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…Se invece di un oggetto o di un essere particolare si considera ciò
che potremmo chiamare un mondo, nel senso già da noi attribuito alla parola,
ossia l’intero àmbito costituito da un dato insieme di compossibili che si
realizzano nella manifestazione, tali compossibili dovranno essere tutti i
possibili che soddisfano determinate condizioni, le quali caratterizzeranno e
definiranno con precisione il mondo in questione, che viene a rappresentare uno
dei gradi dell’ESISTENZA UNIVERSALE. Gli altri possibili, che non sono
determinati dalle medesime condizioni e pertanto non possono far parte dello
stesso mondo, evidentemente non sono per questo meno realizzabili, anche se,
beninteso, ciascuno secondo il modo che conviene alla sua natura…
…In altri termini, ogni possibile ha in quanto tale un’esistenza
propria, e i possibili la cui natura implica una realizzazione, nel senso
usuale del termine, cioè un’esistenza in un modo qualunque di manifestazione,
non possono perdere tale carattere che è loro essenzialmente inerente e
divenire irrealizzabili per il fatto che altri possibili sono effettivamente
realizzati. Si può dire inoltre che ogni possibilità che sia una possibilità di
manifestazione deve appunto per questo necessariamente manifestarsi e che,
inversamente, ogni possibilità che non deve manifestarsi è una possibilità di
non-manifestazione; posta in questi termini, sembrerebbe una semplice questione
definitoria, eppure l’affermazione precedente non implicava altro che questa
verità assiomatica, la quale non può essere posta minimamente in discussione…
…Se però ci si domandasse perché non tutte le possibilità devono
manifestarsi, cioè perché vi sono ad un tempo possibilità di manifestazione e
possibilità di non-manifestazione, basterebbe rispondere che l’àmbito della
manifestazione, il quale è limitato per il fatto stesso di essere un insieme di
mondi o di stati condizionati, non può esaurire la Possibilità Universale nella
sua totalità; esso lascia al di fuori di sé tutto l’incondizionato, cioè
precisamente quello che, in termini metafisici, conta di più…
…Domandarsi poi perché mai una data possibilità non deve manifestarsi
al pari di un’altra equivarrebbe semplicemente a chiedersi perché essa è quello
che è e non altro da sé; è dunque esattamente come se ci domandasse perché un
dato essere è se stesso e non un altro essere, un interrogativo del tutto privo
di senso. Ciò che va bene compreso, invece, al riguardo, è che una possibilità
di manifestazione non ha, come tale, alcuna superiorità rispetto ad una
possibilità di non-manifestazione; essa non è oggetto di una sorta di ‘scelta’
o di ‘preferenza’, ha soltanto una natura diversa…
…Se poi si vuole obiettare, a proposito dei compossibili, che, secondo
l’espressione di Leibniz, ‘esiste un solo mondo’, vi sono due possibilità: o
tale affermazione è una pura tautologia, o è priva di senso. Infatti, se per
‘mondo’ si intende l’Universo totale, o piuttosto, limitandosi alle possibilità
di manifestazione, l’intero àmbito di tutte queste possibilità, cioè
l’Esistenza universale, l’enunciato è fin troppo evidente, sebbene il modo in
cui è espresso sia forse improprio; ma se con tale termine si intende un dato
insieme di compossibili, come si fa solitamente, e come noi stessi abbiamo
fatto, sostenere che la sua esistenza impedisce la coesistenza di altri mondi è
altrettanto assurdo quanto dire, per riprendere l’esempio precedente, che
l’esistenza di una figura rotonda impedisce la coesistenza di una figura
quadrata, o triangolare, o di qualunque altro genere…
…Si può solo dire che, come le caratteristiche di un determinato
oggetto escludono da tale oggetto la presenza di altre caratteristiche con le
quali esse sarebbero in contraddizione, così le condizioni da cui un
determinato mondo è definito escludono da quel mondo i possibili la cui natura
non implica una realizzazione soggetta a quelle stesse condizioni; tali
possibili sono pertanto al di fuori dei limiti del mondo considerato, ma non
per questo sono esclusi dalla Possibilità, dato che si tratta per ipotesi di
possibili, e nemmeno in casi più particolari, dall’Esistenza in senso proprio,
ossia intesa come ciò che comprende tutto l’àmbito della manifestazione
universale.
…Nell’Universo esistono molteplici modi di esistenza, e ciascun
possibile ha il modo che conviene alla sua natura; ma parlare, come talvolta si
è fatto, e proprio riferendosi alla concezione di Leibniz, di una sorta di
‘lotta per l’esistenza’ tra i possibili, significa possedere una concezione che
non ha certamente nulla di metafisico, e tale tentativo di trasporre quella che
è solo una semplice ipotesi biologica appare anzi del tutto incomprensibile…
…La distinzione fra il possibile e il reale, sulla quale parecchi
filosofi hanno tanto insistito, non ha dunque alcun valore metafisico: ogni
possibile è reale a modo suo, e nel modo che la sua natura comporta, altrimenti
avremmo dei possibili che sarebbero niente, e dire che un possibile è niente è
una contraddizione pura e semplice; è l’impossibile, e solo l’impossibile, a
essere, come già si è detto, un puro nulla. Negare che si diano possibilità di
non-manifestazione significa voler limitare la Possibilità Universale; d’altra
parte, negare che, tra le possibilità di manifestazione, ve ne siano di
differenti ordini significa restringerla ancora di più.
…Prima di proseguire faremo osservare che, invece di prendere in esame
l’insieme delle condizioni che determinano un mondo, come abbiamo fatto in
precedenza, si potrebbe anche, dallo stesso punto di vista, considerare
singolarmente solo una di tali condizioni; per esempio fra le condizioni del
mondo corporeo, lo spazio inteso come ciò che contiene le possibilità spaziali.
E’ del tutto evidente che, per definizione, soltanto le possibilità spaziali
possono realizzarsi nello spazio, ma non è meno evidente che questo non
impedisce alle possibilità non-spaziali di realizzarsi anch’esse al di fuori di
quella particolare condizione di esistenza rappresentata dallo spazio.
…Eppure, se lo spazio fosse infinito come taluni pretendono,
nell’Universo non vi sarebbe posto per alcuna possibilità non-spaziale, per
citare l’esempio più comune e noto a tutti, potrebbe allora venire ammesso
all’esistenza solo a condizione di essere concepito come qualcosa di esteso,
concezione di cui la stessa psicologia ‘profana’ riconosce senza alcuna
esitazione la falsità; ma, lungi dall’essere infinito, lo spazio non è che uno
dei possibili modi della manifestazione la quale poi a sua volta non è affatto
infinita, nemmeno nell’interezza della sua estensione, con l’indefinità di modi
che essa comporta, ciascuno dei quali è a sua volta indefinito…
…Analoghe osservazioni si potrebbero ugualmente applicare a qualunque
altra particolare condizione di esistenza; e quel che è vero per ciascuna di
tali condizioni presa singolarmente lo è anche per l’insieme di più condizioni,
la cui unione o combinazione determina un mondo…
(R. Guénon)
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