giuliano

mercoledì 24 giugno 2015

IL TEMPO E LA MEMORIA (la memoria) (23)




































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....Dove la nuova Inquisizione costruì rapporti di collaborazione coi poteri politici…
…Dietro il funzionamento della nuova macchina politica, infatti, si staglia la presenza dell’uomo al quale Ferdinando il Cattolico si affidò per questa impresa: il domenicano Tomàs de Torquemada nipote di Juan de Torquemada (un illustre ‘converso’ diventato cardinale e autore di una importante ‘Summa de Ecclesia’). Fu Torquemada a scegliere le persone da nominare nelle varie sedi; e si dovette a lui la stesura delle istruzioni per il funzionamento del nuovo tribunale.
Quest’uomo doveva lasciare sulla storia dell’Inquisizione di Spagna il marchio del suo nome. Della sua realtà umana e delle sue idee sappiamo abbastanza poco, come se l’impresa a cui si dedicò lo avesse assorbito completamente. E, pur avendo anch’egli in famiglia ascendenze di ebrei convertiti, non esitò a chiedere al papa Alessandro VI nel 1496 uno statuto di ‘esclusione dei conversi’ dal convento domenicano di San Tommaso d’Aquino da lui fondato ad Avila. La sua dura convinzione della necessità di un rigoroso sistema di sorveglianza antiereticale trovò espressione nelle norme elaborate per il funzionamento della macchina inquisitoriale; norme dettagliate, messe a punto in una serie di riunioni e diventate il codice dell’intera Inquisizione (e non solo…) specchio di un Impero e di una intera civiltà…. su cui si riflettevano i cardini del potere e la successiva ricchezza.
(A. Prosperi, Il seme dell’intolleranza)




Un problema di non poco conto è l’interpretazione del concetto di ‘Infallibilità’,  frammento di singola parola, che in realtà nel suo insieme raccoglie e sottintende molto di più di quanto noi, nello sforzo di voler interpretare, possiamo sperare di raggiungere dall’essenza del suo opposto donde sappiamo provenire. In quanto l’intera evoluzione è costruita nel principio opposto, quindi l’immagine di un più certo e probabile Dio, è il riflesso di una progressiva evoluzione, la quale come sappiamo, per raggiungere il suo grado di presunta perfezione dall’imperfezione nata, contraria all’infallibile ingegno, ha impiegato milioni di ère.
Le quali, in questa contraddizione rilevata, in pochi decenni che raggiungono un secolo pari ad un Secondo di vita, ‘siamo o meglio sono riusciti’ in ciò che un probabile Creatore ha impiegato in milioni di anni scritti nell’errore giammai nella perfezione dell’Opera scaturita. Da ciò tante correnti di pensiero filosofiche e teologiche circa il motivo della Vita, l’Orrore e l’Errore nella prigionia di una materia imperfetta, opposta ad uno Spirito o Anima eterna e vera immagine di Dio. Quanto Colui e come Colui prigioniero e Straniero nei termini di una vita o peggio di una esistenza inconciliabili con la Prima Perfezione divina ed immateriale discesa nel mondo materiale e sacrificata dall’imperfezione umana al Teschio della Vita donata….   
Il dogma dell’‘Infallibilità’ è degno di nota perché con esso la Chiesa ha gestito e continua a gestire il principio stesso della fede. Ciò che, per taluni profani, o non addetti ai lavori, può apparire banale, in realtà per altri, è cosa assai importante. Per questo motivo a taluni l’- ‘inconsistente’ parola eretica appare ed apparve così infernale e sempre tracciata nella ‘nullità’ soggetta all’eterno ‘errore’, quanto alla giustificata persecuzione consolidata nei secoli fino ad approdare a quelle forme di vero e proprio genocidio non solo culturale, ma anche  legato alla razza e sangue di appartenenza. Successivamente alla estrazione ‘etnica’ quale animale indigeno privo di umanità in quanto non soggetto alla subordinazione cristiana della fede nella quale il battesimo è espressione di una Infallibilità di cui la Cristianità con la Chiesa si fa testimone.




Circa ciò conosciamo testimonianze legate all’Errore e l’Orrore nella stessa impostazione del Rito, nei corretti termini di interpretazione e applicazione del Rito cui ognuno quale credente è soggetto. L’infallibilità aveva tracciato in questo singolo evento, come in altri, i tratti che porteranno ad una giustificata premessa di genocidio, quando in verità sappiamo l’evento stesso raccolto in una forma sacramentale che evidenzia un Rito frutto di un processo storico evolutivo e sociale non riconducibile alla mancanza del libero arbitrio ma semmai al suo opposto, il libero arbitrio consolida la scelta del rito quale legame ad una fede o ad una setta. Tutto ciò è riconducibile al mito, l’acqua quale mezzo di purificazione.
Giacché nella interpretazione e successiva esposizione teologica, il ‘Frammento’ il ‘Verbo’ il ‘rito’ che evidenzia  consolida e l’aveva originata (l’infallibilità), è pietra angolare di un intero edificio teologico. E con esso un intera cultura che si snoda nell'arco di secoli.
Diversa visione d’insieme appare ed apparve l’Eresia in ogni tempo e luogo dove il dissenso manifesta un diverso principio ordinatore, o al contrario, ristabilisce l’antico principio trasmutato o peggio inquisito e perseguitato, quindi sempre classificata ai margini di una socialità da emarginare, in quanto non apportatrice di valori comuni alla mensa dell’‘infallibile’ parola e verità detta propagata e predicata quale sola ed unica certezza legittimata a sindacare l’altrui motivo o principio: bestemmia punibile con la peggiore sentenza.
In tal concetto o insieme che la parola ‘Infallibilità’ racchiude è quindi sottointesa anche la volontà manifesta di intendere e spiegare i termini non solo Divini, la Natura e l’essenza di quanto adorato e venerato, ma anche le probabili condizioni dell’Opera pregata osservata ammirata e edificata. E di cui, ancora, i riflessi sono ben presenti sia nel nostro ordinamento civile, sia nella nostra comune visione di intendere o (peggio) interpretare le cose.
In realtà, dobbiamo partire dalla premessa indispensabile che la tradizione orale è cardine e principio di ogni civiltà. Poi è apparsa la scrittura. All'inizio della civiltà, tutto ciò che era fondamento di una vasta comunità era affidato al compito della memoria orale. Poi venne appresa e consolidata la capacità e l’abitudine della scrittura. Soprattutto per esigenze pratiche. Quello che separa o divide, ai giorni nostri due differenti ‘mondi’ apparentemente distanti fra loro, come la cultura ‘uso stampa’ (letteratura e altro), e la cultura del vasto mondo di ‘Internet’, per sollecitare un esempio calzante che si modella al nostro caso. Stessa evoluzione che si conosce fra la memoria orale (fatti, avvenimenti, miti, detti, leggende, principi, preghiere, canzoni, cronache, racconti e via dicendo) e lo ‘scriba’, il ‘copista’, e successivamente il torchio uso stampa.
Dalla stampa, al variegato mondo informatizzato della cultura della ‘rete’. Tutti passaggi che suscitano ed hanno suscitato un confronto fra ortodossi ed eterodossi, non solo del pensiero teologico, ma anche del mondo culturale  dove si riconosce una evoluzione. Il Cristianesimo appare a tutti gli effetti una lenta e graduale evoluzione dettata da principi e necessità spirituali, e oserei dire, storiche, il quale ha costruito le sue innumerevoli vicissitudini sociali e teologiche su delle premesse e fonti che con i secoli hanno perso o mutato del tutto il loro vigore scritto nella memoria della ‘Prima Parola’, proprio per il motivo della trasposizione orale. Ragione per cui la vera natura si è andata sminuendo, perché persa o confusa nella storia stessa che con difficoltà riesce a risalire, se non addirittura rintracciare ed interpretare la stessa sua origine; culminando nel paradosso di eresia (da Lui stesso predicata) o pericolosità insita nel pensiero di un profeta più o meno annunciato del quale la Memoria ha successivamente ricordato interpretato… e concordato (quanto i canoni di una tradizione evoluta nel tempo con tutte le sue regole discipline nell’ordine dell’ortodossa ed Eretica parola di un Dio padre interpretata) quanto da Lui donato (i Vangeli sono la testimonianza concordata e certificata, ma vi sono anche quelli eretici con cui stabilire la certezza della verità dalla storicità indagata….).
Ove risieda la via, l’Ortodossa e Eterodossa verità?




E’ un limite di enunciazione chiuso nel Tempio limite  della Parola espressione della Memoria che Godel saprebbe sicuramente svelare ed enunciare nel limite stesso che indaghiamo con la stessa predisposizione d’animo di una Fisica pari l’intero Creato così evoluto e pregato, venerato, oppure al contrario, eternamente mortificato ed umiliato  (che potrebbe contraddire quella famosa infallibilità o se non altro concederne diversa visione).
Ecco, così, che il Frammento acquista in ogni epoca cui rivolgiamo la nostra attenzione, molta importanza, perché su di esso possiamo rintracciare l’origine di un’intero codice genetico di credenze, intuizioni, pensieri..., divenuti simboli, geroglifici, scritture. Questa fonte potrebbe nei secoli e millenni aver mutato del tutto la sua vera natura. Influssi e contaminazioni hanno indebolito rafforzato o svelito il pensiero originario, fino a perdere ogni vigore. E ogni possibile verità cancellata a beneficio di un’altra, che per esigenze storiche e successivo adattamento ‘sociale’ ha mutato le proprie caratteristiche, pur mantenendo nel proprio affinità e connessioni, che, per quanto stentiamo a riconoscere, in realtà sono ben evidenti. Del resto, come nel vasto dibattito del mondo evolutivo che difficilmente in talune culture è riuscito a compiere i suoi passi nella verità più consona alla Terra e di conseguenza all'Universo abitato. Infatti con miopia riusciremmo a trovare congiunzioni fra il vasto mondo acquatico e le successive mutazioni che ha conosciuto quel primo essere vivente uscito dal suo originale insediamento.
Così, per concludere, ‘Infallibilità’ rappresenta sempre un Orrore innanzitutto in seno a qualsivoglia interpretazione, il concetto stesso di vita o semplicemente di luce nasce dal moto opposto ed è più consono ad una casualità di duplici eventi (onda e particella, con la Meccanica quantistica siamo evoluti fino ad un nesso scritto in una cognizione di causa dove la fisica raggiunge la metafisica). Infallibile può essere il pensiero Primo, casuale, ciò che si è originato successivamente non ad un intento manifesto di creazione volontaria, intesa come gesto pensato, così come l'infallibilità di quel Dio immaginato ed interpretato, ma invece come conseguenza propria di una duplicità fra materia e spirito, fra anima e creato, fra infinito e finito. Fra ciò che è materia e il suo opposto (donde sappiamo provenire).
Forse per millenni abbiamo avvertito Dio, e la sua esigenza, come il frutto di qualcosa originato innanzitutto dalla conflittualità fra materia e spirito, e questa certo, non può che fruttare e motivare pensieri inerenti alla sua specifica natura, con la presunzione di definire interpretare e riportare la Sua volontà, o ancor peggior bestemmia, elevandoci noi a sua immagine e somiglianza per decretare una improbabile infallibilità. Noi quali esseri viventi, pur volgendo verso una possibile perfezione, proveniamo e siamo, una continua imperfezione in seno alla natura. Forse la natura in questo ci è maestra. Ma anche qui, l’errata interpretazione ha fatto sì che l’abbiamo ridotta ad un sottoprodotto delle nostre esigenze, piegandola al nostro volere accompagnato all’insaziabile ed ingordo bisogno di deciderne e controllarne gli eventi, e quindi sottometterla ai nostri ‘eterni’ bisogni…
(Curatore del blog)



  

...Ebbene, quando si parla di Inquisizione (spagnola) del XV secolo, il nome che su tutti gli altri emerge nella memoria è quello di Tomas de Torquemada, giunto ad incarnare, dell'Inquisizione, l'aspetto più orrendo e devastante. Ed in effetti, Torquemada incarnò per vari anni l'essenza stessa dell'Inquisizione: almeno da quando il papa gli conferì, nel 1483, la qualifica di Inquisitore generale per tutto il regno di Castiglia.
Fray Tomas, aveva allora 62 anni. Discendente del cardinale Juan, famoso per aver difeso strenuamente la tesi dell’infallibilità del papa, Tomas è un personaggio la cui memoria galleggia tra storia e mito; in realtà, pochissima la storia. Probabilmente nato ad Avila, attorno al 1420, giovanissimo, si era fatto frate predicatore nel convento domenicano di San Paolo in Valladolid, col nome di Tommaso, in onore del santo domenicano e filosofo, d'Aquino; da subito aveva abbracciato la riforma rigida dell'Ordine, sulle orme del padre generale Alfonso de San Cebrian: questa scelta testimonia a favore dell'immagine ascetica dell'uomo.
La sua carriera era stata folgorante: priore del convento di Santa Cruz, a Segovia; confessore e confidente del tesoriere di Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia; infine consigliere della stessa Isabella. La nomina ad inquisitore del regno era stata la degna conclusione di un percorso di onori e di amicizie che, se non aveva pari, era certamente invidiabile. Chi ne tesseva gli elogi, non mancava di sottolineare come non mangiasse mai carne, non facesse mai uso di lino nel proprio letto, non favorisse neppure i parenti più prossimi con benefici e regalie.  Uomo di eloquenza potente, capace di suggestionare chiunque con la predicazione, Tomas era la perfetta incarnazione dell'uomo di fede desideroso di difendere la fede.
Fin qui la storia….
Dove risieda la verità posta fra storia e mito resta un mistero: come sempre è l'anima dell’uomo a custodirla; in questo caso, l'anima del giudice (ma per sottolineare lo spirito dell'uomo di fede riflesso nello specchio del suo tempo, mi è parso importante riportare per intero quelle che furono talune importanti disposizioni da lui emanate, che forse ci fanno meglio capire l'animo dell'uomo nei confronti della fede stessa da lui promossa e dibattuta, ‘consegnata’ ai suoi fedeli e difesa dal pericolo di ogni diversa ortodossia o eresia. Vedremo come in contraddizione con le enunciazioni del ‘principio’ cristiano, la solidarietà, l'amore fraterno, la tolleranza, e molti altri comandamenti svilissero la loro originaria natura  per reprimere e forse neppure prevenire qualsiasi dissenso dinnanzi ad un solo ‘infallibile principio’.
Per concludere, leggiamo le ‘disposizioni’, da quelle ci facciamo un'idea precisa del personaggio, come dire, e tradotto nella odierna democrazia riflessa nei suoi mezzi: ascoltiamo le sue chiacchiere, voci, grida, sussurri, parole, invettive, e perché no, pettegolezzi sermoni, e lettere; fuori e dentro la Chiesa. Sì perché la Chiesa era il principale centro di potere e culto che ha caratterizzato e modellato per secoli le civiltà.


  

Divenuto Inquisitore generale, Torquemada si prefigge uno scopo ben preciso, che non è quello di aumentare la rigorosità delle persecuzioni, bensì quello di regolamentare l’attività inquisitoriale. Lo scopo è ‘nobile’ e perfettamente conseguente alle motivazioni che hanno prodotto la sua nomina (sulle parole dell’autore cui faccio riferimento in questa parentesi, trovo del chiaro umorismo storico, cioè non si vuol affermare che Tomas è meglio di altri, suoi consimili, ma solo che nei quasi 400 anni dopo analoghe persecuzioni, il tono è stato regolamentato; di fatto rimane pur sempre un documento raccapricciante per qualsivoglia libertà di pensiero e culto... Una chiara ‘fotografia storica’ che svela ancor di più il ‘fotogramma’ da cui siamo partiti dall'evoluzione del Tempo e la Memoria qui riconsegnata alla libertà della Storia imprigionata, pur sempre una evoluzione  intesa come miglioramento all’interno, si faccia attenzione, dell’intolleranza...). 
















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