giuliano

domenica 2 ottobre 2016

IL PALCOSCENICO DELLA VITA (perle di vetro fuori e dentro l'Universo) (2)








































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Il palcoscenico della vita (1)

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Geografia celeste (un carro senza ruote) (3)














L’attacco gnostico contro la posizione classica scelse questo concetto dell’alta considerazione del cosmo per una nuova radicale valutazione.
Aveva contro di sé la piena forza della tradizione come abbiamo descritto, di cui gran parte era compresa nel nome stesso di ‘cosmo’. Conservando questo nome per il mondo, gli Gnostici ritenevano l’idea di ordine come la caratteristica principale di quello che si apprestavano [forse non è il caso di introdurre in questa ‘Perla’ i concetti di entropia… comunque proseguiamo] a deprezzare. Di fatto, anziché negare al mondo l’attributo di ordine, essi volsero l’attributo ad esprimere ‘obbrobrio’ anziché lode, caricando semmai le tinte nel processo.
…Parlando del concetto di ‘fato’ le caratteristiche di ordine, regola e legge non solo furono lasciate al mondo rivalutato in senso gnostico, furono anzi accresciute nel loro potere e nella loro influenza sull’uomo, ma mutate radicalmente nella loro qualità spirituale, nel loro significato, nel loro valore. Ed è quasi esagerando la divinità dell’ordine cosmico che la si trasforma nell’opposto del divino.




Anche qui il cosmo è ordine e legge, ma un ordine rigido e nemico, una legge tirannica e malvagia, priva di significato e di bontà, estranea agli scopi dell’uomo [ed anche e soprattutto fondamentalmente deleteri per la sua Anima divenuta quasi un fardello]. Un mondo, quindi, irrimediabilmente svuotato di contenuto divino aveva un suo proprio ordine: un ordine vuoto di divinità!
Così simmetricamente la svalutazione del mondo si estende alla radice concettuale dell’idea di cosmo, ossia al concetto di [come si è portati ad interpretare ed intendere] l’ordine stesso, e lo include con la sua qualità pervertita in un concetto ora svalutato di universo fisico. In tal modo il termine ‘cosmo’, con tutte le sue associazioni semantiche, poteva passare nell’uso gnostico e poteva diventarvi, col segno-valore rovesciato, altrettanto simbolico quanto lo era stato nella tradizione greca.
…‘Cosmo’ diviene così nella visione della realtà di recente apparizione un concetto enfaticamente negativo, forse più fortemente negativo di quanto non fosse stato un concetto positivo nella visione greca, appunto perché fornito di maggior carica emotiva. Tale concezione negativa è naturalmente controbilanciata da una positiva, quella della divinità trans-mondana. In pratica il Dio gnostico e Straniero non è semplicemente estramondo e sopramondo, ma nel suo significato ultimo ‘contromondano’.




…L’unità sublime del cosmo e di Dio è spezzata, i due vengono separati e si apre tra di essi un abisso che non sarà mai completamente colmato: Dio e il mondo, Dio e la natura, Spirito e Natura, fanno divorzio, estranei l’uno all’altro, persino contrari [certamente per gli ortodossi del filosofico quanto teologico pensiero questo approdo appare un paradosso, in verità e per il vero cela un Pensiero molto più profondo circa la Dimensione non rilevata, e giammai non apparente o ancor peggio senile o limitata conoscenza dell’oggetto, di cui, come già detto, la Parola non ancora ‘glutterata’ quando la Rima sogna un proprio ‘verso’].
Ma se questi due sono estranei l’uno all’altro, allora anche l’uomo ed il mondo sono estranei l’uno all’altro, e questo in termini di sentimento è molto probabilmente il fatto primario. C’è una fondamentale esperienza di una frattura assoluta tra l’uomo e ciò in cui si trova situato, il mondo (apparente delle cose). Ed infatti il pensiero greco era stato una grande espressione dell’appartenenza dell’uomo al mondo e per mezzo della conoscenza che genera l’amore aveva cercato di accrescere l’intimità con la sostanza affine di tutta la natura: il pensiero gnostico è ispirato dalla scoperta angosciosa della solitudine cosmica dell’uomo, della totale alterità del suo essere rispetto a quello dell’universo in genere.




Codesta impostazione ‘dualistica’ è alla base di tutto l’atteggiamento gnostico e unifica le espressioni grandemente diverse, più o meno sistematiche, che quell’atteggiamento assunse nel rituale e nella fede gnostica. Quindi, il suddetto ‘dualismo’ tra uomo e mondo postula come corrispettivo metafisico quello tra Dio e mondo. E’ una ‘dualità’ di termini non complementari ma contrari, una polarità di incompatibili, e questo fatto domina l’escatologia gnostica. La dottrina gnostica espone una ‘dualità’, o piuttosto il sentimento che ne è alla base, nei suoi diversi aspetti oggettivi. L’aspetto teologico sostiene che il divino non ha parte in ciò che riguarda ‘imperfezione universale di cui la Parola o se preferite il Verbo, fisico e non: quindi il più probabile e sconosciuto Dio Straniero, è strettamente al di fuori e giammai rivelato né indicato dal mondo, ed è perciò lo Sconosciuto totalmente Altro.




Quindi ed ancora, l’aspetto cosmologico afferma che il mondo non è creazione di Dio ma di un principio inferiore [e nella mia radicale e moderata…, giammai paradossale e neppure contraddittoria consistenza…, attingo da questo principio delegando il desiderio o solo il Pensiero ad una Parola imperfetta circoscritta alla materia, limite e dimensione di cui si sogna il ‘verso’ ed anche ogni possibile sua quadratura: opera ultima e fors’anche perfetta nella propria circolare apparenza ed appartenenza:  giacché la Rima precede l’intera Poesia in quanto presiede la conoscenza nell’intimo suo intelletto qual desiderio superiore al semplice ‘verso’ divenuto strofa della vita… E la segreta sua musica rimane pur sempre un simmetrico approdo ove l’intera conoscenza si specchia nel singolo Frammento nel desiderio estraneo, però, all’intera metrica di cui diletto dell’altrui disprezzo a cui costretto per umano e limitato intento… E sempre nella deficienza della materia riflesso…], la cui inferiorità è perversione del divino e le cui caratteristiche principali sono dominazione e potere.
…E l’aspetto antropologico afferma che l’io interiore dell’uomo non è parte del mondo, creazione e dominio del demiurgo, ma sta in quel mondo come totalmente trascendente e incommensurabile a tutti i modi e mondi cosmici di essere perché è il loro corrispondente trasmondano, il Dio sconosciuto che è al di fuori.
(H. Jonas, Lo gnosticismo; con brevi interventi del ‘moderatore’)














      

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