giuliano

domenica 19 gennaio 2014

GENTE DI PASSAGGIO: contro la politica di 'Giulio' (95)



















Precedente capitolo:

Gente di passaggio: contro la politica di 'Giulio' (94)

Prosegue in:

Il vecchio Bruegel... (96)














Sbuca dalla curva su un cavallo nero, al suo fianco Pfeiffer, che gli è andato incontro sulla strada. Due braccia d’acciaio mi stringono da dietro e mi sollevano a mezz’aria.
‘Elias!’.
‘Amico, ora che c’è lui, quelli del Consiglio si cagheranno addosso vedrai!’.
Una risata sguaiata, anche il rude minatore dell’Erz non riesce a contenere l’entusiasmo. Magister Thomas si avvicina, mentre la folla si richiude dietro di lui e lo segue. Scorge il segno di saluto di sua moglie e si abbassa sul cavallo. Un abbraccio forte e una parola sussurrata che non posso cogliere. Poi si rivolge a me: ‘Salute, amico mio, sono contento di trovarti sano e salvo in un giorno come questo’.




‘Non sarei mancato neanche se avessi perso le gambe, Magister. Il Signore è stato con noi’.
‘E con loro’, un gesto a indicare la folla.
Pfeiffer sorride: ‘Andiamo, devi parlare in chiesa adesso, loro vogliono sentire le tue parole’.
Un gesto: ‘Muoviti, non vorrai rimanere indietro!?’.
La navata è gremita, la gente si accalca fin sul piazzale antistante la chiesa. Dal pulpito, il Magister spazia con lo sguardo su quel mare di occhi, e ne trae la forza della parola. Il silenzio si diffonde rapidamente.
‘La benedizione di Dio scenda su di voi, fratelli e sorelle, e vi conceda di ascoltare queste parole con cuore saldo e aperto’.
Non un respiro!




‘Il digrignar di denti che oggi si alza, dai palazzi e dai conventi contro di voi, gli insulti e le bestemmie che i nobili scagliano contro questa città, non scuotano le vostre menti. Thomas Muntzer, saluto in voi, in questa folla qui riunita, la gloriosa, finalmente desta, Muhlhausen!’.
Un’ovazione si alza sulle teste, il saluto ricambiato del popolo…
‘Ascoltate. Ora sentite tutt’intorno a voi il vociare confuso, stizzito, rabbioso, di coloro che da sempre ci opprimono: i principi con i loro subordinati, i grassi abati, i vescovi, i notabili corrotti della città. Sentite il loro sbraitare, là fuori, sotto le mura!? E’ l’abbaiare dei cani il grugnito dei porci e dei cinghiali a cui sono state strappate le zanne, fratelli e sorelle. Sì, i cani che con le orde dei loro soldati, dei loro esattori, ci hanno insegnato cos’è la paura, ci hanno insegnato a ubbidire sempre, a chinare la testa in loro presenza, a ossequiarli come schiavi davanti ai padroni. Coloro che ci hanno regalato l’incertezza, la fame, le tasse, le corvée…'.  






Gennaio 1511…,


Con questo piccolo gioco spiritoso entra in scena la Follia in persona, e, come un professore, sale in cattedra per pronunciare un discorso dinanzi a una classe di studenti. Dichiara che parlerà improvvisando, senza rispetto di regole, e poi costruisce il discorso con tutte le suddivisioni dei retori.
Poiché Aristotele stabilisce che un elogio debba cominciare con una geologia, essa dà avvio all’elogio di se stessa annunziando come essa sia la figlia di Pluto e della dea Giovinezza, nate nelle Isole Fortunate e nutrita di ubriachezza e di ignoranza. Ma questa non è la genealogia vera della Stultitia erasmiana. Fra i suoi antenati c’è il buffone di corte, talvolta un imbecille che invece di essere posto in un istituto per pazzi veniva curato in casa del principe, mentre i cortigiani, metà con malizia, metà con compassione, traevano divertimento dal suo infantilismo.




Ma talvolta si trattava invece di un intelligente briccone che scagliava piumati dardi di spiritosa ironia, e impunemente, perché portava il berretto a sonagli. E ancora: i folli di Erasmo erano quelli messi alla berlina da predicatori e moralisti medioevali come Geiler di Kaisersberg e Sebastian Brant, che riempì la sua Nave dei folli di tutti coloro che egli intendeva rampognare.
La singolarità della Follia erasmiana è che essa tiene concione ai pazzi. Poi alla chiusa essa si trasforma nel folle in Cristo, che appare folle a tutti coloro che nella loro follia stimano se stessi saggi.
La nostra Follia è dama veramente sorprendente.




Essa rappresenta un po’ il genere umano che Erasmo, seguendo Luciano e anticipando Shakespeare, descrive come una compagnia di attori che sulla scena della vita indossano ora l’una ora l’altra maschera. Ma la Follia di Erasmo non va dietro le quinte a cambiare le sue maschere: effettua i suoi cambiamenti con rapidi giochi di prestigio e intriga il lettore che pensa si tratti sempre dello stesso ruolo… La considera personificazione di un alcolizzato, ed ecco di colpo essa diventa saggia e, quando egli dà credito alla sua sagacia, lei si tramuta in satiro o in beone. E il cambiamento si rinnova di continuo perché la Follia saltabecca da ruolo a ruolo…..


Prosegue in:

Da ruolo a ruolo: un francese, un olandese (1) & (2)


















Nessun commento:

Posta un commento