giuliano

domenica 22 settembre 2013

NELL' ALCHIMIA DELLA VITA (66)













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L'oro riluceva (65)

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La fuga di Osvaldo (67) &

Corpo Ermetico










Nel basso Medioevo un 'Libro dei segreti' attribuito ad Alberto Magno
ebbe larga circolazione.
Parlava di vari tipi di magia, tutti meno sofisticati dell'astrologia e dell'-
alchimia professionali; era essenzialmente un'opera di divulgazione, ma
le aggiungeva fascino la 'pretesa di segretezza'.
L'opera di gran lunga più influente del genere era lo pseudo-aristotelico
'Segreto dei Segreti', che qualcuno ha chiamato, con perdonabile esa-
gerazione, il libro più popolare dell'Europa medievale.
Accettato largamente come opera autentica di Aristotele, questo libro
era assai noto nella versione latina, fu tradotto in quasi tutte le lingue
volgari d'Europa, e se ne fece anche una parafrasi in versi.




Contiene, a suo dire, gli insegnamenti di Aristotele al suo allievo Ales-
sandro Magno; in realtà è una compilazione di svariati materiali, messa
insieme in parecchie versioni arabe differenti nell'alto medioevo, molto
tempo prima della traduzione in latino.
Gran parte del libro è dedicata ai princìpi di governo e della salute per-
sonale, ma nelle sue pagine compare anche la magia naturale; si parla
di medicina, dei poteri delle gemme, di astrologia e del potere terapeu-
tico del riso, o meglio, l'arte di screditare i cattivi governanti con la sa-
tira...




La mostra di segretezza non è limitata al titolo: buona parte dell'opera,
che si presenta come esposizione del sapere esoterico di Aristotele si
cela in enigmi e in formule criptiche, e Aristotele esorta Alessandro a
non violare i divini misteri lasciando che il libro cada in mani sbagliate.
Ma sarebbe difficile trovare esempio migliore di un'altra ragione per
esibire tanta segretezza: la parvenza di mistero è di per sé un'ottima
pubblicità, e un modo di procurare ampia diffusione a un'opera (in
India, ad esempio, è enumerata o meglio contemplata questa discipli-
na esoterica, abbattendo la concezione di casta, e schematizzando la
reale, o, al contrario, impropria appartenenza....).




Fra gli umanisti del Secondo Quattrocento e del primo Cinquecento
troviamo alcuni dei più vigorosi cultori della magia.
Marsilio Ficino unì alla sua filosofia platonica un vivo interesse per la
medicina, e scrisse un trattato di medicina astrologica fondato sul Neo-
Platonismo.
In Jacques Lefèvre d'Etaples (1450-1536) la magia e l'astrologia si col-
legano a un interesse pitagorico per il potere dei numeri.
Johannes Reuchlin (1455-1522), insigne dotto ebreo, esaltò i poteri oc-
culti dei nomi e di altre parole.
Giovanni Tritemio, pur ricusando il titolo di mago, propose un sistema
di scrittura segreta, sostenne la possibilità di una sorta di comunicazio-
ne telepatica, e affermò che gli era stata rivelata la conoscenza di mol-
ti prodigi.




Chi meglio rappresenta la tradizione del mago rinascimentale nel-
la seconda metà del Quattrocento è Marsilio Ficino.
In gioventù Cosimo de' Medici gli commissionò la traduzione dal
greco del 'Corpus Hermeticum', attribuito ad Ermete Trismegisto.
Cosimo gli aveva chiesto di tradurre le opere di Platone, ma quan-
do un frate portò a Firenze il manoscritto di Ermete, Platone dovet-
te aspettare: Ermete era considerato (erroneamente) autorità più
antica, e quindi più importante.
Anni dopo, Ficino scrisse il 'De vita' trattato medico basato su prin-
cìpi astrologici; la terza e ultima sezione di quest'opera insegna a
trarre il massimo beneficio dagli influssi astrali delle stelle.




Ficino attingeva la sua magia astrale a varie fonti.
Aveva, tra i primi in Occidente dopo la fine dell'età antica, cono-
scenza diretta dell'opera del neoplatonico Plotino, e si proponeva
esplicitamente di fornirne un commento.
Per Plotino tutta la natura era pervasa da influssi magici, e Ficino
espresse lo spirito di questo concetto con la sua massima che 'la
natura è ovunque maga'. Ma a differenza dei suoi predecessori
occidentali, egli conosceva anche i neoplatonici posteriori come
Porfirio e Giamblico, al cui pensiero attinse largamente....




Il concetto più importante per Ficino era quello dell'anima del
mondo o spirito cosmico, concetto ben presente nei Neoplato-
nici... e da loro ben difeso....... ma soprattutto..... ben inter-
pretato.....

(Kieckhefer, La magia nel Medioevo)
















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