giuliano

lunedì 7 ottobre 2013

GENTE DI PASSAGGIO: Sancio Panza (78)















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- "... Proprio come la sola realtà di quanto accadrà in quel libro sarà quella
della carta, e gli scudi e i ducati che vi circoleranno dovranno essere della
stessa materia, ossia fatti di carta e fantasia".
Sancio rimase un po' confuso mentre Sansone Carrasco sembrò divertito nel
vedere che il povero scudiero restava pur sempre un ingenuo.
- Ma per quello che ne so io,
replicò Sancio Panza,
- "posso capire che qualcuno scriva la storia di quanto è successo; capirei ad-
dirittura che la scrivesse su quanto sta accadendo in questo stesso istante, co-
me mi ha garantito vostra grazia che sarebbe accaduto un giorno con tutto quel-
lo che è successo da quando è morto il mio padrone don Chisciotte.




Potrei persino capire, anche se non ne vedo né l'utilità né il proposito, se vostra
grazia stesse scrivendo adesso, come ha detto che avrebbe fatto, la nostra sto-
ria, che senza don Chisciotte non ha, almeno per me, alcun interesse.
Quello che non riesco proprio a capire è che vostra grazia possa scrivere la
storia di qualcosa che sa perfettamente non essere mai accaduto, e che non ac-
cadrà più dal momento che una delle parti è morta, e ormai oltre che morta è
sepolta dove non potrà fare altra vita pastorale che con i vermi che se la stanno
mangiando, cosa assai poco cristiana e per niente pietosa.
Non sarebbe meglio per tutti andarcene davvero a fare la vita dei pastori e poi
raccontare ciò che ci capiterà?




Non fanno questo i pittori, che fanno indossare a uno l'abito di Giuda e all'altro
quello dell'Arcangelo, e se ne servono come modelli?
Non è una follia mettere il basto davanti al mulo?".
- In parte,
ammise il baccelliere.
- "I perfetti ingranaggi dell'arte esistono perché le cose succedano come se fos-
sero reali senza esserlo, il che non esclude che venga meno la verità. Che spes-
so avrai visto cose reali che sembrano finte e altre sogni che sembrano veri".
- E' proprio così,
riconobbe Sancio.
- "Io sogno spesso di essere inseguito in un campo da un toro che vuole travol-
germi e incornarmi, e mi sveglio in un lago di sudori freddi; altre volte, invece,
davanti a certe cose che ci accadono nella vita, devo strofinarmi bene gli occhi
per essere sicuro che quello che vedo non è un sogno.
E questi ultimi giorni, con il mio povero don Chisciotte che mi appare e continua
a parlarmi come se non fosse mai morto, mi devo svegliare per capire che è solo
un sogno, perché lo sento come se fosse parte della nostra vita".




- "Proprio da questo ha imparato l'arte, che non è che un trucco attraverso il qua-
le possiamo far scorrere il tempo a nostra discrezione e convenienza, e fare in mo-
do che le ombre sembrino vere e vive, e i vivi ombre, e che il passato torni e che
il presente non trascorra.
E così noi poeti possiamo traportarti in un secondo agli antipodi e poi farti torna-
re nel giro di un paragrafo.
Lo capisci?
Se ti dico, in questo foglio, che la marchesa è uscita alle cinque, non devi minima-
mente dubitare che l'abbia fatto".




- Che marchesa? E da dove uscita?
- "Si fa per dire, è un esempio. Posso scrivere che ieri eri ad Algeri e che oggi ti
trovi a Conocusco, a macinare cioccolato in una piantagione, e per tutti coloro
che leggeranno sarà andata proprio così, anche se tu non ti sei mai mosso di qui".
- Ma io potrei dimostrare il contrario.
- "Facendo causa? Non te lo consiglio proprio. Ricorda una cosa, intenta una
causa e le vincerai, ma così come basta che una arrivi davanti a un giudice, per
ingiusta che sia, perché all'istante saltino fuori dei testimoni, nello stesso modo è
sufficiente che una cosa appaia sulla carta stampata e venga pubblicata perché
molti la diano per buona, reale e vera".
E dunque mi metterò a scrivere questa storia, dove ci vedrai e leggerai, adesso
puoi farlo (nella carta stampata del mio.... giornale da questa Repubblica servo...
e servito....)

(Dedicato agli scibri e pennivendoli del (la carta-casta stampata) nuovo regime....)

(A. Trapiello, Alla morte di don Chisciotte)












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