giuliano

mercoledì 10 maggio 2023

(chi sono or dunque io) E CHI TUTTI LORO?!

 









Da precedenti capitoli, 


ovvero, 


Chi sono?


[1]  [2]  [3] [4]  [5] [7] ) 


Prosegue perché vedete 


come mi sono ridotto!







L’ho aperta già sapendo che sarei entrato in un corridoio talmente buio da doverlo percorrere con una lampada. Il corridoio assomigliava al magazzino di accessori di un teatro, o al retrobottega di un rigattiere del Tempio. Ai muri erano appesi gli abiti più disparati, alla contadina, da carbonaro, da fattorino, da accattone, una giubba con i pantaloni da soldato, e accanto agli abiti le acconciature che dovevano completarli. Una dozzina di testiere disposte in buon ordine sopra una mensola di legno sostenevano altrettante parrucche.

 

In fondo, una coiffeuse simile a quella dei camerini da commedianti, ricoperta di vasetti di biacca e di rossetto, di matite nere e turchine, di zampe di lepre, di piumini, di pennelli, di spazzole.

 

A un certo punto il corridoio piegava ad angolo retto, e in fondo vi era un’altra porta che immetteva in una stanza più luminosa delle mie, perché riceveva la luce da una strada che non era l’angusta impasse Maubert. Infatti, affacciatomi a una delle finestre, ho visto che dava su rue Maître-Albert. Dalla stanza una scaletta menava alla strada, ma era tutto. Si trattava di un monolocale, qualcosa di mezzo tra uno studio e una camera da letto, con mobili sobri e scuri, un tavolo, un inginocchiatoio, un letto.




Vicino all’uscita si apriva una piccola cucina, e sulla scala una chiotte con lavandino. Era evidentemente il pied-à-terre di un ecclesiastico, con cui avrei dovuto avere una qualche dimestichezza, giacché i nostri due appartamenti comunicavano. Ma, benché il tutto sembrasse ricordarmi qualcosa, di fatto avevo l’impressione di visitare quella stanza per la prima volta.

 

Mi sono avvicinato al tavolo e vi ho visto un fascio di lettere con le loro buste, tutte indirizzate alla stessa persona…

 

…Ho letto, con qualche fatica:

 

Tutto sembra irreale.




Come se fossi un altro che mi osserva. Mettere per iscritto per essere sicuro che è vero.

 

Oggi è il 10 maggio.

 

Dove sono la tonaca e la parrucca?

 

Cosa ho fatto ieri sera?

 

Ho come una nebbia nella testa.




Non ricordavo neppure dove portasse la porta in fondo alla stanza. Ho scoperto un corridoio (mai visto?) pieno di abiti, parrucche, paste e ceroni come usano gli attori. Dal piolo pendeva una buona tonaca, e su un ripiano ho trovato non solo una buona parrucca ma anche finte sopracciglia. Con un fondo ocra, due pomelli appena rosati, sono ritornato quello che credo di essere, aspetto pallido e leggermente febbrile. Ascetico.

 

Sono io. 


Io chi?

 

Una sconosciuta calamità del Progresso lo aveva colpito come un fulmine, possibile abbiano inventato siffatti nuovi strumenti…?




Allora il curato è un benandante e tutti loro i veri dèmoni, l’abate deve averlo scoperto, ovvero che esistono davvero, e quindi deve essersi rifugiato fra i Geni della Natura, o meglio della Foresta - dacché la vogliono conquistare fino alla più invisibile cellula o linfa di vita…

 

Fino all’ultima pietra!

 

Facciamo alcune ipotesi sul curato…

 

Primo:

 

Il curato è un altro forse un Eretico in seno alla Chiesa e contrario ad un certo tipo di Eresia…, oppure un Ortodosso che non vuol sentir ragione dell’altrui commedia, oppure lo stesso che in Versi ha scritto la Rima intera…, e poi passa - non so per quale motivo - spesso a casa mia, collegata alla sua per tramite d’un Bosco segreto!?…




La sera dell’8 maggio è rientrato da me in impasse Maubert San Martin, ha deposto la sua tonaca (perché), poi è andato a dormire a casa o in mezzo alla Selva?

 

Dove poi si è svegliato  smemorato la mattina. E così, ugualmente smemorato, mi ero svegliato io due mattine dopo.

 

Ma in tal caso, che cosa avrei fatto il martedì 22 marzo, se mi ero svegliato privo di Memoria la mattina del 23 per essere internato a Col-Legno?

 

E perché mai il curato assieme alla piccola doveva spogliarsi da me e rientrare poi a casa proprio senza tonaca – e a che ora?




Ero stato assalito dal terrore che avesse passato la prima parte della notte nel mio letto… con Diana…, ma io sono separato da…., mio Dio è vero che le donne mi fanno orrore, ma con un Abate sarebbe peggio.

 

Sono casto ma non pervertito!

 

Oppure io e l’Abate siamo la stessa persona!?

 

Siccome ho trovato la tonaca in camera mia, dopo la giornata della messa il 21 sarei potuto essere rientrato dal Convegno (durato sino a notte fonda….) acconciato come l’Abate, per poi sbarazzarmi di tonaca e Abate, e andare più tardi a dormire nell’appartamento di Diana…




Il mattino dopo, lunedì 22 marzo, svegliandomi come fossi l’Abate, non solo mi sarei trovato smemorato ma non avrei neppure trovato la tonaca ai piedi del letto…

 

Come l’Abate, smemorato, avrei trovato una tonaca di ricambio in corridoio e Diana m’avrebbe visto?

 

Ma con Diana ci siamo lasciati?

 

E hora con chi dormo?

 

Insomma avrei avuto tutto il tempo per fuggire ad un altro Convegno e fuggire da me stesso…




Quindi cerco di ricapitolare il tutto: l’Abate smemora il 22 marzo e smemorato rimane un giorno intero per poi ritrovarsi il 23 come un Benandante ad un processo intentato da taluni speculatori e inquisitori con la falsa accusa e pretesto - qual scusa - mossa da innominati amministratori - di non aver pagato loro delle parcelle…

 

Per poi dopo l’Abate essere denunziato anche da una inquilina che lo aveva scorto sull’uscio d’una o più porte ad imbrattare con l’inchiostro…

 

Ma questo fu un altro processo… agli untori…

 

O Dio perdo il filo logico!  

 

Nulla di eccezionale… dopo quello che ho appreso da… come si chiama quel famoso dottore della clinica di Vincennes?

 

Tranne un altro piccolo problema.




Mi ero riletto le note che avevo scritto di mio pugno sulla cartella clinica dell’Abate… ma poi il 22 o 23 sono andato ad un Convegno… e chi ero?

 

Avevo percorso il corridoio e non stavo di certo nel bel mezzo del Bosco, ma accompagnato da qualche timore. Se l’Abate non fossi io, mi dicevo, avrei potuto vedermelo apparire come uno Spirito inquieto dall’altro capo di quel condotto, magari anche lui con una lampada accesa e un orologio in mano… quelli antichi da tasca…

 

Per fortuna ciò non è avvenuto e in fondo al corridoio non vedo né l’Abate né Diana…

 

Adesso signori miei proseguo ho un importante Convegno…

 

(U. Eco, il cimitero di Praga)






I NUMERI    



Carissimo amico,

 

Le  scrivo  giacché  in  procinto  di  partire  per il  Viaggio  nel  quale  mi  è  ed  èra  di  mio conforto e appagamento storico renderLa partecipe.

 

Purtroppo Lei  ha  preferito  seguire  a distanza  tal  evento, mi  duole  circa  lo  stato  della sua cagionevole salute, certo il difficile percorso  già di  per se accidentato in quanto nessuna pista o passo ben ancorato alla addomesticata occidentale natura dell’uomo, le sarebbe costato, non meno del sottoscritto, sofferenza, con  il  rischio  di  vederla  sollevato dagli impegni terreni quindi anche quelli a cui incaricato  per  mio conto, del  tutto Spirituali. 

 

Ho  avuto  modo  di  leggere, con sua, immagino sorpresa, gli annali storici da Lei  curati e redatti, ed ivi ho avuto ed ho ancora il piacere, direi  il  ritrovato  piacere, di  vedervi  incise  a  chiare  lettere  Storie  perse  alla  comune Memoria, il  che  ha  posto e pone il dovuto accento  nel  conseguire  ed  affidare  a un  non certo indottrinato, bensì  oserei  dire, esule della Romana Dottrina, un  credo  ancor  più  antico fors’anche tacitato  ed  avversato, se pur ricordo coloro  incaricati  dalla  cattolica conversione abbiano per primi visitato, in precedenti pellegrinaggi, siffatte lontane proibite  inaccessibili  Terre.

 

Ma ciò pone a mio dire, anzi premette una Visione  del  tutto  inclusa nell’Ortodossa Dottrina ove i resti Frammentati debbono apportare ed avvalorare dei comuni valori simmetrici alla stratigrafia donde studiamo la Terra. Quindi  sottinteso   se   pur  dall’’Uno ogni  cosa  nata  ed  evoluta, successivamente come gli alti altopiani testimoniano, progredita in Pensieri e Filosofie ancor non  del tutto conosciute nelle   inviolate  Cime  dello  Spirito  simmetrico al Dio che le  ha elevate alla Ragione  ed Intelletto dell’uomo in sua contemplata  meditazione.

 

Per  ora  mi  astengo  nel  porre  giusto  o ingiusto  distinguo,  mio  l’intento, con  la  preziosa Sua  consulenza  rinnovare  e  meglio studiare  tutte  quelle   biografie  cosparse anche loro  d’incenso  o  cenere ,  e   non  solo   oro,   come  si  è  soliti  incoronare  il  ricercatore  di  ogni    Impero  conquistato.

 

Quindi  la  sua  elvetica  Terra  prezioso  forziere  per  conservarne e rinnovarne  la  Memoria  persa.

 

Ma  non  certo  oro così  come  si  è soliti  coniugare  ricchezza  e  materia!

 

Sono  vicino  alle  sue  montagne,  come  spero ed  immagino, Lei  alle  future  mie, e  non  solo Cime.

 

Le  cime  le  dovremmo   conquistare  insieme.

 

Per  ora rinnovo i saluti e presto una nuova mia.

 

Cercherò,  quindi,  al meglio  ed  in ogni  modo di  tenerla  aggiornato  fino  alla  mèta  prescelta qual  Santuario  di  cui  presto  le  parlerò…

 

Suo Svedin Hadin

 

Stoccolma 15  Ottobre  10 Novembree 1905


  


 

Carissimo amico le rispondo,

 

Le rispondo come se fosse scritta di mio pugno questa Breve Lettera, che non oso pubblicare, ma che rappresenta una triste testimonianza della patria saltuariamente albergata.

 

Brandelli  di  questa  ho  potuto  rintracciare da una collezione d’una vasta Biblioteca, il curatore e sua moglie, immagino Bibliotecaria anch’essa, me ne hanno fatto tesoro inorriditi ed ammutoliti, la tenevano ben celata, come anch’essa  spuntata  dal  fondo  d’una  giara, o fosse conservata sul vasto ripiano in forma originale  così  come  scoperta  e tradotta quale  Papiro.


(Prosegue con il capitolo completo....)






Nessun commento:

Posta un commento