giuliano

lunedì 25 novembre 2019

BAGNI TURCHI (....)






































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Ciò che Adamo ed Eva ignorano (o fanno finta non sapere...) (...)

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‘Molte ragazze come me scappano dalla Turchia. Soprattutto in Germania, in cerca di un futuro migliore. Un futuro lontano da una società che ci vorrebbe sempre di più chiuse in casa, nascoste dietro un velo e in silenzio’.

Sono parole che colpiscono nel segno, quelle di Mine O, una ragazza turca di 32 anni che, dopo il tentato colpo di stato del 15 luglio di appena 3 anni fa, ha sentito la morsa del governo di Erdogan stringersi intorno alla sua vita, alla sua libertà, al suo futuro.




‘Dopo quel giorno per molte donne le cose sono cambiate: molte amiche hanno smesso di uscire la sera perché spaventate – racconta a InsideOver – Ci incontravamo sempre nello stesso luogo dopo una giornata di lavoro: poi, di colpo, molte hanno iniziato a presentarsi velate o addirittura hanno smesso di presentarsi. Il quartiere dove uscivamo non era più sicuro, ci sentivamo osservate da sguardi severi. Non era raro che gruppi di uomini ci chiedessero dove fossero i nostri mariti e cosa ci facessimo in giro da sole’.




Non sono rari per le strade delle grandi città turche infatti, gruppi di integralisti che aggrediscono verbalmente e fisicamente donne non vestite come il Corano imporrebbe: con il capo velato e il volto nascosto alla luce.

‘Si sentivano legittimati a mortificarci, ad aggredirci, a punirci. Così due anni fa ho deciso di partire, per salvarmi. Non c’era più posto per me a casa mia e sono sempre più convinta di aver fatto la scelta giusta’.




Mine ora vive in Germania, dove lavora e vive con un uomo tedesco. La sua testimonianza non è la prima e non sarà l’ultima di una sterminata serie di denunce di repressione nei confronti del genere femminile sotto il governo di Recep Tayyip Erdogan.



Se facendo un ampio balzo all’indietro, dagli inizi dell’XX secolo il movimento femminista turco è cresciuto esponenzialmente fino ad ottenere il divieto di ‘discriminazione di genere’ sancito dalla costituzione nel 1982, oggi l’aria che tira non solo non è più la stessa di inizio millennio, ma nemmeno la stessa di appena 5 anni fa. Se è vero che un cambiamento culturale richiede tempo, il cambiamento di mentalità in una società è ancora più difficile da ottenere: le femministe turche hanno infatti lottato per anni per la parità, ottenendo un’uguaglianza formale dal punto di vista legislativo mai tradotta fino in fondo nella realtà.




Come se non bastasse, ad oggi la situazione si è ulteriormente aggravata. A tre anni esatti dal tentato golpe delle forze armate atto al rovesciamento di Erdogan, cui è seguita una dura repressione, in Turchia infatti la ‘deriva autoritaria’ di stampo islamista del presidente (riconfermato nel 2018) non sembra volersi arrestare. Fa piuttosto impressione certo, che una nazione che per anni ha bussato alle porte dell’Ue si ritrovi con un uomo solo al comando e una continua reprimenda della libertà di parola e dello stato di diritto. E tra le categorie che maggiormente hanno risentito dell’ascesa di Erdogan troviamo senza dubbio minoranze etniche e linguistiche, come religiose, Lgbt e in buona parte anche le donne.




Se il pluralismo di opinione è fortemente limitato e gli oppositori del ‘sultanato’ sono dovuti scappare per evitare di essere arrestati (tra questi attivisti, giornalisti, docenti e parlamentari), il sottoinsieme femminile ha visto in maniera ancora più drastica anni di battaglie infranti e passati sotto silenzio. Per assurdo, appena nel 2004, un aggiornamento all’art 10 della Costituzione ha ribadito che: ‘Uomini e donne hanno uguali diritti’, aggiungendo che ‘lo Stato ha l’obbligo di assicurare che questa uguaglianza esista nella pratica’.




Incrociando i dati di piattaforme attive nell’osservazione di dati sul femminicidio, risulta che solamente nei primi mesi del 2017 sono state uccise in Turchia 365 donne. Nel 2018 il numero è cresciuto ancora, salendo fino a 440 femminicidi perpetrati da uomini secondo le seguenti motivazioni: volontà della donna di divorziare, decidere della propria vita indipendentemente o del futuro dei figli e rifiuto di un tentativo di riconciliazione con l’uomo.




Le logiche di una società con mentalità patriarcale, si uniscono alle indicazioni di un leader come Erdogan che si è lanciato in dichiarazioni pubbliche come: ‘La nostra religione ha definito il posto delle donne nella società: la maternità’ e ancora ‘Porre donne e uomini sullo stesso piano è contro natura. Uomini e donne sono stati creati diversi. La loro natura è differente. La loro costituzione è differente’. Un insieme che non può che far riflettere sul reale stato delle cose in Turchia.




Oltre al problema delle violenze e dell’intolleranza, insorge come sempre più rilevante come causa della fuga femminile dalla Turchia, quello dell’occupazione. Gli ultimi dati parlano chiaro: la Turchia ad oggi è l’unico paese in Europa con un tasso di occupazione femminile sotto il 40%. Se le donne infatti costituiscono circa il 51% della popolazione attiva in Turchia (circa 60 mln di persone), la partecipazione delle stesse alla forza lavoro – fatta salva l’università – si è attestato al 33,6% nel 2017 (dato stabile negli ultimi 20 anni), rispetto a una media OECD del 51,9%, con una tendenza pressoché invariata nel 2018 e nel 2019. Ridotto all’osso, questo dato, ci dice che circa 7 donne su 10 in Turchia sono inoccupate; un dato che ‘Dal punto di vista sociologico evidenzia che alle donne in Turchia viene impedito di stare in piedi da sole’, come spiega l’economista Güldem Atabay Şanlı alla Bbc, spingendo sempre più giovani donne a lasciare il paese alla ricerca di un futuro migliore.































domenica 24 novembre 2019

UNA LETTERA RITROVATA (10)











































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Una Lettera ritrovata (9/1)













L’equilibrio che scomponiamo verso altri orizzonti di energia incontrollata che annienterà per sempre la nostra capacità di sopravvivenza, quell’equilibrio si ricomporrà non solo nelle malattie psicologiche e sociali che sconvolgono il nostro vivere, con tutte le conseguenze a cui assistiamo giornalmente, ma anche in tutte quelle strutture virtuali di cui siamo circondati per momentaneo benessere economico.

Futura voce dello squilibrio sociale e della sua totale disarmonia, il rumore dell’inutile che udiamo a piena voce in ogni dove. Tutto ciò che pensiamo costruire senza una composta armonia, potrà tranquillamente ritorcersi contro di noi, nostro malgrado, e nostro malgrado dovremmo assistere sempre a dei disastri che fanno parte della natura. Appartengono alla natura, per quanto noi ci sforzeremo di dominarla o prevederla.




Quindi troveremo conferma nell’affermare ancora una volta, che L’UOMO sta ALL’AMBIENTE (che occupa), trasformando lo stesso per i tempi necessari al suo FABBISOGNO (geopolitica-geostrategia-geofilosofia), come i cittadini o i ‘componenti’ del mondo stanno alla loro economia, la quale in un lasso di tempo  (maggiore o minore) provvede al suo benessere inteso questo come VALORE ECONOMICO RAGGIUNTO REALE ( - reale - valore dato dalla differenza fra il valore economico raggiunto nel breve lasso di tempo, sottratto ai costi per tutti quegli interventi dovuti ad una logica incompatibilità, quindi intendesi - reale - non quello virtuale dato DALL’IMMEDIATEZZA, del traguardo economico, ma bensì quello raggiunto grazie ad una LOGICA COMPATIBILITÀ che equivale all’equilibrio di cui accennavamo precedentemente, con lo SPAZIO OCCUPATO).




QUINDI IL VALORE ECONOMICO PERSEGUITO è determinato dalle risorse naturali GIACENTI (che sono la fonte dell’energia a cui nostro malgrado dobbiamo rivolgerci per determinare le nostre capacità economiche), ed in base alle nostre scelte energetiche determiniamo UN MAGGIORE O MINORE LIVELLO DI BENESSERE REALE E NON VIRTUALE; uno sfruttamento eccessivo, questo ci  insegna sia la storia che l’economia, di determinate risorse e il loro incontrollato utilizzo, a dispetto di altre, possono causare sia uno squilibrio ambientale e sia un fattore fondamentale di INQUINAMENTO che scatena un processo irreversibile di alterazione climatica che tende poi a destabilizzare un equilibrio preesistente.




Il fattore climatico appartiene, con le costanti, già accertate, di CAOS, ad uno di quei motivi che favoriranno a creare quei momentanei esempi di - SCHIZOFRENIA - meteorologica a cui stiamo assistendo in questi ultimi anni. Quindi il livello reale di EVOLUZIONE: sociale, ambientale ed economico, è dato in un lasso di tempo INVERSAMENTE PROPORZIONALE alla industrializzazione raggiunta ed al conseguente benessere economico apportato rispetto al - PRIMITIVO - stato originario dell’ambiente occupato. Minori sono i tempi, ed OBSOLETE le fonti energetiche, e sempre maggiori saranno i tempi per ristabilire gli equilibri preesistenti che determineranno in seguito un benessere economico reale, il quale poggia su reali fondamenta.




Logicamente questo discorso, è applicabile soprattutto ai grandi PROMOTORI INDUSTRIALI, che sono il cuore della nostra economia. Se consideriamo che l’industria automobilistica è una delle più potenti multinazionali mondiali, dovremmo pensare che il nostro benessere è raggiungibile nel momento in cui vedremmo modificati i parametri organizzativi di alcune strutture industriali per concepire un prodotto compatibile con l’ambiente in cui esso si deve misurare. PER COMPATIBILE si intende innanzitutto un suo duraturo impatto con l’ambiente in cui deve coabitare, quindi si deve tener conto di fondamentali caratteristiche che possono e devono essere confacenti con le risorse dell’ambiente che è il motore principale ed unico di questa operazione.




L’ambiente ci fornisce energia in diverse forme, e noi dobbiamo restituirla con il minimo danno ambientale. Se non vorremmo vedere sconvolti in maniera irreversibile gli equilibri che ci insegnano le leggi della fisica. Il surriscaldamento del pianeta, e questo lo insegna soprattutto la glaceologia, non avviene in un lasso di tempo breve come quello che potremmo misurare da una fase all’altra del respiro stagionale di un ghiacciaio, ma impiega un tempo assai vasto, ed è conseguenza di diversi fattori climatici naturali. Al contrario dell’attuale fenomeno che coinvolge NELLA SUA INUSUALE MANIFESTAZIONE, in pari misura, ghiacciai e non, in una spirale di connessioni aliene agli equilibri della natura.




Quindi la ricerca si deve sforzare di tener presenti questi fattori, che possono non essere compatibili con interessi economici più pressanti rispetto a quelli di più breve durata che sono quelli di alcuni stati produttori di energia prima, come il petrolio, che determinano una precisa strategia economica e politica.

Determinate situazioni politiche, le quali influenzano uno stato di equilibrio sociale in quei paesi ricchi di petrolio, sono legate per il loro sviluppo a questa fonte di energia fin tanto che non decidono di rinnovarsi verso un progetto di compatibilità. Ed insieme ad essi trovano numerosi paesi industrialmente avanzati che si scontrano sugli stessi interessi. L’Europa, gli Stati Uniti, e la Cina, sono direttamente coinvolti in questo discorso, dove l’apparenza ci porta ad esaminare ragioni di futile odio religioso o di semplice geopolitica territoriale, in realtà regnano sovrani interessi corporativi di intere economie.




Chi determina questa mancanza di equilibri, sono coloro che hanno un interesse specifico affinché una intera linea politica si SFALDI VERSO IL CAOS, consentendo un progressivo controllo di altrui economie, non dimentichiamo che alcuni dittatori trovano il loro maggior profitto da questo stato di cose e quindi di un veloce arricchimento di pochi a danno di molti, condizioni standard di brevi o lunghe dittature ad uso di paesi democratici e civili.

Quindi benefici e condizioni economiche favorevoli con una linea politica più confacente con gli interessi dei singoli Stati coinvolti, scadendo di fatto in quella illusione da laboratorio di una economia VIRTUALE, decisa a favore dei più ricchi, mentre i valori ottenuti nel REALE per entrambe le parti coinvolte vanno gradualmente peggiorando.




L’economia virtuale è quella che ci accompagna ora, nella quale l’illusione di una probabile evoluzione non fa i conti con uno dei tanti disastri a cui nostro malgrado siamo costretti ad assistere, imputando responsabilità al di fuori della nostra portata. Essere ciechi e sordi di fronte a ciò, significa essere irrazionali oltre che INVOLUTI.

La RAZIONALITÀ ci insegna innanzitutto a constatare i fatti, e non convincersi, nostro malgrado, che la realtà che siamo chiamati a vivere ogni giorno coinvolge altre dinamiche rispetto a quelle certe e vere che sono quelle di una natura di cui abbisogniamo e abbisogneremo per sempre fin tanto che dovremmo vivere con le leggi che la governano e l’hanno governata per millenni.

                                                                                              (Anno 2000)



                                                                            Giuliano












mercoledì 20 novembre 2019

LA CADUTA DEL LOGOS (5)



















Precedenti capitoli:

Circa il Sacro (1)

Dissacrato (2)

Con relativo *commentario (3)

& Eugnosto e la Filosofia (4)

Prosegue con...:

I cenni storici (6)















Il codice I del quale fa parte il presente trattato ha alcune particolarità estrinseche che lo distinguono: gli altri codici constano di un fascio di fogli di papiro rilegati, il nostro consta di tre quaderni rilegati; fu il primo, nel 1946-47, ad essere esaminato criticamente - seppure in modo necessariamente sommario - da persone competenti sia quanto alla lingua sia quanto al contenuto; fu l’unico a essere portato clandestinamente fuori dall’Egitto e a conoscere varie banche europee.

Il 10 maggio 1952 (al prezzo di 35.000 fr. sviz. offerti dal mecenate americano George H. Page) fu acquistato, a Bruxelles (ove si trovava dal 1951), dal celebre studioso Gilles Quispel per conto dell’Istituto Jung; G. Quispel lo portò a Zurigo e il 15 novembre 1953 fu offerto pro forma a. C. G. Jung e ‘battezzato’ Codex Jung.

Già nell’agosto del 1951, ad Ascona, le parti si accordarono sulla restituzione al Museo Copto del Cairo; e così fu.

Oggi dopo tante peripezie e controversie, il codice è al Cairo, ove l’attendevano poche pagine mancanti a Zurigo, e ha ufficialmente il suo numero come tutti gli altri codici.

I vantaggi di tutta questa lunga storia furono, e sono tuttora, enormi per gli studi sullo gnosticismo e sugli stessi ulteriori sviluppi delle scoperte e pubblicazioni dei codici.




CADUTA DEL LOGOS:













Gli eòni furono prodotti secondo il terzo frutto per opera della libera volontà e della sapienza che egli concesse loro per il loro pensiero. Essi non vogliono onorare colui che è sorto dall’armonia, sebbene sia stato prodotto per parole di lode per ognuna delle pienezze, non vogliono dare gloria con il tutto, né vogliono (dare gloria) con un altro che è stato il primo al di sopra della profondità di quello o del suo luogo, a meno che non si tratti di colui che è situato nel nome elevato e nel luogo elevato, ed egli lo riceva da colui che volle innalzarlo a sé stesso, verso colui che è al di sopra di lui. Egli lo genera, per così dire, come sé stesso, perciò lo genera con ciò che è. Rinnova sé stesso con quello che andò da lui tramite suo fratello; lo vede e lo prega per questo. Poiché colui che volle innalzarsi fino a lui, affinché ciò si avverasse, non gli disse nulla al riguardo - cioè su quello al quale voleva rendere onore -, se non quando fu solo.




Nella pienezza, infatti, vi è un limite per la parola: perché si mantenga il silenzio a proposito della incomprensibilità del Padre, e perché si parli del desiderio di comprenderlo.




Ora accadde che uno degli eòni tentò di comprendere l’incomprensibile. Egli rende onore a esso, ma ancor più all’ineffabilità del Padre. Pur essendo un Logos dell’unità, egli non proviene dal Padre dei tutti, né da colui che li ha prodotti: poiché colui che ha prodotto il tutto è il Padre.




Questo eòne era uno di quelli ai quali era stata data la sapienza, ognuno dei quali era preesistente nel suo (del Padre) pensiero, e conforme alla sua volontà di produrli. Egli perciò ricevette una natura di sapienza per scrutare l’ordine nascosto, quale frutto della sapienza: la libera volontà, prodotta con i tutti, fu — per quest’unico — la causa per cui volle compiere ciò che voleva, senza venire trattenuto da nulla.




L’intenzione di questo Logos era certo qualcosa di buono.

Fattosi avanti, diede gloria al Padre, sebbene avesse posto mano a qualcosa più grande della sua forza. Desiderava, infatti, produrre uno che fosse perfetto, al di fuori dell’armonia, che non era con lui, e senza alcun ordine in proposito.




Questo eòne, infatti, era l’ultimo, allorché egli li produsse in conformità di un muto accordo, ed era il più giovane di età. Prima di generare qualcosa d’altro alla gloria della volontà (del Padre), e in armonia con i tutti, egli agì con grandezza di pensiero, mosso da un sovrabbondante amore. Si portò verso colui che è nella regione della gloria perfetta.




Questo Logos, infatti, non fu generato senza il volere del Padre, né è senza di lui che si portò avanti. Al contrario, il Padre stesso l’aveva prodotto per coloro che egli sapeva essere necessario che venissero all’esistenza.




Il Padre e i tutti si ritrassero da lui affinché fosse stabile il limite posto dal Padre - esso, infatti, non deriva dall’avere egli ghermito l’inafferrabile, bensì dalla volontà del Padre -, inoltre (si ritrassero) affinché si realizzasse ciò che doveva accadere per una economia che sarebbe stata amara qualora non avesse avuto origine dalla rivelazione della pienezza. Ne consegue che non è giusto accusare tale movimento che è il Logos, mentre è giusto affermare che il movimento del Logos è una causa dell’economia predeterminata a realizzarsi.




Invero, il Logos generò sé stesso come unità perfetta a gloria del Padre, colui che l’ama e in lui si compiace; ma quanti egli (il Logos) voleva afferrare pienamente, li generò come ombre, come simulacri, come somiglianze. Egli, infatti, non poté sostenere la vista della luce; guardò, invece, in direzione della profondità e divenne dubbioso. Di conseguenza ne derivò una divisione, causa di grande angoscia, e col suo dubbio (originò) una rottura, un oblio, un’ignoranza di sé stesso e di ciò che è.




Il suo slancio verso l’alto e l’attesa di raggiungere l’incomprensibile si rinvigorirono in lui, e restarono in lui. Ma le malattie che lo seguirono allorché sorpassò sé stesso, derivarono dal dubbio, cioè dal fatto che egli non raggiunse la gloria del Padre la cui altezza non ha limiti. Non l’ha raggiunta perché non l’aveva ricevuta.




Poiché ciò che produsse da sé stesso, come un eòne unico, corse verso ciò che è suo, e verso il suo parente nella pienezza. Abbandonò ciò che aveva avuto origine dalla insufficienza, quanti erano stati prodotti da lui in modo fantasioso, perché non erano suoi. Quando, infatti, lo produsse — egli lo produsse da se stesso quando era ancora perfetto -, divenne debole come io una natura femminea abbandonata dal suo elemento virile.




Quanti provennero dal suo pensiero e dal suo orgoglio sono dei prodotti di colui che in sé stesso è insufficiente. Per questo il suo essere perfetto lo ha abbandonato e si è trasferito presso coloro che sono suoi. Nella pienezza, egli era come un ricordo per colui che sarebbe stato salvato dal suo orgoglio.




Colui, infatti, che si slanciò verso l’alto e colui che l’attrasse a sé non rimasero oziosi, ma trassero un frutto dalla pienezza: essi abbatterono coloro che avevano avuto origine dalla insufficienza. Poiché quelli che ebbero origine dal pensiero orgoglioso erano proprio simili alle pienezze, ma erano (in realtà) somiglianze, immagini, ombre, fantasie prive del Logos e della luce. Quanti appartengono al pensiero vuoto non sono affatto una (sua) prole. Perciò la loro fine sarà come il loro inizio: provengono da ciò che non esisteva, ritorneranno a ciò che non esisterà. Tuttavia, considerati in se stessi, sono grandi, più potenti e onorati dei nomi che sono dati loro; (nomi) che sono le loro ombre: sono belli a mo’ di somiglianze. In quanto l’aspetto di un’immagine deriva la sua bellezza da ciò di cui è immagine.




Si credevano giunti all’esistenza da soli, senza un inizio, non vedendo alcun altro che fosse esistito prima di loro; perciò si mostravano disobbedienti e ribelli, non si umiliavano davanti a coso lui dal quale avevano avuto l’esistenza; volevano comandare gli uni sugli altri, trionfare sugli altri per amore di vana ambizione; mentre la gloria che possedevano era ordinata al futuro ed essi non erano che somiglianze di quelli che sono in alto; erano indotti al desiderio di comandare agli altri secondo la grandezza del nome, il quale non è che un’ombra, ognuno immaginandosi di essere superiore ai propri compagni.




Il pensiero degli altri non rimase ozioso, bensì a somiglianza di coloro dei quali essi sono ombre, tutto ciò al quale pensavano l’ebbero come figli, e quelli ai quali volgevano il pensiero l’hanno come prole. Perciò fu numerosa la prole derivata da essi, come combattenti, come guerrieri, come perturbatori, come arroganti, come disobbedienti, come ambiziosi, e tanti altri del genere, derivante da essi. Il Logos era infatti, divenuto la causa di coloro che avevano ricevuto l’esistenza; ed egli stesso rimase in larga misura imbarazzato e sconvolto: invece della perfezione vide insufficienza; invece della coesione vide divisione; invece della stabilità vide disordine; invece del riposo vide agitazioni. Non possedeva la forza di distoglierli dall’amore del tumulto, né possedeva la forza di distruggerli.




Quando il suo tutto gli fu tolto, egli rimase impotente, la sua elevazione lo abbandonò. Coloro che avevano avuto l’esistenza non conoscevano sé stessi, non conoscevano la pienezza dalla quale erano derivati, non conoscevano colui che era stato la causa della loro esistenza. 




Il Logos, in queste instabili condizioni, non seguitò a produrre, col processo di emanazione, le cose che sono nella pienezza e che erano venute all’esistenza per la gloria del Padre; produsse, invece, cose deboli, piccole, e limitate dalla loro infermità, dalla quale egli pure era limitato. Fu l’imitazione dell’unica disposizione a essere causa delle cose che per sé stesse dall’inizio non esistevano.












martedì 19 novembre 2019

EUGNOSTO & LA FILOSOFIA (4)



















Precedenti capitoli:

Il Sacro (1)   Dissacrato (2)  

Prosegue con:

La caduta del Logos (5)















Questi due testi Gnostici ci propongono un esempio unico nel suo genere: quasi tutto il contenuto di Eugnosto lo si legge pure, nello stesso ordine, nella Sofia di Gesù Cristo il cui testo è molto più lungo contenendo qua e là inserti che interrompono il testo di Eugnosto del quale, a sua volta, sono saltati alcuni passi - nove per la precisione.




Il tema generale di fondo è la Filosofia, meglio, i filosofi e la verità; tema incontrato in altri scritti gnostici ed è esemplificato in un celebre testo del Van Ver.:

Siccome uno che è ignorato da molti, desidera essere conosciuto e, quindi, amato - di che cosa, infatti, ha bisogno il tutto se non della conoscenza del Padre?

Così egli divenne una guida serena e tranquilla.

Entrò in una scuola e, da maestro, pronunciò la parola. Si recarono da lui i sapienti, quanti si credevano tali, mettendolo alla prova; ma egli li confondeva dimostrando loro che erano vuoti. Lo odiarono perché, in verità, non erano sapienti. Dopo tutti costoro, si recarono da lui anche i fanciulli, ai quali appartiene la conoscenza del Padre: dopo che furono irrobustiti, impararono gli aspetti della faccia del Padre; conobbero, e furono conosciuti; furono glorificati e glorificarono; nel loro cuore si manifestò il libro vivo dei viventi, scritto nel pensiero e nell’intelligenza del Padre…




Nei testi accennati ove ricorre l’esplicita contrapposizione tra la sapienza dei saggi e la sapienza che viene dall’alto, pare di sentire una eco delle parole di San Paolo:

Dove il sapiente?

Dov’è l’intellettuale?

Dov’è il pensatore di questo secolo?

Non ha forse Dio resa folle la saggezza di questo mondo?

Poiché, infatti, il mondo per mezzo della sapienza di Dio, non ha riconosciuto Dio, piacque a Dio salvare i credenti per mezzo della follia del messaggio…




Non si può fare a meno di osservare che le cosmologie gnostiche che leggiamo in testi di Nag Hammadi sono contenute in testi non cristiani oppure in testi ‘cristianizzati’; mentre i testi contenenti un genuino gnosticismo cristiano dimostrano un interesse assai limitato alle cosmologie o non ne dimostrano affatto…

Scopo del trattato è l’affermazione che al di là e al di sopra del mondo visibile esiste una regione invisibile, e che soltanto partendo da essa si giunge alla verità vanamente cercata dai saggi basandosi sull’ordinamento del mondo di quaggiù; sono respinte le tre più comuni ipotesi dei filosofi sull’origine del mondo, è affermata la necessità di liberarsene per potere giungere a ‘confessare il Dio della verità’, per essere in armonia con quanto lo riguarda: solo questa è la conoscenza che dà l’immortalità.

Dopo questa premessa l’autore entra direttamente nel tema presentando, nell’ordine: L’Essere supremo e i tre grandi esseri da lui derivati, cioè la sua immagine bisessuata o uomo immortale, il figlio bisessuato dell’uomo immortale o figlio dell’uomo, il figlio del bisessuato figlio dell’uomo immortale o salvatore.





Le tre ipotesi

I più saggi, tra loro, hanno riflettuto sulla verità basandosi sull’ordinamento del mondo; ma la loro riflessione non colse la verità.

Infatti, a proposito dell’ordinamento, tutti i filosofi avanzarono tre asserzioni discordanti.

Alcuni affermano che il mondo si governa da solo;

altri che c’è una provvidenza;

altri che c’è una predestinazione.

Ma nessuna di queste è (valida): delle tre asserzioni menzionate, nessuna corrisponde alla verità.

Infatti, ciò che proviene soltanto da sé emana una esistenza vuota, dato che fa (soltanto) sé stesso; la provvidenza è insensatezza; la predestinazione è qualcosa priva di discernimento.

Colui, dunque, che riesce a liberarsi dalle tre soluzioni menzionate, a pervenire - per mezzo di un’altra osservazione - a confessare il Dio della verità, e a essere in armonia con ogni cosa che lo riguarda, quest’uomo è immortale, anche se si trova tra gli uomini che debbono morire.




Il primo trattato, Eugnosto, è presentato sotto forma di una epistola dottrinale diretta ai Gnostici:

‘Il beato Eugnosto ai suoi…’…,

…ma dalla conclusione pare che il destinatario sia uno:

‘… te ne ho parlato… tu possa ascoltare… si riveli in te… ti dirà…’.

Il ‘mittente’ è quello stesso ‘amabile Eugnosto’ al quale è attribuita la scrittura del Vangelo degli Egiziani…