giuliano

sabato 16 gennaio 2021

FACCIAMO QUATTRI 'PASSI'... (10)

 










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Con l’avvento di Matteo Salvini alla guida del Carroccio, Andrea Mascetti, che ha iniziato la propria carriera a fianco del consigliere regionale leghista Attilio Fontana, acquisisce ruoli in importanti posizioni di potere in campo finanziario. Nel giro di poco viene nominato membro della Commissione di beneficenza della Fondazione Cariplo (che guarda caso finanzia la sua stessa associazione), del cda di Intesa San Paolo Private Bank di Lugano e del cda della controllata di Banca Intesa a Mosca, istituto presieduto da uno dei pochissimi occidentali che si possa ritenere veramente vicino a Putin, l’ex collaboratore di Berlusconi Antonio Fallico.

 

 Questo sul piano professionale.

 

La Lega ha finalmente trovato un appoggio solido in Italia su quest’ultimo punto professionale….

 

D’altronde sono tante le imprese, private e di Stato, che fanno affari con la Russia da decenni e stanno patendo per le sanzioni. Una delle principali è Intesa Sanpaolo e il suo storico rappresentante in Russia è Antonio Fallico, premiato tempo fa da Putin in persona con l’onoreficenza dell’Ordine dell’Onore.




Intesa ha noti rapporti commerciali con la Russia. A inizio 2017 ha destato scalpore un maxifinanziamento di oltre 5 miliardi al Cremlino per agevolare la vendita di una quota del colosso petrolifero Rosneft, guidato dall’amico di Putin Igor Sečin.

 

Meno conosciuto è il recente ingresso in banca di un leghista in ascesa sotto Salvini, l’avvocato Andrea Mascetti. Ex Movimento Sociale e già membro del consiglio federale del Carroccio, Mascetti è stato nominato nei consigli d’amministrazione di due importanti controllate della banca:

 

la filiale russa e quella svizzera.

 

Impegni professionali, per l’avvocato leghista. Che sul fronte politico è invece stato scelto da Salvini per creare un think tank dedicato alla politica internazionale.

 

La profezia?

 

‘Tra dieci anni l’Europa e l’Italia di adesso non ci saranno più’,

 

…ha dichiarato Mascetti,

 

‘si deve pensare ad una prospettiva geopolitica che guardi da Dublino a Vladivostok, c’è da pensare ormai in termini di Eurasia’.




Parole sicuramente apprezzate sulla Moscova, dove da anni si insiste che l’alternativa per il Vecchio Continente è diventare l’“Eurabia”, un’Europa islamizzata.

 

In Italia l’appoggio più visibile Salvini lo ha ricevuto però proprio dai russi, da una organizzazione con sede a Palazzo Santacroce, un elegante edificio barocco nel centro di Roma, a due passi dal ministero della Giustizia. Si chiama Rossotrudnichestvo, in italiano Centro russo di scienza e cultura.

 

Ufficialmente organizza corsi di lingua, mostre artistiche, presentazioni di libri, incontri con personalità russe. Dietro l’elegante facciata si nasconde però una delle principali strutture create negli ultimi anni dal Cremlino per influenzare la politica italiana.

 

Questo è ciò che sostiene il rapporto sulle ingerenze russe redatto dal senatore democratico americano Ben Cardin.

 

La stessa tesi è argomentata da Anton Shekhovtsov, politologo che insegna in Austria all’Institute for Human Sciences, uno dei massimi esperti delle relazioni fra Mosca e i movimenti politici europei.




Secondo Shekhovtsov, Rossotrudnichestvo è oggi…

 

‘il maggior strumento usato dalla Russia per esercitare soft power in Paesi stranieri’, presente in almeno 25 nazioni e con 600 dipendenti all’attivo.

 

Una rete politico-diplomatica che può contare sui generosi fondi del Cremlino, passati dai 48 milioni di euro del 2013 ai 228 milioni programmati entro il 2020. Controllato dal ministero degli Esteri russo, l’ufficio italiano di Rossotrudnichestvo è diretto da Oleg Osipov, per anni corrispondente dell’agenzia di Stato russa Tass, prima dall’Africa e poi dall’Italia.

 

Se Osipov tende a non parlare pubblicamente di temi politici, sua figlia Irina è di tutt’altra pasta. Italiano fluente, classe 1988, l’esuberante moscovita non fa mistero delle sue simpatie per la Lega e per i partiti di estrema destra. Sui profili social si sprecano le fotografie che la ritraggono insieme a esponenti del fascio-leghismo, dal dirigente di Casa Pound Marco Clemente al segretario dell’associazione Lombardia Russia Luca Bertoni.




È proprio Irina, già candidata alle ultime elezioni comunali di Roma con Fratelli d’Italia (non eletta), ad aver fatto da trait d’union tra il Cremlino e i cosiddetti movimenti sovranisti nostrani. Ha accompagnato personalmente Salvini a Mosca in almeno un’occasione. Ha organizzato viaggi in Russia e manifestazioni pro-Putin in Italia a cui ha partecipato Forza Nuova. Ha collaborato con l’associazione Lombardia Russia. È stata tra gli animatori di Sovranità, l’associazione di Casa Pound nata qualche anno fa per appoggiare Matteo premier.

 

Un sostegno talmente spudorato da aver portato la tv ucraina Ictv a definirla un’agente del Cremlino in Italia, accusa che lei ha bollato come fantasiosa.

 

Facciamo un passo indietro, parliamo di Komov, l’uomo che ha presenziato all’incoronazione di Salvini il 15 dicembre del 2013 al Lingotto di Torino.

 

Oltre a rappresentare in varie sedi istituzionali le istanze cristiane più conservatrici, però, l’ambasciatore russo del World Congress of Families lavora per Konstantin Valeryevich Malofeev, suo grande amico con cui collabora alla San Basilio, la più grande fondazione russa sostenuta da fondi privati.




Oligarca moscovita classe 1974, laureato in legge, Malofeev è un finanziere che ha iniziato la carriera lavorando per alcune banche russe, poi nel 2005 ha fondato la Marshall Capital, diventata oggi una delle principali società di investimento del Paese, con in passato quote importanti anche in società di Stato della Federazione come Rostelecom.

 

Il finanziere moscovita non è solo uno dei tanti paperoni locali. È un fedelissimo di Putin sospettato da Stati Uniti e Unione europea di aver finanziato la conquista della Crimea e la guerra nel Donbass, motivo per cui il Tesoro statunitense e il Consiglio d’Europa lo hanno inserito nella black list.

 

È accusato anche di aver avuto un ruolo attivo nei rapporti finanziari tra il Cremlino e i francesi del Front National. Come rivelato dalla testata Mediapart nel 2015, il miliardario russo avrebbe infatti contribuito ad agevolare il prestito da 9 milioni di euro ottenuto dal partito di Marine Le Pen tramite una banca controllata da Mosca (la First Czech Russian Bank) e un altro di 2 milioni da una società cipriota (la Vernonsia Holdings). Scorrendo l’elenco delle aziende e delle fondazioni di Malofeev, l’impressione è quella di trovarsi di fronte a un vero impero economico.

 

Alcune di queste società di famiglia portano alle Isole Vergini Britanniche, alle Seychelles, a Cipro. Paradisi fiscali dove i capitali sono anonimi e possono circolare con estrema facilità. Ma questa non è una novità per oligarchi del suo calibro. Ciò che colpisce è che, seguendo gli affari di Malofeev, si incrociano quelli di Savoini, l’emissario di Salvini oltre gli Urali.

 

Interessi milionari su quello che conta davvero da queste parti: il petrolio.




Ma andiamo per gradi e iniziamo dalle idee di Malofeev, dalla propaganda finanziata dall’oligarca fedele a Putin. Perché anche in questo caso s’incrociano alcuni nomi italiani. L’imprenditore russo non ha mai fatto mistero del suo credo politico. Si definisce monarchico, spera nella restaurazione dello zar sulla Moscova.

 

‘Per me è molto importante ripristinare le tradizioni che sono state tagliate nel 1917’, ha dichiarato nel 2017 al quotidiano britannico The Guardian.

 

Chi sarebbe il suo zar ideale?

 

Putin, ovviamente.

 

‘Non ha mai cercato di farsi eleggere’, è stata la spiegazione di Malofeev, ‘è stato individuato e messo all’opera, e alla fine si è rivelato un inviato di Dio. Chi mai avrebbe potuto immaginare nel 1999 [quando Putin è arrivato al potere] che la Russia avrebbe ricominciato a essere di nuovo la Russia? È stato un atto divino’.




Non sono solo pensieri. Malofeev sta lavorando concretamente al suo progetto assolutista, alla restaurazione dell’ancien régime russo. Ha persino fondato un collegio a Mosca con questo obiettivo. Si chiama Grande Scuola di San Basilio e, secondo lo stesso Malofeev, vuole diventare una Eton ortodossa, un prestigioso istituto dove allevare l’élite della nuova Russia monarchica, quella che saprà fornire una spina dorsale all’inevitabile futuro zarista del Paese.

 

Non basta però creare consenso interno, non è sufficiente formare i giovani russi. Malofeev sa che per realizzare il suo ambizioso progetto politico serve anche indirizzare in questa direzione le élites attuali, in patria ma soprattutto all’estero. Perché – non va dimenticato – a livello internazionale l’obiettivo è quello di formare un nuovo continente, un nuovo blocco geopolitico guidato da Mosca: l’Eurasia.

 

Una delle strutture create dal miliardario con questo obiettivo è il centro analitico Katehon, un sito in varie lingue che diffonde il conservatorismo dell’estrema destra sovranista in tutta Europa. Tra i collaboratori di Katehon c’è ad esempio Marine Le Pen, la leader francese del Front National, alleata da tempo con Salvini.




Dall’Italia scrivono invece Alessandro Fiore, figlio del leader nero Roberto, storico capo dell’estrema destra italiana, e alcuni giornalisti di Casa Pound, il movimento degli figlio del leader nero Roberto, storico capo dell’estrema destra italiana, e alcuni giornalisti di Casa Pound, il movimento degli autodefinitisi ‘fascisti del terzo millennio’, fondato dall’amico Gabriele Adinolfi e per un breve periodo alleato con la Lega di Matteo Salvini nel movimento Sovranità.

 

C’è una foto che circola ancora in rete in cui l’oligarca appare al fianco di Toni Brandi. Brandi è il presidente di Pro Vita, una delle più potenti associazioni omofobiche in Italia, organizzatrice dei Family day, contraria all’eutanasia, al divorzio e all’aborto. Il portavoce di Pro Vita è lo stesso Alessandro Fiore, figlio di Roberto e collaboratore di Malofeev per Katehon.

 

All’uomo d’affari moscovita piace così tanto l’Italia che non ha resistito al fascino delle colline laziali affacciate sul mar Tirreno. A pochi chilometri da Roma, infatti, ha acquistato un rustico con un’ampia tenuta.




Per il sito Internet Katehon del monarchico putiniano ha collaborato anche Savoini, il consigliere di Salvini. Attenzione alla terminologia: consigliere del ministro, proprio così lo definiscono alcuni media russi. Strano, perché non risulta alcuna carica di questo tipo registrata o ufficializzata, né a Palazzo Chigi né al Viminale.

 

È anche vero che nessuno si è scandalizzato in Italia ogni volta che Salvini ha incontrato ufficialmente il governo russo da ministro e al tavolo si è seduto anche Savoini, non si capisce in qualità di cosa. Il suo unico incarico pubblico, infatti, è quello di vicepresidente del Corecom, il Comitato regionale per le comunicazioni della Lombardia, un organismo controllato direttamente dalla Regione a guida leghista, che ogni mese paga all’ex portavoce di Salvini uno stipendio di 2500 euro lordi per occuparsi di regolamentazione nel settore delle telecomunicazioni.




Certo, a Katehon Savoini ha una conoscenza importante. Dugin, il Rasputin di Putin, nominato in Italia presidente onorario dell’associazione Piemonte Russia, lavora infatti da tempo per il centro studi di Malofeev. Cura una rubrica dal titolo Transumanesimo. Del resto, il filosofo fascista è vicino fisicamente al think tank del miliardario. Il suo Movimento euroasiatico ha infatti sede allo stesso indirizzo di Katehon, al numero 7 di Tverskaya street, una delle strade più eleganti di Mosca.

 

Che esista un interesse politico comune tra Malofeev e Dugin è quindi certo. I due condividono una visione del mondo anti-occidentale, la negazione dell’omosessualità, le istanze anti-abortiste, la necessità di riportare l’Ucraina sotto il controllo russo, l’egemonia di Putin sull’intera Unione europea. Impossibile sapere invece se tra i due esiste anche un rapporto d’affari. Di certo c’è un dettaglio su Dugin rimasto finora sommerso.

 

L’intellettuale del fascismo perfetto risulta tra i fondatori del Centro della competenza geopolitica  insieme a Pyotr Suslov. Secondo un’inchiesta pubblicata il 6 febbraio del 2009 dalla Novaya Gazeta (il giornale per cui lavorava Anna Politkovskaja, uccisa per aver svelato le violenze russe in Cecenia), Suslov è un personaggio di spicco dei servizi segreti russi. Un veterano che ha condotto operazioni segrete in Afghanistan, Mozambico, Angola. Molto introdotto con i vertici della Federazione e attivo anche in affari petroliferi privati in Cecenia.

 

Secondo la ricostruzione della Novaya Gazeta è stato proprio Suslov, attraverso il Centro della competenza geopolitica e a una fondazione chiamata Unità, a costituire nel 2001 il Movimento euroasiatico di Dugin. Questo è insomma il contesto in cui si muove il filosofo più amato dai salvinisti. Da Malofeev agli ex spioni russi, uniti nel nome del tradizionalismo e della devozione per Putin….

 

(C. Gatti & G. Tizian & S. Vergine)








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