giuliano

domenica 12 aprile 2015

IL VOLO DI JONATHAN (12)






































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Giammai il volo destinerò alla tua meschina via, in quanto tutto il museo dovrai percorrere per conoscere l’opera magnifica che Dio compie per ogni vita. Quella è sacra e non nutre certo la ‘panza’ priva di qualsiasi spirituale e naturale sostanza, cui affidi la terrena paura di una diversa vista che riveste la terrena pretesa di sfamare la solo vita donata con la ricchezza ad ogni Natura rubata. E nell’Ermetica Parola nata è scritta la verità a te sconosciuta e taciuta, perché orni la tua certezza con il pasto Polifemo della cieca tua vista appesantito dalla dottrina al porto di questa terribile Notizia. Pasto ingordo narrato da un Angelo taciuto a cui affido questa preghiera Eretica al condimento della tua ‘ora’, Dio ‘saporito’ della falsa tua parola.
Il mare inghiottì tutte le anime come fosse un boato ed il cielo si è spezzato perché fuggivano da una Terra dove non v’è più Creato, perché fuggivano il deserto dove nulla è mai nato, perché fuggivano un destino non meritato, perché fuggivano la moneta di un vile Dio per essere qui solo narrato. La guerra che ciascun nobile arma per la sua ricca mensa priva di coscienza brucia la vita di chi vittima dell’eterno sacrificio, io che nel Teschio ho patito ugual martirio. Divennero mensa di un mare che accoglie il male subito con la promessa che la fine è solo un nuovo inizio. Tutte quelle vite morte al crocevia di un vento privo di qualsiasi Natura, ricordano il passo antico di chi ha subito il secolare destino per servire un diverso Dio schiavi di un mondo senza Dio. Queste Parole, dettate in quell’ora dal  Vento, custode della Preghiera, appendo al muro del mio Paradiso: venite anime smarrite e rapite, dal fondo di un mare al cielo di una nuova vita condurrò la paura, preghiera raccolta nell’ora infinita!




Continuo il volo ed il ricordo invade la Memoria, mentre il parco del mio Paradiso si trasforma in un inferno senza Dio, mentre quell’Eretica ora mi trascina per un ricordo appassito, ma la Primavera sazia e nutre lo Spirito, il volo proseguo perché lo vuole e comanda Dio, e proprio nel ricordo della stessa ora, quando ugual popolo fuggiva, sorvolo e scendo verso una regione ove è incisa la Memoria perseguitata. Il ricordo non fiacca la vista, altrettanto sublime al vento della Parola, perché nell’Universo di un mondo perseguitato, un vento nato non da un naturale miraggio, ma dall’intollerante parola ha scritto ugual memoria, di chi affogato nel peccato mai consumato di un battesimo scritto nell’acqua di un Dio distante dal gesto troppo piccolo per essere narrato come peccato. L’acqua divenne ugual tomba e martirio, condanna affogata dalla parola quale monolitica certezza, affogata nel fiume e nel mare senza alcun Dio. Il mare mi fa compagnia nel volo di questo ricordo, e nella miniatura cagione e ‘regola di vita’, canone e punizione di un peccato mai consumato, dedico ai martiri periti in quel vento nemico di ogni Dio. Perché il mare e il fiume fu la loro condanna, se pur l’Eresia mai predicata, ma amore e certezza che senza il ‘rito’ l’anima vola in Paradiso. Possiate accogliere e nutrire, in questo comune ricordo, la speranza di un mondo più nuovo, e risorgere a nuova vita, per condividere al porto di Dio chi ha patito e subito l’oltraggio alla Vita.




Il Purgatorio non esiste. Il papa è un collegio di saggi, in cui le donne rappresentano il trenta per cento. I santi sono cadaveri da non idolatrare. Maria una brava persona, ma certo non adorabile. I sacramenti sono soltanto due. La gerarchia ecclesiastica è diabolica.
Non basta?
Progressisti e ambientalisti per vocazione, i valdesi stanno per principio dalla parte dei poveri e dei vinti, predicano la pulizia morale delle loro valli e praticano ogni estate una ‘caccia alla lattina’ tra i boschi, condannano la teologia cristiana che ha permesso ad un’unica specie, l’essere umano, di distruggere e minacciare le altre forme di vita. E per finire, secondo loro pecca di più uno che ruba che un ministro di culto omosessuale. Eppure, sono cristiani. Cristiani da bruciare (o affogare…), come è stato detto. E fatto!
Tutto comincia con la storia di un personaggio simile a san Francesco, il commerciante Pietro Valdo, nato a Lione verso il 1140, il quale un bel giorno dell’anno 1174 decide di rinunciare ai suoi guadagni, di darsi alla predicazione del Vangelo e fin qui va bene: ma osa anche tradurre in dialetto la Bibbia. E’ l’Eresia. Ma mentre Francesco di Assisi, che fece analoghe scelte di vita, alla fine – grazie anche a una genuflessione davanti al pontefice – sarà canonizzato, Valdo viene immediatamente scomunicato (1184). E i suoi seguaci, ‘i poveri di Lione’, censori del lusso e della corruzione del clero, vanno incontro ad una persecuzione che gli storici contemporanei non esitano a chiamare genocidio.




Oggi i valdesi che vivono in Piemonte, concentrati in tre valli delle Alpi Cozie settentrionali (Chisone, Pellice e Germanasca), sono circa 13.000. Altrettanti sono sparsi nell’Italia centrale e meridionale, e altri 13.000 sono insediati nel Nuovo Mondo, principalmente in Uruguay ed in Argentina. I seguaci di Valdo hanno un loro Sinodo (l’organo collegiale che per questi riformati corrisponde al ‘pontefice’ romano), un consiglio esecutivo chiamato ‘Tavola’ e una  rete capillare di ‘sacerdoti.pastori’ presenti in ogni frazione montana. Gestiscono inoltre un ospedale modello, trasmettono musica e notiziari da una radio, ospitano in villeggiatura tutti i nonni di quei torinesi che ad agosto schizzano in Kenya e a Bangkok.
Eppure in mezzo a queste montagne aspre, tra il Monvisio e il Moncenisio, in questo baluardo naturale da ‘volpi eretiche’, come venivano soprannominati un tempo, i valdesi vivono ancora in riserva. Forse non più nel ghetto, come nei 287 anni trascorsi tra la pace firmata a Cavour da Emanuele Filiberto di Savoia che ne riconosceva l’esistenza fisica (1561) e l’editto di Carlo Alberto che dopo secoli di soprusi e di repressioni concedeva loro finalmente i diritti civili (1848). Ma in una specie di riserva indiana, sì!




(Quanto sublime la Terra vista dall’alto, quanto rigogliosa e prosperosa, ma possibile che tanto male l’ha seminata, tanto odio l’ha nutrita, eppure nel libro miniato, ragione di un comune desiderio pregato, come può la Parola volgere ad un vento nemico di ogni comune ‘ora’, questo io non comprendo e capisco, continuo il volo perché Dio nasce dal vento di un diverso Principio. Dio non può essere racchiuso in un rigo, al crocevia di uno strano bivio dove la via può essere smarrita perseguitata o inquisita. Così che un vento nemico di ogni Natura crea la disavventura per ogni naufrago nero o bianco che sia per perire in un mare profondo quale battesimo di una strana Dottrina.
“Quanto sei ingenuo Jonathan, corri veloce per questi ed altri luoghi con compagna la sola certezza dell’umile preghiera di un mondo limpido e giusto a misura di ogni Pensiero all’uomo muto nello Spirito taciuto”.
Chi sei, non ti vedo!




“Certo che no, perché sono quel Dio pregato dal libro narrato e venerato, mi hai dato del ‘guardiano’ del tuo creato, mi hai rivolto blasfema parola offesa al secolare Verbo. Puoi leggermi su un rigo su una strofa così ben curata e descritta nello stesso secolo di quell’‘ora’, ed io farò nascere quel vento nemico alla tua Prima Parola, poi solleverò la Terra affinché la nebbia si sazi del tuo istinto immaturo. Quelle genti prega(va)no il mio pensiero al bivio di un diverso vento nato e poi risorto, e tu ben sai, visto che cavalchi la Parola dal medesimo Principio partorita, che nascono bufere al crocevia di basse o alte atmosfere, con tutte le perturbazioni che fanno il mio secolo infinito, il tuo un invisibile creato da me per sempre punito ed inquisito. Lo hai detto e descritto, per questo è nata una bufera, sono io che comando l’uomo su questa Terra, anche se Secondo al Primo di un istinto taciuto, pace e tolleranza non appartengono alle ragioni del tuo Sogno pensato e Creato, ho dovuto metterlo per iscritto e dettare il tutto ad un profeta, salì alto nel monte, non fu cosa facile incidere tutte quelle parole, per giunta il mio popolo si era anche smarrito e la legge fu l’ancora di ogni peccato, comandai quell’uomo per disciplinare quanto da te Creato, senza legge e peccato! Son io che disciplino e regolo la rotta, infatti tutti in segreto predicano la tua nuova venuta, in quanto la ‘moneta’ coniata quale eterna certezza araldo di vita, con te, certo, avrebbe esistenza ben dura! La ‘materia’ sulla quale poggi le tue ali quali fossero Divine Parole, per me, che combatto con l’uomo ogni giorno, sono scemenze senza contorno, sono tavolette per la povera favella. Il figlio che hai abbandonato per una lenta agonia nominata da te evoluzione dal mare partorita, conosce una diversa Rima, l’ermetico e intricato pensiero conosce una diversa evoluzione alla Rima dell’Eterna mia venuta, perché io quale custode nominato ho creato in verità ogni creatura...















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