giuliano

martedì 5 gennaio 2021

(la bellezza delle forme) IN NATURA (2)

 









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La bellezza delle forme... (1)


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Bellezza delle forme (3)








Se i nostri orologi fossero solo macchine che misurano il tempo, il cambiamento non sarebbe tanto importante. Determinante è il fatto che esse sono macchine che creano tempo, che producono tempo.

 

Questa affermazione sembra contraddire l’idealismo, che ha dimostrato in modo così convincente  che il tempo appartiene alle forme della rappresentazione umana. D’altra parte questa rappresentazione varia da popolo a popolo e di epoca in epoca, determinando non solo gli strumenti per misurare il tempo, ma anche il valore attribuito alla misurazione del tempo in quanto tale. Vi sono infatti, oltre a quello di misurarlo, altri, diversi modi di percepire il tempo. Se l’uomo in quanto Io pratico, per usare le parole di Kant, concepisce un nuovo tempo del mondo, in quanto Io teoretico riceve di ritorno questo suo tempo sotto forma di spiccioli.

 

Il luogo ove egli può udire questa eco è l’orologio, e precisamente l’orologio nel suo senso più alto.

 

Così, non solo intorno a noi, ma anche attraverso di noi, è sempre tesa una sottile griglia di tempo trasformato. Ma in noi vive anche la dimensione dell’eterno, un potere che si alimenta alla fonte dell’eterno e che, come il braccio di Gulliver, lacera la ragnatela del tempo dell’orologio.




Lì è la nostra forza.

 

Nella selva non batte l’ora.

 

Non saremo perciò in eterno vittime dell’automatismo.

 

E’ questo il segreto delle dottrine della salvezza.

 

Se fosse altrimenti non potremmo neppure riflettere sul Tempo...




 Dal punto di vista della prognosi, ci si potrebbe interrogare sul futuro della misurazione del tempo. Abbiamo esaminato il tempo prendendo le mosse dagli orologi; quest’idea avrebbe sorpreso Kant, mentre Hamann l’avrebbe forse accolta con favore. Ma secondo lui l’intera natura visibile non costituisce che l’indice e il quadrante dell’energia invisibile. Nel semplice fatto di servirsi dell’uno o dell’altro tipo di orologio, e di attribuirgli maggiore o minor valore, si nascondono indicazioni importanti sul sentimento del tempo che influenza uomini e popoli determinandone i ritmi interiori.

 

Si può viceversa presumere che quando appaiono nuovi tipi di orologi abbia già avuto luogo una trasformazione nella coscienza del tempo.

 

E in effetti, nel nostro mondo, si vanno sviluppando nuovi metodi e nuovi strumenti di misurazione del tempo. Se ne sente il bisogno, dal momento che la conoscenza, approdata alle più piccole unità della materia, tenta di misurare anche intervalli di tempo per rilevare i quali non sono più sufficienti gli orologi meccanici.




 Ci riferiamo innanzitutto alle grandi epoche e ai lunghi periodi che travalicano la cronologia storica, cioè ai processi preistorici del mondo animato e inanimato.

 

 Vorremmo riuscire nell’intento di definire esattamente, non di valutare approssimativamente, la durata di processi avvenuti nel corso di migliaia o di milioni di anni.

 

A questo scopo comincia a prendere forma una cronometria geologica che utilizza come base per le proprie misurazioni i cambiamenti che avvengono nella terra e nei suoi elementi, cioè i processi di decadimento radioattivo della materia.

 

La Terra viene vista come un orologio su cui si può leggere il tempo del mondo; ciò che Hamann attribuiva all’intuizione simbolica, qui lo ribadisce l’intelletto calcolante.




In secondo luogo si studia come misurare intervalli micrometrici di tempo, come rilevare i milionesimi di secondo. In quest’ambito rientrano i dispositivi di misurazione del tempo che si sono sviluppati sotto forma di orologi al quarzo, atomici ed elettronici.

 

Non è nostro compito descrivere i dettagli tecnici di questi ultra-orologi. Tutti questi strumenti hanno in ogni caso un principio comune che, fin dal primo sguardo, si rivela differente da quello degli orologi meccanici. Non viene più misurato il moto degli ingranaggi, ma il peso e le radiazioni della materia.

 

Da questo punto di vista i nuovi orologi sono più simili agli orologi elementari e solari che all’orologio meccanico. Vero è che questo ritorno agli orologi elementari viene al seguito di un lungo cammino dell’intelligenza, che esso ha luogo su un piano più alto della spirale.

 

La radiazione non è più la pura e semplice luce del sole che cade sullo gnomone o sull’indicatore dell’orologio solare facendone ruotare l’ombra. Ora la si può misurare nelle sue più impercettibili oscillazioni. Egualmente, la materia che viene utilizzata non è più la sabbia della clessidra, che può essere misurata lasciandola agire secondo la forza di gravità. Ora è materia misurabile nel suo peso atomico, è come un traforo su una superficie di cristalli e sul suo invisibile mosaico.



La sabbia che scorre attraverso la clessidra e il quarzo che regola le onde elettromagnetiche nell’orologio atomico sono fatti della medesima sostanza: ma questa identità in un caso precede, nell’altro segue, il nuovo connubio dello spirito con la materia.

 

In questo evento, che vorremmo designare come ritorno agli orologi elementari su un piano più alto, vediamo un segno della generale trasformazione nella quale siamo coinvolti. La comparsa di nuovi misuratori di tempo non significa che gli orologi meccanici abbiano esaurito la loro funzione, benché sia possibile che ciò avvenga più a lungo termine. Significa invece che le misurazioni decisive, sia quelle volte a tenere sotto controllo le più piccole variazioni della rotazione terrestre, sia quelle che riguardano i processi che hanno luogo nell’invisibile, sono possibili solo con i nuovi orologi.

 

Il fatto che in tutti gli ambiti della nostra vita quotidiana continuino a funzionare gli orologi meccanici è una delle caratteristiche di queste realizzazioni. Neppure il loro dominio è iniziato di colpo. La medesima trasformazione avviene oggi in molti campi legati non solo alla misurazione, ma anche ai valori. L’antico sistema di misura, per esempio il metro campione, calcolato in modo tanto assurdo, viene mantenuto in uso solo per convenzione e abitudine e unicamente per misurazioni approssimative. Conosciamo unità di misura infinitamente più piccole, più precise ed eleganti, che forniscono misure costanti e fondate sull’ordine dell’universo.




Queste unità di misura sono nuove ma nello stesso tempo antiche come il mondo. Non si fondano su una imposizione arbitraria, ma sulla scoperta di ritmi e di misure cosmici.

 

Lo stesso vale per la nostra costituzione politica e per la nostra letteratura. In superficie continuano a prevalere sistemi e idee che al momento di decidere si rivelano inadeguati. Deve allora manifestarsi una nuova coscienza, che sia all’altezza dei nuovi strumenti. Di qui deriva l’ambivalenza che contraddistingue tutte le questioni importanti e scottanti che ci impegnano. Essa si fonda sul fatto che lo sguardo è rivolto a orologi diversi.

 

Ma non vogliamo concludere le nostre riflessioni spingendoci sul terreno della politica. La clessidra è di stimolo alla riflessione, non alla polemica. Attraverso l’esame di un piccolo dettaglio viene confermata la comune impressione che la vita diventi nello stesso tempo più concreta e insieme più spirituale, e che le astrazioni perdano invece il loro potere di seduzione.

 

Questo significa che il pericolo crescerà ancora.

 

Ma intanto cresce e si consolida anche la speranza che riusciremo a dominarlo, sia sul piano razionale, cioè attraverso un più severo esame della condizione terrena, sia sul piano metafisico, quando lo spirito riuscirà a penetrare o a riscoprire l’ordine insito nella creazione. Ne è riprova il riavvicinamento delle scienze fondate sul calcolo, soprattutto della fisica e dell’astronomia, alla teologia, dalla quale un tempo erano scaturite. 

(E. Junger)

(Prosegue...)








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