giuliano

sabato 21 febbraio 2015

IL RUOLO DELL'INTELLETTUALE: 'Solo' nella ricerca della verità (8)














































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Croce, il miracolo della vita, il nostro mangiare e sopravvivere , è opera di nostro fratello Eraclio. Tutto, con il tempo, abbiamo imparato da lui dipendere. Nel segreto della nostra cella vediamo e preghiamo nostro fratello – Eraclio - . L’uomo che ora io vedo aver preso voce da quella fitta boscaglia dietro l’altare …..  e parlare ……domandare. E con lui i figli d’altare, a cui spesso confuso nel fitto cerimoniale attorno ad esso , non riusciamo più a dar un nome.  Con lui i suoi fratelli e sudditi, i dottori , da cui  – Eraclio -  insegna ed apprende , nel lento fluire del tempo, immobile , di fronte all’assoluto della verità.  Con lui Vescovi e Cardinali, i medici della nostra anima, dei nostri dolori, custodi delle nostre celle, padroni dei nostri pensieri, seminatori dei nostri sogni, raccoglitori della nostra semenza .  Con lui il lento trasmutare della storia, il lento progredire della scienza Teologica in seno alla verità scientifica. La stagione di una verità  scorre attraverso la mutabilità apparente, apparenza del tempo.  Questo deambulare in circolo per questo giardino. Questo il nostro camminare, pregare….. e troppo spesso sperare. Nella solitaria quiete dell’ Eremo le stagioni sono ricorrenze da calendario. Sono Messe da celebrare, penitenza da rispettare, comunioni per i nostri visitatori di tutto il feudo, di cui disconosciamo persino i confini.  Sono cornici ed usanze, litanie ripetute fino allo stordimento. Così incorniciamo lo scorrere lento del tempo e con esso la vita che spesso vediamo e ammiriamo da lontano. La vita, per noi, dissidenti cultori della biblioteca, si nasconde in cornici di quadri ammirati da lontano: è profumo di Primavera, spensieratezza di neve, freddo e gelo, e poi i colori assordanti dell’Estate. Quei quadri li possiamo ammirare e vedere… talvolta ….. Ma ben attenti a non essere visti. Non essere osservati nel nostro lento volare verso altri luoghi. La nostra – anima -, così ci spiega Eraclio è la parola donata di nostro Signore, è il mistero del – verbo- , il sacrificio a cui tutti noi ci dobbiamo umiliare , per comprendere , capire …. e poi celebrare.  Il nostro – Spirito – ci insegna, deve perseguire la dura disciplina della penitenza, della severità , del castigo. La nostra – Salvezza –  il pregare quell’anima, che un giorno incontrerà la gloria dei cieli.  La penitenza della preghiera, e la paura del potere Divino, che nostro Signore e Padrone possono su di noi.  La vita, tramanda fratello – Eraclio –, può conoscere solo questa umiliazione, questo castigo, questa eterna penitenza. La luce della preghiera deve penetrare in noi, dall’alto di quella feritoia nella Chiesa, come immagine manifesta di Dio.  La prima ed assoluta creazione, la prima sua manifestazione, la prima sostanza.  Così nel buio della nostra anima, il corpo deve prendere forma e spirito.  Nel nostro pregare nel buio dei nostri patimenti, possiamo sperare solo nella salvezza di quella luce. La prima luce dell’ – Altissimo -. Il creatore di tutte le cose.  Quando fratello – Eraclio – parla in codesto modo , ci illumina tutti. Apre ai nostri occhi chiusi la comprensione vera del Mondo, del Creato, dell’Universo.  Io, e tutti i miei confratelli, dai lontani tempi del seminario, abbiamo compreso la verità tangibile del mondo attraverso la parola di fratello – Eraclio - .  Con i fratelli più anziani abbiamo imparato che la luce della sostanza della materia creata si deve riflettere su tutte le opere che leggiamo, sulle preghiere che recitiamo, sulle pitture che componiamo. Sulle croci che fabbrichiamo. Quelle e solo quelle sono le nostre stagioni, gli sguardi di un desiderio di vita e salvezza. Panorami  di verità.













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