Precedente capitolo:
La nostra civiltà senza più miracoli
Prosegue in:
I nostri primi sogni i nostri primi pensieri (3)
Nulla o poco sapevano e conoscevano di quel sogno rivolto al comune passato stratificato nei nostri geni, la loro grande capacità fu di
azzerare talune radici culturali non considerandole imprescindibili per
qualsiasi evoluzione materiale, in ciò commisero ugual errori di taluni
dittatori che vennero dopo: Hitler, Mao, Stalin e via dicendo…: entrarono nel
ghetto della cultura con l’araldo della scienza nuova, e pensarono di creare la
Storia…
Si deve allora tracciare un compromesso tra i due significati talora
opposti (natura e progresso) che
includono un denominatore comune: civiltà
e cultura, e porli su un raggio più vasto, confrontando le civiltà antiche
per intero con la nostra civiltà moderna. Le civiltà antiche costituivano
appunto delle culture vive ed autentiche, anche se a noi moderni appaiono
feroci e misteriose ma comunque esprimenti ciascuna l’unità generica dell’arte
e delle mitologie d’una sgargiante e irripetibile ‘originalità’. Esse in varie
epoche, si somigliano nel modo di vita, nel far guerra e nei rapporti economici
(convergono verso quella evoluzione cui ti dicevo, che non esula dallo sviluppo
dell’uomo riflesso all’interno dell’Universo cui appartiene…), ma divergono
completamente nell’espressione della propria creatività spirituale anche nello
sviluppo teologico-sociale di cui talune pur convergendo verso un monoteismo
ortodosso interpretano il pensiero originario che lo ha motivato (in uno
specifico luogo geografico) in opposta maniera (chiralità del mondo vivente…).
Comunque sia, il denominatore comune questa volta lo poniamo sulla
manifestazione culturale che contraddistingue tali civiltà, se confrontate con
la nostra puramente tecnologica-industriale, quest’ultima si avvale dell’enorme
facoltà di espandersi sull’intero pianeta e più diventa uniforme, senza stile,
oltreché minacciosa e soffocante, nonché acculturata come potrebbe esserlo una
moderna dittatura. E noi, come ben sai, sentiamo ed avvertiamo tutto questo
come un costante malessere (oggetto della tua disciplina…) ed un peso
assillante che tende a costruire i valori odierni della normale economia (e non
trovi tutto ciò più che paradossale…?). Ci troviamo difatti, ora come ora, ad
uno spartiacque tra il modo di vivere degli antichi e il nostro modo di
sopravvivere in una civiltà già chiamata non causualmente postmoderna. Pur
godendo di incalcolabili comodità e di straordinarie facilità di movimento, comunicazione, ecc.,
siamo sempre più scontenti ed irascibili come i bambini viziati che non
accettano l’atteggiamento d’amore-rimprovero dei genitori.
E ci troviamo di fronte ancora ad un altro spartiacque: quello fra la
‘teocrazia’ degli antichi e la ‘tecnocrazia’ ultramoderna. Come nei vetusti
detti delle religioni, subiamo una duplicità interiore che ci rende sempre più
nevrotici… depressi malati e talvolta agonizzanti… nella fretta di raggiungere
e perseguire qualcosa che in fondo non conosciamo o che non ci si fa conoscere
(ed ecco ciò che ti dicevo in riferimento alla costante partecipazione alla partita
della vita, Stranieri al mondo talvolta è un aspetto reale della visione di un
mondo cui dobbiamo convivere specchio di quella duplicità a cui per opposta
veduta anche Cartesio affidò la sua anima: ‘Bene qui latuit, bene vixit’;
l’importante sono, oltre le regole del gioco, i paletti dove noi fissiamo non
solo la geometria del campo, ma anche i limiti stessi dove tale ‘gioco’
dell’essere ed appartenere al mondo ci confronta e proietta…).
Tutto questo è l’effetto infausto di una costante perdita delle leggi
nascoste della Madre-natura a detta
anche di molti maestri di filosofia: ragion per cui in questo nuovo Viaggio ci
viene in mente un altro tremendo interrogativo: non abbiamo per caso inversato proprio il corso del
progresso?! Riflettendo su questo punto, costante motivo di confronto non solo
dialettico ma anche sociale (vedi quello che succede oggigiorno…) sono lieto di
proseguire questa lettera lasciando spazio al Tempo che mediterà sull’
iniziativa e sulla quale rifletterà il suo imperscrutabile potere nei modi e …
Tempi di cui io ho approfittato sulle capacità di un particolare sistema
evoluto nelle finalità di ottenere, appunto, quella ‘evoluzione’ sperata di cui
è imprescindibile anche un apporto psicologico di cui non solo io, come molti
altri abbisognamo, ed in cui l’intera società civile che agogna quei risultati
e quei traguardi talvolta così sofferti, precipita su quelle crepe storiche di secolare memoria…., non formulando
la realtà storica dei fatti nel bilancio dell’uomo quale essere…, direbbe
Cartesio.., pensante….
(A. Morretta, Miti antichi e mito del progresso)
(Prosegue....)
(A. Morretta, Miti antichi e mito del progresso)
(Prosegue....)
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