giuliano

lunedì 22 giugno 2015

IL TEMPO E LA MEMORIA (l'invisibile impero) (21)

































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Quando alla fine del XV secolo l'Europa si accinse a espandersi oltre i propri confini, era un continente assai diversificato.
L'Italia stava vivendo allora il suo Rinascimento, ma non fu questo paese il punto di partenza per le grandi esplorazioni geografiche. Gli stati che si affacciavano sull'Atlantico e che avrebbero presto fondato imperi oltremare godevano solo in minima parte dello splendore artistico e della vivacità culturale dell'Italia. La Spagna e il Portogallo erano profondamente radicati nelle istituzioni e nella cultura feudali. La monarchia francese era appena uscita vittoriosa da lunghi ed estenuanti conflitti con il regno inglese e il ducato di Borgogna, mentre in Inghilterra i Tudor avevano appena iniziato la ricostruzione sulle rovine che avevano ereditato dalla Guerra delle Due Rose.
Sebbene oggi si riescano a scorgere in quel periodo i primi germi dell'epoca moderna, i popoli dell'Europa occidentali destinati a divenire grandi potenze conoscevano solo il passato da cui provenivano, fatto di ideali, comportamenti e aspettative ancora sostanzialmente feudali. Quando gli Europei diedero inizio ai loro mirabili viaggi di esplorazione verso ‘nuovi’ favolosi mondi, non potevano che esportare l'unico bagaglio culturale di cui erano in possesso, gli strumenti culturali di cui impastata la loro cultura fin dal Medioevo, e quando sbarcarono con successo applicarono questi stessi principi approfittando della superiorità tecnologica data loro dalle navi e dalle armi da fuoco, per poi imporre alle società dei popoli indigeni i modelli che lasceranno una impronta indelebile nella cultura stratigrafica di un intero mondo conquistato e soggiogato.
I teologi medievali avevano insegnato che il risultato di una conquista poteva essere legittimato solo nel caso in cui la guerra vinta sul campo fosse stata una guerra giusta. Per gli ambiziosi signori e condottieri feudali poteva essere talvolta difficile adattare alle opportunità contingenti le condizioni che definivano una giusta guerra, ma si preferiva evitare di contravvenire troppo apertamente a questa dottrina per non dare alcun vantaggio al nemico. Le difficoltà aumentavano quando candidati alla sottomissione erano dei popoli che abitavano dalla parte opposta del globo. Non era facile dichiarare una guerra giusta e difensiva contro un nemico che non si era mai avvicinato a meno di mille miglia dai propri confini. Fortunatamente vi era un precedente a favore: le Crociate avevano infatti chiaramente affermato il principio secondo cui una guerra condotta nell'interesse della Santa Chiesa era di per sé giusta.




Tale principio era ancora estremamente attuale agli estremi confini dell'Europa sotto il dominio dell'Islam. Quando nel 1453 la conquista ottomana di Costantinopoli minacciò l'invasione mussulmana di tutti i Balcani e diede ai Turchi la supremazia navale in grado di attaccare tutto il Mediterraneo cristiano, il Portogallo e la Spagna lanciarono la controffensiva. Due anni dopo la caduta di Costantinopoli papa Nicola V concesse al re del Portogallo di sottomettere come schiavi e di confiscare le terre e le proprietà di ‘tutti i Saraceni e i pagani di ogni specie, e tutti gli altri avversari di Cristo, dovunque essi si trovino’. I Portoghesi si appellarono alle direttive di Nicola V per giustificare le spedizioni contro i mussulmani sulla costa africana del Mediterraneo, ma il Portogallo aveva cominciato a interessarsi anche alle coste atlantiche africane e la terminologia della bolla papale (‘di ogni specie, dovunque essi si trovino’) serviva a legittimare spedizioni schiaviste un po’ dappertutto.
Regni ed individui che mai avevano minacciato il Portogallo - sconosciuti anzi, a tutta l'Europa - diventavano così legittima terra di conquista. La dottrina nata per santificare la conquista della Terra Santa estendeva la sua applicazione sino a giustificare la conquista del mondo intero. Alle sante missioni dei Portoghesi si aggiunsero ben presto altri pretendenti ad analoghe opere di carità e di saccheggio.
Nel 1493 Rodrigo Borgia, eletto papa Alessandro VI, concesse ai sovrani spagnoli il dominio su tutti i continenti non ancora sottomessi da nazioni cristiane, per indurre i pagani derelitti ‘ad abbracciare la fede cattolica e a vivere  secondo la sua morale’. Borgia era stato portato a questo passo ‘esclusivamente dalla nostra generosità e dalla sicura coscienza nella pienezza della nostra autorità apostolica e in nome di Dio Onnipotente’. Per escludere ogni dubbio sulle sue intenzioni egli definì il suo documento: ‘nostra esortazione, richiesta, donazione, concessione, assegnazione, investitura, contratto, costituzione, delega, mandato, inibizione, indulto, estensione, ampliamento, volontà e decreto’.
I trasgressori di tutto ciò sarebbero incorsi nelle minacce dell’‘ira divina’, ma anche, con singolare caduta di tono, dei santi Pietro e Paolo. La guerra di conquista come estensione delle Crociate rimaneva indiscutibilmente un concetto feudale; sicuramente non era un concetto cristiano, estraneo a ogni insegnamento del primo Maestro, fonte del cristianesimo. La mentalità della Crociata si era formata sotto la spinta militarista dei signori feudali; essa offrì a sua volta la base per razionalizzare i motivi della conquista e lasciò il segno su tutte le future azioni dei conquistatori e su tutte le successive trasformazioni del suo ruolo.
Questi invasori di continenti sconosciuti presupponevano una loro superiorità innata e assoluta su tutti gli altri popoli, sancita per diritto divino; le generazioni successive avrebbero poi laicizzato la giustificazione del loro diritto trasferendolo da Dio alla Natura, ma senza mutarne il carattere innato e assoluto. Gli Europei promotori della conquista del Nuovo Mondo si professavano perlopiù di religione cristiana, ed erano generosamente di ceppo indo-europeo. Quando più tardi si affermò quale principio dominante della conquista europea il razzismo, esso si sviluppò per naturale progressione dalle basi della religiosità feudale.
I conquistatori del continente americano glorificarono le devastazioni da essi compiute dando loro un’aura di sacralità, che anche i loro discendenti si sono dimostrati alquanto restii a demistificare. Forse non accade più a uomini bianchi di una certa cultura di abbracciare entusiasticamente illusioni di grandezza, ma i miti creati dall'ideologia della conquista perdurano ancora in molteplici forme così da mascherare la terribile tragedia che si cela dietro i fasti europei. Anche se gli ideologi della conquista non possono più scatenare entusiasmi per guerre sante o per i principi della biologia razziale, possono ancora contare su un vasto e influente complesso di miti, secondo cui i popoli indo-europei cristianizzati non sono solamente bianchi ed eletti ma anche civilizzati, a differenza dei pagani di colore abitanti in terre lontane, i quali non sono solo idolatri e di pelle scura ma in primo luogo selvaggi. In questo modo si mantengono intatti i principi cardine di preda e predatore e il grande mito nato dalle invasioni e dai massacri preserva il proprio sanguinario splendore.
(F. Jennings, L'invasione dell'America)



  
La sera del lunedì successivo, alle otto precise, arrivai al 198 di Whitehall Street…

(...Place, io vi arrivai prima di questo post, alle otto di questa mattina, su una piazza del tutto simile, e all’apparenza normale dopo i tumulti di una notte ...da KKK appunto. Ma in un ambiente del tutto uguale, cioè dal sapore e odore non troppo dissimile da quello che provo qui ad accennare in questo breve post….

Che gli zelanti Kavalieri del KKK (e non), non si offendano di queste parole a loro dedicate, per l’attenzione a loro riposta, ricordando loro, anzi raccomandando loro, dopo aver descritto le prassi d’iscrizione quali ‘maestri d’azione’, quale ruolo, pur l’apparenza, a lor conviene.
Che i zelanti progressisti e valenti fotografi non si offendano per questo umile consiglio, dopo una notte da KKK, convien loro, dopo il servizio offerto, una celere adesione.
Non si offendano le forze dell'ordine, e zelanti graduati e segreti ciarlatani, che abdicano il dovere al mattino, il lavoro di prevenzione che dovrebbero svolgere in ogni ora della giornata e della notte. Costringendo interi quartieri a notti da KKK, oggi come ieri.
E non parlo solo del bianco cavaliere!
Non si offenda il Klan dal rito scozzese o meno, il loro ruolo è già scritto nel libro, io qui ne traccio breve memoria, cara ai roghi della storia.
Non si offenda il bottegaio se ora lo nominiamo, lui che preferisce il giovane ragazzino male-istruito, con l’urlo e il motorino, che al libro ha abdicato il gioco dell’aguzzino quale futuro paladino del razzismo padano ora incrociato con il sud normanno e anche un poco squilibrato.
Non si offendano neppure gli zelanti protettori, che fan del loro rito del giorno e del mattino, il gran quattrino del becchino che si chiama ugualmente… aguzzino.
Non si offendano i ben-pensanti, quelli che la sera chiudono bene le imposte, ed al mattino ciarlano per una cacata fuori le loro porte.
Non si offenda la scopetta del mattino, che ben lucida lo zerbino, se la notte urla il grido forte del Klan e tutta la sua corte, lei li voterà di sicuro,.... in nome del Dio quattrino.
Non si offendano i medici dei pazzi, se anche noi urliamo fuori dalle loro porte, perché i camici di quel Klan ha lo stesso loro colore, allor preferiam esser pazzi e mai loro pazienti, che affiliati e vivere vestiti come deficienti.
Quel colore, solo a loro si addice, noi poveri Eretici, urliamo come sempre contro gli stenti dei nostri umili patimenti, senza neppur esser negri. 
Non si offendano dunque i religiosi, accompagnati dai pennivendoli, se il post o libro non è piaciuto, c’è sempre il Klan che urla il disappunto venduto ad un fanciullo arguto.
Loro son solo bravi ed onesti Cavalieri accompagnati sempre da nuovi fidi scudieri al seggio del loro eterno sterco, che poi sian anche progressisti o inquisitori, l’abito li unisce nell'urlo saputo. Non v’è gran differenza nella casta, loro grande sostanza, lor non nominano le storie per ingannar la gente, perché noi sappiamo per il vero il loro antico mestiere!
Se poi son dentro anche nei tribunali, quali alti e protetti magistrati o illustri avvocati, Dio ci protegga da li inganni di codesti ciarlatani, perché hanno sbagliato mestiere: l’innocente non va contro la legge, ma spesso chi di legge si intende, trae vantaggio dal proprio et (non) umile mestiere. E noi speriam che non sia quello l’antico dovere che più si addice ad un giovane coglione con la divisa pulita a dovere...
E al posto del cappello uno strano cappuccio, così han catturato il vero et antico cappuccino: l’Eretico ed il negro, dell’intera storia qui narrata e come un Tempo braccata... Che il loro Dio non ce ne voglia in questa bella giornata, dopo una nottata dedicata ai KKK della strada...
Se poi voglion conoscere i motivi di questa strofa, si accomodino pure che a loro sarà servita la verità dell’intiera rima (se non l’hanno già rubata come sono soliti nella strana loro poesia….!), sempre che non l’abbian già barattata con un altro piatto della panza così ben nutrita..., solo per confondere l’intera ciurma ben digerita E’ questa la sostanza della loro onesta e devota disciplina e che Dio ci Benedica...
Noi siam fiduciosi della nostra umile creanza, e quando sarà l’ora, mentre loro s’affannano sulla (antica) storia, noi pubblicheremo l'intera rima... con il nostro bel nome, sperando che qualcuno non si senta come quel tale, che non nomino per ‘lo vero nome’, ma gridava: ‘son io e solo io, il vero Napoleone, tutti gli altri non son nessuno, perché io son il medico e tutti gli altri han taciuto...., chiamandolo per nome: Salutiamo a te… solo e vero Imperatore’.
E che Dio ci accompagni, perché mai nominammo il suo nome!
Lui con il mio si sente un Dio.
Povero Dio sei morto due volte, e certo non per mano mia che conosco il tuo pensiero e mai l’ho offeso... in questa lunga litania, e che Dio ci benedica!)
(L’Eretico braccato e torturato)



  
Una grossa baracca di legno dove la Kavern n. 1 teneva abitualmente le sue riunioni. C’erano sulla porta una mezza dozzina di persone.
‘Cerco degli Americani mancini’ dissi avvicinandomi e tenendo la mano sinistra. ‘Allora il posto è questo’ mi rispose un grosso uomo che stava di guardia all’ingresso e che riconobbi subito, era il Falco Notturno. ‘Sali pure’. Mi arrampicai sulla scala e arrivai in un’ampia stanza dove c’erano una cinquantina di persone. In fondo alla camera una porta chiusa, e dopo pochi minuti comparve di nuovo il Falco Notturno. ‘Klansmen’, disse. ‘Venite qui che vi insegno la Regola della Kaverna’. Si mise a sedere al centro della stanza e noi ci radunammo intorno a lui.
‘Per prima cosa’, continuò ‘ora che siete diventati cittadini dell'Invisibile Impero, dovete imparare il nostro linguaggio. In genere la terminologia del Klan deriva dalla sostituzione della lettera ‘c’ con la lettera ‘k’. Per esempio, noi non diciamo caverna, ma Kaverna. Avete capito?’. (Allora da domani tutte le lettere vengano immediatamente soppresse e sostituite...) Assentimmo tutti in coro (e tutti rimanemmo in un impietrito silenzio) e subito Falco Notturno ricominciò a parlare. Il nostro nome deriva dalla parola greca ‘kuklos’ che significa circolo (in effetti girano costantemente in circolo, come sono solito fare i deficienti ed i malati psichici, non nominando gli ossessivi e gli idioti; che poi si intendano anche di filosofia conserviamo seri ed onesti dubbi....). Nel periodo successivo alla Guerra Civile, le prime società segrete vennero chiamate ‘Circoli Bianchi’ e solo nel 1865, nel Tennessee, venne fondato il Klan dal generale Forrest che ne fu il primo affiliato.  ‘E la parola Klan da che cosa deriva?’, domandai io. ‘Dai clan scozzesi’, replicò Falco Notturno. ‘Questi usavano mandare in giro dei cavalieri con croci illuminate per invitare alla guerra i loro membri’ (…Ma soprattutto, colmo della beffa, inneggiano anche alla libertà di parola, prima e dopo il rito della storia...).
‘Sono stato costretto a combattere contro Hitler’ dichiarò un giovane con amarezza ‘ma se scoppia la guerra delle razze, sarò uno dei primi ad arruolarmi volontario’. ‘Bravo!’ approvò Falco Notturno. ‘Ma ora, prima di proseguire, devo dirvi qualcosa sui nomi dei funzionari del Klan e su altre questioni che possono interessarvi’. Prese dalla tasca un libriccino azzurro piuttosto consunto del quale, trovandomi in prima fila, scorsi il titolo. In copertina a grossi caratteri c'era scritto: ‘Il Korano: Carattere Onore e Dovere’. Mentre Carter lo sfogliava, lessi anche questa frase:  ‘ATTENZIONE! Il Korano è il Libro del Klan ed è perciò un testo sacro il cui contenuto DEVE essere rigidamente tenuto segreto. Una grave pena sarà inflitta a chi violasse questa legge’.











   




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