giuliano

venerdì 18 settembre 2020

GLI 'AUTORI' (degli eventi) (15)

 












  

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Credo insomma che questa volontà di verità, così sorretta da un supporto e da una distribuzione istituzionali, tenda ad esercitare sugli altri discorsi – parlo sempre della nostra società – una sorta di pressione e quasi un potere di costrizione.

 

Penso anche al modo in cui la letteratura occidentale ha dovuto da secoli cercar sostegno sul naturale, sul verosimile, sulla sincerità, persino sulla scienza, in breve sul discorso vero.

 

Penso inoltre al modo in cui le pratiche economiche, codificate come precetti o ricette, al caso come morale, hanno dal XVI secolo cercato di fondarsi, di razionalizzarsi e di giustificarsi su una teoria delle ricchezze e della produzione…




 …L’indefinito spumeggiare dei commenti è lavorato dall’interno dal sogno di una ripetizione mascherata: al suo orizzonte, non vi è forse nient’altro che ciò che era al suo punto di partenza, la semplice recitazione.

 

Il commento scongiura il caso del discorso assegnandogli la sua parte: esso consente certo di dire qualcosa di diverso dal testo stesso, ma a condizione che sia questo testo stesso ad esser detto e in qualche modo compiuto.

 

L’aperta molteplicità, l’alea, sono trasferite, dal principio del commento, da ciò che rischierebbe di essere detto, al numero, alla forma, alla maschera, alla circostanza della ripetizione. Il nuovo non è in ciò che è detto, ma nell’evento del suo ritorno.




 Credo che esista un altro principio di rarefazione di un discorso.

 

Esso è, sino a un certo punto, complementare al primo.

 

Si tratta dell’autore.

 

L’autore considerato, naturalmente, non come l’individuo parlante che ha pronunciato o scritto un testo, ma l’autore come principio di raggruppamento dei discorsi, come unità ed origine dei loro significati, come fulcro della loro coerenza.




Questo principio non opera ovunque, né in modo costante: esistono, tutt’intorno a noi, non pochi discorsi che circolano, senza che detengano il loro senso o la loro efficacia da un autore cui sarebbero attribuiti…

 

‘Tu devi restare’

 

…disse Trump a Bannon.

 

‘La situazione è disastrosa, la Campagna è fuori controllo e quel tizio è uno sfigato. In realtà non gestisce un tubo. Lo avevo assunto solo per arrivare alla convention, non per le presidenziali’.

 

‘Non deve preoccuparsi dei sondaggi’

 

…gli disse Bannon.

 

‘Quei dodici o sedici punti non significano niente. E smetta di pensare ai cosiddetti Stati decisivi. Quel che conta è il quadro più ampio’.

 

Secondo la sua analisi, due terzi della popolazione erano convinti che l’America avesse imboccato la strada sbagliata, e il 75 per cento che fosse in declino. Il Paese era pronto per un agente di cambiamento. E Hillary rappresentava il passato.

 

Il segreto era tutto lì.




 In un certo senso era il momento che Bannon aspettava da una vita.

 

‘Perciò ecco come faremo la differenza’

 

spiegò.

 

‘Basterà confrontarci con la Clinton e passare all’offensiva: confronto e contrasto. Perché è questa la cosa da tenere a mente’

 

aggiunse, recitando uno dei suoi mantra:

 

‘Alle élite del Paese fa comodo gestire il declino, giusto?’.

 

Trump annuì.




‘I lavoratori invece non la vedono così. Loro rivogliono la grande America di un tempo. Perciò basterà semplificare il messaggio della campagna. La Clinton è il tribuno dello status quo, delle élite corrotte e incompetenti che non si fanno scrupolo di lasciare che la nazione vada a rotoli. Lei sarà il tribuno del cittadino ignorato, l’uomo che vuole restituire all’America la sua grandezza. E per semplificare oltre, ci concentreremo su pochi temi specifici.

 

Primo, metteremo fine all’immigrazione illegale di massa e inizieremo a limitare quella legale per riappropriarci della nostra sovranità.

 

Secondo, riporteremo in America i posti di lavoro dell’industria manifatturiera.

 

Terzo, ci chiameremo fuori da queste inutili guerre all’estero’.

 

‘Okay’

 

…tagliò corto Trump.

 

‘Ti nomino coordinatore della campagna’.

 

‘Non voglio che l’avvicendamento appaia come il risultato di un intrigo di palazzo’

 

…precisò Bannon.

 

‘Teniamo Manafort nel direttivo, ma senza potere decisionale. All’operatività penserò io’.




 Ma, nei campi in cui la attribuzione a un autore è di regola – letteratura, filosofia, scienza – è palese ch’essa non svolge sempre la stessa funzione; nell’ordine del discorso scientifico l’attribuzione ad un autore era, nel “Medioevo”, indispensabile, in quanto costituiva un indice di verità. Si riteneva che una proposizione detenesse dall’autore stesso il suo valore scientifico.

 

L’autore è ciò che dà all’inquietante linguaggio della finzione le unità, i nodi di coerenza, l’inserzione nel reale. So bene che mi si dirà:

 

‘Ma lei sta parlando dell’autore, come la critica lo reinventa a cose fatte, quando la morte è venuta e non rimane che una massa ingarbugliata di scartafacci….




 ‘Non ci allarmiamo, è solo una mite influenza’…

 

Trump ribadì il concetto molto spesso, senza palesare nessun allarme, nemmeno la dovuta necessaria prevenzione, qualcuno fra gli scienziati e virologi gli fece presente dell’imminente catastrofe, come alcuni anni prima, si ignorò un concreto ‘segnale di allarme’ per un imminente disastro o attentato…

 

‘Il caldo farà la sua parte, e porterà via ciò che rimane di questa peste medievale’…

 

Sentenziò il Primo uomo incaricato di proteggere il Grande Paese…




 Sapranno gli stati attuare politiche più attente al pianeta e alla salute?

 

Sapremo noi tutti richiederle a gran voce?

 

Finora, la tendenza media degli adulti, governanti e non, è stata quella di minimizzare o di rimuovere la questione green, forse perché si percepivano le conseguenze come lontane nel tempo. Ma la lezione della pandemia è che la natura si rivolta e che può farlo ancora.

 

Qualche passo in avanti si è avuto a cominciare dal protocollo di Kyoto, nel 1997.




Durante le cosiddette COP (Conferenze delle parti), si riuniscono i rappresentanti dei vari paesi sotto l’ombrello dell’ONU. È in particolare con l’accordo di Parigi, sottoscritto nel 2015 da 195 governi, che per la prima volta è stato definito un piano d’azione globale per ridurre il rilascio di gas serra: dimezzare le emissioni entro il 2030 per contenere la crescita della temperatura media entro un grado e mezzo al di sopra dei livelli preindustriali.

 

Va tutto bene?

 

No.

 

L’accordo di Parigi si basa su adesioni volontarie.

 

Era il 4 novembre del 2019 quando gli Stati Uniti guidati da Donald Trump presentavano alle Nazioni Unite i documenti per sfilarsi.

 

Dalle prime settimane di pandemia, gli esperti si sono chiesti se ci fosse una correlazione tra lo smog e la letalità dell’infezione. Guarda caso, le metropoli cinesi e le città lombarde, colpite duramente, sono tra le aree più inquinate del mondo. C’entra qualcosa con la diffusione e la mortalità del coronavirus la concentrazione del particolato, l’insieme di particelle piccolissime sospese nell’aria?




 Hanno giocato un ruolo il biossido di azoto e gli altri inquinanti prodotti dalle attività umane?

 

L’ipotesi, che ogni giorno di più somiglia a una certezza, è che le polveri sottili rendano il sistema respiratorio più suscettibile all’infezione e alle complicanze della patologia da coronavirus. In altre parole, SARS-COV-2 avrebbe trovato terreno fertile in zone nelle quali i polmoni e i vasi sanguigni delle persone erano già danneggiati dallo smog…




 Sarebbe assurdo, certo, negare l’esistenza dell’individuo che scrive e (uno) che inventa. Ma io penso che – almeno a partire da una certa epoca – l’individuo che si mette a scrivere un testo all’orizzonte del quale si aggira un’opera possibile, riprenda su di sé la funzione dell’autore: ciò che scrive e ciò che non scrive, ciò che delinea, anche a titolo di scarabocchio provvisorio, come abbozzo dell’opera, e ciò che lascerà cadere come parole quotidiane, tutto questo gioco di differenze è prescritto dalla funzione d’autore, come egli la riceve dalla sua epoca, o come a sua volta la modifica.

 

Può ben sconvolgere, infatti, l’immagine tradizionale che ci si fa dell’autore; ma è pur sempre a partire da una nuova posizione dell’autore che ritaglierà, in tutto ciò che avrebbe potuto dire, in tutto ciò che dice ogni giorno, ogni istante, il profilo ancora tremolante della sua opera. Il commento limitava il caso del discorso col gioco di un’identità che ha la forma della ripetizione e dello stesso. Il principio dell’autore limita questo medesimo caso col gioco d’una identità che ha la forma dell’individualità e dell’io.

 

Bisognerebbe anche riconoscere in quelle che vengono chiamate non le scienze, ma le ‘discipline’, un altro principio di limitazione.

 

Principio pur esso relativo e mobile.

 

Principio che consente di costruire, ma secondo un gioco angusto.




 L’organizzazione delle discipline si oppone tanto al principio del commento che a quello dell’autore. A quello dell’autore, in quanto una disciplina vien definita da un campo d’oggetti, da un insieme di metodi, da un corpus di proposizioni considerate come vere, da un gioco di regole e di definizioni, di tecniche e di strumenti: tutto questo costituisce una sorta di sistema anonimo a disposizione di chi voglia o possa servirsene, senza che il suo senso o la sua validità siano legati a colui che ne è stato il possibile inventore.

 

Ma il principio della disciplina si oppone anche a quello del commento: in una disciplina, a differenza dal commento, ciò che si suppone in partenza non è un senso che deve essere riscoperto, né un’identità che deve essere ripetuta; bensì ciò che è richiesto per la costruzione di nuovi enunciati. Perché ci sia disciplina, occorre dunque che vi sia possibilità di formulare, e di formulare indefinitamente, nuove proposizioni….

 

La politica dell’inevitabilità è l’idea che non ci siano Idee. I suoi sostenitori negano l’importanza delle Idee, dimostrando soltanto di essere sotto l’influsso di un’idea potente.

 

La Disciplina è l’Idea potente…


(Continua con il Capitolo completo...)








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