mercoledì 18 settembre 2013
'HO COMPASSIONE DI QUESTE CREATURE LIMITATE'
Prosegue in:
'Una risata li seppellirà tutti quanti'
- E' la principessa di Guermantes,
disse la mia vicina al suo accompagnatore,
non trascurando di premettere alla parola
'principessa' un numero di 'p' sufficiente
a indicare la risabilità di quella qualifica.
- "Non ha fatto certo economia di perle.
Se ne avessi altrettante, non penso che
le metterei così in mostra; non mi sembra
molto fine".
Ciò non toglie che, riconoscendo
la principessa, tutti gli spettatori intenti
sentissero risorgere in cuore il trono
legittimo della bellezza.
Per la duchessa di Luxembourg,
per Madame de Saint-Euverte,
per tante altre, quel che consentiva
di identificarne il viso era la connessione
d'un gran naso rosso con un labbro
leporino, o di due guance rugose
con un paio di baffetti.
Tratti sufficienti, d'altronde,
ad affascinare, giacché,
non avendo altro valore che quello
convenzionale d'una scrittura,
erano come le lettere di un nome celebre
e impressionate; ma suggerivano altresì
l'idea che la bruttezza ha qualcosa
di aristocratico,
e che non importa
che il viso di una gran dama
(e il popolo che rappresenta...)
purché distinto (come la sua 'nobile idiozia'),
sia bello...
....Essendo arrivato a Dingri, sulla strada per Chubar che
passa attraverso Peku, mi ero coricato sul ciglio della stra-
da.
Alcune graziose fanciulle, ornate di gioielli, che andavano
a Snog mo, videro il mio corpo consumato dall'ascetismo.
Una disse:
- Olà! Guardate che miseria! Voglia il cielo che io non ri-
nasca mai un essere simile!
Un'altra disse:
- Che pietà! Un tale spettacolo solleva anche lo sdegno.
Ma io pensai:
- Ho compassione di queste creature limitate.
E preso da pietà, mi sollevai e dissi loro:
- "Fanciulle, del vostro gradito bel 'Paese', non parlate
così. Non c'è di che affliggervi tanto.
Avreste un bel desiderare di rinascere simili a me, ma
non lo potreste.
Giacché siete così inclini alla pietà, guardatevi voi stes-
se e trasferite su di voi la vostra compassione.
Ascoltate il canto che sto per dire".
Allora cantai questo canto:
"Prego il Signore. O pieno di grazie,
Marpa, vogliate benedirmi.
Le creature spronfondate nel peccato
Non vi si vedono, ma vi vedono il loro prossimo.
Le fanciulle peccatrici hanno fede solo nel mondo.
Ma il cattivo pensiero della contentezza di sé brucia
come il fuoco.
Ho pietà di voi, infatuate di voi stesse.
Nel tempo impuro dei cattivi 'kalpa',
L'Ydam ingannatore è onorato come gli Dèi.
L'orpello è preferito all'oro e alle gemme.
E i religiosi sono sospinti via come le pietre sul
cammino.
Ho pietà delle creature inintelligenti.
Voi, belle fanciulle, e le vostre sorelle,
Insieme a Milarepa del Khungthang,
Noi proviamo vergogna l'uno di fronte all'altro;
Proviamo pietà l'uno dell'altro.
Paragoniamo la nostra pietà.
E vediamo quale sarà vittoriosa in futuro.
A chi gli rivolge ignoranti sproloqui
Milarepa risponde con l'insegnamento dei precetti.
Egli rende vino per acqua.
Egli rende bene per male".
Parlai così.
La fanciulla che aveva avuto pietà di me rispose:
- "E' colui che si chiama Milarepa. Noi tutte pro-
viamo molte cose da non dirsi. Ora chiediamogli
perdono".
Incoraggiai la fanciulla che parlava così a conver-
tirsi. Allora essa mi offrì sette conchiglie e, salutan-
domi, tutte le fanciulle mi chiesero perdono.
In risposta alla loro richiesta di essere istruite (cir-
ca la loro ignoranza), cantai loro questo canto:
"Prego il Signore pieno di grazie.
Riassumo la santa dottrina in brevi strofe.
In alto nel beato palazzo degli Dèi,
Si rifiuta il senso mistico, si ama il senso comune delle
cose.
In basso, nel palazzo del Naga,
Si rifiuta la legge profonda, si amano i beni del mondo.
Nel mezzo, sulla Terra degli uomini,
Si rifiuta la scienza religiosa, si ama la menzogna.
Nei quattro regni dello Tsang centrale,
Si rifiuta la meditazione, si ama la parola.
Nel tempo impuro dei cattivi 'kalpa',
Si rifiutava l'uomo buono, si amava il cattivo.
Nel paese delle belle fanciulle,
Si scaccia l'eremita, si cerca l'uomo bello.
L'orecchio delle giovani vergini
Non ascolta il cimbalo religioso, ascolta le ....
belle canzoni.
Ecco le formule cantate.
E' la mia risposta alla vostra parola....
ed ai vostri gesti.....".
(M. Proust & Vita di Milarepa)
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