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All’età di quarantasette anni, dopo quattro anni
nel Kashmir in qualità di residente britannico, si era dimesso da ogni incarico
per dedicarsi a tempo pieno a quella che era diventata la sua vera passione, la
religione. Se fosse rimasto nell’Indian Political Service avrebbe quasi
certamente ottenuto le cariche e gli onori più alti. Ma la vena di misticismo emersa
in lui sulle alture intorno a Lhasa non poteva essere ignorata. Nel 1936 fondò il World Congress of Faiths, che ambiva (e tuttora ambisce)
a unire cristiani, buddhisti, musulmani, ebrei e indù. Ma è come uomo d’azione
che Younghusband sarà ricordato…
Cosa
possiamo imparare dalla ‘parabola’ di questo ufficiale posta in una delicata
quanto odierna scacchiera geopolitica e strategica, rinnovata e costantemente
‘coltivata’ circa l’insicurezza d’ognuno da parte di ugual e più temuto nonché
sanguinario Zar?
Certamente
il vasto territorio indipendente del Tibet fu
annesso negli anni 50 del Novecento da un più temuto (e simmetrico) nemico, e il conseguente processo o traguardo storico
di conquista rinnovò ed estese - rimuovendo taluni fattori a me cari - i suoi ed altrui
‘termini disgregativi’ adottati nei Secoli di Storia maturati ‘dissociandoli’,
e quindi, sradicandoli dalla propria
Terra d’origine i quali li aveva generati in un lento ed uguale processo
evolutivo specchio della Natura (e i suoi
Elementi, come abbiamo letto, sempre a lei connessi) posta e rivolta nelle
proprie radici verso il basso, per volgere e congiungersi a più vaste ed
elevate Vette (dell’Intelletto specchio
della Natura così evoluta e successivamente posta ad una impropria innaturale
‘deriva’).
Tanto nella
Terra in cui nato il seme e il frutto, quanto nella Pianta della socialità più
o meno tribale, almeno come venne dedotta da taluni, in cui letta e
interpretata una determinata Visione Sacra. Ed in cui la ‘Sacralità’ da ciò, sia la Pianta
intesa come un essere seppur vegetale quantunque vivo, viene attaccata dagli alterni patogeni
‘parassiti’ della Storia, nei termini materiali in cui una determinata
prerogativa del tutto ‘umana’ (anche se
derivata dal vasto regno animale dalla quale si differenzia o vorrebbe…)
fonda e consolida la cosiddetta Legge del
più forte qual insidia non solo della ‘singola’ specie ma dell’intero Sapere
(di Madre Natura), e con essa il
proprio istinto di interpretare l’Essere ed Appartenere al mondo, compresa,
come stiamo assistendo in questi giorni, l’interpretazione storica priva della
dovuta necessaria antica Saggezza.
Se solo
questa Saggezza fosse colta ammirata e giammai rimossa dal Rinascimento dello
Spirito come della sana e retta Coscienza che ne deriva (anche se articolata nei vasti Rami del Sapere circa il comune Albero o
Pianta di appartenenza in seno alla corretta interpretazione evolutiva della
Vita), rinnovato in un nuovo specchio
di luce a noi riflessa, chiara e limpida come le acque d’un Fiume Sacro, e
non certo distorta come un anamorfica fognatura priva della Natura a cui
appartiene l’uomo da Lei per gradi evoluto, e non certo a forza scaricato;
forse avremmo una corretta e più estesa definizione del concetto di Natura (e non certo limitata) compresa ogni sua
cura, e con Lei l’uomo che ne deriva o dovrebbe nella dovuta purezza in ugual
immagine e volontà ben interpretata specchio di ugual conquista per ogni
‘specie’ aggredita e precocemente estinta.
Anche la
Pianta - ammirata e contemplata - muove i suoi passi meditando e (es)cogitando
dottrina circa la propria strategia di crescita, costantemente e tenacemente riflessa
in ugual Geografia, e il risultato che ne consegue e deriva e di cui l’uomo
all’ultimo Secondo della propria comparsa ne raccoglie l’indebito Frutto, è
certamente per ogni Fiore Arbusto e Selva un impareggiabile attributo al merito
della ugual Conquista, in cui il vasto Regno cosiddetto umano non sembra minimamente esserne degno.
In cui
l’uomo con tutto l’ingegno, di cui dicono portatore
sano, oltre non esserne all’altezza per coglierne e cantarne la Bellezza
come l’Intelligenza, non ne comprende il Disegno, l’Architettura, in cui si
muove l’intera impalcatura dello Spirito, e con lui l’intera conquista
evolutiva. Quindi ci risulta ancor più chiaro cosa difetta e di cui l’uomo (portatore sano) e non più la Pianta
sprovvisto, pur taluni affermando e ponendo differenza fra il cogitare e
l’Essere Vegetale. Forse difettiamo proprio di quella magnifica comprensione
negata al vasto regno della Natura e non solo vegetale, là ove sempre dispiega
la propria e sempre più perfetta Conquista evolutiva.
Quindi la
Pianta e la Natura e il vasto confine dell’uomo, riposto nella sua piccola
dettagliata geografia di una più minuscola e picciolina cartina, a cui ogni formica così come ogni vespa che
cammina vola e lavora, succhia il nettare prezioso alla Pianta della Natura.
Questo vasto alveare o formicaio sicuramente privo di logica e elevato pensiero,
così come della dovuta necessaria comprensione della retta Via, o meglio, dello
smarrito Sentiero per una possibile conferma circa la propria bassa natura
rivolta alla Cima come alla Vetta, violare costantemente con elevata somma (presunta) ‘intellighenzia’ la vasta
Pianta e Conquista della Natura.
Dacché
l’interpretazione sin hora adottata nei confronti del Vasto Regno sfruttato (dettato da comandamenti o genesi
interpretativi di ugual o diverso Dio) giammai né intuito né letto in ugual Legge
posta nel beneficio dell’uomo, compreso il suo Dio, ci appare come un Confine Infinito posto (ed opposto) nella divisione nonché
comprensione, oltre che della dedotta specie
da cui l’umano, dato all’ultimo atto di ugual Storia classificatoria, e chi seppur
sprovvisto, reca in Sé la dovuta mancata Intelligenza, rispetto a chi purtroppo
pur avendola come una foglia (appesa al
suo ramo), ne è del tutto assente nella successiva interpretazione
evolutiva data dalla Coscienza quindi della Memoria; dell’Essere ed Appartenere
ad ugual Pianta posta nel vasto Regno della Terra (dal cielo derivata per tramite dell’universale parabola…) procedendo
(o regredendo) assieme per ugual
Conquista.
Credo che questo (sgradito incompreso e perseguitato) Frammento sia molto importante nell’odierno riflesso in ugual medesima scacchiera, in quanto la medaglia coniata e osservata in forza della materia, opposta o in assenza alla Natura del dovuto Spirito che avrebbe dovuto presenziare l’Atto della materia posta al Secondo e ultimo Regno del Tempo, e da cui il simmetrico motivo dedotto circa il potere d’acquisto o di conquista dato dall’oro della medesima Terra; presenta incisi e scolpiti i volti di due entità o divinità - seppur opposte - quantunque armate di medesimo fine circa la rimossa sacralità della Vita per ogni presunta conquista adottata...
(l’esempio
della fotografia precedentemente riportato in medesimo eretico Frammento
conferma un Idea a me cara, ovvero la progressiva regressione evolutiva a cui
l’uomo destinato nel merito e beneficio e a somiglianza del formicaio, sia
questo un impero a misura passo e metro di uno Zar, che un opposto regno
cibernetico fine ed inizio di ugual impero ugualmente dedotto quindi adottato
nei fini evolutivi, delle rimosse radici genetiche abdicate e tradotte a
beneficio o danno di una o più ‘artificiose’ presunte intellighenzie…
costantemente vigilate controllate e prevenute della più sana e duratura forma
di rimossa Saggezza data da Madre Natura! Poste nel retro del Fine di ugual
moneta quale Mercato senza alcun Dio, ovvero a ciò per cui l’immortale Spirito
abdicato, e seppur approvata nel pagamento circa la raggiunta presunta volontà
della morta ricchezza, se cambiata e posta al rovescio della propria zecca nel
vasto Tempio della Terra, confermerà ugual volontà della materia circa la
nostra Idea della Pianta in merito alla sana Conquista del Principio della Vita…).
(Giuliano)
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