giuliano

sabato 15 febbraio 2014

L' AGENTE SEGRETO (2)


















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l'agente segreto













- I vostri rapporti degli ultimi dodici mesi,
cominciò il Consigliere di Stato Wurmt con tono calmo e senza espressione,
- sono stati letti da me. Non sono riuscito a scoprire perché mai li abbiate
scritti.
Per un po' regnò un silenzio triste. Sembrava che Mr. Verloc avesse ingoiato
la lingua, e l'altro contemplava fissamente le carte davanti a lui sulla scrivania.
Finalmente respinse quei fogli con un leggero gesto della mano.
- Dello stato di cose che qui andate esponendo si presuppone già l'esistenza
come prima condizione della vostra assunzione. Quello che serve in questo
momento non è scrivere, ma portare alla luce un preciso fatto di un qualche
significato - starei per dire un fatto allarmante.




- Non c'è bisogno che io dica che tutti i miei sforzi sono stati diretti a questo
scopo,
rispose Mr. Verloc, con sicure modulazioni della voce su una tonalità un po'
roca, colloquiale. Ma la sensazione di essere fissato con molta attenzione da
quegli occhietti che sbattevano dietro il luccichio rifratto delle lenti dall'altra
parte del tavolo, lo sconcertava.
Tacque subito con un gesto di devozione totale.
Il funzionario, indispensabile e gran lavoratore, anche se oscuro, membro del-
l'ambasciata aveva l'aria di essere stato colpito da un qualche pensiero appe-
na formulato.
- Siete decisamente obeso,
disse.




Questa osservazione, davvero più di tipo psicologico, e presentata con l'esita-
zione di un uomo da tavolino, più abituato all'inchiostro e alla carta che alle esi-
genze della vita attiva, colpì Mr. Verloc come una scortese osservazione perso-
nale.
Indietreggiò di un passo.
- Eh? Cosa avete detto, di grazia?,
esclamò roco, con risentimento.
Il Cancelliere d'Ambasciata incaricato di portare avanti questa intervista, sem-
brò decidere di averne avuto abbastanza.
- Io penso,
disse,
- che fareste meglio a vedere Mr. Vladimir. Sì, decisamente penso che dovre-
ste vedere Mr. Vladimir. Siate gentile, aspettate qui,
aggiunse, ed uscì a piccoli passi.




Mr. Verloc si passò subito la mano sui capelli. Goccioline di sudore leggero gli
  imperlavano la fronte. Lasciò che l'aria gli sfuggisse dalle labbra imbronciate
come soffiasse su un cucchiaio di minestra bollente.....




Mr. Vladimir, Primo Segretario godeva nei salotti della fama di uomo piacevole
e divertente. Il suo spirito consisteva nello scoprire buffi punti di contatto tra idee
incongrue; e quando parlava in questa vena si sporgeva tutto in avanti sulla poltro-
na con la mano sinistra sollevata, come per mostrare le sue spiritose dimostrazioni
racchiuse tra il pollice e l'indice, mentre il faccione rotondo e ben rasato assumeva
un'espressione di divertito imbarazzo.
Ma non c'era traccia di divertimento o di imbarazzo nel modo in cui guardava Mr.
Verloc. Comodamente adagiato all'indietro sulla poltrona con i gomiti allargati ad
angolo retto, una gamba disinvoltamente accavallata sul ginocchio robusto, e quel-
l'aspetto liscio e roseo, aveva l'aria di un bambinone cresciuto in modo abnorme
che non ha la minima intenzione di tollerare sciocchezze da qualsiasi parte venga-
no.




- Lei capisce il francese, suppongo?,
disse.
Mr. Verloc mise in chiaro con voce rauca che sì, lo capiva.
...Mr. Vladimir cambiò lingua e cominciò a parlare in un inglese colloquiale senza
la minima traccia di accento straniero.
- Ah! Sì. Naturalmente. Vediamo. Quanto vi hanno dato per aver sottratto il pro-
getto del nuovo atturatore del loro cannone da campo?
- Cinque anni di carcere duro in una fortezza.
Rispose subito Mr. Verloc, senza mostrare peraltro alcun segno d'emozione.
- Ve la siete cavata facilmente,
fu il commento di Mr. Vladimir.
- E, comunque, tanto peggio per voi che vi siete fatto prendere. Che cosa vi ha
spinto a mettervi in questo genere di cose - eh?




Si udì la voce roca di Mr. Verloc, quella col tono da conversazione, parlare di
gioventù, di una infatuazione fatale per un'indegna...
- Ah! Cherchez la femme,
Mr. Vladimir si degnò di interrompere, rigido senza cortesia; piuttosto c'era in
quella sua condiscendenza un tono di malignità.
- Quanto tempo è che siete alle dipendenze di questa ambasciata?,
chiese.
- Dall'epoca dell'ultimo Barone Stott-Warteheim,
rispose Mr. Verloc in tono sottomesso, atteggiando le labbra in segno di tristez-
za per il defunto diplomatico.
Il Primo Segretario osservò freddamente questo gioco della fisionomia.




- Ah! da allora... Bene! Cosa avete da dire?,
chiese, bruscamente.
Mr. Verloc rispose con una certa sorpresa che non gli risultava di avere da dire
nulla in particolare. Era stato convocato con una lettera. E si affrettò ad infilare
la mano nella tasca laterale del soprabito, ma davanti allo sguardo cinico e pie-
no di scherno di Mr. Vladimir, decise di lasciarla dove si trovava.
- Bah!,
disse quest'ultimo.
- Che senso ha uscire in questo modo dal vostro stato? Non avete nemmeno
il fisico della vostra professione. Voi - un membro del proletariato morto di....
fame. Mai! Voi - un disperato socialista o anarchico - quale dei due?




- Anarchico,
precisò Mr. Verloc in tono bassissimo.
- Fesserie!,
continuò Mr. Vladimir senza alzare la voce.
- Avete spaventato perfino il vecchio Wurmt. Non ingannereste un idiota. E sì
che capita di incontrarne ogni tanto, ma voi siete semplicemente impossibile.
Così avete iniziato i vostri rapporti con noi rubando i progetti del fucile france-
se? E vi siete fatto prendere. Deve essere stato molto spiacevole per il nostro
Governo. Non avete l'aria di essere molto.... INTELLIGENTE....

(Conrad, L'agente segreto)

















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