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Anime incompiute (35)
Prosegue in:
In memoria di Don Marco Marioni ovvero i Geni della Foresta (37)
Il Profeta che ti appare ed il suo
Universo, lo scruti nella giusta preghiera di un intero mondo taciuto, forse lo
hai visto, e quando ti sei avvicinato ed hai contemplato l’Assoluto, ammiri la
vita nel cosmo compiuto. Vi sono Spiriti dimorare e rinascere ad altre nature,
risorgere così ai loro sentimenti opere ed errori, in questo nulla possono
eccetto il Principio. Chi risentito e prigioniero, anche nella bellezza per
sempre pregata o rifiutata, alla ricerca del comune principio Spirito
desiderato, vuol tornare in verità e per il vero all’originale Natura…, per
questo hai udito le tante voci di Eretici prigionieri della materia, ora godono
il ‘consolamentum’ del sogno dell’eterna via destinata.
Poi risorgeranno con il loro
‘peccato’ a nuova vita!
Chi in verità attende resurrezione
dei corpi divisa e pregata nei gironi di ugual vita, anche se con nomi diversi,
Inferno Purgatorio o Paradiso, ha inventato una strana dottrina per svelare e
narrare la Natura. Ha inventato un falso sentiero, cedere ad un Dio incompiuto
il passo di un parola assente al Suo
giudizio per abdicarla alla verità taciuta dell’opera mia… Se fosse così
meschina e misera la vita, o la Natura da me solo sognata e pensata, sarei
incompiuto per ciò che appare Infinito.
Sarei più piccolo del Creato,
Frammento di quanto pensato.
L’Universo che scruti e vedi,
viaggi ammiri e brami, dove formuli numeri e teorie, è uno specchio fra te e il
Dio pregato e cercato.
Il Tempo?
Un inganno con cui abbandonano la
Verità della dimensione cercata, se osservi attentamente la strana teoria,
vedrai altri Universi prima del principio della… Vita… Così potrai comprenderne
la verità muta ed invisibile alla dimensione della tua via… Nell’inganno del
Tempo creato ove la materia stende lo spazio osservato… Compongo nei miliardi
di anni luce non ancora giunti alla comprensione della tua vista, una diversa
Rima… Quando l’immagine si ricompone fra secoli millenni milioni miliardi di
spazi contati, scoprirai galassie dove se scruti vedrai la vita, e forse un
pianeta ove appena eretta una strana ‘dottrina’ ciecamente pregata… ed
osservata…
Ti guarderai come eri e diverrai,
ma quando poggerai l’occhio smarrito all’Albero della Vita, Universo taciuto,
sarai al capolinea della terrena venuta, avrai mutato il corso d’un pensiero
sogno incompiuto, scorgerai l’errore della vita dominata, godrai dello scempio
della Terra ora albero secco e muto morto all’opera (tua) compiuta. Una lacrima
nel sotterraneo del rifugio bagnerà il viso, vedrai una terra piatta da un
Oceano di continenti unita, e nei secoli rinascerai al piccolo tuo sogno di
gloria incarnato in un Dio di potenza giudice del peccato mai consumato. Pensa
governare la Terra, quando in verità tutto in lei più morto di prima.
Vedrai una terra, un pianeta, una
foglia ed un Albero di vita…
Ma te che ti fai beffa dell’opera
sei alla fine di ciò che pensi la cima, Sentiero cui hai dominato e confuso la
vita…
Quel pazzo assiso senza parola
privato del nesso della vita, che pensano aver smarrito la retta via… ha
scritto e scoperto in silenzio il segreto dell’intera ed infinita segreta
immateriale sua essenza… Mortificherai la verità, braccherai Dio, calunnierai
il Suo mistero… ed ad un Teschio condannerai la retta Parola…
Così in questo
spazio tridimensionale mi accorgo che in realtà la nostra percezione tende a
trascurare e condizionare, per nostro limite, altre dimensioni o visioni. Ciò
che non vediamo composto nella materia della vista o percepito con l’udito, non
esiste. Esiste solo ciò di cui si compone l’immagine ed il proprio elemento,
ciechi e sordi di fronte al simmetrico suo specchio e riflessa nell’armonia
dell’invisibile, né vista né udita, ma radice, dell’universale pianta che
ammiriamo in silenziosa preghiera. L’essenza prima sulla quale poggia la teoria
della ‘meccanica quantistica’ risiede in questa specifica intuizione nella
definizione di moto dal micro al macrocosmo della materia visibile e
quantificabile.
Quando
immaginiamo una scala, in senso prettamente metafisico, tocchiamo per il vero
le ragioni della fisica. Ma dobbiamo adoperare un’immagine surreale, che non si
assommi nella Babele della propria altezza, bensì cerca di allontanarsi da quel
giogo di gravità intesa in termine fisico e culturale a cui siamo assoggettati quale
condizione della visione stessa, quando uno stesso mezzo, il più antico nella
sua efficacia, relegato in una singola visione e non interagendo con le altre.
Se pensiamo l’uomo, la storia da lui creata, lo spazio occupato ed i presunti
risultati conseguiti da quando riscontriamo i segni della sua presenza su
questo pianeta, ci accorgiamo che per rispondere ad alcune domande circa il
dubbio (nonché ciclico così come poco fa espresso circa la ‘grammatica’ quale
scrittura composta di interrogativi in
virgole e punti distribuiti) operato raggiunto nei secoli dobbiamo rivolgerci
ad altre scienze e discipline. Ci sono insufficienti argomentazioni attendibili
circa i temi trattati da alcune discipline sulla natura umana. Dobbiamo
cercare, così come faremmo nel cosmo, altri elementi per spiegare la sua natura
per poi prevederne e capire dinamiche passate e future distribuite entro la
dimensione dello spazio e tempo, in una probabile freccia del tempo se
l’Universo ne contenga una o molteplici.
Nell’evoluzione
della materia conosciamo questa direzionalità irreversibile, ed attraverso questa
scala così immaginata aspirare al concetto precedente l’Universo, cui
proveniamo in assenza di tempo direzione e reversibilità. Per poi decifrare più
che capire, visto la distanza della materia osservata, visto la profondità
dell’abisso scavato, visto l’impossibilità della percezione ottenuta attraverso
questa vista, questo sguardo, questa intuizione, questo sogno. Quindi l’uomo con
i propri limiti i quali riconducibili ad uno specifico DNA acquisito nei milioni
di anni connesso a fattori bio-chimici da cui la vita nella totalità estensiva
della propria evoluzione, ed in cui per l’appunto, nessun ‘senso’ o elemento
esulare dall’intero contesto interagendo con gli altri, l’ecosistema vita si
rivela in base a questo principio . Ma anche cotal fisica via, mi sembra comprendere,
contiene un aspetto riduttivo e fors’anche selettivo ridotta alla materia
(precipitata composta e successivamente ‘corrotta’), se pur spiega molte più
cose di quanto siamo abituati ad esaminare e studiare secondo le discipline
attuali, le quali tendono evidenziarne il profilo psicologico nel contesto sociale
in cui calato l’essere umano nel quotidiano vivere esulando in verità e per il
vero da molti altri metafisici aspetti fondamentali per una più retta e saggia
comprensione di una probabile ed invisibile dinamica.
Certo, leggere
l’umano attraverso un ‘codice a barre’, è come leggere un libro chiuso cui è
stato affidato il compito ad operatori incaricati del suo commercio nel magazzino
e scaffale della storia. La storia in realtà comprende più aspetti, più letture
e chiavi di interpretazione. Più fattori che uniti assieme convergono o divergono, creando nel cosmo
della vita molteplici interpretazioni ed evoluzioni. Psicologiche sociali antropologiche
genetiche filosofiche scientifiche e via dicendo.
Così quando ci
accingiamo alla nostra costruzione, alla nostra scala, in puro senso
metafisico, siamo attenti ai ‘legni’ adoperati per erigerla aspirando
innanzitutto alla somiglianza dell’essenza della radice, per la quale i motivi
del frutto visibili opposti che convergono. Uno ben godibile dalla corteccia al
ramo quale immagine di vita, l’altra invisibile ed essenza del principio cui la
sostanza dipende. La funzione della radice indispensabile, metaforicamente
parlando, nel ciclo della vita, la quale
ci riconsegna grazie alla fotosintesi a quel processo costante ed essenziale
per l’esistenza nel nostro ed altrui benessere. Pensare di abbattere ciò che è
imprescindibile ed indispensabile per la vita per diversa fonte di sussistenza e
con questa guadagno e profitto per tutti gli interessati, significa non voler
progredire ed evolversi nel senso scientifico della parola; bensì regredire con
tutte le immediate conseguenze e successivi disagi che si palesano a breve e
lunga scadenza. Migliorare la qualità della vita non significa solo guardare ai
grandi traguardi conseguiti dalla scienza in questi ultimi anni, bensì vedere
la ‘scala’ così come noi la intendiamo nella reale costruzione per la quale è
stata pensata.
Di solito però vivevamo giorno per giorno
nella severa ritiratezza del nostro Eremo. Esso era edificato ai margini delle
Scogliere di Marmo, nel mezzo di una delle isole pietrose che interrompono qui
e la terra fertile dei vigneti.
...Dalla terrazza si
passava ella biblioteca per una porta a vetri. Nelle serene ore mattutine
questa porta era interamente aperta,
sicché fratello Ottone sedeva al suo ampio tavolo come se fosse in giardino.
Entravo sempre volentieri in questa camera, alla cui parete le verdi ombre del
fogliame pareva giocare, ed il silenzio era appena interrotto dal pigolio degli
uccelli usciti da poco dal nido e dal vicino ronzio delle api.
Presso la finestra su
di un cavalletto era disposta la grande tavola da disegno, e alle pareti si
susseguivano file di libri sino al soffitto. La fila inferiore era disposta in
un compartimento alto, opportuno per gli in-folio, per il grande Hortus
Plantarum Mundi e per le opere con illuminatore a mano, quali ormai più non si
stampano. Sopra quel compartimento sporgevano i ripostigli, che si potevano
ancora ampliare mediante tavole, coperte di carte occasionali o dei fogli
ingialliti degli erbari. Quei cassetti contenevano anche una raccolta di
piante, che noi avevamo estratte da miniere di calce e di carbone, e fra di
esse parecchi cristalli, che si usano esporre come soprammobili, e che a volte
si soppesano in mano, per trastullo, nel meditato conversare.
Sopra le cassettiere si
innalzavano le file di volumi di formato minore, una raccolta di opere
botaniche non molto vasta ma completa di tutto quanto prima d’allora era
apparso sulla coltivazione dei gigli. Questa parte della biblioteca si
distingueva in tre diversi rami, formati cioè dalle opere circa la struttura,
il colore e il profumo del giglio.
...Eravamo venuti
all’Eremo con il piano di dedicarci a profondi studi circa le piante, e
cominciammo,secondo l’ordine del respiro e dell’imporci un regime nella
nutrizione. Come tutte le cose di questa terra, anche le piante ci vogliono parlare,
una mente chiara è necessaria per comprenderne il linguaggio.
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