giuliano

martedì 15 giugno 2021

UNO STRUMENTO PER FARE STRUMENTI (20)

 










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& ancora alla miniera del fabbro (21)








Le indagini sugli stress ambientali sono importanti a livello di ricerca di base per comprendere certi meccanismi biologici: spesso le informazioni sulla cellula alterata contribuiscono alla conoscenza della fisiologia di quella sana. Inoltre, aumentano le evidenze a favore dell’ipotesi di risposte generalizzate delle piante ad aggressori diversi (si pensi al caso delle “proteine di patogenesi”, che si vengono a formare a seguito dell’attacco da parte di numerosi fattori, biotici e non). È, ormai, consolidato lo studio degli effetti dell’ozono come strumento per chiarire il comportamento dei vegetali nei confronti di altri agenti ossidanti (bassa temperatura, carenza idrica, radiazioni UV, senescenza fisiologica, ecc.).

 

Oggi il problema principale non è rappresentato dalla presenza di condizioni tali da compromettere in maniera eclatante la vita delle piante – si pensi che negli anni ’20 fu necessario trasferire il National Pinetum da Kew (Londra) a un sito remoto, perché l’inquinamento urbano era incompatibile con la sopravvivenza di alcune specie: la situazione attuale è caratterizzata dalla presenza diffusa e ricorrente di quantità anche minime di numerose sostanze, che possono interagire in un contesto che provoca fenomeni biologici di difficile identificazione.

 

Le acquisizioni, anche tecnologiche, in materia hanno delineato quadri preoccupanti, che prevedono la presenza di situazioni a rischio ormai, così che – parafrasando un aforisma dello scrittore inglese Aldous Huxley (1894-1963) – possiamo affermare che




la fitotossicologia ha compiuto tanti e tali progressi che oggi praticamente … non c’è una sola pianta sana!

 

Si parla ormai di standard per la protezione della vegetazione, e le complesse procedure di valutazione di impatto ambientale non possono più prescindere dal trattare i temi in questione.

 

In un’elaborazione puntuale delle linee di intervento delle istituzioni pubbliche, argomenti quali quelli degli effetti degli inquinanti sulle popolazioni naturali – oltre che sulle specie agrarie e forestali – devono necessariamente trovare quegli spazi che loro competono, in relazione alle attuali condizioni culturali e scientifiche.

 

Si rende necessario fornire agli amministratori risposte inequivocabili, che definiscano il reale impatto dell’inquinamento sui numerosi recettori, in particolare sulle piante. In definitiva, dobbiamo conoscere gli effetti economici (in Europa le perdite annue del settore agricolo attribuite all’inquinamento dell’aria superano ormai i sei miliardi di euro) ed ecologici subiti dalle piante: solo allora saranno chiari i benefìci che possono derivare da una riduzione del carico di contaminanti. 

(Lorenzini/Nali) 




…Parrà strano… eppure ciò di cui mi diletto ed osservo è solo un fitto Bosco il quale anima il segreto Spirito, il quale alimenta non certo brace e rogo avverse alla Vita, ma Fuoco qual antico Elemento ispirare invisibile struggente desiderio suggerire segreta Parola segreta Rima… Preghiera antica…

 

Parrà strano, dicevo, ma taluni vedono solo un bosco d’inverno o d’estate fiorire in Primavera dopo un letargo di un Universo invisibile risplendere al big-bang di nuove stelle formare materia divina, questa l’apparente Poesia, ma poiché fui esiliato per questa cima, per questo confino, son rinato ad un Secolo ove il libero arbitrio inquisito non meno di ciò cui si diletta lo sguardo non visto.

 

Sì! Certo! So bene e bene comprendo qual rischio d’infermo ‘corro’, solo per dimostrare a codesti nuovi ed antichi industriosi ‘alchimisti’ del proprio secolar mestiere, che v’è ben altro ardire, v’è ben altra luce regnare non vista, così in assenza della Freccia del Tempo e con solo una viola antica in questa fredda e calda mattina, medito il bosco ed ammiro da mistico la sua Parola divenire Rima…

 

…E farsi Vita…   



                   

 Del resto il nostro Cesare (Croce) era fedele a una filosofia della storia che vedeva susseguirsi generazioni di uomini sempre più squallide e decadute, sempre più lontane dalla felicità primitiva e guaste dal progredire d’un mondo sempre più ottuso, brutto, ignobile, senescente.

 

In un altro contrasto, rimasto inedito, egli simboleggiò (al solito in chiave comica e deformata) la battaglia fra il ‘Dritto’ e il ‘Roverso’, fra il positivo e il negativo, fra il bello e il brutto, il buono e il cattivo, fra il cosiddetto progresso e lo svolgersi in avanti della storia (il Roverso)e il mondo edenico primitivo e favoloso, l’età dell’oro (o il mondo di Cuccagna) simboleggiati dal ‘Dritto’:

 

Bello era il mondo allora ... prima che la storia (il  Roverso) lo inquinasse, crude! ed indiscreto:

 

Quivi era il basso, il fuori, il negro e ’l brutto nimici a l’alto, al dentro, al bianco, al bello...

 

La grande figurazione popolare del mondo rovesciato prende nelle sue pagine il grigio colore moralistico della stagione empia, dove tutto è decaduto, involgarito, scomposto, alterato…

 

 

Io rispondo a ciascun che la stagione

Empia dove noi siamo a ciò mi tira,

E mi da di doler ampia cagione,

 

Però se’ l miser cor s’ange e sospira,

Vien che corrotte son l’usanze buone,

E ogn’un a l’util suo risguarda e mira

 

E ciascheduno aspira

Al guadagno, per dritta o torta strada,

E sol’ attende a quel che più gli aggrada,

 

E più nissun non bada

A la virtù, ma ogn’un gli fa contrasto,

Che tutto il mondo è rovinato e guasto…




  Nulla mutato, l’inquisitore è là fuori a fustigare la ragione del mio respiro una Foglia, anzi no! Che dico! Un’Infinito Oceano dall’apparente Nulla di ciò, che in verità e per il vero, non riesce a vedere o fors’anche solo ammirare, fa finta di nulla, ogni tanto si volta e mi guarda come se i secoli da quel ‘Beneficio’ mai fossero passati…

 

Io non visto, seppur calunniato ed da ognun deriso e mal-descritto, nell’alchemico laboratorio – d’un antico principio dismesso - distillo la Foglia, la curo la prego l’ammiro la ricongiungo alla segreta Infinita stagione coniare l’Elemento nell’apparente paradosso privo ed in difetto del pensiero… divenuto eretico nel secolar Tempo riflesso…

 

Ed ad ogni pozzanghera la scorgo riflessa suggerire una Rima, ed il mio angelo - segreto fedele compagno per siffatta medesima invisibile via - illuminarsi la vista e pregare una nuova Poesia da una stagione apparentemente morta…




 …Vari trionfi della pazzia, l’elogio del vagabondo, del pazzo, del buffone, del semplice di cuore e di mente, attestavano la bancarotta dell’immagine privilegiata dell’uomo elaborata dalla cultura umanistica e dal platonismo esoterico.

 

Il Viaggio verso l’alto attraverso note di Liuti miracolosi entro il rigore di fasti di Tempi celebrati, era finito in un tumultuoso capitombolo verso il basso, verso la rovina della Terra.

 

Si conosce il Roverso della medaglia!

 

L’‘homo quidam deus’ si era svegliato dal sogno impossibile vestito dei rozzi panni di Croce o degli stracci dei pezzenti, dei dementi e dei vagabondi; l’aristocratico filosofo che aspirava a trasformarsi in angelo di luce si specchiava nel grottesco mascherone faunesco delle inferiche divinità orfiche, e il divino volto umano, modellato a simiglianza di quello divino, si scopriva contraffatto dalla maschera, maligna manifattura del nemico di Dio braccato da presunti falsi cristiani… 

(Camporesi)




 …Sarà forse che eravamo nell’Inverno d’un antico èvo rinato, e qualcuno cogita che Nulla mai potrà nascere da codesto ghiaccio, eppure la Poesia così come la vista non tradiscono l’ingegno con cui condisco il piatto del misero esilio, e so’ per il vero che in ugual caverna dove forgiammo il Tempo quando fummo Dèi di un’altra vita nascerà un nuovo Profeta…

 

Del resto pur le immani divisioni che qui dalla finestra ammiro, regna come una folta chioma fitta di colori formare l’Universo di codesto segreto dire, mentre fuori l’inquisitore spacca e scalcia la propria bestemmia nell’ortodossa parola, maledire la nebbia farsi ghiaccio ed imprecare alla luna abdicando, così come l’istinto privato del Principio, il mistico e sublime rimembrare ad un glutterato urlo…

 

Forse anche lui nato in medesima grotta incidere pittogramma non ancora parola…

 

Forse solo un problema di gola giacché il suo vorace appetito saziarsi con tutto ciò che corre e vola e certo è neppure un Dio…

 

Comunque parrà strano mi sento come rinato, mi dettero del rivoluzionario accompagnato ad una elemosina urlando maledicendo e promettendo la loro ed altrui vendetta, aggiungendo di badare bene nel saper distinguere la vera ricchezza… nel riconoscere la legge… scritta per ogni Verbo e Versetto così ben pregato…

 

Mi confusero per un Eretico, il mio passo fu’ tradito ed ora ammiro il volto del mio Dio farsi per entrambi sacrificio.

 

Eppure non immaginate quanto sia bello, battezzerei ogni adulto e neonato di questo piccolo paese con l’acqua da cui scorgo riflesso un mondo da allora mai visto mai compreso, e se pur nel paradossale Infinito motivo (giacché la vera Natura per sopravvivere dagli strani accidenti accompagnati da secolari intrighi ed accadimenti), deve porre un regale velo non visto - come la sottile crosta di ghiaccio con cui giornalmente combatte l’inquisitore di ogni stato… - divenire torrente di parole fuoriuscire dagli argini grammatica di vita accompagnata dalla valanga di una simmetria donde deriva….

 

…E divenire Eresia oppure Rima…

 

È  certo poi che su questa montagna verrà un alpinista: un discepolo nonché dotto ortodosso grammatico della parola scalare ogni cima e porsi indisturbato sulla vetta…

 

Dopo di lui una strana ‘parabola’ che pur parlando non favella di più da quanto lo stesso - curvato in medesimo passo - cacciare in queste ed in ogni montagna la propria ed altrui cena - sempre nella caverna assiso distribuire il fuoco divenuto rogo all’evoluto e secolare ingegno… poi ad un orto l’ultima bestemmia ancora non udita…

 

Sarà perché ancora Inverno neppure Primavera in medesima attesa…

 

Ma noi esseri privi del suo immane ed imparagonabile ingegno guardiamo una diversa Natura correre e scalciare reclamare la disavventura da un precipizio farsi abisso dalla montagna vomitare tal evoluto ingegno, sicché con medesimo accorato Spirito divengo una sol cosa con quell’Anima-Mundi un giorno pregata…

 

Mi inseguì lungo ugual cammino, poi quando ebbi certezza della sua compagnia non vista, corse di fretta sapendosi pensata, come per dirmi:

 

‘ecco il Pensiero farsi corsa privo di Parola e in cerca di quella sono il tuo geroglifico non meditare il Tempo… folle di un invisibile Primo Dio ancora braccato, ecco ciò che rimane del mio amore nutrito, lo porto sulla bocca dopo averlo partorito ed ora mentre ti fisso con occhio di ciò che vai cercando e pregando, lo poggio a terra abbiatene cura’…

 

Avrei voluto bere il vino di quel medico maledetto, avrei voluto maledire quel troglodita ed il suo piatto affisso e piantato cornice del proprio ed altrui trono, per ogni testa mozzata coniare l’araldo della secolare moneta, avrei voluto scacciare ogni demone nominato evoluto, avrei voluto abbracciare ogni fratello Pioppo e piangere all’infinito la fame di una Natura che aveva reclamato la grande ingiustizia…

 

Sì! Certo!

 

…Mi dirai tu santo del comune tomo che di fame è composto l’Universo intero, ma sappi amico mio che privati della vista con cui ogni profeta conia la propria ed altrui Rima nell’ortodossa via, pochi saranno i veri ‘versi’ narrare l’invisibile Sua voce e segreta dottrina in ugual sacrificio lungo la via…

 

…Mentre osservo la chioma divenire bosco e poi invisibile Storia di ugual Memoria…


[il capitolo al completo...]








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