giuliano

venerdì 29 ottobre 2021

VADEMECUM (ad uso dei GRANDI) (2)

 





















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Morti senza Santi


& 'Nessuno' mi vuole ammazzare (12)









Se ne faccia tesoro, in quanto nei Secoli immutata, sia la sporcizia quanto la scopa ammirata, la quale osservo in profondo meditato ispirato ugual sentimento, e s’intenda bene di non - fraintendere e/o utilizzare - ugual intento rivolto alla futura fraudolenta verità domestica votata alla politica, e di cui ogni governante assunta (o maggiordomo che sia) ci pone ingiustamente all’ombra dell’eterna berlina, oppure ed ancor meglio, conservata bituminosa menzogna; le ragioni del progresso ci daranno e conferiranno indiscusso merito, nella taciuta differenza fra un governante e la sua scopa…




Questo stesso bastone, che ora vedete ingloriosamente trascurato in quell’angolo remoto, l’ho conosciuto una volta in tutto il suo splendore, in una foresta: era pieno di linfa, ricco di foglie, rigoglioso di rami. Le operose arti dell’uomo pretendono invano di competere con la natura, legando un fascio di saggina secca al suo tronco senza vita; al massimo, ora non è che l’opposto di ciò che fu: un albero capovolto, la chioma sulla terra e le radici in aria.

 

Ora non è che lo strumento di qualche rozza domestica, costretto a far per lei i lavori più ingrati; e un fato capriccioso ha decretato la sua sorte: far pulito intorno a sé e restar sporco lui stesso. Alla fine, ridotto a un moncone al servizio delle donne, viene messo alla porta o condannato al suo ultimo servizio: attizzare un fuoco.




Di fronte a tutto ciò sospirai, e dentro di me dissi:

 

‘L’uomo mortale è di certo un manico di scopa!’.

 

Madre Natura lo manda nel mondo forte e vigoroso, rigoglioso, con tutti i capelli in testa: con una chioma appropriata a una pianta assennata; fino a quando la scure degli eccessi ne mozza i verdi rami e lo riduce a un tronco rinsecchito. Lui allora ricorre all’arte: si mette una parrucca e finisce col sopravvalutare quel suo ciuffo di capelli artificiali, tutti polverosi, che di certo non sono mai spuntati dal suo capo.




Se ora questo manico di scopa pretendesse di entrare in scena, tutto fiero per delle fronde che non ha mai generato, tutto ricoperto di polvere, fosse anche della camera della più bella tra le signore, noi saremmo pronti a ridicolizzarlo, a disprezzarne la vanità!

 

Noi, i giudici parziali dei nostri pregi e dei difetti altrui!

 

Ma si dirà, forse un manico di scopa è l’emblema di un albero seduto sulla sua testa; e di grazia, cos’è l’uomo se non una creatura capovolta, i cui istinti animali soverchiano da sempre quelli razionali, con la testa al posto dei calcagni, che striscia per terra?


 

Eppure, con tutti i suoi difetti, egli si pone a riformatore universale e correttore del vizio, un risolutore efficace di ogni contesa. Fruga in ogni lurido angolo della natura svelando corruzioni prima nascoste, sollevando polveroni dove prima non ce n’erano; e tutto questo, facendo profondamente parte di tutto il sudiciume che pretende di spazzar via. Passa i suoi ultimi giorni schiavo delle donne, di solito quelle che meritano meno. E alla fine, esausto come un manico di sua sorella scopa, vien buttato fuori dall’uscio, o usato per alimentare fiamme alle quali altri si riscalderanno.




È ora in stampa un’opera curiosa, intitolata

 

– ossia L’arte della menzogna politica – composto di due volumi finemente rilegati.

 

Le proposte sono:

 

I. Se l’Autore incontra un adeguato incoraggiamento, intende consegnare il primo volume ai sottoscrittori entro il prossimo gennaio, ovvero, quando nello scrivere l’Opera completa, la stessa sarà morta & sepolta. A questo punto non potremmo che rimetterla all’approssimato giudizio d’una diversa esistenza, nel frattempo però, vedremmo l’alba o il tramonto donde ispirato sentimento e da cui l’Opera detta, agonizzare fra Natura e Uomo implorare clemenza. L’opera sarà completamente riveduta e posta all’oblio dell’Indice, all’autore sarà consigliato di adeguarsi allo Spirito del proprio Tempo, ovviamente senza Opera alcuna cantarne la dismessa Memoria sepolta.    




II. Per tutta la durata dello stesso gli Editori, ovvero quando il Tempo sarà giunto all’ultimo capitolo, consigliano il prezzo di entrambi i volumi sarà per i sottoscrittori e/o i sopravvissuti, di quattordici scellini, dell’intero intervallo del Tempo disquisito ovvero prima della inaspettata morte, di cui sette da pagare subito e gli altri sette alla consegna del secondo volume.

 

III. Quelli che sottoscriveranno l’acquisto di sei copie, avranno la settima gratis; offerta che riduce il prezzo a circa sei scellini per volume.

 

IV. I sottoscrittori avranno il loro nome e luogo di residenza stampato per esteso.

 

Per incoraggiare il sostegno di un’opera così utile, si è pensato che il pubblico debba essere informato del contenuto del primo volume da uno che abbia letto con attenzione l’intero manoscritto.

 

L’arte della menzogna politica.







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