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Prosegue nel Regno...:
Chi è costui? (3)
Son io il
vento che lo vide morire,
son io
l’acqua che placa la sua sete,
son io il
fuoco che riaccende
il suo
vago ricordo,
son io la
terra che culla il sogno
raccolto.
(74)
La donna
gli fa compagnia,
china
ritorta
come una
povera arpia.
Nell’ora
stabilita
il boia
canta la sua litania,
un Dio
che non perdona
per
questa via. (75)
Occhio
del suo tempo….,
mentre
noi vaghiamo
senza
neppure una fossa.
Solo la
luce di un altro Dio
che non
concede fissa dimora.
Ci fa
strisciare, correre poi volare….
anche di
notte….,
per
punire la loro triste sorte.
Bestie
contorte
chiuse
nella notte
a
contarne le ore,
al grido
di un lupo
che non
chiede mai aiuto. (76)
Sono io
quell’uomo che vaga di giorno
come di
notte,
lo
sguardo assorto nel tempo,
vedere la
gente che sguscia
come la
neve,
verso
tante stradine
….come
tante dottrine.
Un
ciarlare piano paure mai dette,
dinnanzi
alla sottana del prete,
per poi
sputare sul crocefisso
di un Dio
ancora non visto.
Bestemmiare
in silenzio
diversa
preghiera,
…poi con
tanta premura…
dipingere
la sacra icona
della
divina Scrittura. (77)
Nella
grande chiesa
non
lontana dall’orto,
dove il
sangue del nostro sudore
dobbiamo
offrire a Nostro Signore
….e
padrone.
Al grasso
prelato che veglia
le ore:
almeno il
sonno abbiamo tranquillo
all’ombra
di un crocefisso scolpito.
Senza
esser costretti… una triste mattina,
d’essere
trascinati, legati come animali,
alla
piazza antica.
Per ugual
sorte di quelle bestie,
che
rubano il sonno
alle
nostre
….sincere
preghiere. (78)
Son io
quell’uomo
che non
prega,
ma conta
moneta all’ingordo
prete,
con
vicino il suo fido cavaliere.
La moglie
non molto lontano,
sepolti
dal rito nel ventre di marmo,
scolpito
nella memoria dei posteri
che poi
ne canteranno
eterna,
….e
immeritata memoria. (79)
Principi
e Papi,
tutti
numerati come pretende
la nobile
sorte.
Giammai
nella fossa comune,
dove con
la patata
rubata
alla terra,
scoprono
perfino i poveri resti
di
contadini e molte altre genti.
Morti in
mezzo agli stenti
ed altri
tristi accidenti.
Che ogni
foglia del grande bosco
possa
conservarne l’eterna memoria,
ora di
nuovo lì…,
ed in
ogni luogo
….risorta.
(80)
Son io
che annuso
la terra,
sento
ancora il loro odore.
Noi
bestie feroci
non
rovinammo le loro notti,
perché
pane secco ci donarono
sull’uscio
d’una porta
senza
lusso né scorta.
Né
forconi né bastoni,
ma solo
bocconi di pan salato,
né pagato
né rubato.
Chi ci
scorge da lontano
mentre il
carro passa…
trascinato
stanco come
un
vecchio sudario.
Chi
avvolto nel nero mantello
vede
l’antica ed ugual sorte:
il
delatore che ci consegna
alla
morte. (81)
Mangiamo
di fretta,
prima che
il resto del giorno
ci
conduca di nuovo alla fossa…,
ormai fin
troppo stretta.
Mangiamo
ingordi il pasto
elemosinato,
scrutando
chi inorridito fece
ritorno,
al fuoco
mai spento…,
d’un
antico malcontento.
Vuole la
vecchia dottrina
seppellita
accanto alla chiesa…,
appena
costruita. (82)
Son io
quell’uomo che guarda
le bestie.
Non certo
per scannarle
così come
si deve,
nemmeno
per farne banchetto
dopo il
rito funesto,
per
celebrare l’eterna memoria
d’un
nuovo santo
…sacro
alla storia.
Mostra le
mani segnate
dalle
ferite,
per le
troppe bastonate donate…
….e mai restituite.
(83)
Cercano
il pagano
nel rito
strano.
Gli occhi
appena intuiti,
dietro la
fessura della pesante
armatura.
Cigola
lenta per questa
campagna,
strana
avvisaglia
d’una
crociata…,
ora suona
la santa campana.
Cercano
l’eretico,
quel tipo
strano,
insegna
ad una strega
e alla
storia,
….e mai
onora…
la loro
falsa memoria. (84)
Scheggia
di legno e chiodo
della
croce,
memoria
contesa di uguale
dolore.
Divisa
nella terra promessa
perché
conosce solo rancore.
Cercano
l’infedele,
non prega
lo stesso
versetto,
nel
ricordo d’un tempo
mai
sepolto.
Quando
dividevano
ugual
parola,
vicino ad
un rotolo…
e il suo
mare Morto. (85)
Geografia
di una terra
che ora
piange disperata,
una morte
per sempre
annunciata.
Racchiusa
nel Verbo
di una
vita Perfetta.
Cercano
la donna,
quella
che non prega
né urla,
nel
circolo della piazza…,
ora lenta
tortura.
Perché
nel cielo scruta
la bella
chioma…,
d’una
stella cometa
ora
appena giunta. (86)
Formula
segreta d’ogni scoperta,
per cantare
la sorte di un numero
che non
muore,
ma nasce
ogni giorno assieme
al suo
sole.
Stella
che ci insegna la via
di una
nuova astronomia:
filosofia
riunita
qui in
cerchio,
e
racchiusa in un mondo
…..non
ancora scoperto. (87)
Cercano
il poeta
in cima
alle scale in fondo
alla
cantina.
Cieco nei
versi di un nuovo
tormento,
ha visto
quell’uomo
che
muore,
trasformarsi
in vento.
E la sua
compagna,
lupa
fedele,
tramutare
l’urlo in gocce di neve. (88)
Gli altri
non videro ciò
che io
vidi,
cantano
gli inni della sepoltura
al chiaro
di luna.
Gli altri
non udirono
le ultime
parole
senza più
amore,
chi non
perdona
….tanto
cieco terrore.
Gli altri
non videro il resto
della
storia,
non
finisce fin dentro
ad una
fossa,
scavata
con troppa fretta,
ma
risorge ogni sera e ogni mattina…,
nel
dolore di ogni uomo
che
muore.
Ucciso
dall’odio a forma
….di
croce. (89)
Gli altri
non videro l’antica
dottrina,
dispersero
solo la cenere
di
un’anima antica.
Gli altri
non lessero
il libro
maledetto:
un
filosofo all’inizio
del
tempo.
Parla di
un’anima racchiusa
nella
cella segreta,
…nominata
materia.
Dio
custode della mente,
coscienza
di ogni anima
nascosta
e mai detta…,
…per
questa innominata fede.
Primo
pensiero di questo
Universo,
riflesso
nello specchio,
e
nominato dimensione
d’una
strana illusione.
Immerso
in una grande
e nera
materia….,
e ciò che
non si vede
…..contrario
alla fede. (90)
Gli altri
non videro ciò che
io
cantai,
senza ora
e minuto,
secolo e
memoria,
forse
solo un Dio che ha unito
la loro e
mia storia.
Gli altri
non videro,
ecco
perché ora mi braccano
e
perseguitano,
peggio di
quell’uomo
inchiodato
nel legno.
Muore
come me
senza più
onore…,
e immerso
nel dolore.
Nello
stesso mondo
e il suo
strano ricordo,
sogno mai
morto. (91)
La mia
musica è solo
poesia,
un Dio
che prega
la sua
strana rima.
Giammai
una veglia
vicino ad
un fuoco
che
brucia un’altra
creatura.
In nome
di un Dio
che
sacrifica e uccide
con tanto
passione,
perché
non conosce dolore
e
pentimento…,
….per
ogni errore commesso. (92)
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