giuliano

domenica 8 marzo 2015

UN INCONTRO (..calcolato... lì vicino al mercato...) (15)







































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Il ruolo dell'Intellettuale: la nausea (14)













I canaletti, le trincee, i sottili solchi che corrono tra le conchiglie, tra un
ora saranno strade, ed io camminerò in quelle strade, tra i 'muri'.
Quei minuscoli ometti neri che distinguo in via Boulibet, tra un'ora sarò
uno di loro.
Come mi sento distante da loro, dall'alto di questa collina.
Mi sembra di appartenere ad un'altra specie.
Escono dagli uffici, dopo la loro giornata di lavoro, guardano le case e
le piazze con un'aria soddisfatta, pensano che è la loro città, una 'bella
città borghese'.




Non hanno paura, si sentono a casa loro.
Non hanno mai visto altro che l'acqua addomesticata che esce dai rubinet-
ti, che la luce che sprizza dalle lampade quando si preme l'interruttore, che
gli alberi meticci, bastardi, che vengono sorretti con i pali.
Hanno la prova, cento volte al giorno, che tutto si fa meccanicamente, che
il mondo obbedisce a leggi fisse e immutabili. I corpi abbandonati nel vuoto




cadono tutti con la stessa velocità, il giardino pubblico viene chiuso tutti i
giorni alle sedici d'inverno, e alle diciotto d'estate, il piombo fonde a 335
gradi, l'ultimo tram parte dal Municipio alle 23 e 5.
Son pacifici, un po' melanconici, pensano a Domani, cioè, semplicemente,
ad un altro oggi; le città non dispongono che d'una sola giornata che ritor-
na sempre uguale ogni mattina.
La si impennacchia un po' la domenica.




Che imbecilli.
Mi ripugna il pensare che sto per rivedere le loro facce ottuse e piene di
sicurezza.
Legiferano, scrivono romanzi populisti, si sposano, hanno l'estrema stupi-
dità di fare figli. E frattanto la grande natura incolta s'è insinuata nella loro
città, s'è infiltrata dappertutto, nelle loro case, nei loro uffici, in loro stesi.
Non si muove, si mantiene ferma in essi, essi vi stan dentro in pieno, la re-
spirano e non la vedano, credono che sia fuori, a venti miglia dalla città.




Io la vedo, questa natura, la vedo....
So che la sua sottomissione è pigrizia, so ch'essa non ha leggi:
quella che scambiano per la sua costanza....
Non ha abitudini, e le può cambiare domani.
E se capitasse qualcosa?
Se d'un tratto si mettesse a palpitare?




Allora s'accorgerebbero della sua presenza e gli sembrerebbe di sentirsi
scoppiare il cuore. A che cosa gli servirebbero, allora, le loro dighe, i lo-
ro argini, le loro centrali elettriche, i loro alti forni, i loro magli a vapore?
Ciò potrebbe succedere in qualunque momento, magari subito: i presagi
ci sono.
Per esempio, un padre di famiglia a passeggio vedrà venire verso di lui,
attraverso la strada, uno straccio rosso come spinto dal vento. E quan-




do lo straccio gli sarà vicinissimo vedrà che è un pezzo di carne marcia,
imbrattato di polvere, che si trascina strisciando, a sbalzi, un pezzo di
carne torturata che si rotola nei rigagnoli proiettando a spasmi getti di
sangue.
Oppure una madre guarderà la guancia del suo bambino e gli doman-
derà: 'Che cos'hai, lì una pustola? e vedrà la carne gonfiarsi un poco,
screpolarsi, schiudersi, e in fondo alla screpolatura apparirà un terzo
occhio, un occhio beffardo.




Oppure si sentiranno dolci sfioramenti per tutto il corpo, come le carez-
ze che i giunchi dei fiumi fanno ai nuotatori. E si accorgeranno che le lo-
ro vesti son divenute cose viventi. E un altro s'accorgerà che qualcosa
lo solletica dentro la bocca.
S'accosterà ad uno specchio, aprirà la bocca: e la lingua gli sarà diven-
tata un enorme millepiedi vivo, che agiterà le zampe raschiandogli il pa-
lato.




Vorrà sputarlo, ma il millepiedi sarà una parte di lui stesso, e dovrà
strapparselo con le mani. E apparirà una quantità di cose per le qua-
li bisognerà trovare nomi nuovi, l'occhio di pietra, il gran braccio tri-
corno, l'allucegruccia, il ragno-mascella.
E colui che si sarà addormentato nel suo buon letto, nella sua dolce
camera calda si risveglierà tutto nudo......
(J.P. Sartre, La Nausea)










  











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