giuliano

martedì 25 gennaio 2022

IL PROCESSO, ovvero: SCRIVERE LA STORIA (15)

 





























Precedenti capitolo:


Circa la Storia... (14)


Prosegue con il...:


Capitolo completo


& un Giubileo alla Natura  (17/8)







Incontrovertibilmente vero, che si prova sereno saggio benefico clima alla sua illuminata vista, concetto questo, che ci fa dimenticare la stessa Geografia al pericolo in cui esposta, e facendoci dimenticare coordinate rette e confini ove talvolta - smarriti - ci troviamo ad ammirare simmetrici panorami, perdendo il senso materiale della Storia nell’intento della Universale Conoscenza a cui l’Anima così come lo Spirito, si eleva all’Infinito.

 

Dacché traduciamo che i principi, anche se esplicitati entro la gravità geografica in cui dedotti o costretti, nella uguale specifica della materia in cui nati, Infiniti nel rispetto alla elevata Natura chi li ha ispirati, aliena alla Geografia così come al limite del materiale Dogma di questa ed ogni altra Scienza, e eternamente al di fuori e simmetrica ad ogni diversa Geografia spirituale che li ha elevati e ispirati. Se questa una condizione a sua volta assoggettata al Dogma della dottrina, sia essa psicologica filosofica teologica e scientifica, noi risolviamo la questione in conformità al principio dell’unione, ovvero non sussiste contrasto, così come fuoco o ghiaccio, negli Elementi così tradotti ed interpretati, ma semmai simmetrici al concetto che da essi nasce e per sempre nascerà per volontà divina, in quanto negli opposti riconosciamo la vita.




Con questo Principio ogni volta ove l’uomo ha modificato il proprio ‘paesaggio’ nell’intento di subordinarlo e dominarlo, noi lo edifichiamo di nuovo, riconoscendo nell’umiltà di un Dio la capacità non più del perdono, in quanto non scorgiamo peccato, semmai la capacità di comprensione nel vedere lo Spirito nel tentativo della Conoscenza, sia questa un atto gnostico che ortodosso; non rileviamo, simmetricamente come evoluto ogni panorama della Terra, divergenza fra il fuoco e il ghiaccio, neppure il principio fisico e bio-chimico che li caratterizza nella differenza, in quanto sappiamo che gli opposti climi e le condizioni in cui nati (anche se protratti da uno all’altro polo che li differenzia fra caldo e freddo) evolveranno secondo l’accordo del riconosciuto beneficio cui la Natura tende a migliorare, e di conseguenza, migliorare le condizioni necessarie al conseguimento oltre che dell’avversa sopravvivenza, anche dell’esistenza.

 

Leggere negli anelli dell’Albero con tutte le vicissitudini a cui il clima ed a cui alla sua vista l’occhio estasiato ed in qual tempo ispirato ne ha goduto (e gode ancora) i benefici frutti, oltre la bellezza e l’ombra da cui più sereno pensiero e respiro, è una Scienza molto più profonda se oltremodo adottata nei simmetrici principi formali della sua nuova dimensione in cui tale ricerca ci illumina.




Ovvero simmetricamente ‘rileviamo e riveliamo’ alterne condizioni cui l’Albero, così come le rocce su cui le radici, non meno del terreno, esposti ad una determinate Geografia - o meglio ancora Ecosistema -, ne hanno modificato il profilo della comune crescita (a cui anche la materia inanimata soggetta), e con ciò siamo in grado di decifrare una invisibile scrittura ben più vasta e profonda circa i muti silenziosi comuni Geni, che la roccia l’albero, ed ogni essere inanimato ed animato, con noi, hanno e condividono ancora; nelle mutevoli condizioni in cui esposti, irrimediabilmente dipendenti l’uno dell’altro, connessi e stabilmente in costante reciproco seppur mutevole rapporto, ma al fine del beneficio, in cui leggiamo l’altrettanta condizione della incorrotta Natura, la quale tende al miglioramento nel dovuto adattamento mantenendo integra la Forma riflessa nella costante Crescita, quasi un costante rapporto fra forma e adattamento, in cui invariata la Spirale in cui leggiamo la Vita. 

 

Solo l’estinzione interrompe in maniera irreversibile cotal evoluzione in seno al costante concetto della Vita,  e dell’invisibile Pensiero che l’ha originata.




Per cui con questa Scienza, deduciamo, rimpiangendo l’Albero, gli strati in cui leggere la sua lenta inesorabile crescita al fine della Vita, e la nostra volontà risiede nel creare un Bosco, una Selva, al fine di migliorare l’esistenza, giacché sappiamo anche che il polmone ove si svolge un determinato principio, ci impone alla sua tutela. Certo l’Albero nella sua sacra simbologia, rappresenta un simbolo, oltre un aspetto ben determinato e specificato, e non solo genealogico di una razza o stirpe sacra che questa sia. Mentre il concetto che alla sua vista ci ispira dispiega una più vasta e connessa genealogia.

 

È altrettanto certo anche, che con la legna non meno del calore che da questo deriva, l’umano ingegno nei secoli si è servito e serve ancora, un vasto principio a cui  contrastare il ghiaccio quale avverso elemento, così simmetricamente per ogni animale più o meno allevato o addomesticato, qual altrettanto fine nel nutrimento della carne. È vero anche che le risorse rivolte alla sua tutela superano i benefici del rogo stagionale, così come oltremodo vero che l’animale ogni animale della selva rischia la prematura estinzione al fuoco da cui l’albero ci dispensa il suo nutrimento. A dispetto della vera sana incorrotta bellezza.




Procedendo su questo, non più immateriale Sentiero, nella volontà di volermi coniugare al Dio che così benefica ha creato a sua immagine Madonna Beatrice Natura, divengo immediatamente eretico. Ed altresì avversato da chi dello Spirito fa e promuove le alterne ragioni o stagioni della propria dottrina. Invece sappiamo bene che la Verità supera le materiali Ragioni a cui il rogo della dogmatica dottrina, impongono determinate scelte, trascurando più profonde e benefiche Verità.

 

La concretezza di una determinata Scienza rivolta alla comprensione del comune passato rivolto al beneficio del futuro, ci porta alle trascurate simmetriche Ragioni dell’Infinito, non certo Infinite le Stagioni della Vita con cui leggere gli anelli della Storia, semmai simmetriche alla condizione in cui ciò che deduciamo o interpretiamo come un soggetto senza Anima Pensiero e moto, diverso da un animale, nella differente caratteristica data dal movimento, e nella classificazione puramente materiale di una o più scienza, le quali classificano studiano ed interpretano, lo precludono ad un essere vivo, pur principio primo e fondamentale da cui e per cui la Vita.




Ma oltre modo preclusa nella capacità di una determinata Logica, più o meno posta nella paradossale illogicità dell’incomprensione così come scientifica dottrinale, la quale classificando e procedendo ad un comune divergente simbolo interpretativo, che la presunta Conoscenza ispira per ogni anello del reciso tronco, da cui ogni cosa o elemento classificato si presuppone conosciuto in quanto entro la materia in cui svolge la funzione, sia come vegetale (alieno al Pensiero quindi ad ogni principio di Conoscenza) o come albero abdicato alla dottrina d’una comune Via; quantunque incapace di riconoscere gli stadi evolutivi da cui transita l’elevato Pensiero, ovvero come un Dio pensa crea e dispensa  a sua immagine, un universale Beneficio (al di fuori dalla Dottrina).

 

Nel compiuto illimitato limite della dotta Conoscenza abbiamo posto una severa Geografia, in cui una determinata Natura specificata ma non del tutto dedotta o compresa nella verità a cui per sua Infinita caratteristica appartiene nella differenza, e cui invisibile espleta ed assolve superiore funzione ( o capacità posta in ugual differenza) ad ogni pensiero parola o scrittura nell’insieme dell’umano da cui, come poco fa detto circa la suddetta classificazione entro la materia divide e differenzia, in quanto come tale tramite di un più elevato Principio e Pensiero e oserei dire, Verbo, circa la Creazione cui destinato non più l’uomo, nell’elevato concetto classificatorio dedotto, ora più limite che oggetto illimitato della propria materia, ed a cui detto limite subordinato, nell’Infinita per quanto possa esserlo principio da cui la Vita, o il conseguimento in cui posta l’Anima e lo Spirito a lei subordinato.    




Dacché ne deduciamo ancora l’‘oggetto-soggetto’ cogitato sia filosoficamente che scientificamente e teologicamente e come altresì rapportato nella sua ed altrui funzione ‘classificatoria’ posta nel Dogma, non ben compreso nei processi del proprio ed altrui (inarticolato seppur Infinito= Dio, ovvero assente all’atto distintivo da cui l’umana prerogativa e classificazione di cui l’umano posto in Cima alla piramide della specie) Pensiero, giacché la Vita (con il suo vero principio) perisce in ciò di cui, per opposto modus operandi, subordinata al Dominio della morte, con la pretesa di riconciliarla, o peggio, addomesticarla quindi subordinarla a chi per ultimo ne classifica il principio sottratto all’atto Creativo, senza il Superiore atto cogitato di cui l’uomo si assume l’esclusiva comprensione nella dinamica evolutiva il quale lo differenzia, sia nel Dominio stesso, sia nella comprensione circa la presunta Intelligenza al Dio che l’ha posto al vertice qual ultimo elemento della catena evolutiva.

 

Da ciò non ne ricaviamo un miglioramento come lo è per chi ha compiuto l’atto evolutivo (ovvero la Natura), ma al contrario, in questo specchio, decifriamo la morte qual ultimo intento apocalittico rivolta all’involuzione, di un intento nato e rivolto alla costante da cui leggere  decifrare e risalire la Spirale della (morta) Vita, per volontà umana!




La Vita come tale accresce il proprio tronco negli anelli di cui la radice ben cinta entro la Terra per il dovuto necessario duplice nutrimento, e renderlo poi al concetto dell’accrescimento sino alla foglia del più elevato Ramo, d’un Pensiero articolato nei vasti Rami sino alle alterne Stagioni di cui il frutto accrescerà la dovuta necessaria Comprensione rivolta all’ispirata evoluta Conoscenza; ma l’uomo nel gesto del secolare simmetrico accrescimento rivolta all’opposto Dogma del Dominio, reciderà tronco arbusto e l’intera Selva con la pretesa scritta nell’impropria Geografia del Dogma, di cui confini ed improprie Cime, eleveranno la ciclicità anch’essa scritta in simmetrici anelli di dominio, i quali rimembriamo conserviamo e osserviamo, come atti disgiunti e congiunti d’una medesima ciclica Storia compiere medesima opera; seppur ammirata nelle impareggiabili opere comunque sempre disgiunta dalla simmetrica evoluzione di cui la Natura subordinata ad una prospettiva aliena alla figura rappresentata in primo piano, sia questa una icona regale qual volto umano, sia questa una icona dottrinale rappresentare santi aneddoti, sia questa una semplice o composta scena seppur inerente alla vita, la Natura domina se rappresentata, al di fuori quale fosco panorama subordinato al Dominio umano, da cui l’umano ricaverà ogni abominio per la propria aliena impropria concezione di Vita, quindi dell’atto cogitato di un più probabile Dio Straniero. 




Dicevamo l’Albero sarà sradicato, e noi leggeremo con ampio sforzo, grazie alla nuova Scienza da cui una più profonda comprensione posta fra la crescita forma e tutti i fattori fra loro connessi quali Elementi, i quali hanno determinato oltre la dovuta crescita, anche le ricavate dedotte condizione ambientali cui l’Albero come un essere vivo nella propria genetica, simmetrica al contesto della vita, ha conservato e abdicato alla conoscenza dell’uomo; seppur lo stesso nelle proprie Memorie ha lasciato ampio testimonianza delle proprie o improprie stagioni della Vita, mai potremmo comprendere dall’eterno processo della Storia, quanto appartiene alla vera sua (malefica) natura inerente alla materia, e all’opposto concetto di simmetrico Infinito dato - seppur nell’apparente limitatezza di ugual materia (come potrebbe esserla un albero) - posta nello specchio del Tempo, rivolta alla maggiore finitezza e compiuta evoluzione confacente con il miglioramento delle condizioni di Vita.




L’Albero in ciò può dirsi maestro, e prendendo spunto da questo illuminato esempio, ci sia concesso di apostrofare la frammentata scomposta ciclica storia dell’uomo sempre disgiunta dalla sua innaturale natura seppur ricca di opera e pensiero assente dallo stesso nella summa data dalla reale Storia, la quale come sempre, e non solo nel caso di Pavel, abbatte il tronco, la Selva, l’intero Bosco, da cui ogni sano duraturo accrescimento nell’estesa ugual Geografia dell’intera Sfera, non apporterà quel Beneficio di cui il sano frutto appagherà l’evoluzione della Vita, e con essa il Sentiero in questa intrapreso, verso la Cima non più della conquista, ma della dovuta Conoscenza e della comprensione di come cogita accresce e crea (per suo tramite) alla sua ombra un Dio. 

(Giuliano)


(Prosegue con il capitolo completo)






Nessun commento:

Posta un commento