giuliano

lunedì 21 gennaio 2019

VIAGGIO NELLA MENTE DI JACK (il matematico) (52)












































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Jack... un mio amico (51)

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Lo Squartatore odiava la polizia, era disgustato dalle ‘sudicie puttane’ ed era maniaco nell’inviare le sue sarcastiche ‘divertenti piccole comunicazioni’ alle persone che gli davano disperatamente la caccia. Le beffe dello Squartatore e la completa indifferenza con cui spegneva vite umane sono evidenti nelle sue lettere, che iniziarono a giungere nel 1888 e terminarono, a quanto ne so, nel 1896.

Mentre leggevo e rileggevo - più volte di quanto ricordi - le circa duecentocinquanta lettere che sopravvivono negli archivi londinesi, cominciò a formarsi in me l’orribile immagine di un bambino collerico, sprezzante e astuto che teneva in pugno un adulto geniale e ricco di talento. Jack lo Squartatore si sentiva forte soltanto quando uccideva le persone e tormentava le autorità, e per più di centoquattordici anni è riuscito a farla franca. Quando cominciai a esaminare le lettere dello Squartatore, ero d’accordo con la convinzione della polizia e della maggioranza di coloro che si sono interessati del caso, da allora a oggi: la convinzione, cioè, che la maggior parte delle lettere erano false o erano state scritte da persone mentalmente squilibrate.




Tuttavia, durante le mie ricerche a tappeto su Sickert e sul suo modo di esprimersi - e sul modo in cui lo Squartatore si esprimeva in tante delle lettere che si presumono di suo pugno - la mia opinione cambiò. Ora credo che la maggioranza sia stata scritta dall’assassino. Le sfide odiose e infantili, i commenti ironici delle sue lettere comprendono:

 ‘Ha Ha Ha’ ‘Prendetemi se potete’ ‘È uno scherzetto grazioso e divertente’ ‘In che bella danza vi conduco’ ‘Con affetto, Jack lo Squartatore’ ‘Solo per darvi un piccolo indizio’ ‘Le ho detto che ero Jack lo Squartatore e mi sono tolto il cappello per salutarla’ ‘Resistete, o mio astuto mucchio di poliziotti’ ‘Arrivederci per ora dal vostro sfuggente Squartatore’ ‘Non sarebbe bello, caro vecchio Capo, se tornassero i vecchi tempi?’ ‘Riuscireste a ricordarvi di me se provaste un poco a pensare. Ha ha’ ‘Con la presente sono ben lieto di fornirvi notizie dei miei spostamenti a beneficio dei nostri ragazzi di Scotland Yard’ ‘I poliziotti, alias pidocchi, si credono dannatamente furbi’ ‘Voi ciuchi, voi asini bifronti’ ‘Usatemi la compiacenza di inviare quaggiù alcuni di quei vostri poliziotti così intelligenti’ ‘I poliziotti passano tutti i giorni accanto a me e io passerò davanti a un poliziotto per andare a imbucare questa lettera’ ‘Ha! Ha!’ ‘Vi sbagliate se pensate che non vi veda’ ‘I bei vecchi tempi sono tornati’ ‘Avrei davvero voluto fare uno scherzetto a tutti voi, ma mi resta poco tempo per lasciarvi giocare al gatto e al topo con me’ ‘Au revoir, Capo’ ‘Ho giocato una bella burla a tutti loro’ ‘Ta ta’ ‘Poche righe per farvi sapere che amo il mio lavoro’ ‘Hanno un aspetto così intelligente quando dicono di essere sulla giusta pista’ ‘PS. Non potete rintracciarmi grazie a questa lettera, perciò non vale la pena che vi sforziate’ ‘Ho l'impressione che a Scotland Yard si dorma’ ‘Sono Jack lo Squartatore prendetemi se ce la fate’ ‘Adesso me ne vado a Parigi a provare anche laggiù i miei giochini’ ‘Oh, è stato un così bel lavoretto, l’ultima volta’ ‘Baci’ ‘Sono ancora libero... Ha, ha, ha!’ ‘Mi vien da ridere’ ‘Mi pare di essere stato molto bravo fino a questo momento’ ‘Sinceramente vostro, Mathematicus’ ‘Caro Capo...mi intrattenevo in conversazione con due o tre dei tuoi uomini giusto la scorsa notte’ ‘Quanto sono sciocchi i poliziotti’ ‘Non hanno perquisito quello dov'ero io. Per tutto il tempo ho osservato la polizia’ ‘Ma se sono passato davanti a un poliziotto ieri e lui non si è accorto di me’ ‘La polizia adesso giudica il mio lavoro una burla, bene bene Jacky è un vero burlone ha ha ha’ ‘Sono considerato un gentiluomo di ottima presenza’ ‘Come vedete, sono ancora in giro. Ha, ha’ ‘Prendermi non vi sarà molto facile’ ‘Inutile che cerchiate di prendermi perché non ce la farete’ ‘Non mi avete mai preso e non mi prenderete mai. Ha, ha’.




Mio padre, che era avvocato, diceva che puoi capire molte cose da quello che fa montare in collera una persona. Esaminando le duecentoundici lettere dello Squartatore conservate nell'archivio di Kew ci appare l’immagine di una persona colta e arrogante. Anche quando lo Squartatore dissimulava il proprio modo di scrivere per apparire ignorante, incolto o pazzo, non gli piaceva sentirsi definire così. Non resisteva alla tentazione di ricordare ai suoi lettori di essere una persona di elevata cultura e di tanto in tanto, perciò, scriveva qualche lettera in modo perfetto, in una calligrafia elegante, precisa e con un’eccellente scelta di vocaboli.

Come protestò più di una volta lo Squartatore, in lettere progressivamente sempre più ignorate dalla polizia e dalla stampa: ‘Non sono un maniaco come credete, sono troppo astuto per voi’ e: ‘Se pensate che sia pazzo commettete un errore’. Del resto, un londinese del popolo, privo di cultura, non avrebbe usato la parola conundrum (‘rompicapo’) né firmato una lettera ‘Mathematicus’. E probabilmente un assassino brutale e ignorante non si riferirebbe alle persone da lui uccise come a ‘vittime’ né descriverebbe la mutilazione di una donna come praticarle un ‘cesareo’.




Lo Squartatore usava anche parole volgari come cunt per l’organo femminile e cercava di scrivere con ortografia scorretta, in modo confuso e con grafia illeggibile. Poi spediva i suoi messaggi (scritti su carta non da lettere e talvolta con la frase di scusa: ‘Non ho il francobollo’) da Whitechapel, come per indicare che Jack lo Squartatore era uno dei miserabili di quel quartiere degradato. Ma ben pochi dei poveri di Whitechapel sapevano leggere e scrivere, e una grande percentuale di quella popolazione era straniera e non parlava inglese. Di solito chi commette errori d’ortografia in inglese scrive le parole nel modo in cui sono pronunciate e ripete sempre gli stessi errori, mentre in alcune lettere lo Squartatore scrive la stessa parola in modo diverso. La ricorrente parola ‘giochi’ e i numerosi ‘ha ha’ erano le espressioni favorite di James McNeill Whistler, nato in America, il cui ‘ha! ha!’ - o ‘risata chioccia’, come la chiamava Sickert -, sgradevolmente noto a tutti e spesso descritto come una risata fastidiosa e irritante per l’orecchio di un inglese, riusciva a interrompere una conversazione, nel corso di un ricevimento, ed era sufficiente, come annuncio della presenza del pittore, a spingere i suoi nemici a tacere e ad allontanarsi.




‘Ha ha’ era una trascrizione onomatopeica assai più americana che inglese, e chissà quante volte al giorno Sickert aveva udito quel suono irritante quando era in compagnia di Whistler o nel suo studio. Si possono leggere centinaia di lettere scritte da vittoriani senza incontrare un solo ‘ha ha’, ma le lettere dello Squartatore ne sono piene. Varie generazioni di ricercatori sono state erroneamente indotte a pensare che le lettere dello Squartatore fossero state scritte da qualche burlone o da qualche giornalista desideroso di creare una storia sensazionale, o rispecchiassero le farneticazioni di qualche maniaco, perché questa era l’opinione della polizia e della stampa.

Gli investigatori e la maggior parte degli studiosi dei crimini dello Squartatore si sono concentrati più sulla grafia che sul linguaggio. La scrittura si può alterare facilmente, soprattutto quando si è un disegnatore così abile, ma certe caratteristiche combinazioni linguistiche che compaiono numerose volte in testi diversi sono le impronte digitali della mente di una persona. Uno degli insulti preferiti da Sickert consisteva nel chiamare le persone ‘sciocche’. Anche lo Squartatore era innamorato di questa parola. Per Jack lo Squartatore tutti erano sciocchi, eccetto lui. Gli psicopatici tendono a pensare di essere più astuti e intelligenti di ogni altro e sono convinti di riuscire a battere in astuzia coloro che li cercano.




Lo psicopatico ama giocare come il gatto col topo, punzecchiare e sfidare la polizia. Trova divertente mettere in moto un simile caos e poi starsene tra le quinte a guardare. Sickert non fu il solo psicopatico che giocasse a rimpiattino con la polizia, la stuzzicasse e la irridesse, convinto di essere più intelligente di chiunque altro e di poter uccidere evitando la punizione. Può darsi, però, che sia stato il serial killer più originale e creativo di tutti i tempi. Sickert era un uomo istruito, con il quoziente intellettivo di un genio. Era un artista di talento e le sue opere godono del rispetto della critica, anche se non risultano necessariamente gradevoli. La sua arte non mostra niente di aggraziato né tocchi di tenerezza né sogni. Non pretese mai di ritrarre la ‘bellezza’ e fu un disegnatore migliore della maggior parte dei suoi colleghi altrettanto famosi.

Sickert il ‘matematico’ era un tecnico.

‘In natura tutte le linee... sono collocate in qualche parte dei radianti compresi fra i trecentosessanta gradi dei quattro angoli retti’ scrisse. ‘Tutte le linee rette... e tutte le curve si possono considerare come tangenti di tali linee’. Insegnava ai suoi studenti che ‘la base del disegno è una sensibilità altamente coltivata dell’esatta direzione delle linee... entro i centottanta gradi degli angoli retti’. O, semplificando: ‘Si può dire che l’arte sia... il coefficiente individuale di errore... nello sforzo [dell'artista] di ottenere l’espressione della forma’.

Whistler e Degas non definivano in questi termini la propria arte. Non so se avrebbero capito una sola parola di quel che insegnava Sickert. In Sickert questo modo preciso di pensare e di calcolare era evidente non solo nelle descrizioni come quelle citate, ma anche nel modo d’esecuzione del suo lavoro. Il suo metodo di pittura consisteva nel ‘quadrettare’ gli schizzi e poi ingrandirli geometricamente per conservare le prospettive e le proporzioni. In alcuni suoi quadri si può ancora scorgere debolmente, dietro il colore, il reticolo del suo metodo matematico. Allo stesso modo, nei giochi e nei violenti delitti di Jack lo Squartatore il reticolo della sua identità resta ancora debolmente visibile dietro l’ordito delle sue macchinazioni….

(P. Cornwell, Ritratto di un assassino)













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