giuliano

giovedì 11 luglio 2019

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I politici dell’eternità diffondono la convinzione che il governo non possa favorire la società nel suo complesso, ma soltanto metterla in guardia dalle minacce. Il progresso cede il passo al destino tragico. Al potere, i politici dell’eternità  fabbricano crisi e manipolano le emozioni risultanti. Per distrarre i cittadini dalla loro incapacità o dalla loro scarsa volontà di introdurre le riforme, li incoraggiano a provare euforia e indignazione a brevi intervalli, annegando il futuro nel presente.

Nella politica estera sminuiscono e annullano i successi di Paesi che potrebbero sembrare modelli agli occhi del pubblico. Usando la tecnologia per trasmettere una fiction politica, tanto in patria quanto all’estero, negano la verità e cercano di ridurre la vita a spettacolo e sentimento.




Forse negli anni Duemiladieci è accaduto più di quanto immaginiamo.

Forse la furiosa sequenza di momenti tra lo schianto di Smolensk e la presidenza Trump è stata un’era di trasformazione che non abbiamo vissuto come tale.

Forse scivoliamo da una percezione del tempo all’altra perché non capiamo come la storia faccia noi e come noi facciamo la storia.

L’inevitabilità e l’eternità traducono i fatti in racconti.

I sostenitori dell’inevitabilità considerano ogni fatto un’anomalia che non modifica il racconto generale del progresso; i fautori dell’eternità classificano ogni nuovo evento come l’ennesimo esempio di minaccia atemporale. Ciascuna delle due visioni si spaccia per storia, entrambe la cancellano. I politici dell’inevitabilità insegnano che i dettagli del passato sono irrilevanti, perché qualunque cosa succeda è soltanto acqua per il mulino del progresso.

I politici dell’eternità saltano da un momento all’altro, tra i decenni o i secoli, per costruire un mito di innocenza e di pericolo. Immaginano cicli minacciosi nel passato, creando uno schema astratto che realizzano nel presente producendo crisi artificiali e drammi quotidiani.




L’inevitabilità e l’eternità (come l’Infinito dal Burke nominato) hanno metodi propagandistici ben precisi. I politici dell’inevitabilità tessono un velo di benessere intorno ai fatti. Quelli dell’eternità occultano (reali prospettive) e fatti per nascondere tanto l’evidenza che le persone sono più libere e più ricche in altri Paesi, quanto l’idea che le riforme possano essere formulate in base alle conoscenze. Gli anni Duemiladieci si sono contraddistinti soprattutto per la creazione intenzionale di una fiction politica, di storie ingombranti capaci di monopolizzare l’attenzione e di colonizzare lo spazio necessario per la riflessione.

Tuttavia, qualunque impressione la propaganda faccia in un dato momento, non è il verdetto definitivo della storia. C’è differenza tra la memoria, ossia le impressioni che riceviamo, e la storia, ossia i legami che – se vogliamo – cerchiamo di instaurare.




La storia come disciplina nacque come scontro con la propaganda bellica. Nel primissimo libro di storia, La guerra del Peloponneso, Tucidide ha l’accortezza di fare una distinzione tra i resoconti che i leader fanno delle proprie azioni e i veri motivi dietro le loro decisioni.

Nella nostra epoca, man mano che le disuguaglianze crescenti alimentano la fiction politica, il giornalismo investigativo diventa ancora più prezioso. Il suo rinascimento cominciò durante l’invasione russa dell’Ucraina, quando reporter coraggiosi inviarono articoli da zone pericolose. In Russia e in Ucraina, le iniziative giornalistiche si raccolsero intorno ai problemi della cleptocrazia e della corruzione, e poi i giornalisti esperti di questi argomenti scrissero della guerra.

Ciò che è già successo in Russia potrebbe accadere in America e in Europa: il consolidamento di massicce disuguaglianze, la sostituzione della linea politica con la propaganda, lo spostamento dalla politica dell’inevitabilità a quella dell’eternità.




I leader russi potrebbero invitare gli europei e gli americani nell’eternità perché la Russia ci è entrata per prima. Hanno individuato i punti deboli di Stati Uniti ed Europa, che avevano prima identificato e sfruttato in patria. Per molti europei e americani, gli eventi degli anni Duemiladieci – l’ascesa della politica antidemocratica, il voltafaccia russo all’Europa e l’invasione dell’Ucraina, il referendum sulla Brexit, l’elezione di Trump – sono giunti inaspettati. Gli americani tendono a reagire allo stupore in due modi: o immaginando che l’evento inatteso non stia succedendo davvero o affermando che è totalmente nuovo e dunque non suscettibile di interpretazione storica. O va tutto bene, insomma, o va tutto così male che non si può fare nulla.

La prima reazione è un meccanismo di difesa della politica dell’inevitabilità. Il secondo è lo scricchiolio che l’inevitabilità produce poco prima di andare in frantumi e di cedere il passo all’eternità. La politica dell’inevitabilità prima erode la responsabilità civile e poi, quando si scontra con una sfida seria, crolla nella politica dell’eternità. Gli americani reagirono in questi modi quando il candidato favorito della Russia diventò presidente degli Stati Uniti.




Negli anni Novanta e Duemila, l’influsso scorreva da ovest a est, nel trapianto di modelli economici e politici, nella diffusione della lingua inglese e nell’ampliamento dell’Unione Europea e dell’Organizzazione del Trattato del Nordatlantico (NATO). Intanto, gli ambiti non regolamentati del capitalismo americano ed europeo attirarono russi facoltosi in un mondo privo di connotazioni geografiche, quello dei conti bancari offshore, delle società fittizie e degli accordi anonimi, dove si riciclava il denaro rubato al popolo russo. In parte per questa ragione, negli anni Duemiladieci l’influsso prese a scorrere da est a ovest, man mano che l’eccezione offshore diventava la regola e che la fiction politica russa si estendeva oltre i confini nazionali.

Nella Guerra del Peloponneso, Tucidide definisce l’‘oligarchia’ il governo dei pochi e la contrappone alla ‘democrazia’. Per Aristotele, ‘oligarchia’ significa invece governo dei pochi ricchi; la parola tornò in auge con questo significato nella lingua russa negli anni Novanta e poi, a buon diritto, in quella inglese negli anni Duemiladieci….

(Per concludere nella sublime arte dipinta scritta glutterata e incisa qual infinito pittogramma rilevato e rivelato cui Burke interprete attento pur non condiviso nel ciclico Infinito (artificiale) di cui limitato ingegno alla vista accompagnato ma quantunque al terrore di cui un più certo precipizio verso ugual Cima… condivisa)

(T. Snyder, La paura e la ragione)














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