sabato 22 febbraio 2014
ETERNO VOLTO DELL'IPOCRISIA DELLA VITA
Precedente capitolo:
La maschera caduta
... Egli non riuscì a capacitarsi di come i numerosi spettatori fossero spariti senza
che se ne fosse accorto: la sala era quasi vuota.....
Anche le quattro compagne di tavolo si erano defilate in silenzio. In vece loro
trovò un delicato presente sul suo bicchiere; era un biglietto da visita rosa con due
colombe che si baciavano e la scritta:
MADAME GITEL SCHLAMP
aperto tutta la notte
Waterloo Plein n. 21
15 signore
palazzo proprio
Allora era vero!
'Il signore desidera forse un biglietto per prolungare la serata?', chiese il came-
riere a bassa voce; sostituì lesto la tovaglia con una bianca di damasco, vi mise al
centro un mazzo di tulipani e apparecchiò con le posate d'argento.
... Un ventilatore gigantesco cominciò a ronzare aspirando l'aria della plebe....
Camerieri in livrea spruzzarono del profumo, una passatoia di velluto srotolò la sua
lingua sul pavimento fino al palcoscenico e comode poltrone di pelle grigia vennero
spinte nella sala.
Dalla strada proveniva un rumore di macchine e carrozze....
Signore in abito da sera di un'eleganza ricercata e signori in frac cominciarono ad
affluire: lo stesso pubblico internazionale e di gran classe, almeno in apparenza, che
Hauberrisser aveva visto poc'anzi accalcava davanti... al circo.....
In pochi minuti il locale si riempì fino all'ultimo posto...
Un leggero tintinnio di catenine di monocoli, risate a mezza voce, un frusciare di
gonne di seta, un profumo di guanti femminili e di tuberosa, lucenti collane di perle
brillanti a goccia, il sibilo emesso dalle bottiglie di champagne, il secco crepitare dei
cubetti di ghiaccio dei contenitori d'argento, l'abbaiare iroso di un cagnolino da salot-
to, bianche spalle di donna discretamente incipriate, morbide cascate di merletti, l'a-
roma innaturale agrodolce di sigarette del Caucaso, e quelle corrette all'oppio; l'im-
magine che la sala aveva offerto di sé solo pochi minuti prima non era più riconosci-
bile.
Al tavolo di Hauberrisser sedevano di nuovo quattro signore: una anziana con la lor-
gnette d'oro e tre giovani, una più bella dell'altra; russe dalle mani sottili e nervose, i
capelli biondi e gli occhi scuri che non ammiccavano mai, non evitavano gli sguardi
degli uomini e tuttavia sembravano non vederli.
Un giovane inglese, il cui frac già da lontano rivelava fattura di prim'ordine, passò
di lì, si fermò un istante e rivolse loro qualche parola cortese: un volto fine, elegan-
te e stanchissimo; la manica sinistra, vuota fino alla spalla, penzolava inerte renden-
do ancor più sottile quella figura alta ed esile, il monocolo era come incassato nell'-
orbita profonda sotto il sopracciglio.
Intorno, soltanto quel genere di persone che il filisteo di ogni nazionalità odia istin-
tivamente, proprio come il bastardo dalle zampe storte odia il cane di razza ben for-
mato. Creature che per la grande massa rimarranno sempre un enigma perché su-
scitano disprezzo e invidia allo stesso tempo; esseri che possono camminare nel
sangue senza batter ciglio, ma svenire se una forchetta stride sul piatto..; che met-
tono mano alla pistola se li guardi di traverso, ma ti sorridono calmi se li scopri a
barare o a truffare; che si inventano ogni giorno un nuovo vizio di fronte al quale
il 'borghese' si fa il segno della croce, e preferiscono patir la sete per tre giorni
pur di non bere dl bicchiere di un altro, che credono nel buon Dio come a qual-
cosa di ovvio e scontato, ma poi se ne distaccano ritenendolo privo di interesse;
persone considerate fatue da chi, in modo grossolano, crede che sia mera faccia-
ta quel che in realtà, da generazioni, è diventato la loro vera essenza.
Persone che non sono né fatue né profonde; creature che non hanno più un'anima
e per questo agli occhi della massa, che un'anima non l'avrà mai, sono quanto di
più esecrabile; aristocratici che preferiscono morire piuttosto che chinare il capo
e hanno un fiuto infallibile per riconoscere il proletariato, lo considerano inferiore
a un animale eppure inspiegabilmente gli si assoggetano se il caso lo pone sul tro-
no; potenti che diventano più vulnerabili di un bimbo se solo il destino aggrotta
la fronte.... strumento del diavolo e insieme suo trastullo.
Nel frattempo un'orchestra invisibile aveva terminato la marcia nuziale del Lohen-
grin. Una campanella squillò.... In sala si fece silenzio.... Sulla parete sopra il pal-
co si illuminarono delle minuscole lampadine a comporre la scritta:
La Force d'Immagination!
... e un signore francese con l'aria del parrucchiere, in smoking e guanti bianchi,
coi capelli radi e il pizzetto, le guance flaccide, cascanti e giallognole, una roselli-
na rossa all'occhiello e gli occhi cerchiati, uscì da dietro il sipario, fece un inchino
e si abbandonò in silenzio su una poltrona al centro del palco.
Hauberrisser pensò che fosse la volta di un monologo più o meno licenzioso, di
quelli che si recitano nei cabaret, e irritato distolse lo sguardo quando l'attore -
era imbarazzato o solo il preludio di uno scherzo volgare? - cominciò ad armeg-
giare intorno al suo vestito.
Passò un minuto, nella sala e sul palco regnava ancora il più assoluto silenzio.
Poi, dall'orchestra, due violini attaccarono in sordina e come da grande distanza
si udì il suono struggente di un corno: 'Dio ti protegga, sarebbe stato troppo bel-
lo. Dio ti protegga, non avrebbe dovuto accadere'.
Hauberrisser, stupito, prese il suo binocolo da teatro e lo puntò sul palco.....
Per l'orrore gli cadde quasi di mano.
Che cos'era?
Che fosse improvvisamente impazzito?
Un sudore freddo gli ricoprì la fronte - sì, senza dubbio era impazzito!
Quel che vedeva non poteva davvero svolgersi sul palco, proprio lì davanti a
centinaia di spettatori, signori e signore che solo qualche mese prima appartene-
vano al bel mondo! In un porto nel Nieuve Dyk, magari, o in un'aula di anatomia,
ma lì?!
O stava sognando?
Era forse avvenuto un miracolo e la lancetta del tempo era tornata indietro all'-
epoca di Luigi XV?
L'attore teneva entrambe le mani premute sugli occhi, come chi impieghi tutta la
sua fantasia per immaginare qualcosa il più chiaramente possibile... dopo qualche
minuto si alzò, fece un inchino frettoloso e scomparve.
Hauberrisser gettò uno sguardo veloce alle signore del suo tavolo e agli spettato-
ri vicini: nessuno batteva ciglio. Solo una principessa russa ebbe il coraggio di ap-
plaudire con disinvoltura. Come nulla fosse accaduto la conversazione in sala
riprese allegramente.
Hauberrisser aveva la sensazione di essere seduto in mezzo a tanti spettri; passò
le dita sulla tovaglia e aspirò il profumo dei fiori impregnati di muschio: quel senso
di irrealtà crebbe in lui fino a trasformarsi nel più profondo terrore....
La campanella suonò nuovamente (con tutti i campanellini...) e la sala si oscurò....
Hauberrisser colse l'occasione per andarsene...
Fuori, nel vicolo, quasi si vergognò del suo turbamento...
'Che cos'è successo di così terribile, in fondo?' si domandò.....
Nulla che nella storia dell'umanità non si fosse ciclicamente ripetuto, e in forma
ben peggiore......
(G. Meyrink, Il volto verde)
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