giuliano

martedì 14 novembre 2017

UN PASSEGGERO A BORDO (& un condannato al binario morto ovvero il Progresso) (38)












































Precedenti capitoli:

Ruscelli d'Autunno (37)

Prosegue in:

Secondo Passeggero (a bordo... insomma si fa per dire...) (39) &

...Noi da Mattera andiamo a Folligno... (40)













….Due mesi dopo l’assassinio di John Kennedy, Robert compì un viaggio in Asia seguendo un itinerario che in origine era stata programmato per JFK. Nel corso di esso fece visita ad una scuola femminile nelle Filippine dove le studentesse cantarono una canzone che avevano composto in onore del fratello…




…Ho già letto una decina di pagine del dramma di quest’uomo e dell’intera sua famiglia e certo mi sto appassionando alla vicenda, ad un certo punto il passeggero qui assistito osserva: ‘Però questa frase non mi suona nuova. Tutto questo paesaggio, anzi, mi sembra di averlo già letto’….




E’ chiaro: sono motivi che ritornano, il testo è intessuto di questi andirivieni che servono ad esprimere il fluttuare del Tempo. Se un lettore e/o un controllore addetto alla linea sensibile a queste finezze, tu, pronto a captare le intenzioni del macchinista, e nulla ti sfugge. Però, allo stesso tempo, provi un senso di rabbia mista a disappunto; proprio ora che cominciavi a interessarti al paesaggio scorto dal finestrino, ecco che l’autore si crede in dovere di sfoggiare uno dei soliti virtuosismi letterari introdotti nel testo cosa fra l’altro poco gradita, questo okie che si infila come un pirata dentro un vagone merci, oppure, addirittura, entro strane celle frigorifere ove il clima ben regolato con il rischio di verificare quegli sbalzi termici dovuti alla linea così asservita e ben monitorata.
Allora dicevamo, l’autore si crede in dovere di sfoggiare uno dei suoi soliti virtuosismi acrobatici nonché letterari, rimane solo il dubbio amletico qual autore e qual Tempo! Ripete un capoverso, ci sono anche degli errori, talvolta sembra un bambino perso un mondo astratto poetico.

Un capoverso?




Ma è una pagina intera, puoi fare il confronto fra ciò che autorizzato esporre in evidenza il classico codice a barre come un treno incrociato poco fa’ ove ogni passeggero ben inciso nel proprio tatuaggio, ma anche questa è una storia già detta; e fra ciò di cui uno strano Spirito fuggito suggerire e andando avanti di questo passo cosa succede?
Nulla, la narrazione si ripete identica e fedele al marchio di fabbrica!

Un momento guarda il numero della pagina del testo citato…

Accidenti!

Da pagina 32 è tornato a pagina 17.

Quella che credevi una ricercatezza stilistica dell’autore non è altro che un errore di grammatica o peggio della tipografia o addirittura del copista: hanno ripetuto due volte le stesse pagine, sbagliano ponti incroci e riferimenti. E’ nel rilegare il volume che è successo l’errore: un libro è fatto di ‘sedicesimi’; ogni sedicesimo è un grande foglio su cui vengono stampate 16 pagine e viene ripiegato in 8; quando si rilegano insieme i sedicesimi può capitare che una copia vadano a finire due sedicesimi uguali; è un incidente che ogni tanto succede.




…Comunque sia, tu vuoi riprendere il filo logico della lettura, non t’importa null’altro, eri arrivato ad un punto su questo binario morto in cui non puoi saltare neanche una pagina.
Ecco di nuovo pagina 31, 32… E poi cosa viene? Ancora pagina 17, una terza volta, ma insomma cosa fa’ il controllore, ma che razza di libro t’hanno promesso, anch’io debbo fare il mio viaggio retribuito e ben pagato, su questo libro o scusate su questa linea non si può fare affidamento.

Scagli il libro e pugni contro il finestrino urli e imprechi, lo lanceresti assieme all’intero convoglio fuori dalla finestra ammirata, che triturino i suoi incongrui quinterni, le frasi le parole i morfemi i fenomeni zampillino senza potersi più ricomporre in discorso e io debbo pur scriverci il mio comizio in questa campagna innevata….; attraverso i windows, se sono infrangibili meglio ancora noi siamo una razza speciale casta servo assistita dalla immancabile Compagnia, scaraventare il libro ridotto a fotoni (guardo solo quelli… le parole non riesco più a leggerle dalla rabbia si è alzata una nebbia strana…), vibrazioni ondulatorie, spettri polarizzati; attraverso il muro, che questo treno con il suo libro si sbricioli in molecole, diventi peggio di Oswald ed i suoi compari.




Vorresti gettarlo fuori dalla casa, fuori dall’isolato, fuori del quartiere, fuori del comprensorio, fuori dall’assetto territoriale, fuori dall’amministrazione regionale, fuori dalla comunità nazionale, fuori del mercato comune, fuori dalla cultura occidentale ed orientale, fuori dalla placca continentale, dall’atmosfera, dalla biosfera, dalla stratosfera, dal campo gravitazionale, dal sistema solare, dalla galassia, dal cumulo di galassie….

…Poi magari ci scrivo un bell’articolo sulla disuguaglianza sociale sul razzismo sulla differenza in sedicesimo fra il mio e il suo strano libro in questa linea morta….

Ed invece no!




Raccogli il tutto, fai finta di nulla e corri dal libraio dal bibliotecario dal portiere di questa grande libreria della Storia. Ti lamenti e imprechi, mentre alla fermata il fischio annuncia e conta il Tempo senza Tempo dell’attesa del gesto calcolato….
Insomma in questi scaffali ben ordinati e composti in questo edificio ben solido cosa questo strano (ri)piano cela e vorrebbe pur dire senza nesso e ragione e il dovuto codice che fa della nostra linea la super-veloce per ogni secolare accadimento. Non vedi l’ora di riavere in mano un esemplare non difettoso del libro su questo vagone morto fermo in una strana ed incomprensibile metafisica attesa.
Passi una notte agitata, il sonno dei giusti è un flusso intermittente e ingorgato come la lettura o il viaggio più che scontato del tuo romanzo, l’indomani, appena un momento di tempo in questo tempo privato della freccia a distinguere il regolare flusso di vita e con essa della ragione… corri in libreria; entri nel negozio nel vagone merci predestinato, la vita è un flusso indeterminato di nascite partenze e soste senza tempo ed urli, o forse il contrario, un Secondo misurato ed afflitto dallo Spazio della materia calcolata che urla e vomita bava in nome dell’economia: ‘ma cosa mi ha venduto… ma guardi… Proprio sul più bello, io debbo fare la mia campagna il mio articolo il mio grande panorama il numero preferito dell’equilibrista sull’onda del successo…’.




Il librario il portiere il custode l’affidabile impiegato della Compagnia non si scompone.

‘Ah, anche lei? Già ho avuto diversi reclami lungo quella linea super-veloce in verità più lenta di un accelerato. E proprio stamane mi è arrivato un aggiornamento dai Messaggeri di Stato. Vede? Nella distribuzione delle ultime novità del nostro listino, una parte della tiratura del volume “Se una notte d’inverno un viaggiatore” risulta anch’essa difettosa. Ci dia il dovuto e più che nominato tempo, verifichiamo questa linea, per un errore di assemblaggio i fogli di stampa si sono mescolati con quelli di una diversa linea, lei capisce…, qui abbiamo un’infinità di passeggeri e treni in  transito'.

Ed allora in quale romanzo, mi scusi in quale tratta ci troviamo?

La direzione e partenza è verso il Commissariato dell’Industria Pesante Robotizzata, lì potrà fare il dovuto reclamo.
Penso: andrò a trovare il mio amico, è l’amico più caro che ho in città. A differenza di lui, dal suo finestrino non si muove, ed anche il giorno che salgo a cercarlo lo trovo lì uno strano tatuaggio sulla mano! E mi pare intento a mansioni di stato: sta pulendo una rivoltella a tamburo, e mi apostrofa.
‘Allora, sei venuto a mettermi in trappola anche tu….’.
‘O ad intrappolare gli altri’, rispondo.
‘Le trappole sono come gli incroci per questa linea, uno dentro l’altro e scattano tutte insieme’.




Sembra voglia dirmi qualcosa.

Il palazzo in cui sono installati gli uffici del Commissariato dell’Industria Robotizzata del Popolo confiscato dalla rivoluzione è ingombro da cineserie e cinesi stipati dietro strani finestrini minuscoli vagoni in attesa del domani.

‘E chi vorresti intrappolare in questa pagoda? Una regina orientale?’.

Da dietro lo scompartimento esce una donna: capelli corti, magra, bel profilo.

‘I sogni maschili non cambiano, con la rivoluzione del popolo', ed è il sarcasmo aggressivo della sua voce.
'Vedi? Ci sono orecchi che ascoltano ogni nostra parola', mi dice il mio amico, ridendo.
‘La Rivoluzione non fa il processo ai sogni, Irina’, le rispondo.
‘Né ci salva dagli incubi’, lei ribatte!
‘Ci siamo incontrati in un sogno’, dico io, stavamo precipitando da un ponte ed io ti ho salvato.
‘Le vertigini sono ovunque’, mi risponde cinicamente lei.




Il Viaggio riprende il suo lento procedere, ora lo spazio che deve percorrere con il suo panorama sovraccarico, denso, teso: correnti fuori e dentro lo scompartimento, occhi incrociati di sbieco più nessuna intimità, diffidenza densa come fumo, ammiccamenti e falsi compromessi condiscono il resto.

Fuori giganteggia come una grande insegna appannare uno strano Olimpo il vero dramma di questo nostro groviglio essere e divenire in questo sodalizio: il segreto che porto dentro il mio cuore offeso macellato, e non posso svelare né al mio amico ne ad Irina, dèa di un lontano ricordo: scoprire chi è la spia robotizzata intrufolata nel Comitato Rivoluzionario del popolo, i piani quinquennali agricoli prevedono diverso panorama attraversato, aspettavo la morte, e scopro la condanna del Tribunale del popolo per alto tradimento firmata e controfirmata

Mi precipito verso un altro Eretico Viaggio….














            

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