giuliano

martedì 11 dicembre 2018

IL PALCOSCENICO DELLA VITA (coro a due voci nel Sentiero dell'Autunno) (22/11)


















Precedenti capitoli:

Il palcoscenico della vita (26/10)

Prosegue:

Lo scambiatore universale (23)

L'ingiustizia della vita (Seconda voce nel Sentiero dell'Autunno) (28)














…La pioggia tamburella sui tetti e la stanza, in cui mi hanno accompagnato, è fredda come la sala operatoria e vigilata da una infermeria che sembra uscita da uno di quei film muti di orrore che ancora dovranno recitare, intanto, però, lei credendosi invisibile gira deambula spia controlla con un tamburo in mano per non essere meno degli altri suoi colleghi… E’ un teatro, il suo, che non raccomando a nessun essere con un minimo di ragione anima e Spirito… E’ un palcoscenico, il suo, che non raccomando a nessun uomo o bestia con un minimo di cultura donde il suo raziocinio la sua evoluzione… E’ un numero, il suo, il cui tamburo vigila ogni pensiero non confacente al tamburo del grande palcoscenico di questo stato ove la banda è solo una mafia ‘istituzionalizzata’…




Signore e Signori - dice il conquistador -
…Vi presentiamo adesso il famoso Maestro Hans Schutz, che avrà l’onore di offrirvi sul… filo flessibile… sette numeri inversi inglesi, tutti inventati di recente.
…Poi Mademoiselle presenterà sulla fune tesa e con i piedi uniti alcuni baci dalla corda, balli e inchini, cercando di insinuarsi con la massima precisione in mezzo a due amanti bizzarri, sospesi fra cielo e terra.
…Successivamente, si esibirà in un pezzo di destrezza un Maestro di equilibrismo, che, con schiocchi di nacchere e al ritmo della musica, trasporterà la signorina in un carretto, mandandola fuori dai gangheri.
…E per finire la nostra sirena siciliana suonerà per Voi con una buccina la melodia delle grotte con le stalattiti della miseria…




La signora tatuata di nome fa Koritzky, ma tutti la chiamano Nandl.
Riceve sopra una birreria e da lì i clienti salgono nel suo salottino. La tariffa è di trenta centesimi (…il suo è un tamburo di ultima generazione…), ma per gli attori del grande palcoscenico del filo telecomandato o a rete e rate distribuito… è tutto gratis…: il ‘tatuaggio’ del potere per lei è cosa seria… fra qualche anno inciderà gli stessi (tatuaggi o numeri su qualche braccio tanto per non perdere il conto tanto per fare un po’ di sana e vera…) per la gloria della sua ed altrui… economia…
La tariffa è sempre di trenta centesimi, si denuda il petto, le braccia e le cosce (il senso morale non c’entra, l’arte del suo tamburo ristabilisce l’equilibrio). Il corpo è tutto ricoperto di piccoli ritratti, la sua poesia mi è estranea il suo tamburo incide geroglifici alieni…
Il marito accompagna con la cetra…
Il sedere è ornato da due ali di farfalla è posto sul filo del confino e tutti fanno un inchino qualcuno balla un tempo di danza nel ricordo di una foresta smarrita o solo incenerita con l’uomo muto e la sua arpa…
Da qualche parte ho letto una volta di un’indiana che si era fatta incidere sulla pelle il nome del suo amante. Non è così nel caso di Nandl, che, con i suoi medaglioni-ritratto, offre un corso di letteratura tedesca e di storia della musica.
Si tratta di istruzione, non di erotismo.




L’opera di tatuaggio comunque dev’essere molto dolorosa e oltretutto è un pericolo per la salute pubblica nonché per l’ecologia ed il senso morale della vita. Almeno che non si è usciti dalla grande casa di accoglienza del comprensorio circondariale… I volti gli stessi… Gli sguardi i medesimi se presi di profilo nulla li distingue da i loro gorilla costretti nelle anguste celle, qualcuno ha enunciato una teoria che proprio da quelli derivano alla deriva di una strana economia…
Tatuare era originariamente un’arte ieretica.
Certo se i poeti dovessero incidere nella carne i loro versi, i loro frammenti, le loro rime…, la loro produzione calerebbe in modo drastico! D’altra parte, sarebbe meno facile eludere il senso originale dell’opera, che è la messa a nudo di se stessi. Che è la messa di Baal il Dio uno e trino! E poi certi lirici – non voglio fare nomi – sarebbero smascherati integralmente, qualora si mostrassero i loro lati più umani.
…Infine, si dovrebbe controllare se i libri sono imbrattati d’inchiostro o tatuati, in altre parole, se la bellezza è circoscritta agli abiti o brucia nella carne…

…Ma io ti saluto Nadl… i tuoi servigi non ci occorrono, il tuo tamburo è un inutile rumore, la tua poesia un’offesa alla Natura ed ad ogni sana economia, ogni tua parola un’insulto per la cultura e solo concime per il regime a cui presti la tua strana calligrafia il tuo geroglifico… da incidere con un numero neppure compreso sulla carne viva…
Il tuo profilo può ornare al massimo una bacheca con sotto un numero e una impronta giacché proprio quella lasci ad ogni tua visita poco gradita…




Sono andato a far visita alla negra grassa…
Miss Ranovalla di Singapore…
Ha delle braccia da scaricatore di porto ed un tatuaggio che sembra un quadro gli ingombra tutto il corpo uno non sa con chi parlare, se con lei o con questo grande quadro dalle dimensioni spaventose, arreca soggezione e considerevole considerazione…, tutto il resto quasi un inutile contorno…
E’ seduta vicino alla stufa in una locanda della grande città e soffre il freddo del grande Nord di quella terra venduta… e comprata nell’orgia vicino al mercato… Sulla pelle porta un vestito azzurro a sacco e un cappottino con bordi rossi sulle spalle. Se ne sta seduta triste, con il viso lanuginoso e nero di una scimmia a guardia del suo padrone (ogni giorno ne cambia uno…).
L’Europa è naufragata sotto i suoi occhi.
Il tamburo narra, però, una storia un po’ diversa un po’ più movimentata…
Il suo impresario è di Roma, denti robusti amici potenti ed influenti, un tempo Miss Ranovalla si esibiva in un duetto con un bavarese poi d’improvviso, sempre colpa del tamburo, è arrivato uno poi centinaia… teste rasate per uno strano numero è tutto il teatro è rinato in antico delirio. Qualcuno si è alzato non sono riusciti a tenerlo composto e ha urlato al bis perché il numero è piaciuto!




…Quando i Ratti circolano così liberamente, mi trovo sempre ad immaginare che potrebbero essere di cartone e correre su rotelle…
La padrona di casa ne parla in termini rassicuranti, ma quando all’improvviso ne ho visto uno seduto di fronte a me sul tavolo dove mi preparavo a scrivere, sono costretto a pensare che una volta o l’altra li troverò anche nel letto, coperti fino al collo e con le zampette sulla coperta. Sarebbe una bella sorpresa, se anch’io un giorno fossi un topo disteso nella mia camera a mordicchiare una sigaretta, leggendo un giornale. Senza dubbio, queste fantasie vengono dai ratti giganteschi che vedevo da bambino alla fiera. Ma son sicuro che lì erano criceti travestiti.
Davanti al baraccone c’era un manifesto con la scritta: ‘Ratti giganti turisti e naviganti’!...
(H. Ball, La fuga dal Tempo) 














                

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