Da un Aggiornamento (1)
Eppure
avrebbe dovuto vincerlo!
Eppure l’italia
fiera attrice in carriera, avrebbe dovuto vincerla la statuetta, se non altro
per la rinomata sceneggiatura dai tempi del 30!
Senza lode
alcuna…
Io che sono
stato privato di balli, cortei, e feste di corte, avendomi consegnato alla
ruota della morte, compresi gli innumerevoli partigiani non ancora inchiodati
alla medesima profetica sorte, e non frequentando le corse della nota Formula
tutti contro Uno; affollata da attrici deambulanti, ex pornostar ed ora solo
povere prostitute da strade servite da camerieri deliranti, comprensivi di
bottegai templari; giacché frequentavo una diversa Biblioteca e mi diletto
ancora con i morti in vita, consegnandoli ad una futura carriera in onore dell’Olimpo
e l’ottima scrittura; l’ammiro e guardo da lontano, giacché sono esiliato a
tempo pieno e indeterminato; Costanzo, infatti, non cede diritto di replica, la
Storia è una cosa seria!
La guardo e
medito, l’italia in platea, prima attrice di più Florida ricca carriera, la
quale interpreta una Commedia ai danni della futura Tragedia; ricordo il
sacrificio della Storia, e che giammai venga confusa con una buona
sceneggiatura, ove interpretare a beneficio della delirante platea, un ruolo da
eroina; giacché ricordiamo, o meglio ad Ognun rimembriamo, Nessuno escluso
giacché in Viaggio in compagnia perBacco e Dionisio, il Braccio Violento della medesima
sorte della stessa; ovvero, quando la penetrava e possedeva a tempo pieno, e di
quella non potea farne a meno, la taglieggiava con il petrolio, la diluiva con
po’ di gaz liquido, la inalava a tempo pieno!
Ecco, sì, è
vero: l’ape si pungeva!
Ai tempi di
Marcellum quando si facea il bagno nella fontana tutta bionda ed ignuda, l’ape
governava l’antica carreggiata, la vespa la trasportava in piena carriera, Ognuno
recitava la propria parte al bancone preferito fino all’ultimo sorso di corso
Savoia… all’ora dell’aperitivo, fra un bicchierino di whisky e una damigiana di
vodka, ci ritroviamo tutti al Bar a ricordare il tempo perduto!
Questa
eroina, invece, che penetra le vene del potere per ogni borgo e fiera di Paese,
che spolpo le ossa fino al midollo delle budella servite a cielo aperto, e che
intasa e punge ogni orifizio al braccio violento d’una Legge, va premiata come
si deve!
Che
Leonardo la ritragga in onore della Storia, e Moana si scanzi da questa orgia!
E quando
Smiley, ed ogni suo uomo, compie il prefisso della chiamata del futuro morto, o
mezzo moribondo, Karla risponde sicura del proprio dovere, l’eroina urge alla
soglia del potere!
L’eroina e
il braccio che più l’aggrada, l’eroina e l’abbraccio che più gli conviene,
senza premessa di ideale alcuno, l’eroina ha sacrificato anche l’ultimo buco,
per la promessa d’una fogna di partito...
A cielo
aperto ed applaudita dal suo buco preferito!
Sì è vero,
ha sacrificato anche quello, l’ultimo buco, quello che solitamente viene
confuso con la faccia dell’estremo opposto, ove quando dismessa e ancor più
concentrata, crea il tanfo di più certa e sicura provenienza, e che mai sia
nominata merda!
Noi che li
osserviamo da Tempo abbiamo un diverso e più severo giudizio; Noi che li
conosciamo dai tempi supplementari, quando la sceneggiatura recitava un diverso
ugual copione nel merito della torturata dottrina, ne raccontiamo e rimembriamo
una breve parentesi che vale più d’un buco dell’intero girone, quando
barattavano e confondevano paradiso per inferno, ed Ognuno rendeva l’Anima al
diavolo (da Ognuno devotamente pregato); e che al meglio nella peggiore tortura
rende l’idea di questa eroina di stato.
Quando a
pieni mani, e non solo dal Colosseo, s’alzavano dal perenne divano: Ognuno,
Nessuno escluso, secondo Ragioni del più forte alla fiera della morte, dalla
Padania alla Sicilia intera, compresa la gamba dell’ultimo carbonaro; s’ode un
applauso verso l’ammirato Tiranno, che sia Amerikano o della più lontana Steppa
non lontana dalla Siberia, non fa grande differenza, l’importante è la tavola
piena, colma e satolla e ben imbandita, d’ogni bene di Lucifero pregando
ovviamente il dio del Tempio, nonché decorata e seviziata con i servizi dell’ultimo
compromesso.
L’importante
è la dote e che Ognuno, Nessuno escluso ovviamente in quanto tenuto digiuno, ne
faccia buon uso e sappia distinguersi nei modi che al meglio lo
contraddistinguono:
non
confondere lupi per agnelli e cibarsi solo dei più deboli ed indifesi;
pregare dio
per la faraona invece della porchetta;
non
confondere il forcone con il coltello;
quindi
sgozzare e divorare l’agnello, e pregare lucifero per un posto meritato al
paradiso della porchetta ancora non del tutto ben cotta;
bere poco ed
urlare senza far rumore;
non
guardare verso il piatto dell’altro ma consumarlo alla svelta mentre è al bagno;
astenersi
dal rutto a tavola colma ed evitare la pera, per ogni buco fra un pasto e la
cena, si raccomanda di non ingombrare la latrina, ed ammirare sì vasto
paesaggio che ora luccica e risplende più di pria.
È la merce
che fa il suo giro dalla vena; pulsa fino all’ultimo casello dell’autostrada,
quando il corriere la predica ed illumina ed Ognuno la cerca brama e desidera
più di pria tracciando ogni sua e nostra avventura; e finalmente arriva al prepagato
desiderio per ciò che rimane del Pensiero; X incoraggia e premia l’utenza
intera un giudizio del servizio dispensato dal settimo cielo, ed incoraggia a
farne abbondante uso; raccomanda attenzione dell’abuso segnalando l’Amazon d’un
rischio sopraggiunto nell’uso incontrollato; solo il desiderio governa la vera
e duratura dottrina del commercio, affinché la vena del potere non perda mai il
suo ed altrui consenso.
Poi per il
merito dell’ultimo buco con solenne promessa - all’ora dell’aperitivo - di non
farne più uso, s’ode da lontano il fragore d’un’applauso, un coro da Stadio,
una tifoseria da Colosseo, là ove l’eroina cerca il suo Impero nel fiore dell’uomo.
Si
accalcano e radunano per l’applauso che conferma il premio alla carriera, noi
che non recitiamo questo copione, dal Gulag li rimembriamo ed osserviamo ancora…
(Giuliano)
Ecco
una scenetta di quegli anni.
Si sta
svolgendo (nella regione padana di Mosca) una conferenza regionale di partito. La
dirige il nuovo segretario del comitato rionale, nominato al posto dell'altro,
recentemente arrestato. Alla fine della conferenza viene approvato un messaggio
di fedeltà a Stalin. Naturalmente tutti si alzano in piedi (come nel corso
della conferenza tutti balzavano su a ogni menzione del suo nome).
Nella
piccola sala è una burrasca di applausi che diventa ovazione.
Tre minuti,
quattro minuti, cinque minuti: sono sempre burrascosi e si tramutano sempre in
ovazione.
Ma già le
palme sono indolenzite.
Già le
braccia alzate sono informicolite.
Già gli
anziani hanno l’affanno.
Sta
diventando insopportabilmente ridicolo anche per chi adora sinceramente Stalin.
Ma chi oserà smettere ‘per primo’?
Lo potrebbe
fare il segretario del comitato rionale, in piedi sul podio, il quale ha appena
letto il messaggio. Ma è nominato da poco, al posto d’un arrestato, ha paura!
Infatti vi sono in sala quelli dell’N.K.V.D., in piedi ad applaudire, osservano
chi smetterà per primo!
E gli
applausi, in una piccola sala sperduta, all’insaputa del grande capo,
continuano 6 minuti! 7 minuti! 8 minuti!
Sono
perduti!
Rovinati!
Non possono
più fermarsi fino a quando non saranno caduti colti da infarto!
In fondo
alla sala, nella calca, si può ancora fingere, battere le mani meno
frequentemente, con minore forza e furore, ma al tavolo della presidenza, in
piena vista di tutti?
Il
direttore della cartiera locale, uomo forte e indipendente, rendendosi
pienamente conto della falsità della situazione senza scampo, è tra la
presidenza e applaude. 9 minuti! 10 minuti! Egli guarda angosciato il
segretario del comitato rionale ma quello non sa fermarsi.
Follia!
Follia
collettiva!
I dirigenti
del rione, gettando occhiate l’uno all’altro con un filo di speranza ma con la
sola esultanza dipinta sulla faccia, applaudiranno fino a cadere, fino a quando
li porteranno fuori in barella.
E anche
allora i rimanenti non batteranno ciglio!
All’undicesimo minuto il direttore della
cartiera assume un’aria indaffarata e si siede al suo posto al tavolo della
presidenza.
Oh
miracolo! Dov’è andato a finire il generale indescrivibile irrefrenabile
entusiasmo?
Tutti in
una volta, con l’ultimo battito di mani, cessano e si mettono a sedere.
Sono salvi!
Lo
scoiattolo ha saputo schizzare fuori dalla gabbia con la ruota che gira!
Tuttavia proprio così si riconoscono gli uomini indipendenti.
Proprio
così si tolgono di mezzo.
La stessa
notte il direttore della cartiera è arrestato. Gli appioppano senza difficoltà,
per tutt’altro motivo, dieci anni. Ma dopo la firma dell’articolo 206 (del
protocollo conclusivo dell’istruttoria) il giudice gli rammenta:
E non
smetta mai per primo di applaudire!
(A.Solzenicyn)
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