giuliano

sabato 17 settembre 2016

L'AUTUNNO (22)

































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Come fosse lo stesso disegno ripetuto e non visto, come fosse una doppia natura non scorta. E quando la foglia dona l’illusione della morte in un ultimo urlo di dolore, linfa di morta natura urla la bellezza dell’anima caduta, io ascolto la sua nuova venuta in un altro Universo sospeso di questa visibile natura.




Ogni fiocco di neve mi accarezza la pelle, io che non provo il brivido da loro nominato dolore mentre cercano inutile calore nella eterna illusione di un fuoco purificatore che preserva lo spirito da questa strana… e insensata eresia, la esposi ad una platea sbigottita nell’‘immenso et innumerabile’ di una verità troppo antica… per essere da loro capita.
Non combatto la verità con il fuoco dell’ignoranza che avanza, rimango in ascolto della meravigliosa armonia e quando la nota di ogni strofa percepita mi accarezza l’anima fin a quel momento assopita, io rincorro il vento e parlo con la foglia, scruto la rima, poi seguo il torrente e come un pazzo uscito di senno inondo la vallata della mia poesia.



Mi raccontano, ora, la loro storia, l’inganno e il patimento subiti nel Tempo. Quando ornavano la bella vallata, quando raccoglievano il sole… e la cima  donava linfa principio di vita. Poi venne uno strano uomo, padrone del loro arbitrio, volle abbattere e profanare quanto spetta al Primo Architetto creatore Straniero dell’Universo mai detto. Volle sottomettere e controllare la vita che da secoli governa l’intera vallata.



Volle aprire il sentiero nominato ‘progresso’, una paginetta scritta nel Tempo, un Secondo contato nella materia, lui per il vero è solo una virgola, un punto…, l’inutile grammatica di questa storia qui e per sempre perseguitata, forse perché la verità non può essere narrata?
Volle abbattere secolari Dèi, piante e arbusti nel Tempo cresciuti.
Volle abbattere la vita che dimora all’alba di una Prima Mattina, quando un uomo, un Dio sceso si confuse e vagò nella nebbia del suo Universo, volle scrutare il sogno nella materia creato, per poi piangere il suo vero Creato.




Ma ora che il ricordo si fa tempesta, e la neve… strofa di questa eretica preghiera, a lui rimane solo la memoria della triste tortura ricevuta: quando una bella mattina fu lentamente abbattuta, una giornata intera di vita compiuta e una lenta rima al rumore di una accetta, Tempo che batte la lingua sul tamburo di una nuova calunnia rogo al calore della Storia.
Una giornata di martirio come una vita dedicata a Dio quando al rogo arde l’innocenza della vita vittima di una falsa preghiera, e la verità perì con lui nel bosco di una fitta nebbia di Prima materia creata nell’invisibile pensiero di una volontà celata alla comprensione di una immagine mai svelata e narrata.




Ugual sorte toccò ad un altro arbusto come fosse stato suo fratello nel martirio subito, proprio lì all’inizio del grande sentiero. Si piegava al vento come fosse stato uno strano lamento, poi gli furono spezzati uno ad uno i rami, come quando si mozzano le mani e gli arti ad un uomo in una guerra incompresa, stagione del Tempo che avanza nella fredda nebbia che avvolge l’intera vallata, affinché la lenta agonia inflitta diventi verità compiuta, il rumore sordo dell’accetta una sana preghiera… pagina della memoria.
Alla fine di quella funesta e terribile giornata fu legato con una corda stretta alla cima di un masso scolpito in un Teschio di una impervia via, fu trascinato senza riguardo per il piacere di strappargli la vita, fu mortificato per il diletto nominato dovere nell’apparente legge della vita.





Lei morì nella sua grande bellezza, se pur privata della radice, rimase dritta sospesa come per ingannare l’attesa, così immobile e priva della vita era più bella di prima. Rimase dritta ed eterna come a guardia della sua cima accanto alla foglia ingiallita… compagna di un'altra vita, eresia mai svelata per l’invisibile via. Fratello in ugual sorte di chi non conosce la morte, abdicando alla vista l’inganno scritto nella debolezza del Tempo, lasciando alla vista l’illusione della  morte e la fine diviene spirito di vita. 




Certo che la stagione avanza, ma guarda il mondo e contempla la vita con l’anima di una diversa rima, riscalda la stagione della tua nuova venuta con la saggezza che illumina l’invisibile via intrapresa; certo che lottiamo, da quando fui maestro e poeta di una immensa cima, combattevo il male di un’altra vita. 
Combattevo la materia invisibile alla tua misera ora e lo spirito rinasceva nella tua parola per ogni calunnia detta e non detta, mentre mortificavi la carne della Prima Venuta con l’arma di una stagione compiuta: tu combatti il Tempo e il Tempo ti...















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