giuliano

domenica 24 gennaio 2021

IL LUPO (20)

 










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Una goccia nel mare di violenza di cui capace l’umano intendimento non del tutto diagnosticato!

 

Ma si deve creare il mito il quale giustifica la propria violenza, giacché chi l’ha inventato il peggior Lupo di questa ed ogni Terra popolata e conquistata.

 

Chi ha creato codesto Lupo intende diversa Rima nella eterna Dottrina posta!

 

La curiosità mi impone una scelta, e se pur nell’ombra ho visto ed immaginato fantasmi, draghi e cavalieri erranti con schierate genti armate con lo schioppo in deliranti giostre unite ad esseri favolosi, colpa della poca luce qual tenebra - o fitta umida nebbia - eterna cappa del Paese, qual strana paura della Natura che ci accomuna ad un diverso Sogno divenuto delirio alla vista di detto nominato homo; proseguo con la Vela con cui accompagnato per questi navigati mari di verde i quali mi conducono al Vento di un porto amico.




 Ho proseguito e proseguo con Lei ancora il Viaggio non curante del difficile cammino proteso ad un più elevato simmetrico Passo al nodo d’un sottinteso accordo con cui aggrappato; ma ciò di cui la Vela mi sprona deve avere urgenza d’essere appagato. Così sul versante del Pian Perduto, quando appunto credevo d’essere ormai perduto e assalito chissà da qual terribile drago, lontano lo vedo che si incammina sullo scosceso versante della montagna. O meglio, come il presente Capitano e suo ufficiale, la sale in solitario simmetrico cammino come per farsi scorgere ed ammirare signore della Cima non meno del passo… attraversato.

 

E quantunque per intenderci… navigato!

 

A debita distanza dell’uomo accampato o forse nascosto come lui nella propria tana, si è voltato mentre Vela accelera il Passo, mi concede la vista appagata come per dirmi: se pur affamato stanco e digiuno eccomi al tuo sguardo; come volermi dire che regna una segreta invisibile simmetria fra l’uomo e la Natura intera; come volermi dire se son io l’ambita preda è ora che mi osservi da vicino prima che qualcuno colpa l’istinto della pecunia persa mi appenda al proprio uncino.




 Lo rincorro senza paura alcuna, Vela tira spinge e comanda l’intero Veliero verso le onde di un Sogno divenuto delirio misto ad uno strano Destino, giacché non comprendo bene - se pur Alba e non ancora mattino - se sto sognando oppure delirando, e di conseguenza volgendo al Tramonto di un più perigliosa Onda naufragata al porto della Natura intera…

 

Hora la Luce così inizio ad intendere e intravedere, passa fra un cespuglio e una piccola selva, poi ai primi chiarori diviene Onda, lenta senza correre si dirige verso un mare aperto…

 

Non sto delirando neppure recitando!

 

Quando la curiosità ha suscitato in quella silente hora troppo rumore nella breve comune onda, abdicata al Pensiero, lui il Lupo ha preso quasi a correre, per lasciarmi solo una piccola se pur impareggiabile Visione.

 

La Luce in quel mattino ho visto e vedo ancora!




Da allora ho sempre capito senza Tomo alcuno che regna una invisibile simmetria fra l’uomo e la propria Natura.

 

E se pur con qualcuno ho accennato all’incontro in maniera del tutto superficiale, giacché molti hanno tentato ugual vista ‘esercitando’ e ‘vigilando’ armati - anche e soprattutto della tecnologia - non appagata né colta nel frutto dell’improbabile messa in opera e negli anni seminata; ho avuto l’onore del breve messaggio dall’altrui dotto ingegno negato, circa come pensa e cogita un più probabile Dio; ciò indubbia e certa bestemmia e quindi qual Eretico anche da amici avversato…

 

…Eppure non sono il solo Lupo che si è piegato al suo intendimento svelato al di fuori di codesto Tempio, se ben ricordo vi furono Santi o Filosofi della Natura che ben havevano intuito il segreto suo messaggio.




La Libertà in ogni luogo ove celebrata cantata ed ammirata - non men che pregata – invisibile materia di una più profonda Eresia, verso la Cima incamminata  in comunione con la Natura intera, impone l’Elemento proprio di ciò che siamo simmetricamente alla sua quanto mia Anima  risorta ma per altri solo naufragata!

 

Non ciò che diveniamo, o peggio, vorremmo divenire, cercando il Lupo del lento divenire, ma semmai l’antico Sogno della nostra comune infanzia, da quando liberi su questa piccola zolla o crosta di Terra, o grande Oceano navigato, abbiamo vagato e vaghiamo ancora in difesa e tutela della Libertà violata da ogni buon pastore custode della pecunia crocifiggere la Terra.




Il Lupo ciò che eravamo e mai posto alla più onorevole condotta della docile domesticazione, con tutte le Leggi ed i precetti che al meglio - o al peggio - lo contraddistinguono. E se pur in molti - o troppi - contestano la violenta sua natura, certo mai inferiore a ciò cui l’humano capace peggiore della bestia cacciata. Il rito unito congiunto al mito - sacrifica ed ha sacrificato - ciò di cui più docile accompagna e sazia il suo cammino, immolato in nome e per conto del loro Dio, ne svela - in verità e per il vero - la reale natura dell’uomo…

 

Mai l’humano demone che io conosco propizierebbe tal banchetto o solo lo ufficerebbe con tanto di preghiere per poi assieme a tanti altri profanare ed immolare ogni altare della Natura.

 

Così per secoli hanno cacciato - e cacciano ancora - la loro maggior paura nel Tempo ben vigilata e custodita entro casseforti a forma di castelli, braccano cioè, la Libertà incarnata nel coraggio del fiero Eroe della Natura intera.




 Lui che non conosce Patria e Diritto in nome della Libertà da ogni uomo reclamata.

 

Lui che non conosce sicura dimora.

 

Lui che non conosce diritto alcuno alla parola, da essere sacrificata e sgozzata su un altare.

 

Lui che sceglie l’impervio Sentiero senza apparente Legge alcuna che non sia scritta nella Natura per ricordarci che il Sogno può divenire incubo quando il vero predatore della Terra dorme tranquillo nel proprio recinto pascolato della libera pecunia.

 

E i cani ne fanno vigilata attenta guardia!

 

Seppure la violenza descritta nei Secoli della Ragione dell’uomo, mai ha ben compreso cosa celi l’invisibile simmetria di un più celato ed elevato Pensiero.

 

Seppure infanti putti e pecunia aggrediti entro e fuori ogni genesi del protetto recinto, mai ci si è presi la briga di contarne i morti caduti in nome del loro Dio.




Così come dicevo, rimembrando i deliri di un Tempo e ricordando ogni minuto nell’Infinito di quel precoce mattino, ho intuito e tradotto l’intero lungo Dialogo del Lupo avvistato qual ammiraglio trascinato dai perigliosi venti della propria Vela.

 

Ogni addetto ai lavori, sia verde che nero incaricato, non meno del novello - ogni novello scrittore o guardiano del parco, ed ancora, psicologo e giornalista comandato, per non parlare d’ogni più elevato hoculo o trappola nascosta, potranno intenderne il motivo, o almeno cercare di spiegarlo o interpretarlo.

 

Eppure per quanto si sforzino il Lupo rimane ben stretto nel recinto in cui recluso e posto alle rigide considerazioni di un mito, ne più ne meno del matematico - ogni matematico - il quale scrive la propria teoria esulando dal contesto formale, oppure ed ancor meglio, disconoscendo l’oggetto del suo mestiere divenuto numero o araldo disgiunto dal proprio contesto in cui nato, che tenta di svelarne l’improbabile universo  rinchiuso nelle ristrette equazioni di un recinto.




Forse mai hanno intuito o compreso come ragiona questo invisibile Dio simmetrico al Primo Pensiero compiere l’Infinito Universo dall’Alba al Tramonto, dalla Primavera al successivo Inverno, dalla morte alla vita, rinascere in ogni Hora quando se ne intende e comprende la Rima,  seppure l’hanno postulato entro e fuori la Relatività del Tempo…

 

Adesso in questa difficile hora o peggio misero Secondo vorrebbero postulare e sovrintenderne il Tempo, ed infatti li scorgi chi alla propria grotta o caverna, chi nel castello, chi nella più lussuosa palafitta, dimenticando chi gli mordeva la coda!

 

Da quello Spirito venerato hanno, in un Tempo troppo antico per essere qui appena ricordato, imparato!

 

Come Lupi fuggiamo impietriti di tanto male, come lui ci nascondiamo per grotte e remote eremitiche spelonche per ricordarne l’antico ordine perso. Come lui fuggiamo su vasti e distesi altipiani, là dove non esiste l’onnipresente occhio Polifemo dell’inutile progresso pascolato posto alle rigide condizione della relatività del Tempo dato, correvamo e corriamo ancora nell’ululato della libertà uccisa e vilipesa se pur apparentemente pascolata.

 

Come lui cambiavamo regione e luogo e fuggiamo in cerca del nostro Dio ed essere al Mondo per ogni Universo.




 E Lui ci è venuto a parlare forse perché ha riconosciuto e riconosce ancora il solitario guerriero che non si consegna al sacrificio comandato di una falsa morale divenuta pecunia pascolata.

 

Quel solitario guerriero l’ho visto come avete ben letto sopra, dal noto ed affermato scrittore, appeso sopra un uncino e un cartello con su scritto un monito per tutti i discepoli della Libertà, seguaci di una più profonda Dottrina e come al meglio intenderla e tradurla, un monito affinché non si attenti la pecunia ben pascolata e macellata nella vigilata ‘ricchezza’ allevata e sacrificata all’altare del Tempio.

 

A quel solitario guerriero e alla sua Parola, al suo Discorso, al Dialogo di quella mattina ho dedicato un libro intero tutto in Rima.

 

Ogni tanto mi viene a trovare.

 

Lo hanno di nuovo avvistato camminare più o meno tranquillo alla periferia di una grande recinto nominato città.

 

Si è voluto mostrare per al meglio dire - senza Rima alcuna - chi il Dio della Natura!   

 

(Giuliano)    









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