giuliano

mercoledì 22 febbraio 2017

......INCONTRAI MADONNA SAPIENZA (22)




















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Ecco dunque un poeta appartenente a questo gruppo, che parla della sua donna proprio con la fraseologia stilizzata della moda del tempo, benché in metro insolito, che è condotto a lei da Amore personificato, che impallidisce dinanzi a lei, che la trova in una corte, che la chiama ‘donna di valore’, che la può amare soltanto perché ha ‘il cuor gentile’, che sente i suoi spiriti immobilizzati davanti a lei mentre Amore lo conforta e gli dà speranza; un poeta che dice che questa donna ha delle compagne (si ricordi che esse sono assise in sette gradi), che essa ‘ha tali sembianti... che la fanno laudar sovente intorno’ (Ella sen va sentendosi laudare), che essa ‘tragge l’anima di guerra’ e simili cose che sono le stesse dette sempre per le altre donne, e questo poeta ci confessa chiaramente che questa donna non è niente affatto una donna ma è ‘l’amorosa Madonna Intelligenza’, nella quale è impossibile non riconoscere proprio quella Sapienza di platonica e salomonica memoria che si immedesima, come vedremo, con l’Intelletto attivo e che perciò rappresenta il raggio dell’intelletto divino disceso all’uomo, il vero legame tra Dio e l’uomo, che conduce l’uomo a Dio.
Ho osservato innanzi che, per disgrazia degli interpreti realistici, proprio quella donna della quale pretendono di conoscere il cognome è raffigurata indiscutibilmente come la Sapienza santa portata da Cristo: osservo ora che proprio questa Intelligenza, che è così indiscutibilmente ed esclusivamente ‘lʹamorosa Madonna Intelligenza’, è fra tutte queste donne quella che è dipinta con maggiori particolari realistici nella sua figura fisica!




Curve percorse da luce intorno ad un centro scuro…
Poi passeggiata in una caverna, dove si svolge l’eterno conflitto tra Bene e Male (l’Eretico conflitto cui assoggettato il mio Tempo cui il ‘passo’ tradotto non è solo visione, o ancor peggio, confusa condizione o depressione di un terreno poco studiato in italico suolo solcato, bensì ricomporre Luce e Tempo di un Creato per sempre attraversato, sia esso, con Anima Ragione ed Intelletto, sia esso, esiliato con Straniero passo smarrito chi dalla materia fuggito per più nobile e elevata certezza e consistenza, cercando e scoprendo l’orrenda umana condizione nel baratro profondo di un Abisso senza alcun Dio… Non dimorare fondamento pur nell’inganno della solida crosta, strato studiato ammirato e pregato… Evoluto fino alla forma raccolta sognata ed intuita, matematica o mandala sigilli di un più vasto ed invisibile Universo ammirato…).




Vi è però anche un Re Apostata che sa tutto…
Questi regala al sognatore un anello con diamante al quarto dito della mano sinistra. La circolazione della Luce denota sempre la coscienza, che corre dunque per il momento lungo la circonferenza. Il centro è ancora scuro. E’ la caverna scura, l’accesso alla quale riscatena evidentemente il conflitto. Al tempo stesso è come il principe, che sta sopra tutto e sa tutto, e che è il proprietario (ed artefice, aggiungo…) della Pietra preziosa. Il dono significa dunque che il ‘sognatore’ (oppure nel nostro caso… il Viaggiatore) si vota al Sé: è all’anulare della mano sinistra che si porta di regola l’anello nuziale.
E’ vero però che la sinistra denota l’inconscio, e da ciò si potrebbe dedurre che la situazione è ancora dominata in misura preponderante dall’incoscienza (o nel nostro caso: all’opposto dalla retta e solida coscienza…). Il principe sembra essere il rappresentante dell’‘enigma regis’.  La caverna scura corrisponde al vaso che contiene gli opposti in conflitto. Il Sé si manifesta negli opposti e nel loro conflitto; è una ‘coincidentia oppositorum’.  E quindi la via che porta al Sé è, a tutta prima, un conflitto…





La mia donna fu immediata cagione di certe parole che nel sonetto, siccome appare a chi le intende

…Il poeta stabilì su di ciò una distinta teoria, per bocca di quel suo Stazio Tolosano ch’egli introdusse nel mondo delle anime ad esporre il mistero della generazione umana (Mistero veramente, poiché quella ch’ivi a lungo espone non è teoria Fisica ma bensì Allegorica, la quale sulla Fisica è da lui appoggiata); ed ecco breve ciò che insegna…
Un così detto ‘sangue perfetto’ prende nel cuor del generante (fonte del sangue, o lago del cuore) virtù informativa a tutte membra umane; in guisa che la virtù attiva di tal ‘sangue perfetto’ comincia tosto ad operar dov’è scesa, ed opera tanto ch’è ‘Anima fatta la virtute attiva’.
Dapprima è solo ‘Anima vegetale’, ma poi a questa si aggiunge la Sensitiva, ed in fine la Razionale. Per la prima l’uomo somiglia alle piante, e per la seconda agli animali, ma per la terza ha la sua caratteristica distintiva e propria, la quale è infusa così.




Quando il ‘motor primo’ spira in lui ‘Spirito nuovo di virtù repleto’, un tale Spirito nuovo tira in sua sostanza ciò che ivi trova, talché delle tre Anime fassi un’Alma sola, la qual vive per la vegetale, sente per l’animale, e sé in sé rigira la Razionale. Nel punto poi che l’uomo muore, un tale ‘Spirito nuovo solvesi dalla carne’, e porta seco l’umano e’l divino, con tutte tre le potenze, ‘Memoria, Intelligenza e Volontate,/ In atto molto più che prima acute/’.
Ed è da notare che queste tre potenze, le quali nello Spirito sciolto dalla carne divengono molto più che prima acute, corrispondono alle tre Anime di sopra espresse; quella che vive risponde alla Memoria, quella che sente risponde alla Volontà, quella che sé in sé rigira, cioè riflette, risponde alla Intelligenza. Or dunque se da lui udiamo che quando ei fissò gli occhi nella sua donna sentì un tremor così forte dalla sinistra parte ov’è il cuore, che quel tremore ‘gli fè dai polsi l’Anima partire’, noi cominciamo a capire che cosa ei vuole significare. E meglio lo intenderemo per altre sue parole, con le quali commenta il primo verso della seconda canzone del Convito, in cui ad Anima sostituisce il sinonimo Mente.




‘Amor che nella Mente mi ragiona’.
Questa donna spiritualmente ‘fatta era colla mia Anima una cosa sola’. Lo loco nel qual dico esso Amore ragionare si è la Mente; e però è da vedere che questa Mente propriamente significa. Dico adunque che il Filosofo Aristotele nel secondo dell’Anima, partendo le potenze di quella, dice che l’Anima principalmente ha tre potenze, cioè vivere, sentire e ragionare. L’altre potenze tutte quante mute, Memoria, Intelligenza e Volontate.
E secondo che esso dice, è manifestassimo che queste potenzie sono intra sé per modo che l’una è fondamento dell’altra; e quella ch’è fondamento puote per sé essere partita; ma l’altra che si fonda sopr’essa non può da quella essere partita.
Onde la potenzia vegetale, per la qual si vive, è fondamento sopra la quale si sente; e questa vegetativa potenzia per sé può essere Anima, siccome vedemmo nelle piante tutte. La sensitiva senza quella esser non può: non si trova alcuna cosa che senta che non viva. E questa sensitiva è fondamento della intellettiva, cioè della Ragione; e però nelle cose animate mortali la Ragione potenzia senza la Sensitiva non si trova; ma la Sensitiva si trova senza queste, siccome nelle bestie.




E quell’Anima che tutte queste potenzie comprende è perfettissima di tutte le altre. E l’Anima umana la qual è colla nobiltà della potenzia ultima, cioè Ragione, partecipa della Divina Natura, a guisa di sempiterna intelligenza; perciocché l’Anima è tanto in quella sovrana potenzia nobilitata e denudata da materia che la Divina luce, come in Angiolo, raggia in quella.
Perché è manifesto che per la Mente s’intende quest’ultima e mobilissima parte dell’anima. Onde si puote ormai vedere che è Mente, che è quel fine e preziosissima parte dell’Anima che è Deitade. E questo è il luogo dove dico che Amore mi ragiona della mia donna. Non senza cagione dico che Amore nella Mente mia fa la sua operazione, ma ragionevolmente ciò si dice a dare ad intendere qual Amor è questo, per lo loco nel quale adopera.
Da quanto qui udimmo risulta chiarissimo ch’ei considera l’Anima così tripartita, Vivente, Senziente, Razionale.




Pone la prima tutta sola, perché per se può esser Anima; e questa corrisponde alla Memoria.
Pone la seconda unita alla prima, perché senza quella essere non può; e questa corrisponde alla Volontà.
Pone la terza unita alle altre, perché tutte le comprende; e questa corrisponde all’Intelletto; e aggiunge nel capitolo seguente che quest’Anima pensando, vera umana e meglio angelica, ei quasi parea di fuori alienato.
Or avendoci egli detto di aver fatto due parti di sé, chiamate Cuore ed Anima, o Appetito e Ragione, o Volere e Intelligenza, sicurissimo diviene ch’egli ha diviso l’Anima senziente e l’Anima razionale…
Quest’ultima è appunto quella di cui si finse amante, detta da lui donna gentile, e da lui stesso così definita. ‘Per donna gentile s’intende la nobil Anima d’ingegno, libera nella sua potestà ch’è la Ragione’.




…Ei considerò la sua donna gentile o la sua nobil Anima (che sono la medesima cosa) astrattamente, da che nacque tutta la sua ‘metafisica’ fantasmagoria che si riduce a ciò: ‘Con la Mente o Anima fuori di Sé tratta, ei considerò la sua Anima o Mente fuori di Sé posta, talché vedeva la Razionale guardar la Senziente, e questa quella, ed ei v’era per terzo a compiere il numero, poiché figurava la Vivente, che per Sé può esser Anima; onde pose le due prime in due camere, e la terza in una parte, perché era partita o divisa dalle altre. E siccome quelle due prime eran le sue, così si guardavano fra loro con gli occhi suoi, posti fuori degli strumenti loro. Per tal modo la Mente nel guardar la sua Mente, Sé in Sé rigira…’.
Questo sì ch’è arzigogolo, e proprio coi fiocchi!
…E quando apparisce la bellezza degli occhi suoi a lei, che altro è a dire se non che l’Anima filosofante non solamente contempla la Verità, ma anche contempla il suo contemplare medesimo (Ond’ ei mirava un’Anima sua guardare nell’altra Anima sua, ossia contemplava il suo contemplare medesimo) e la bellezza di quella Verità, rivolgendosi sopra se stessa (e Sé in Sé rigira), e di Sé stessa innamorata per la bellezza del primo suo guardare.
L’Anima umana vuole a Dio essere unita, per lo suo essere fortificare… E quest’unire è quello che noi nominiamo Amore, per lo quale si può conoscere qual è dentro l’Anima, veggendo di fuori quello che ama quest’Amore, cioè l’unimento della mia Anima con questa gentil donna, nella quale della Divina luce assai mi si mostrava…


















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