giuliano

venerdì 6 novembre 2020

SI RACCONTO' POI PER MOLTI SECOLI DOPO... (4)




















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Prosegue nel Regno...:




Chi è costui? (3)













Son io il vento che lo vide morire,
son io l’acqua che placa la sua sete,
son io il fuoco che riaccende
il suo vago ricordo,
son io la terra che culla il sogno
raccolto. (74) 

La donna gli fa compagnia,
china ritorta
come una povera arpia.
Nell’ora stabilita
il boia canta la sua litania,
un Dio che non perdona
per questa via. (75)

Occhio del suo tempo….,
mentre noi vaghiamo
senza neppure una fossa.
Solo la luce di un altro Dio
che non concede fissa dimora.
Ci fa strisciare, correre poi volare….
anche di notte….,
per punire la loro triste sorte.
Bestie contorte
chiuse nella notte
a contarne le ore,
al grido di un lupo
che non chiede mai aiuto. (76)  

Sono io quell’uomo che vaga di giorno
come di notte,
lo sguardo assorto nel tempo,
vedere la gente che sguscia
come la neve,
verso tante stradine
….come tante dottrine.
Un ciarlare piano paure mai dette,
dinnanzi alla sottana del prete,
per poi sputare sul crocefisso
di un Dio ancora non visto.
Bestemmiare in silenzio 
diversa preghiera,
…poi con tanta premura…
dipingere la sacra icona
della divina Scrittura. (77) 

Nella grande chiesa
non lontana dall’orto,
dove il sangue del nostro sudore
dobbiamo offrire a Nostro Signore
….e padrone.
Al grasso prelato che veglia
le ore:
almeno il sonno abbiamo tranquillo
all’ombra di un crocefisso scolpito.
Senza esser costretti… una triste mattina,
d’essere trascinati, legati come animali,
alla piazza antica.
Per ugual sorte di quelle bestie,
che rubano il sonno
alle nostre
….sincere preghiere. (78)

Son io quell’uomo
che non prega,
ma conta moneta all’ingordo
prete,
con vicino il suo fido cavaliere.
La moglie non molto lontano,
sepolti dal rito nel ventre di marmo,
scolpito nella memoria dei posteri
che poi ne canteranno
eterna,
….e immeritata memoria. (79)

Principi e Papi,
tutti numerati come pretende
la nobile sorte.
Giammai nella fossa comune,
dove con la patata
rubata alla terra,
scoprono perfino i poveri resti
di contadini e molte altre genti.
Morti in mezzo agli stenti
ed altri tristi accidenti.
Che ogni foglia del grande bosco
possa conservarne l’eterna memoria,
ora di nuovo lì…,
ed in ogni luogo
….risorta. (80) 

Son io che annuso
la terra,
sento ancora il loro odore.
Noi bestie feroci
non rovinammo le loro notti,
perché pane secco ci donarono
sull’uscio d’una porta
senza lusso né scorta.
Né forconi né bastoni,
ma solo bocconi di pan salato,
né pagato né rubato.
Chi ci scorge da lontano
mentre il carro passa…
trascinato stanco come
un vecchio sudario. 
Chi avvolto nel nero mantello
vede l’antica ed ugual sorte: 
il delatore che ci consegna
alla morte. (81)

Mangiamo di fretta,
prima che il resto del giorno
ci conduca di nuovo alla fossa…,
ormai fin troppo stretta.
Mangiamo ingordi il pasto
elemosinato,
scrutando chi inorridito fece
ritorno,
al fuoco mai spento…,
d’un antico malcontento.
Vuole la vecchia dottrina
seppellita accanto alla chiesa…,
appena costruita. (82)

Son io quell’uomo che guarda
le bestie.
Non certo per scannarle
così come si deve,
nemmeno per farne banchetto
dopo il rito funesto,   
per celebrare l’eterna memoria
d’un nuovo santo
…sacro alla storia.
Mostra le mani segnate
dalle ferite,
per le troppe bastonate donate…
….e mai restituite. (83)

Cercano il pagano
nel rito strano.
Gli occhi appena intuiti,
dietro la fessura della pesante
armatura.
Cigola lenta per questa
campagna, 
strana avvisaglia
d’una crociata…,
ora suona la santa campana.
Cercano l’eretico,
quel tipo strano,
insegna ad una strega 
e alla storia,
….e mai onora…
la loro falsa memoria. (84)

Scheggia di legno e chiodo
della croce,
memoria contesa di uguale
dolore.
Divisa nella terra promessa
perché conosce solo rancore. 
Cercano l’infedele,
non prega lo stesso
versetto,
nel ricordo d’un tempo
mai sepolto.
Quando dividevano
ugual parola,
vicino ad un rotolo…
e il suo mare Morto. (85)

Geografia di una terra
che ora piange disperata,
una morte per sempre
annunciata.
Racchiusa nel Verbo
di una vita Perfetta.
Cercano la donna,
quella che non prega
né urla,
nel circolo della piazza…,
ora lenta tortura.
Perché nel cielo scruta
la bella chioma…,
d’una stella cometa
ora appena giunta. (86)

Formula segreta d’ogni scoperta,
per cantare la sorte di un numero
che non muore,
ma nasce ogni giorno assieme
al suo sole.
Stella che ci insegna la via
di una nuova astronomia:
filosofia riunita
qui in cerchio,
e racchiusa in un mondo
…..non ancora scoperto. (87)

Cercano il poeta
in cima alle scale in fondo
alla cantina.
Cieco nei versi di un nuovo
tormento,
ha visto quell’uomo
che muore,
trasformarsi in vento.
E la sua compagna,
lupa fedele,
tramutare l’urlo in gocce di neve. (88)

Gli altri non videro ciò
che io vidi,
cantano gli inni della sepoltura
al chiaro di luna.
Gli altri non udirono
le ultime parole
senza più amore,
chi non perdona
….tanto cieco terrore.
Gli altri non videro il resto
della storia,
non finisce fin dentro
ad una fossa,
scavata con troppa fretta,
ma risorge ogni sera e ogni mattina…,
nel dolore di ogni uomo
che muore.
Ucciso dall’odio a forma
….di croce. (89)  

Gli altri non videro l’antica
dottrina,
dispersero solo la cenere
di un’anima antica.
Gli altri non lessero 
il libro maledetto:
un filosofo all’inizio
del tempo.
Parla di un’anima racchiusa
nella cella segreta,
…nominata materia.
Dio custode della mente,
coscienza di ogni anima
nascosta e  mai detta…,
…per questa innominata fede.
Primo pensiero di questo
Universo,
riflesso nello specchio,
e nominato dimensione
d’una strana illusione.
Immerso in una grande
e nera materia….,
e ciò che non si vede
…..contrario alla fede. (90)  

Gli altri non videro ciò che
io cantai,
senza ora e minuto,
secolo e memoria,
forse solo un Dio che ha unito
la loro e mia storia.
Gli altri non videro,
ecco perché ora mi braccano
e perseguitano,
peggio di quell’uomo
inchiodato nel legno.
Muore come me
senza più onore…,
e immerso nel dolore.
Nello stesso mondo
e il suo strano ricordo,
sogno mai morto. (91)

La mia musica è solo
poesia,
un Dio che prega
la sua strana rima.
Giammai una veglia
vicino ad un fuoco
che brucia un’altra
creatura.
In nome di un Dio
che sacrifica e uccide
con tanto passione,
perché non conosce  dolore
e pentimento…,
….per ogni errore commesso. (92)
















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