giuliano

lunedì 5 luglio 2021

LA FUGA

 










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Della Scimmia indovina!


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Dopo la faccenda di mastro Pietro, del quale già sappiamo che razza di birbante fosse, successe che Don Chisciotte venne a trovarsi tra la gente armata del villaggio dei ‘sovranisti-ragliatori’… dell’asino Matteo!

 

Cercò quindi di persuaderli a non azzuffarsi con una simile bambinata sovranista; senonché Sancio, per dargli conforto, ebbe la cattiva idea di mettersi a ragliare fors’anche muggire (da sovrano) anche lui, dal che venne fuori la sassaiola alla quale Don Chisciotte si sottrasse fuggendo al galoppo e raccomandandosi a Dio di tutto cuore affinché lo liberasse da quel pericolo.




 Ed ecco che nel narrare, per la prima volta, che fugge il prode vincitore del biscaglino, del Cavaliere degli Specchi e del leone, colui che tante volte aveva affrontato intere truppe di uomini, lo storico ci dice:

 

Quando il valoroso fugge, è evidente che è stato raggirato, ed è proprio degli uomini saggi conservarsi per migliore occasione.

 

Ma come avrebbe fatto Don Chisciotte a tener testa ad un paese che si vanta di ragliare da sovrano?




Il modo di esprimersi collettivamente di un paese è una specie di muggito sovranista, anche se ognuno dei suoi componenti si serve di un linguaggio articolato - o dialetto locale - per i suoi bisogni individuali; è infatti risaputo quanto spesso avviene che, quando si radunano uomini ragionevoli o magari solo semi-ragionevoli, tutti assieme formano un popolo sovrano.

 

Dicono più assennato e Sovrano!

 

Prima di dettare costituzioni per governare un popolo, ascoltiamone il parere – si dice – consultiamolo.




 E ciò - mi fa pensare - che sarebbe lo stesso se un veterinario, invece di esaminare una vacca o testarla, sentirgli il polso, guardarla per dritto e per traverso alfine di scoprire di che male soffre, dove gli duole e di che cosa ha bisogno, la consultasse ed aspettasse di udirla muggire per ordinargli una medicina arrogandosi in certo modo la parte di interprete dei patimenti.

 

No, signori miei!

 

Quando non si riesce a convincere una vacca belante, l’unica cosa che resta da fare è scappar via, da uomo prudente e più che maturo e non certo temerario.




E soprattutto non far caso ai Sanci egoisti che si lamentano se non li difendiamo quando hanno avuto la cattiva idea di mettersi a muggire e proclamare al cospetto di sovrani locali doc.

 

E poi Sancio tornò a battere il chiodo del salario, e Don Chisciotte decise di saldargli il conto e di licenziarlo; fu proprio allora che gli disse quelle durissime parole:

 

Vacca sei, vacca sarai e porca vacca finirai quando si compirà il corso della tua vita.




E udendo ciò, il povero scudiero scoppiò in lacrime e confessò che per essere una vacca del tutto gli mancano le corna da sovrano.

 

E il magnanimo Cavaliere lo perdonò raccomandandogli di cercare di farsi un po’ coraggio. Fu ed è, questo, uno dei più notevoli benefici di cui Sancio andò ed è debitore a Don Chisciotte: fu il nostro hidalgo a convincerlo che per essere vacca del tutto gli mancano solo le corna da vichingo.

 

Corna che non gli spunteranno e non gli cresceranno finché seguirà e servirà Don Chisciotte. 


(M. de Unamuno & il Capitolo completo)






 

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