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Ammazzare il Tempo: il fiore o il dodecaedro? (34)
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Nutrimento da 'fotoni' (36)
..... Gioca in un ecosistema molto più grande di lui, in cui è coinvolta
l’esistenza di tanti e tanti altri organismi viventi.
Gli antichi greci, come i fisici che portarono a componimento la
rivoluzione copernicana non conoscevano nulla della possibilità che la
struttura si formi attraverso simili processi. Non avevano altra alternativa
per spiegare la bellezza e l’ordine del mondo se non vagheggiare che esso
rappresentasse un riflesso dell’eterna forma matematica di Platone.
Il problema che ci troviamo oggi di fronte è se la nostra teoria fisica
rimarrà limitata da questa concezione, o se invece vorremo usufruire dei
vantaggi resi possibili dalla costruzione di un mondo ordinato attraverso
processi di autorganizzazione.
Il problema, in ultima analisi, si riduce a questo: se l’Universo assomiglia a un fiore o a un dodecaedro.
Il problema, in ultima analisi, si riduce a questo: se l’Universo assomiglia a un fiore o a un dodecaedro.
Non c’è in tutta la storia della scienza un argomento a favore del
potere della matematica più forte di quello rappresentato dai travagli di
Keplero per scoprire, all’alba del XVII secolo, un ordine nei moti del cielo.
Per lui, come per i suoi contemporanei il cosmo era costituito dal Sole, dai
sette pianeti e dalla sfera delle stelle fisse che li circondava.
Come per noi, parte del problema di Keplero consisteva nel comprendere
perché una certa lista di parametri che governa la forma globale dell’Universo
assumesse i valori che assumeva. Per Keplero, i parametri erano quelli che
descrivevano le orbite dei pianeti allora conosciuti, nel suo cuore Keplero era
un mistico, e ci si può immaginare che avrebbe preferito un Universo che
rispecchiasse esattamente un qualche bellissimo principio matematico, ad un
mondo accordato approssimativamente da un cieco processo statistico.
Ma ciò che in ultima analisi fece Keplero era la disponibilità ad
abbandonare antichi preconcetti nella sua lunga lotta per arrivare ad udire ciò
che le mappe dei motivi dei pianeti cercavano di dirgli. Così, dopo quasi dieci
anni di travagli, riuscì ad ascoltare le elissi del moto dei pianeti che ronzavano
nei cieli, quando, fino ad allora, tutti i suoi contemporanei e predecessori
avevano le orecchie ad ascoltare solo il suono dei cerchi…..
E alla fine anche noi, se riusciremo ad ascoltare abbastanza
attentamente l’armonia delle sfere, potremo udire quei precisi intervalli che
possono rappresentare solo il segno di un ordine matematico fondamentale celato
dietro il mondo, o potremo invece ascoltare tutti quei resti di approssimazione
e disarmonia che un cieco processo statistico non può arrivare a cancellare.
… L’ambizione di costruire una teoria scientifica che possa spiegare il
mondo, così come è stata concepita dal XVII secolo fino all’inizio del XX,
condivide non poche cose con la ricerca di Dio. Sono entrambe ricerche
dell’assoluto, di una comprensione del mondo che attribuisce bellezza e ordine
a una realtà eterna e trascendente nascosta ‘dietro’ al mondo stesso. In
diversi aspetti della cultura europea di questi secoli – nelle scienza, nella
filosofia, nella teologia, nell’arte – si può riscontrare lo sforzo di
costruire un punto di vista assoluto e obiettivo sul mondo, un punto di vista
che riuscirebbe a radicare le vicissitudini delle nostre vite in una più grande
realtà, immutabile ed eterna.
Che si parli di Dio, o di una legge di Natura eterna e universale,
l’idea che domina è che la razionalità responsabile della coerenza di ciò che
ci circonda non si trova nel mondo, ma si nasconde dietro di esso….
Credo che la transizione che la scienza sta attualmente attraversando
sia in parte un necessario processo di liberazione dalle influenze di questa
concezione del mondo essenzialmente religiosa. Ciò che lega assieme la
relatività generale, la fisica quantistica, la selezione naturale e le nuove
teorie sui sistemi complessi e autorganizzati è il fatto che in modi diversi,
essi descrivono un mondo che è un tutto in sé, senza alcun bisogno di
un’intelligenza esterna che giochi il ruolo di suo inventore, organizzatore, o
osservatore esterno.
Queste teorie rappresentano altrettanti passi verso una comprensione
del mondo più razionale e completa, basata più su ciò che conosciamo e meno sui
miti che ci sono stati trasmessi dalle generazioni passate.
Questa scienza potrà soddisfare due scopi divenuti, almeno implicitamente, il fine di buona parte della ricerca corrente: costruire una scienza cosmologica che non abbia bisogno di far riferimento ad un quadro fissato, estraneo al sistema dinamico del mondo, e generare una fisica e una cosmologia al cui interno la vita possa avere un posto naturale e comprensibile.
Cosa ancor più importante, come ho cercato sin qui di argomentare, ci sono buone ragioni di sperare che la realizzazione di questi due scopi porterà a comprendere quanto essi siano intimamente legati, di modo che un Universo accogliente nei confronti della nostra stessa esistenza sarà anche un Universo completo, che possa essere razionalmente compreso senza bisogno di riferirsi ad un agente o a un’intelligenza a lui esterni. Molti filosofi (o semplici autodidatti come il sottoscritto…) hanno spesso presunto che ci fosse una verità assoluta da scoprire nascosta dietro le apparenze del mondo, verità che concepivano o come la legge fondamentale e finale o come la vera essenza, il vero Essere.
Questa scienza potrà soddisfare due scopi divenuti, almeno implicitamente, il fine di buona parte della ricerca corrente: costruire una scienza cosmologica che non abbia bisogno di far riferimento ad un quadro fissato, estraneo al sistema dinamico del mondo, e generare una fisica e una cosmologia al cui interno la vita possa avere un posto naturale e comprensibile.
Cosa ancor più importante, come ho cercato sin qui di argomentare, ci sono buone ragioni di sperare che la realizzazione di questi due scopi porterà a comprendere quanto essi siano intimamente legati, di modo che un Universo accogliente nei confronti della nostra stessa esistenza sarà anche un Universo completo, che possa essere razionalmente compreso senza bisogno di riferirsi ad un agente o a un’intelligenza a lui esterni. Molti filosofi (o semplici autodidatti come il sottoscritto…) hanno spesso presunto che ci fosse una verità assoluta da scoprire nascosta dietro le apparenze del mondo, verità che concepivano o come la legge fondamentale e finale o come la vera essenza, il vero Essere.
Entrambe si sono ispirate alla dottrina eraclitea per cui ‘la Natura
ama nascondere’ e hanno di conseguenza concepito come loro più alto scopo la
ricerca di un’attualità trascendente e atemporale nascosta al di là del velo
delle apparenze. Entrambe sono percorse da una tradizione che asserisce che il
mondo che vediamo intorno a noi non è completamente reale, ma è solo una specie
di film prodotto dal nostro occhio. Dietro queste apparenze si celerebbe la
vera realtà, quella che la fisica teorica e la metafisica, ciascuna con i suoi
mezzi, si sono sforzate di scoprire.
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