giuliano

sabato 5 aprile 2014

IL 'LIBRETTO' DA GUIDA (18)



















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Il 'Libretto' da guida (17)

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La guida sa che il ‘signore’ attende una parola di lode, e possibilmente in presenza di terzi che lo gratifichi della sua ‘scaltrezza’, certo la cosa appare ripugnante… Egli sa che nel giorno della vittoria la sua suprema felicità, quando camminerà esultante e facilone con fare da gradasso spaccone… giù nell’albergo, consisterebbe, non tanto nel godimento dello spettacolo Divino della sublime elevazione dell’anima di fronte alla completezza e magnificenza della vista sulle… Alte Vette dell’Anima, quanto nella dichiarazione (sempre possibilmente davanti ai terzi compari suoi…) che ha arrampicato bene ottimamente, che ha dimostrato un coraggio da vecchia volpe (non offendiamo i lupi.. per favore…) di città, che ha usato la corda doppia meglio di uno scimpanzè, e che con un po’ di allenamento riuscirà (grazie agli eterni Secondi maestri….), non soltanto ad arrampicare su tutte le più difficili vette (della vita, con orrore di tutti gli ‘alpinisti’ dell’Assoluto…) con relativa e raccomandata facilità, ma potrà affrontare persino le scalate dei Supremi Gradi (nel Tempio della vita….) ove troneggia la croce dei grandi Alpinisti, poiché, in lui, l’attitudine allo ‘studio dell’alpinismo’ è innata, limpida, onesta, salutare, dovuta e meritevole, inequivocabile; e la migliore documentazione di questa sua attitudine è data dal fatto, che nei passaggi più difficili sa mantenere un sangue freddo sbalorditivo (anche il vecchio Capote ne proverebbe un certo interesse…), nonché quella presenza di arguzia di spirito (alcolico….) che distingue sempre il grande…. scalatore….




La guida sa che il suo giudizio, se lusinghiero, solleticherà la piccola vanità del cliente, e gli servirà d’argomento capitale per un autoincensamento nel lungo inverno della città, in famiglia, in società, nelle assemblee dei club alpini: ‘La mia guida mi disse che io…. Ecc.’, ripeterà con eccessiva frequenza. Essa sa anche che queste piccole miserie della vanità, mentre non danneggiano alcuno, fanno la felicità di un uomo nel grigiore della vita quotidiana, e che durante l’inverno, nel bagliore di nuovi progetti estivi, troverà quel conforto di cui tanto abbisogna nella banalità accompagnata dall’uniformità dell’esistenza quotidiana (come se le vette dello Spirito possano essere così nutrite e conquistate…).
La guida sa che il modo più efficace per conservarsi i clienti è la lode, e possibilmente fatta in pubblico (i pennivendoli della casta ne vanno così fieri….); sa che l’uomo non è come un tovagliolo di carta, che, usato una volta, viene buttato via; sa che la larghezza dell’incensamento gli procurerà, eventualmente, la mancia…, e per legge di compensazione un attestato magnifico che gli scriverà il ‘signore’ nel libretto da guida.




Humboldt disse che importano meno le vicissitudini di un uomo che le conseguenze delle stesse; e la guida manipolerà il ‘signore’ in modo da superare il fachiro napoletano che dà dell’ ‘eccellenza’ e si sprofonda in inchini davanti al più miserabile che gli faccia guadagnare uno scudo, e in modo da far arrossire il più lurido coolie cinese.
Se questi rapporti fra il ‘signore’ e la guida hanno un po’ il sapore della farsa (a cui è destinata la nostra esistenza terrena…), l’epilogo rappresenta davvero una delle più paradossali beffe. Dopo che l’intrepido turista si è consegnato mani e piedi alla guida come ad un angelo custode, dopo avergli affidato la incolumità, la vita, e magari l’avvenire della sua famiglia, dopo aver bevuto dalle sue labbra tutti gli insegnamenti (e rubato l’anima…, così cara ai cinesi…), dopo aver assorbito da lui i segreti della sua scienza arcana necessaria per una buona riuscita (spirituale non certo materiale nelle vette della vita…), questo scolaro si vedrà porgere un libretto con tanto di timbro dell’autorità politica, perché lo scolaro scriva la pagella (nella sua ignoranza burattinesca…) e classifichi il suo maestro!.....




Ritengo che fra tutti i controsensi, le contraddizioni, le volgarità, le disonestà, le ipocrisie accompagnate dalle falsità dell’eterno Secondo di questa vita, questo sia uno dei più stridenti ed amari. Ecco il banchiere di Francoforte, che per la prima volta ha calzato scarpette da roccia e si è legato ai fianchi una fune, il corpulento banchiere avvezzo alla birra ed ai buoni falò per i libri quanto per i suoi ripugnanti salsicciotti…, e che ha visto per la prima volta una rupe.., un frammento di roccia, una foglia, le forme di un’antica divinità calata nella Natura che non abbia il colore dei suoi verdi denari (lavati conto terzi…), e che sentendo parlare di guide, credeva si trattasse del suo cameriere personale (come i vecchi tempi andati…); e quando gli si presentò il giovanotto col suo bravo distintivo di guida sulla giacca lo scambiò per un facchino del porto, e il distintivo per il contrassegno in uso del ghetto: questo tale iniziato alla montagna, ora inforcando gli occhiali, comprendendo solo vagamente che cosa significhi ‘libretto da guida’ scriverà: ‘Fra il resto arrampica come un camoscio, ha una tecnica perfetta anche se rimeggia con la roccia, non ho mai visto un arrampicatore simile. Il mio ‘amico N.N. è il principe delle guide’ e via di questo passo’.
Se la guida durante la scalata avrà lodato la sua capacità, gli scriverà un ancor più lusinghiero attestato, lungo una pagina, e se lo avrà lodato in pubblico, lo descriverà come il ‘ non plus ultra’ delle guide per esperienza e capacità, e le pagine saranno due e magari tre… (ma se non ha compiuto tali servilismi, se pur una eccellente guida avrà il triste destino del buon ‘Mattia’ che non fu il solo….).




Alla partenza, colto il momento opportuno per una ‘rèclame’ da piazza, davanti ad un gran pubblico, accomiatandosi dalla guida, gli dirà in tono cameratesco: ‘Dunque, Sepp, un altr’anno andremo in Brenta, faremo il Campanil Basso, lo spigolo del Crozzon, la parete dell’Altissimo, e se il tempo si manterrà buono faremo ancora la direttissima della Marmolada e la Nord della Civetta vero? Sarà meglio che porti con me due paia di scarpe, ti pare? Forse un paio Manchon ed un Sextner? Qua il tuo libretto (che la penna mi freme sul bel cappellone alla Tex….)!’.
E l’uomo, che qualche ora prima nella solida fune della guida illustrava praticamente le leggi scoperte da Galileo (m’intendo quelle fisiche!), il gran commerciante berlinese quanto quello italiano, dal pingue sedere che per la prima volta si è sporcato le mani in montagna e sportivamente si è comportato poco meglio di una foca ammaestrata su di un albero, darà la classifica arrampicatoria….!
Per conto mio il libretto da guida non dovrebbe servire che ad annotare la correttezza morale (e spirituale…) della guida o nella peggiore delle ipotesi i suoi difetti, ma mai il grado di abilità sportiva nella miseranda palestra della vita di questo piccolo Creato….  Ricordo vivamente la forte ripugnanza che sentivo e sento, quando, per disciplina di mestiere, dovevo qualche rara volta esibire il mio libretto: mi sembrava un’umiliante ipocrisia. Normalmente non lo esibivo che a gente che me lo chiedeva e mi dava un certo affidamento di serietà e sobrietà di giudizio. 




Pur tuttavia potrei citare degli attestati lapidari atti a dimostrare strepitosamente che l’uomo fra tutti gli animali che infestano le montagne è indiscutibilmente il più ameno… fra le qualifiche più in uso nel libretto da guida è: ‘Arrampica come un camoscio’. Una classifica poco lusinghiera davvero (soprattutto per un Lupo di montagna di queste pagine così braccate ed inquisite dall’eterna Storia nominata vita…), perché è risaputo che i camosci non arrampicano, ma saltano e smuovono un’infinità di pietre, costituendo un grave pericolo per chi segue.
Poi: ‘Non ho mai conosciuto un arrampicatore migliore (è il Primo che ha conosciuto), ‘un compagno impagabile’, ecc. Ecco alcune qualifiche che trovo nel mio libretto: ‘Piaz è un arrampicatore capace di convertire il più convinto cattolico alla teoria di Darwin riguardo alla discendenza dell’uomo (per un assiduo sostenitore della Bibbia questo è di certo un peccato e una bestemmia assieme ad uguale grido di insulto riflesso nello specchio della materia…).
‘E’ superiore ad ogni elogio. Un artista nel più ‘Perfetto’ senso della parola (per questo lo sacrificheremo al rogo della nostra moderna Memoria e ad ogni scaffale della Storia….)’.
‘Piaz è una classe a sé (e noi di classi e scuole ne abbiamo tante senza un Piaz ad illuminarci la retta Via). Non va giudicato alla stregua degli altri (perché, infatti, non è come gli altri…., forse è per questo che anche in codesto momento urliamo un grido da piazza alla vetta di uno strano ed incompreso miracolo…)'. 















         

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