giuliano

martedì 25 marzo 2014

I FRUTTI DEGLI ALTRI (26)














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Vegio ch'è tolto l'ordene e lo bene (27)













Chi sovente era colpito da queste disposizioni entro i 'recinti' delle città-
stato, o comunità, erano gli eretici.
Nel 1231 papa Gregorio IX fece un ulteriore passo, determinante: affi-
dò i tribunali dell'Inquisizione, ai domenicani, facendo contemporanea-
mente pressione sui vescovi e sulle autorità civili affinché fornissero lo-
ro il necessario supporto.
Gli Inquisitori sarebbero stati da lui nominati e a lui avrebbero risposto:
è evidente l'esigenza di prendere direttamente in mano le redini della di-
fesa del territorio, della religione, del potere, ed infine quale migliore
scusa.... dell'ortodossia.
Papa Gregorio IX in realtà 'stava forgiando lo strumento privilegiato di
tutti i totalitarismi futuri'. L'Inquisizione 'fu la prima manifestazione sto-
rica di un sistema di controllo ideologico assoluto su singoli individui o
su un'intera popolazione, per mezzo di inchieste, delazione istituziona-
lizzata, interrogatori e creazione di schedari di informazione'.




A partire da tale data il numero dei roghi aumentò vertiginosamente o-
vunque. Il peggio doveva ancora venire: nel 1252, con la decretale Ad
extirpanda, (come abbiamo già scritto, in riferimento al delegato ponti-
ficio Albornoz), Innocenzo IV ratifica il ricorso alla tortura, che doveva
essere effettuata 'senza perdita di membra e pericolo di morte', anche
se spesso lasciava invalidi gli inquisiti, i quali il più delle volte finivano
poi comunque sul rogo.
Il fatto è che si doveva arrivare alla confessione, che aveva un valore
probante assai maggiore che non l'ordalia del fuoco e dell'acqua prati-
cate precedentemente per dimostrare la colpevolezza, ovvero l'eresia.




Il decreto del 1252 stabilì inoltre la formulazione di un corpo di polizia
per catturare gli eretici nonché la confisca dei loro beni, nonché la ri-
partizione delle entrate dovute alla vendita di tali beni in tre parti: una
al comune, una all'ufficio dell'Inquisizione, una all'inquisitore o al vesco-
vo; due terzi dei beni confiscati sarebbero così andati a istituzioni eccle-
siastiche.
Nella riedizione del 1265 la parola 'vescovo' scomparve, e intorno al 1330
scomparve anche la parte spettante al comune delle cospicue entrate del
'sacro' tribunale, perché 'una nuova disposizione lasciava metà delle entra-
te agli inquisitori, mentre l'altra metà era assegnata direttamente alla Ca-
mera apostolica, cioè alla tesoreria pontificia.




L'Inquisizione si serviva di una terminologia giudiziaria forse per con-
ferire un'aura di legalità e di giustizia alla propria attività. Di fatto era
ben lontana non dico dal processo come lo intendiamo noi oggi, ma
già da come era previsto nel diritto romano, dove il giudice si poneva
in posizione equidistante tra i contendenti.
Nel processo inquisitorio, invece, il giudice era l'Inquisitore stesso.
Il povero malcapitato non aveva alcun diritto non solo di avere un av-
vocato, ma nemmeno di addurre prove della propria innocenza. Il pro-
cesso consisteva essenzialmente in un interrogatorio strutturato in mo-
do da dimostrare la sua colpevolezza.
Resta il fatto che non sempre la volontà dell'Inquisitore era quella di
uccidere: talvolta era più conveniente la conversione. La conversione
doveva essere sincera e 'la prova quasi assoluta di questa sincerità e-
ra la denuncia di conoscenti, a volte degli stessi parenti.
Quindi si esercitava sugli imputati una pressione continua per intrap-
polarli a poco a poco in questo sistema, al cui interno avrebbero otte-
nuto l'assoluzione solo giocando l'abominevole gioco della delazione.




La solidarietà della famiglia e del clan, che per molto tempo aveva
costituito la forza della resistenza religiosa, sarà a poco a poco so-
stituita da un clima di sospetto che romperà dall'interno questa rete
di solidarietà: il giorno in cui tutti diffideranno di tutti, non sarà più
possibile una resistenza'.
Oltre a quella di crudeltà gratuita, l'accusa che più spesso veniva ri-
volta contro gli inquisitori era quella che abbiamo sentito risuonare
nelle strade di Bologna, e cioè che le condanne fossero 'fatte per
sottrarre il denaro e i beni agli eretici'.
Purtroppo le cose stavano proprio così, come attestano i pochi docu-
menti che abbiamo a disposizione. Teoricamente i frati di entrambi
gli ordini erano votati alla povertà personale, ma gli inquisitori con-
ducevano una vita tutt'altro che povera: peccati di ogni genere era-
no all'ordine del giorno, a partire dai più innocui, quelli di gola.




Spesso una parte non irrilevante della quantità enorme di denaro
che entrava nelle casse degli uffici inquisitoriali veniva usata per
l'acquisto di case e terreni per i propri parenti o amici.
Ufficialmente le entrate degli uffici inquisitoriali erano costituite
da tre voci: multe, cauzioni e vendita dei beni sequestrati. Ma a-
nalizziamo le voci ufficiali: per gli eretici confessi e che non abiu-
ravano era prevista la pena capitale e la confisca dei beni.
Quest'ultima veniva attuata anche nei confronti di chi era condan-
nato al carcere, e 'alcuni inquisitori l'applicarono addirittura a chi
si convertiva', ma in genere per un eretico che abiurava e si con-
vertiva erano previste altre pene, tra cui carcere, flagellazione pub-
bliche, l'obbligo di portare la croce cucita sui vestiti, oppure esor-
bitanti multe e una cauzione, ovvero una garanzia in denaro 'volta
ad assicurare l'osservanza degli obblighi di mantenere la fede cat-
tolica, di perseguitare e denunciare gli eretici e i loro fautori e di-
fensori e di eseguire le pene imposte.




In caso di anadempienza, rilevata con giudizio discrezionale dall'-
inquisitore, la causa restava al tribunale'.
Per quanto esorbitanti e numerose possano essere state le multe,
le entrate maggiori erano senza dubbio rappresentate dalla vendi-
ta dei beni confiscati. Qui l'avidità degli inquisitori e della Santa
Sede stessa non aveva limiti. Sempre più spesso venivano inqui-
siti e poi condannati, perché torturati fino alla confessione, per-
sonaggi di cui, proprio come dice una famosa novella del Boccac-
cio erano benestanti anche se non avevano nulla a che fare con
l'eresia.
(M. Soresina, Libertà va cercando)












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