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Appoggiò la schiena alla sedia, sopraffatto da una sensazione di totale
impotenza. Tanto per cominciare, non era affatto sicuro che fosse davvero il
1984. La data doveva essere più o meno quella, perché era certo di avere
trentanove anni, di essere nato nel 1944 o 1945, ma oggigiorno era possibile
fissare una data solo con l’approssimazione di un anno o due.
Per chi, si chiese a un tratto, scriveva quel diario?
Per il futuro, per gli uomini non ancora nati.
La sua mente indugiò per un attimo su quella data dubbia fissata sulla
pagina, poi andò a cozzare contro la parola in neolingua ‘bipensiero’. Solo
allora si rese pienamente conto di quanto fosse temerario ciò che aveva
intrapreso. Come fare a comunicare col futuro?
Era una cosa di per se stessa impossibile. O il futuro sarebbe stato
uguale al presente, nel qual caso non l’avrebbe ascoltato, o sarebbe stato
diverso, e allora le sue asserzioni non avrebbero avuto senso.
Per qualche tempo restò come intontito a fissare la pagina, mentre dal
teleschermo proveniva una stridula marcia militare con i burattini in parata.
Era curioso che non solo avesse dimenticato come esprimersi, ma che non sapesse
neanche più che cosa voleva dire originariamente. Erano settimane che si
preparava a questo momento, e aveva sempre pensato che ci volesse solo del
coraggio.
Non avrebbe dovuto fare altro che riportare sulla carta quel monologo
diuturno e inquieto che da anni, letteralmente, gli scorreva nella mente. Ora,
però, anch’esso si era prosciugato. L’ulcera varicosa, inoltre, aveva
cominciato a prudergli in maniera insopportabile. Non osava grattarsela perché,
a farlo, si sarebbe certamente infiammata.
I secondi…, i secondi…. passavano
nel penoso loro stato, nel loro triste compito, nel loro eterno stato….
Aveva coscienza soltanto della pagina vuota davanti a sé, della pelle
della caviglia che gli prudeva, dello strepitio della musica e di una leggera
sonnolenza indotta dal gin.. o dal vino bianco…
All’improvviso prese a scrivere, in preda al panico più puro,
consapevole solo in parte di quello che stava buttando giù. La sua calligrafia
piccola e infantile si muoveva in maniera disordinata per la pagina, dapprima
trascurando le maiuscole, poi anche i punti fermi….
4 aprile 1984. Ieri sera al
cinema. Solo film di guerra. Uno ottimo di una nave piena di rifugiati
bombardata da qualche parte nel Mediterraneo. Il pubblico molto divertito dalla
scena di un grassone grande e grosso che cercava di sfuggire a un elicottero
che lo inseguiva….
…. Un attimo dopo, dal teleschermo in fondo alla sala esplose uno
stridio lacerante, terribile, come se a produrlo fosse stata una qualche
mostruosa macchina mal lubrificata, un rumore che allegava i denti e faceva
rizzare i capelli in testa.
L’ODIO ERA COMINCIATO
Come la solito, era apparso sullo schermo il volto di Emanuel
Goldstein, il Nemico del Popolo. Dal pubblico venne qualche fischio. La donna
dai capelli color sabbia emise una specie di gemito, nel quale si mescolavano
paura e disgusto.
Goldstein era l’apostata, il traditore della patria, che tanto… tanto
tempo fa’ era stato una personalità fra le più insigni del Partito, addirittura
quasi allo stesso livello del Grande Fratello, ma poi si era impegnato in
attività controrivoluzionarie ed era stato condannato a morte…
Il programma dei Due Minuti d’Odio cambiava ogni giorno, ma Goldstein
ne era sempre l’interprete principale. Era il traditore per antonomasia, il
primo ad aver contaminato la purezza del Partito e della Nazione. Tutti i
crimini commessi successivamente contro il Partito, tutti i tradimenti, gli
atti di sabotaggio, le eresie, le deviazioni, erano un’emanazione diretta del
suo credo.
Egli come i suoi strani libri erano tuttora vivi in qualche parte del
mondo, a tramare le sue cospirazioni. Forse si trovava in qualche Paese al di
là del mare, nelle terre del Nord, al soldo e sotto la protezione dei suoi
padroni Stranieri.
Forse, così correva talvolta voce, se ne stava nascosto nella stessa
Oceania, sembrava la faccia di una pecora, e anche la voce somigliava a un
belato. Ora Goldstein stava rivolgendo il solito attacco velenoso alle dottrine
del Partito, un attacco così eccessivo e iniquo che non avrebbe tratto in
inganno neanche un bambino e pur tuttavia plausibile quanto bastava a
trasmettere l’allarmante sensazione che potesse far presa su persone
sufficientemente credule e ingenue.
Insultava il Grande fratello, denunciava la dittatura del Partito,
esigeva la rottura immediata della pace con l’Eurasia, chiedeva a gran voce
libertà di espressione, libertà di pensiero, e con toni isterici urlava che la
Rivoluzione era stata tradita….
… E però era strano che, sebbene Goldstein fosse il bersaglio dell’odio
e del disprezzo collettivo, sebbene ogni giorno e per migliaia di volte,
dall’alto di un podio o da un teleschermo, in libri e giornali, le sue teorie
venissero confutate, fatte a pezzi, ridicolizzate ed esposte al pubblico odio
per quella spazzatura che erano, malgrado tutto ciò, la sua influenza non
sembrava subire colpi.
Era il comandante in capo di un enorme esercito ombra, di una rete
sotterranea di cospiratori votati al sovvertimento dello Stato. Pare che si
chiamasse la Confraternita. Si mormorava anche dell’esistenza di un libro
terribile, una sorta di compendio di tutte le Eresie, di cui Goldstein era
l’autore e che circolava in copie clandestine….
Per tracciare un quadro dei tempi bisogna rammentare che la guerra era
stata, letteralmente continua, anche se a voler essere precisi non si era
trattato sempre di un medesima guerra. Per parecchi mesi, durante la sua
infanzia, per le strade della capitale si era svolta una confusa guerriglia
urbana, di cui egli serbava in qualche caso un vivo ricordo…
Tracciare la storia di quel periodo, precisare chi fossero, di volta in
volta, gli antagonisti, sarebbe stato assolutamente impossibile, perché non
esistevano documenti scritti, né testimonianze orali, che facessero menzione di
schieramenti diversi da quello ora al potere. In questo momento, per esempio,
nel 1984 (sempre che si trattasse del 1984), l’Oceania era in guerra con l’Eurasia e alleata con l’Estasia. In nessun discorso pubblico o privato si
faceva riferimento a momenti in cui le potenze fossero state allineate
diversamente….
(G. Orwell, 1984...)
(G. Orwell, 1984...)
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