giuliano

mercoledì 24 maggio 2017

MOSTRI & NEBBIE ARTICHE ovvero l'incubo nell'incubo prosegue.... (12)


































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Mostri e nebbie artiche: la lettera... (11)










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I 'perfetti' ingranaggi dell'arte (13)

















Trascorsi il giorno successivo vagando per la valle.


Mi fermai vicino alle sorgenti dell’Arveiron, che prendono origine da un ghiacciaio, che, a passo lento, sta avanzando dalla cima delle colline fino a ostruire la valle. I ripidi pendii delle vaste montagne erano di fronte a me; la gelida parete del ghiacciaio mi sovrastava; alcuni pini spaccati erano sparsi intorno e il solenne silenzio di questa magnifica sala delle udienze della natura imperiale era rotto solo dallo scrosciare delle onde o dalla caduta di qualche grosso frammento, dal boato della valanga o dal crepitio, che riecheggiava fra le montagne, del ghiaccio accumulato che, attraverso il silenzioso lavoro di leggi immutabili, ogni tanto si spaccava e si staccava, come se non fosse stato che un giocattolo nelle loro mani.
Questi scenari sublimi e grandiosi mi offrivano la più grande consolazione che potessi ricevere. Mi elevavano da tutte le piccolezze del mio animo, e benché non cacciassero il mio dolore, tuttavia lo mitigavano e lo tenevano calmo. In qualche modo, inoltre, distolsero la mia mente dai pensieri sopra i quali avevo rimuginato durante gli ultimi mesi.
Rientrai la notte per riposare; il mio sonno fu conciliato e aiutato dall’insieme di quelle maestose figure che avevo contemplato durante il giorno. Si radunarono attorno a me; le vette delle montagne, immacolate e innevate, i pinnacoli scintillanti, i boschi di abeti, la gola aspra e selvaggia, e l’aquila che si elevava fra le nubi si raccolsero tutti attorno a me e mi offrirono la pace.

Dove erano fuggiti quando mi svegliai il mattino seguente?

Tutto ciò che aveva incoraggiato l’anima era fuggito col sonno, e una scura melanconia intristiva i miei pensieri. La pioggia cadeva a torrenti, e una fitta nebbia nascondeva le cime delle montagne, così che non vedevo neppure i volti di quei possenti amici. Eppure avrei penetrato il loro velo di nebbia e li avrei cercali fra i loro nascondigli di nuvole.




Cos’erano la pioggia e la tempesta per me?

Il mio mulo fu portato alla porta, e io decisi di salire la cima del Montanvert. Mi ricordai dell’effetto che la vista del terribile e mai fermo ghiacciaio aveva avuto sulla mia mente la prima volta che l’avevo visto. Mi aveva riempito di un’estasi sublime che aveva dato ali alla mia anima e le aveva permesso di librarsi dal mondo oscuro verso la luce e la gioia. La vista del terribile e del maestoso in natura aveva sempre avuto, a dire la verità, l’effetto di elevare la mia mente, facendomi dimenticare le preoccupazioni passeggere della vita.
Decisi di andare senza una guida, perché conoscevo bene il sentiero e la presenza di un’altra persona avrebbe distrutto la solitaria grandezza dello scenario. La salita è ripida, ma il sentiero è interrotto da tornanti brevi e continui, che aiutano a superare la perpendicolarità della montagna. È uno scenario terribilmente desolato. In migliaia di punti sono visibili le tracce della valanga invernale, dove giacciono alberi spezzati e sparsi sul terreno, alcuni completamente distrutti, altri piegati, appoggiati contro le rocce sporgenti della montagna o di traverso sopra altri alberi.
Il sentiero, man mano che si sale, incontra gole innevate, lungo le quali rotolano continuamente dei sassi; una di queste è particolarmente pericolosa, perché il minimo rumore, come ad esempio parlare ad alta voce, produce uno spostamento di aria sufficiente ad attirare la distruzione sopra la testa di colui che ha parlato. Gli abeti non sono alti né lussureggianti, ma sono tetri e aggiungono un’aria di severità allo scenario. Guardai la valle sottostante; una vasta nebbia stava salendo dai fiumi che l’attraversavano, avvolgendo in fitti anelli le montagne di fronte, le cui vette erano nascoste da nuvole uniformi, mentre la pioggia cadeva dal cielo scuro e aumentò la melanconica impressione che ricevevo dagli oggetti attorno a me.

Ahimè!

 Perché l’uomo si vanta di una sensibilità superiore rispetto agli animali?




Questo li rende solo degli esseri con più necessità. Se i nostri impulsi fossero limitati a mangiare, bere, desiderare, saremmo quasi liberi, ma noi siamo mossi da ogni vento che soffia e da una parola casuale o da una scena che quella parola ci trasmette.

  Dormiamo; un sogno ha il potere di avvelenare il sonno.
 Ci alziamo; un pensiero vagante contamina il giorno.
Sentiamo, comprendiamo, o ragioniamo; ridiamo o piangiamo,
accettiamo con amore il dolore, o gettiamo via i nostri affanni:
è lo stesso: perché che sia gioia o sofferenza,
il sentiero della sua partenza è ancora libero.
Il giorno trascorso non è mai quello a venire;
niente può durare, tranne la mutabilità.

Era circa mezzogiorno quando arrivai in cima alla salita. Rimasi per un po’ seduto sulla roccia che dava su quel mare di ghiaccio. Una foschia coprì sia quella che le montagne circostanti. Subito una brezza dissipò le nuvole, e io scesi sul ghiacciaio. La superficie è molto irregolare, si alza come le onde di un mare agitato, scende in basso, frammezzata da crepacci che si inabissano profondamente.
Il campo di ghiaccio è largo circa una lega, ma io impiegai circa due ore per attraversarlo. La montagna di fronte è una nuda roccia perpendicolare rispetto a dove mi trovavo io, Montanvert era esattamente all’opposto, a circa una lega di distanza; e sopra di esso si ergeva il Monte Bianco, nella sua terribile maestosità. Rimasi in una rientranza della roccia a osservare questo meraviglioso e stupendo scenario. Il mare, o piuttosto il vasto fiume di ghiaccio, serpeggiava tra le sue montagne, le cui aeree cime incombevano sui suoi recessi. I loro picchi ghiacciati e scintillanti brillavano alla luce del sole sopra le nuvole. Il mio cuore, prima pieno di dolore, si gonfiò di qualcosa simile alla gioia; esclamai:

‘Spiriti erranti, se davvero errate, e non riposate nei vostri stretti letti, concedetemi questa flebile felicità, o portatemi via, come vostro compagno, dalle gioie della vita’.




Mentre dicevo queste parole, scorsi improvvisamente la figura di un uomo, piuttosto distante, che avanzava verso di me, a velocità sovraumana. Balzava oltre i crepacci di ghiaccio, tra i quali io avevo camminato con prudenza; anche la sua statura, mentre si avvicinava, mi sembrava superiore a quella di un uomo. Fui turbato; una nebbia scese sopra i miei occhi, e mi sentii afferrare dalla debolezza, ma mi ripresi subito grazie al gelido vento delle montagne.

Mi accorsi, mentre la figura si faceva più vicina (visione terribile e odiosa!) che era il miserabile che io avevo creato.

Tremai di rabbia e orrore, decisi di aspettare che si avvicinasse e poi di giungere con lui a un combattimento mortale. Si avvicinò; il suo volto esprimeva un’amara angoscia, unita allo sdegno e alla malvagità, mentre la sua bruttezza spettrale lo rendeva quasi insopportabile alla vista umana. Ma io l’osservai appena; in un primo momento la rabbia e l’odio mi avevano privato della parola, e la ritrovai solo per sommergerlo di parole che esprimevano furioso abominio e disprezzo.




‘Demonio! - esclamai - Osi avvicinarti a me? E non temi che la feroce vendetta del mio braccio si sfoghi sulla tua miserabile testa? Vattene, vile insetto! Anzi, resta, che io possa calpestarti fino a ridurti in polvere! E, oh! Se potessi, con l’estinzione della tua miserabile esistenza, riportare in vita quelle vittime che tu hai assassinato così diabolicamente!’...

‘Aspettavo quest’accoglienza - disse il demone -Tutti gli uomini odiano gli sventurati; e come, dunque, devo essere odiato io che sono più miserabile di ogni altro essere vivente! Anche tu, il mio creatore, detesti e disprezzi me, la tua creatura, alla quale tu sei legato da vincoli dissolubili solo con l’annientamento di uno di noi. Tu vuoi uccidermi. Come osi giocare così con la vita? Fai il tuo dovere verso di me, ed io farò il mio verso di te e il resto dell’umanità. Se accetterai le mie condizioni, io lascerò in pace te e loro; ma se tu rifiuti, nutrirò le fauci della morte finché non sarà sazia del sangue degli amici che ti restano’….

‘Detestabile mostro! Sei un demonio! Le torture dell’inferno sono una vendetta troppo mite per i tuoi crimini. Miserabile diavolo! Mi rimproveri della tua creazione; vieni avanti allora, che io possa estinguere la scintilla che così imprudentemente ti ho dato’.

La mia rabbia era senza limiti; balzai su di lui, spinto da tutti i sentimenti che possono armare un essere contro l’esistenza di un altro.
Mi schivò con facilità e disse…




‘Stai calmo! Ti prego di ascoltarmi prima di dar sfogo al tuo odio sulla mia testa fedele. Non ho sofferto abbastanza, perché tu cerchi di aumentare la mia sventura? La vita, anche se può essere solo un ammasso di angoscia, mi è cara, e la difenderò. Ricorda, tu mi hai fatto più potente di te stesso; la mia altezza è superiore alla tua, le mie articolazioni più agili. Ma io non sarò tentato di oppormi a te. Io sono la tua creatura, e sarò persino mite e docile verso il mio naturale signore e re, se anche tu farai la tua parte, che mi devi. Oh, Frankenstein, non essere giusto verso tutti mentre calpesti me solo, a cui è dovuta la tua giustizia e ancor più la tua clemenza e il tuo affetto. Ricorda che io sono la tua creatura; dovrei essere il tuo Adamo, ma sono piuttosto l’angelo caduto che tu allontani dalla gioia, senza alcun crimine. Ovunque vedo felicità, dalla quale io solo sono irrimediabilmente escluso. Io ero benevolente e buono; la sventura mi ha reso un demonio. Fammi felice, ed io sarò di nuovo virtuoso’.

‘Vattene! Non ti ascolterò. Non ci può essere comunanza fra me e te; noi siamo nemici. Vattene, o lascia che proviamo la nostra forza in un combattimento, in cui uno dovrà cadere’.

‘Come posso commuoverti? Nessuna supplica può spingerti a volgere uno sguardo benevolo sulla tua creatura, che implora la tua bontà la tua compassione? Credimi, Frankenstein, io ero benevolente; la mia anima ardeva di amore e umanità, ma sono solo, miseramente solo? Tu, il mio creatore, mi detesti: che speranza posso raccogliere dai tuoi simili che non mi devono nulla? Essi mi disprezzano e mi odiano. Le montagne deserte e i ghiacciai desolati sono il mio rifugio. Ho vagato qui intorno per molti giorni; le caverne di ghiaccio, che solo io non temo, sono una dimora per me, ed è l’unica che l’uomo mi concede. Io saluto questi pallidi cieli, perché sono più gentili dei tuoi simili. Se la moltitudine dell’umanità sapesse della mia esistenza, farebbe come hai fatto tu, e si armerebbe per distruggermi. Non dovrei dunque odiare coloro che mi detestano? Non raggiungerò mai un accordo con i miei nemici. Io sono un miserabile, e loro condivideranno la mia sventura. Tuttavia è in tuo potere ricompensarmi e liberarli da un male che spetta a te solo rendere così grande, perché non solo tu e la tua famiglia, ma migliaia di altre persone, non siano inghiottite dal vortice della collera. Lasciati muovere a compassione, e non disprezzarmi. Ascolta la mia storia; quando l’avrai ascoltata, abbandonami o commiserami, come giudicherai che meriti, ma ascoltami. Le leggi umane consentono ai colpevoli, per quanto crudeli siano, di parlare in loro difesa prima di essere condannati. Ascoltami, Frankenstein. Tu mi accusi di omicidio, e tuttavia vorresti, con la coscienza tranquilla, distruggere la tua creatura. Oh, sia lodata l’eterna giustizia dell’uomo! Tuttavia, io non ti chiedo di risparmiarmi; ascoltami, e poi. se puoi, se vuoi, distruggi il lavoro delle tue mani’…




‘Perché mi richiami alla memoria - risposi - circostanze alle quali tremo quando vi rifletto, poiché io ne sono stato la miserabile origine e l’autore? Sia maledetto il giorno, aborrito demonio, in cui hai visto la luce! Siano maledette (benché io maledica me stesso) le mani che li hanno formato! Tu mi hai reso infelice oltre ogni dire. Non mi hai lasciato il potere di considerare se sono giusto o no verso di te. Vattene! Libera la mia vista dalla tua detestabile forma’.

‘Così te ne libererò, mio creatore, - disse e mise le sue odiate mani davanti ai miei occhi, che io scostai da me con violenza - così ti tolgo una vista che aborri. Comunque puoi ascoltarmi e concedermi la tua compassione. Ti chiedo questo, in nome delle virtù che possedevo un tempo. Ascolta la mia storia; è lunga e strana, e la temperatura di questo posto non è adatta ai tuoi sensi delicati, vieni nella capanna sulla montagna. Comunque, il sole è ancora alto nei cieli; prima che scenda a nascondersi dietro quei precipizi innevati e a illuminare un altro mondo, tu avrai ascoltato la mia storia e potrai decidere. Dipende da le, che io abbandoni per sempre la compagnia dell’uomo e conduca una vita inoffensiva, o diventi il flagello dei tuoi simili e l’autore della tua rapida rovina’.

Detto questo tracciò la via tra il ghiaccio; io lo seguii. Il mio cuore era colmo, e non gli risposi, ma mentre avanzavo, soppesavo i vari argomenti che aveva usato e infine decisi di ascoltare la sua storia. In parte ero spinto dalla curiosità, e la compassione rafforzò la mia decisione. Fino ad allora lo avevo ritenuto l’assassino di mio fratello e desideravo ardentemente una conferma o una smentita di questa opinione. Per la prima volta, inoltre, sentii quali fossero i doveri di un creatore verso la sua creatura, e che avrei dovuto renderlo felice prima di dolermi per la sua malvagità. Queste motivazioni mi spinsero ad accettare la sua richiesta. Attraversammo dunque il ghiaccio, e salimmo sulla roccia di fronte. L’aria era fredda, e la pioggia ricominciò a scendere; entrammo nella capanna, il demone con aria di esultanza, io con il cuore pesante e lo spirito depresso. Ma acconsentii ad ascoltare, e mi sedetti vicino al fuoco che il mio odiato compagno aveva acceso, così egli cominciò la sua storia….








                                                           LA STORIA



Una settimana fa, ulteriore inattesa conferma….



Il gruppo conservatore americano “Judicial Watch” ha reso pubblico un rapporto ‘top secret’ della Dia (Defense Intelligence Agency), i servizi segreti del Pentagono. Il documento, 7 pagine, datato 12 agosto 2012, espone il solito errore geopolitico di sempre. La Dia prevede e convalida la creazione di uno Stato islamico per sbarazzarsi del presidente siriano Bashar al-Assad, la cui dittatura – oggi sappiamo – ha causato il  massacro di oltre 200.000 vittime nella guerra civile siriana. Ma la nascita di un “principato salafita” che “unifichi l’estremismo jihad tra sunniti in Iraq e in Siria” non impedisce un’altra accurata previsione: “Assad rimarrà al potere”. La scorsa estate Isis ha conquistato Mosul in Iraq, il mese scorso ha preso il controllo anche di Ramadi.
E da tre giorni  la bandiera nera dello Stato Islamico sventola anche nella storica città siriana di Palmyra. Il papello desecretato suscita domande inquietanti.
Uno, diventa lecito mettere in dubbio gli sforzi che ampliano i poteri statali anti-terrorismo, cioè  il monitoraggio di Cia e Nsa  da parte del governo Usa, e dei servizi in Uk e altri paesi alleati (anche in Italia per il Giubileo di ottobre).
Due, l’Occidente combatte contro un nemico comune che però è nato in laboratorio come il mostro di Frankenstein, grazie a maneggi ed alchimie degli stessi suoi creatori per fini geopolitici inconfessabili. Ecco perché non ha senso continuare a fare gli stessi errori  degli ultimi 20 anni, come dice l’ottimo Rand Paul.
(di Luca Ciarrocca)  









                                                                EPILOGO




….Secondo il dottor Darwin e secondo alcuni tedeschi l’evento su cui si fonda questo racconto non è da considerarsi impossibile…

Non voglio si creda che io riponga il più lontano grado di seria fiducia su tale fantasma o per meglio dire ‘mostro’; tuttavia, assumendola come la base di un lavoro di immaginazione non mi sono limitato a tessere insieme una serie di orrori (ed errori) soprannaturali.

In quanto l’evento da cui dipende l’interesse della Storia è privo di effetti di un semplice racconto di spettri o di magia così ho cercato di conservare la verità dei principi elementari della (dubbia natura umana) e chi si imbatte in cotal velato motivo può leggersi anche, ed in ciò per una volta concordiamo, l’ultima enciclica circa la vera Natura che ci circonda… ognuno alla propria Finestra assiso ciò mi sembra più che logico…ed umano destino…









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