giuliano

domenica 8 settembre 2013

UN ERETICO RISPONDE AD UN PAPA (58)













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Fra Ubertino da Casale &

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Abitanti di governi e mondi sconosciuti (59)












.... Questa è la lettera, la quale mandò papa Giovanni
al predetto frate Michele generale, abiendo lui per i-
scusato, però che non giunse a corte al termino per
cagione della sua infermità; e comincia così:

Iohannes espiscupus, servus servorum Dei, dilecto fi-
lio Michaeli, ordinis fratrum minorum generali ministro,
salutem et appostolicam benedictionem ec.

E finisce così:

Datum Avinioni ec. Consequentemente raquistata la
sanità il predetto generale, prese il cammino verso Vi-
gnione, dove giunse il primo di dicembre dell'anno pre-
detto, ed il seguente visitò papa Giovanni, il quale lo
ricevette benignamente e graziosamente, e di tanto in-
dugio l'ebbe legittimamente per iscusato. Et essendo
il generale ministro ancora in Viglione, a di XVIJ di
gennaio, che fu la domenica delle nozze, anno domini
MCCCXXVIII, il sopradetto prencipe, Messer Ludovico
(in trono) re de' romani per lo papa, ma per quattro sin-
dachi del popolo romano, ordinati e deputati spezial-
mente a questo, nella chiesa di San Piero fu solenne-
mente coronato imperatore de' romani.
Consequentemente a di nove d'aprile del detto anno
MCCCXXVIII, che fu il sabato, infra l'ottava della
pascua di resurresso, il predetto papa Giovanni fecie
venire innanzi alla sua presenza il detto generale, et
in presenza di messer Beltrando, cardinale e vesco-
vo tuscoliano, e di frate Pietro da Prato, allora mini-
stro della provincia di San Francesco, e di frate Ra-
mondo Delodos, procuratore del detto ordine nella
corte romana, e di frate Lorenzo detto Albono, bac-
celliere di Vignione, riprese il detto generale ministro,
e spezialmente della sopra detta lettera della 'pover-
tà di Cristo e delgli appostoli', fatta e composta per
lo capitolo generale di Perugia; e più volte prenunziò
et afermò, o vero disse, che la predetta lettera era
eretica, si come si manifesta per le lettere de' detti
frati; cioè frate Piero, frate Ramondo e frate Loren-
zo, con loro suscrizioni fortificate. E conciò sia co-
sa che'l predetto papa Giovanni dicesse et afermas-
se la detta lettera, del detto capitolo generale, esse-
re stata et essere eretica, esso medesimo frate Mi-
chele generale, resistette a esso papa Giovanni nel-
la faccia virilemente e costantemente, dicendo, che
essa lettera non n'era eretica, ma sana, cattolica e
fedele; e che colla diterminazione di suo predeces-
sore, cioè Messer papa Nicolao terzo, e della chie-
sa s'acordava; agiungniendo che, se la detta lettera
fosse eretica, allora seguiterebbe che esso Messere
Nicolao papa terzo, il quale nella detta dicretale
'Exijt', diterminò e diffinì le predette cose, sarebbe
stato eretico manifesto; imperò che chi diffiniscie,
insengnia, o vero afferma pubblicamente eresie, deb-
ba essere giudicato eretico manifesto; e che tutti i
sommi pontefici succedenti a lui nello ufficio et il con-
cilio generale, e la chiesa romana, la quale fecie e
ricevette et aprovò la predetta diffinizione, furono
e sono manifestamente eretici; imperò che lo errore,
al quale non si resiste per colui al quale s'apartiene
e può resistere, è aprovato, e non manca di scrupo-
lo e di sospetto d'oculta compagnia quelgli, che al
manifesto peccato si rimane o cessa di contradire.
E più altre cose rispuose ivi e disse, le quali sareb-
be lungo tutte particularmente narrare. Et il tenore
della detta pronunziazione, o vera afermazione del
detto papa Giovanni, fortificata colle suscrizioni de'
tre detti frati, si è questo.

Nell'anno domini Mille trecento ventotto, di VIIIJ.
d'aprile, che fu il sabato fra l'ottava della pasqua,
papa Giovanni vigesimo secundo fecie chiamare i-
nanzi a sé frate Michele generale ministro, in pre-
senza di Messere frate Bertrando della Torre, car-
dinale; e di frate Piero da Prato, ministro della pro-
vincia di san Francesco; e di frate Ramondo Dela-
dos, procuratore dell'ordine nella corte romana; e
di frate Lorenzo Decoalcone, baccelliere di Vignio-
ne: e disse il detto papa Giovanni a esso general
ministro, riprendendolo, intra molte altre cose, ch'-
egli era stolto, temerario, capitoso, tiranno e favo-
reggiatore d'eretici, e ch'egli era serpente nutricato
nel seno da essa chiesa. E spezialmente lo riprese
d'alcuna lettera del capitolo generale fatta a Peru-
gia, che pendendo la questione nella corte di Roma,
egli avea presunto di determinarla col capitolo gene-
rale; la quale lettera, disse più volte e spesse volte,
essere stata et essere eretica.
Ultimamente comandò al detto frate Michele, per
obedienza e sotto pena di scomunicazione e di pri-
vazione dell'ufficio e di inabilitazione a qualunque
ufficio e beneficio, che non uscisse di corte di Ro-
ma senza sua licienzia speziale; nelle quali pene, si
come elgli disse,voleva ch'egli incorresse isso fatto
in quell'ora ch'egli atentasse d'uscire di corte. Et io,
frate Ramondo di sopra detto, procuratore dell'ordi-
ne, le predette cose scrissi a richiesta del predetto
generale ministro, e dico le dette cose essere state
vere et averle udite di sopra si contiene.
(Storia di fra Michele Minorita)
















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