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Ciò di cui lei abbisogna (6/1)
Prosegue nel...:
Fondo Salva Stati (8)
È stato
rilevato dai nostri pedagoghi, che i nostri pargoli dalla società fagocitati e
poi restituiti, non riescono a ben comprendere cosa leggono, creando di
conseguenza un profondo abisso e regresso in una società ove l’apprendimento è
condizione primaria per lo sviluppo cognitivo e sociale in cui il futuro uomo
dal pargolo che era legifera e crea precipitando in ugual abisso seminato.
Un abisso
profondo soprattutto quando l’animale da cui deriva ha piena coscienza e
cognizione di causa, pur inconsapevole vittima di quanto anche lui non
comprende ed avvolge verso una spirale di morte, l’intendimento o il principio
da cui la Vita, reagendo di conseguenza, in maniera impropria circa i termini
di similar ugual scrittura.
Sicuramente
questo un problema rilevato anche in questi odierni giorni suddivisi in
frazionati accadimenti, o se preferite, in brevi costanti puntate in cui si
snoda la trama della politica oltre quella della Storia, ed a cui il pargolo
putto bambino derivato assorto circa medesima trama alla culla restituita qual
‘pollice’ digitalizzato connesso e costantemente a ‘viva voce’ per la futura
Parabola - della e di cui - la sua ed altrui limitata disgraziata inconsapevole
vita ‘cucciata’.
Quindi,
come più volte sostenuto gradualmente stiamo degradando i nostri ‘social’ geni
globalmente connessi verso non più Divina Caverna ove la divinità esplicita il
vero senso della vita, neppure se per questo, all’oracolo nella frammentata superiore
vista e naturale intendimento alla Natura connesso; semmai a quella prima
dimora ove al ‘pittogramma’ seguiva il dramma o incisione non ancor parola.
Quantunque per affermare che l’icona, come più volte espresso, costituisce il
nuovo linguaggio imposto dal progresso, e di cui, per sopravvivere navigare e
galleggiare sul vasto mare bisogna regredire al linguaggio incompiuto dei nuovi
media in uso.
Chi non si
abbona e connette ai Social verso la nuova incompresa specie 'regredita' ove
Parola Ingegno e Pensiero, e con loro Ragione e decoro nonché l’Evoluzione
detta, galleggia solitario alla deriva, rimanendo un analfabeta. Incomprese, se lette o assimilate dagli stessi social, rendendole aliene quindi incomprensibili
sia all’adulto che al proprio pargolo cresciuto.
Va da sé
che come ben spiegato dal Post
in un ottimo articolo circa l’oggetto dai media quanto dai social e quanto dai
nostri illustri rappresentanti fuori e dentro la caverna e non più Camera
digitato e discusso con clave minacce e ‘glutterati’ urli apostrofati non
costituisce valido motivo per l’orango o il gorilla che reclama superiore
appartenenza alla caverna ex camera detta, semmai confonde circa una più
chiara superiore monolitica verità sottostimata.
Facciamo
qualche ‘pietra’ ex soldo di conto.
L’ottimo
articolo del Post mostra a chiare
note che il ‘pil’ del salva stati comporta un onore minimo rispetto quanto
discusso e ciarlato fuori e dentro la caverna ex camera per ogni media digitato
o ‘cabina caverna’ ambulante auto-pensante pensata per inferiore ingegno
connesso; codesto ‘pil’ e i miliardi investiti di una portata assai minore
dell’argomento oggetto di salvezza e collettivo spavento, sia nei termini di
come l’intera ‘questio’ posta e discussa, ed anche, se democraticamente evasa o
esclusa dal dibattito, esulando però dalla più certa concretezza e verità circa l’oggetto di cui l’intera contesa comporta un onore di salvezza minimo di competenza oggettivato ed ancor non reclamato (in ugual salvezza)
per quanto dal politico ciarlato ed in cui ugual stato ancora non del tutto
affogato.
Non riporto
i dati i quali per democratica e più elevata scelta dell’attenzione, sia del
putto che non comprende oppure ancor peggio non vuol comprendere, quanto debba
essere messo alla sua vivace attenzione, regredendo quindi verso il più facile pallottoliere
affine al suo Intelletto eternamente connesso e all’icona abdicato; dirò semmai
al pargolo che i danni rilevati in quest’ultimo anno superano alla lunga
l’argomento caldamente discusso, e di cui il padano pretende immediato
paradossale risarcimento, danni in riferimento alla salvezza discussa ma
ampiamente negata, in quanto negherebbe l’obbligo di inquinare sia la politica
che la società quanto il malaffare che a lui si accompagna tutte le volte che
con il proprio ed altrui voto, e con il piccolo ditino, vota e sposa una causa
dannosa sia per l’intera economia sia per l’onestà che la dovrebbe promuovere e
in qual tempo salvaguardare da tanta inumana barbara ignoranza, rischiando tra
l’altro di rimaner affogati nei due mari contesi ed incompresi nella collettiva
pretesa di poter esser salvati, così come fu per il greco, da una scialuppa o
ancora faro di maggior saggezza, la qual comunità prevede e calcola per chi in
ritardo o in difetto, abdicando ad una politica da caverna, oppure ed ancor
meglio ed in peggio, da grotta, per chi pensando di incarnare il resto della
‘specie’ divenuta evolutivamente parlando ‘popolo’ la degrada verso paradossale
inferiore condizione di più certa appartenenza.
Il
populismo difetta, se pur a quattro zampe cerca di comprendere l’impercettibile
sibilo dal monolite emesso, e non solo quello in quanto in codesta Eresia
riconosciamo che chi pensa ad un disegno perfetto, come il sottoscritto, ode
anche un rumore di fondo aggiunto provenire non più dallo Spazio profondo, e da
cui tra l’altro derivato, bensì dall’antica Madre Natura proprio fuori dalla
grotta digitalizzata coinvolgere tutte le specie - nessuna esclusa - circa il
quanto non più né pensato né scritto circa la sua venuta al muro della caverna
ove ogni incisione ed icona premettono e intendono futura parola dal pargolo e
nascituro non compresa.
L’Odissea
della scienza non ci porta solo il beneficio connesso all’intelligenza dedotta
fors’anche innestata, ma anche come comprenderne ed intenderne la differenza contesa
e divisa fra la stessa (scienza) e il progresso che ne deriva, del quale ne compone
un ‘ramo’ se pur sofisticato, derivato e certamente non evoluto per quanto la
stessa ‘evolutività’ possa esplicitarne il contenuto.
Ossia, fra
scienza e progresso corre una differenza la quale non risiede nel saper
accorciare i termini dell’intelligenza
connessa riducendo la capacità neurale regressa nell’intendere un solo simbolo,
ma nel comprenderne la totalità da cui futura ‘parola’ composta e di cui cotal
simbolo non certo pensiero e parola, non sottintende l’Ingegno millenario che
pur l’ha creato, nell’apparente beneficio da cui il creato frammentarsi nella
stessa sua specie involuta, e quindi, come esplicitato, nella differenza, fra
capacità intellettiva e derivata, oppure ed ancor peggio, innestata per
accorciare i termini evolutivi a cui l’uomo per sempre appartenuto.
Ciò che
nascerebbe sarebbe una e non solo psicologica limitante condizione regressa ed involutiva,
ma anche la premessa per quella globale società orwelliana sogno
dell’industriosa formica elettrica irrimediabilmente persa e smarrita nel corto
circuito e frequenza dell’elettricità da cui l’artificiale innesca l’urgenza
dell’elettro non ancora shock per ciò che sarà il sogno naufragato, ma
sicuramente ben ciarlato soprattutto quando non si compre la differenza, o solo
il senso, di cui si disquisisce alla caverna ex camera globalmente convenuta.
Tutto ciò
che sta avvenendo e di cui stiamo assistendo ed allestendo in un inutile dibattito, è stato a
sua volta analizzato da quella fase evolutiva da cui più concreta scienza,
proviamo a spiegare al bambino futuro politico che legge sperando che intenda
in riferimento alla globale salvezza per quanto leggerà l’univocità detta non
appartenere a ciò di cui dibattuto, in quanto se pur discordanza esplicitata in
ciò che segue e di cui successiva lettura, ne esplicitano il senso, l’unicità
in merito ad un giudizio economico adottato in sede comunitaria avvalora e non
certo ne sminuisce il senso di salvezza per cui è stato pensata; sia comunità
che faro di salvezza; semmai come la stessa frammentata unicità discorda sui
fattori ambientali ampiamente raccolti i quali comprendono anche la salvezza
detta, escludendola però o solo sottovalutandola rimuovendola dall’odierno
dibattito di cui la portata se pur apparentemente inferiore, in verità e per il
vero, comporta una sottostima altresì economica, andando a creare una
condizione paradossale e critica sia nei criteri adottati per l’unicità ridiscussa,
ma anche come questa possa comprometterne il corretto svolgimento nell’intero
arco evolutivo da cui dedotta. Quindi esulare dalla propria natura proiettata
verso un improprio populismo o deriva nella quale il politico come il putto da
lui derivato sottostimano oppure ne difettano i termini interpretativi adottati
e pensati proprio per salvaguardarlo dall’ingorda approssimata condizione a cui
al meglio appartiene e di cui nega responsabilità ed appartenenza…
Quindi vedere
sottostimare l’oggetto il vero soggetto-oggetto di quanto argomentato risponde a
quella incapacità propria del politico, il quale come più volte affermato,
incapace di comprendere i propri limiti per ogni più reale argomento non
oggettivato per proprio interesse derivato e di cui la collettività o il popolo
ne sposa la causa non sapendo né cogliere né leggere la finalità in cui
affogato.
(Il curatore del blog)
Recentemente,
il Met Office del Regno Unito ha annunciato una revisione dell’analisi storica
dell’Hadley Centre delle temperature della superficie del mare (SST),
suggerendo che gli oceani hanno riscaldato di circa 0,1 gradi Celsius più di
quanto si pensasse in precedenza. La necessità di una revisione deriva dal
lungo riconosciuto problema che in passato le temperature della superficie del
mare venivano misurate usando una varietà di metodi inclini all’errore come
l’uso di secchi aperti, termometri avvolti in lana di agnello e borse di tela.
Fu solo negli anni 90 che gli oceanografi svilupparono una rete di boe di
misurazione coerenti e affidabili.
Quindi, per
sviluppare un quadro coerente delle tendenze a lungo termine, è stato
necessario sviluppare tecniche per compensare gli errori nelle misurazioni più
vecchie e riconciliarle con quelle più recenti. L’Hadley Center ha guidato
questo sforzo e il nuovo set di dati, soprannominato HadSST4, è un gradito progresso
nella nostra comprensione del cambiamento climatico globale.
Ma è qui
che finisce la buona notizia.
Poiché gli
oceani coprono i tre quinti del globo, questa correzione implica che le
precedenti stime del riscaldamento globale erano troppo basse. Inoltre, è stato
recentemente riportato che nell’unico luogo in cui è stato accuratamente
misurato, lo scioglimento subacqueo che sta guidando la disintegrazione delle
calotte glaciali e dei ghiacciai si sta verificando molto più velocemente di
quanto previsto dalla teoria - fino a due ordini di grandezza più velocemente -
lanciando le proiezioni del modello attuale di innalzamento del livello del
mare ulteriormente in dubbio.
Questi
recenti aggiornamenti, suggeriscono che i cambiamenti climatici e i suoi impatti
stanno emergendo più rapidamente di quanto gli scienziati pensassero in
precedenza, sono coerenti con le osservazioni che noi e altri colleghi abbiamo
fatto identificando un modello nelle valutazioni della ricerca climatica sulla
sottovalutazione di alcuni indicatori chiave del clima, e quindi sottovalutando
la minaccia delle perturbazioni climatiche. Quando nuove osservazioni sul
sistema climatico hanno fornito dati migliori o ci hanno permesso di rivalutare
quelle vecchie, i risultati relativi all’entità del ghiaccio, all’innalzamento
del livello del mare e alla temperatura dell’oceano sono stati generalmente
peggiori rispetto alle precedenti opinioni prevalenti.
La
sottovalutazione coerente è una forma di pregiudizio - nel significato
letterale di una tendenza sistematica a inclinarsi in una direzione o
nell’altra - che solleva la domanda:
che cosa sta causando questo pregiudizio nelle
analisi scientifiche del sistema climatico?
La domanda
è significativa per due motivi.
In primo
luogo, gli scettici e i negazionisti del clima hanno spesso accusato gli
scienziati di esagerare la minaccia dei cambiamenti climatici, ma le prove
dimostrano che non solo non hanno esagerato, ma hanno sottovalutato. Ciò è
importante per l’interpretazione delle prove scientifiche, per la difesa
dell’integrità della scienza del clima e per la comprensione pubblica
dell’urgenza della questione climatica.
In secondo
luogo, l’obiettività è un ideale essenziale nel lavoro scientifico, quindi se
abbiamo prove che i risultati sono distorti in qualsiasi direzione - verso
l’allarmismo o il compiacimento - questo dovrebbe interessarci
Dovremmo
cercare di identificare le fonti di tale pregiudizio e correggerli se
possibile.
Nel nostro
nuovo libro, Discerning Experts, abbiamo esplorato il funzionamento delle
valutazioni scientifiche per la politica, con particolare attenzione alle loro
dinamiche interne, mentre tentavamo di illuminare il modo in cui gli
scienziati che lavorano nelle valutazioni esprimono i giudizi che rilevano ed esprimono.
Tra le altre cose, volevamo sapere come gli scienziati rispondono alle
pressioni - a volte sottili, a volte palesi - che sorgono quando sanno che le
loro conclusioni saranno diffuse oltre la comunità di ricerca - in breve,
quando sanno che il mondo li sta guardando.
L’idea che
l’evidenza scientifica debba guidare le politiche pubbliche presume che le
prove siano di alta qualità e che le interpretazioni degli scienziati su di
essa siano ampiamente corrette.
Ma, fino ad
ora, questi presupposti sono stati raramente esaminati attentamente.
Abbiamo
trovato poche ragioni per mettere in dubbio i risultati delle valutazioni
scientifiche, nel complesso. Non abbiamo trovato prove di frode,
malfunzionamento o inganno o manipolazione deliberata. Né abbiamo trovato alcun
motivo per dubitare che le valutazioni scientifiche riflettano accuratamente le
opinioni delle loro comunità di esperti. Ma
abbiamo scoperto che gli scienziati tendono a sottostimare la gravità delle
minacce e la rapidità con cui potrebbero svolgersi.
Tra i
fattori che sembrano contribuire alla sottovalutazione c’è la necessità
percepita di consenso, o ciò che etichettiamo l’univocalità: il bisogno sentito
di parlare con una sola voce. Molti scienziati temono che se il disaccordo
viene messo in onda pubblicamente, i funzionari del governo confonderanno le
differenze di opinione con l’ignoranza e useranno questa come giustificazione
per l’inazione.
Altri
temono che anche se i decisori politici vogliono agire, troveranno difficile
farlo se gli scienziati non riescono a inviare un messaggio inequivocabile.
Pertanto, cercheranno attivamente di trovare il loro terreno comune e
concentrarsi su aree di accordo; in alcuni casi, porteranno solo conclusioni su
cui possono essere tutti d’accordo.
In che modo questo porta alla sottovalutazione?
Prendi in
considerazione un caso in cui la maggior parte degli scienziati pensa che la
risposta corretta a una domanda sia compresa tra 1 e 10, ma alcuni credono che
potrebbe arrivare fino a 100. In tal caso, tutti concorderanno sul fatto che è
almeno 1– 10, ma non tutti saranno d’accordo sul fatto che potrebbe arrivare
fino a 100. Pertanto, l’area di accordo è 1–10 e questo viene riportato come
visione di consenso.
Ovunque vi
sia una gamma di possibili esiti che include una coda di probabilità lunga e di
fascia alta, l’area di sovrapposizione si troverà necessariamente in
corrispondenza o in prossimità della fascia bassa.
Le barre di
errore possono essere (e generalmente vengono) utilizzate per esprimere la
gamma di possibili risultati, ma può essere difficile ottenere un consenso
sulla parte alta della stima dell’errore.
La spinta
verso l’accordo può anche essere guidata da un modello mentale che vede i fatti
come questioni su cui tutte le persone ragionevoli dovrebbero essere in grado
di concordare rispetto alle differenze di opinione o giudizio che sono
potenzialmente irrisolvibili. Se le conclusioni di una relazione di valutazione
non sono univoche, allora (si può pensare che) saranno viste come opinioni
piuttosto che fatti e liquidate non solo da critiche ostili ma anche da forze
amiche. La spinta verso il consenso può quindi essere un tentativo di
presentare i risultati della valutazione come fatti di fatto piuttosto che come
giudizio.
L’impulso
verso l’univocità è nato fortemente in un dibattito su come caratterizzare il
rischio di disintegrazione della calotta antartica occidentale (WAIS) nel
Quarto rapporto di valutazione dell’IPCC (AR4).
Quasi tutti
gli esperti hanno convenuto che esisteva un rischio simile al riscaldamento del
clima, ma alcuni pensavano che fosse solo molto lontano in futuro, mentre altri
pensavano che potesse essere più imminente. Un’ulteriore complicazione era che
alcuni scienziati ritenevano che i dati disponibili non fossero semplicemente
sufficienti per trarre conclusioni difendibili sul rischio a breve termine, e
quindi non hanno fatto alcuna stima.
Tuttavia,
tutti hanno concordato sul fatto che, se WAIS non si disintegrasse presto,
probabilmente si disintegrerebbe a lungo termine. Pertanto, l’area di accordo
si colloca nel dominio di lungo periodo - la conclusione di un rischio non
imminente - e questo è ciò che è stato riportato.
Il
risultato è stato una conclusione minimalista e ora sappiamo che le stime
offerte erano quasi certamente troppo basse.
Ciò offre
un significativo punto di contrasto con la scienza accademica, in cui non vi è
alcuna pressione particolare per raggiungere un accordo entro una determinata
scadenza (tranne forse all’interno di un gruppo di laboratorio, al fine di
poter pubblicare i risultati o rispettare una scadenza per una proposta di
sovvenzione). Inoltre, nella vita accademica gli scienziati acquisiscono
attenzione e talvolta prestigio in disaccordo con i loro colleghi, in
particolare se questi sono importanti. La struttura della ricompensa della vita
accademica tende alla critica e al dissenso; le richieste di valutazione
spingono verso un accordo.
Un secondo
motivo di sottostima riguarda un’asimmetria nel modo in cui gli scienziati
pensano all’errore e ai suoi effetti sulla loro reputazione. Molti scienziati
temono che se sopravvalutano una minaccia, perderanno credibilità, mentre se la
sottovalutano, avranno un impatto reputazionale scarso (se non nullo).
Nella
scienza del clima, questa ansia è rafforzata dal tamburo della negazione del
clima, in cui gli scienziati sono accusati di essere ‘allarmisti’ che
‘esagerano la minaccia’. In questo contesto, gli scienziati possono fare il
possibile per confutare lo stereotipo minimizzando rischi noti e negando ai
critici l’opportunità di etichettarli come allarmisti.
Molti
scienziati ritengono che le sottostime siano ‘conservative’, perché sono
conservative rispetto alla domanda su quando emettere un allarme o su come
suonarlo ad alta voce. La logica di ciò può essere messa in discussione, perché
la sottovalutazione non è conservativa se vista in termini di dare alle persone
il tempo necessario per prepararsi. (Consideriamo ad esempio una sottostima di
un imminente uragano, tornado o terremoto).
Nel dibattito
AR4 WAIS, gli scienziati hanno sottovalutato la minaccia di una rapida
disintegrazione della calotta glaciale perché molti degli scienziati che hanno
partecipato si sono sentiti più a proprio agio con una stima che consideravano
‘conservatore’ che con uno che non lo era.
La
combinazione di questi tre fattori - la spinta all’univocità, la convinzione
che il conservatorismo sia socialmente e politicamente protettivo, e la
riluttanza a fare stime quando i dati disponibili sono contraddittori - possono
portare a risultati ‘meno comuni denominatori’ - conclusioni minimaliste che
sono deboli o incompleti.
Inoltre, se
il consenso è visto come un requisito, gli scienziati possono evitare di
discutere questioni difficili che generano controversie (ma potrebbero essere
ancora importanti) o escludere alcuni esperti le cui opinioni sono note come
‘controverse’ (ma possono comunque avere competenze pertinenti). Possono anche
ritirarsi consciamente o inconsciamente dal riferire risultati estremi.
(Altrove abbiamo etichettato questa tendenza ‘errando dalla parte del minimo
dramma’.)
In breve,
la spinta all’accordo e alla cautela può minare altri importanti obiettivi, tra
cui inclusività, accuratezza e comprensione.
Non stiamo
suggerendo che ogni esempio di sottostima sia necessariamente causato dai
fattori che abbiamo osservato nel nostro lavoro, né che la richiesta di
consenso porti sempre al conservatorismo. Senza esaminare da vicino ogni caso,
non possiamo essere sicuri che gli effetti che abbiamo osservato siano
operativi o meno. Ma abbiamo scoperto che il modello di sottostima che abbiamo
osservato nel dibattito WAIS si è verificato anche nelle valutazioni della
pioggia acida e del buco dell’ozono.
Abbiamo
scoperto che gli aspetti istituzionali della valutazione, inclusi chi sono gli
autori e come sono scelti, come la sostanza è divisa in capitoli e la guida che
enfatizza il consenso, mitigano anche a favore del conservatorismo scientifico.
Pertanto,
per quanto riguarda le nostre prove, sembra che gli scienziati che lavorano
nelle valutazioni abbiano maggiori probabilità di sottostimare che
sopravvalutare le minacce.
Nel nostro
libro, formuliamo alcune raccomandazioni concrete. Mentre gli scienziati nelle
valutazioni generalmente mirano al consenso, suggeriamo che non dovrebbero
considerare il consenso come un obiettivo della valutazione. A seconda dello
stato delle conoscenze scientifiche, il consenso può o meno emergere da una
valutazione, ma non dovrebbe essere visto come qualcosa che deve essere raggiunto
e certamente non come qualcosa da applicare. Laddove vi sono differenze
sostanziali di opinione, dovrebbero essere riconosciute e spiegarne le ragioni
(nella misura in cui possano essere spiegate). Le comunità scientifiche
dovrebbero anche essere aperte alla sperimentazione di modelli alternativi per
formulare ed esprimere giudizi di gruppo e ad imparare di più su come i
responsabili politici interpretano effettivamente i risultati che ne risultano.
(Naomi
Oreskes; Michael Oppenheimer; Dale Jamieson)
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