
re, e sguarnito l'asino, gli diede un copioso pasto a
volontà.




Non tolse la sella a Ronzinante perché era espresso
mandato del suo padrone che per tutto il tempo che
stavano alla campagna, o non dormivano sotto un tet-
to, Ronzinante non doveva essere sciolto: antica usan-
za stabilita e osservata dai cavalieri erranti, togliere il
freno e appenderlo all'arcione della sella, mai togliere
la sella al cavallo mai!; e così fece Sancio, e gli diede
ugual libertà che all'asino: quell'amicizia fra questo e Ron-
zinante fu così intima, e così singolare, che è fama, per
tradizione tramandata di padre in figlio, che l'autore di
questa veridica storia vi scrisse su dei capitoli, ma che
per serbare la dignità e il decoro che a così eroica sto-
ria si devono, non ve li incluse, sebbene poi alcune




volte si dimentica di questo proposito e scrive che non
appena i due animali si trovano assieme, cominciavano
a grattarsi l'un l'altro, finché, stanchi e soddisfatti, Ron-
  zinante passava il suo collo su quello dell'asino e in
quella posizione, guardando tutt'e due fissamente il
suolo, potevano starsene tre giorni di fila, o per lo me-
no tutto il tempo che li lasciavano, o che la fame non li
induceva a cercarsi alimento....
Dicono persino che l'autore abbia scritto di aver para-
gonato la loro amicizia a quella che ebbero Eurialo e
Niso, e Pilade e Oreste; dal che, se è vero, ci si pote-
va fare un'idea, per l'universale ammirazione, di quan-
to dovette esser salda l'amicizia di questi due pacifici
animali.....
(M. De Cervantes, Don Chisciotte della Mancia)












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