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Prosegue in:
Dall'Alchimia.... All'algenia (20/21)
Stiamo per renderci conto che ogni evento influisce in qualche modo su
qualsiasi altra cosa. Poiché ogni cosa è correlata, è necessario organizzare
l’attività in sistemi integrati.
Charles R. Dechert, professore di Scienze politiche alla Catholic
University of America, riassume così l’importanza dei nuovi principi
organizzativi che hanno rimpiazzato la ‘linea d’assemblaggio’ della mentalità
dell’era industriale: ‘La cibernetica estende il circolo di processi che
possono essere controllati, questa è la sua caratteristica speciale e il suo
merito’.
La crescente fiducia riposta nei computer assicura
l’istituzionalizzazione dei principi della cibernetica come il modo di
organizzazione del futuro.
Il filosofo delle scienze e professore emerito Marjorie Grene,
dell’Università della California a Davis, suggerisce che mentre Wiener e gli
altri ingegneri miglioravano la capacità delle macchine di regolare il loro
stesso rendimento, essi si convincevano del fatto che il loro stesso lavoro si
comportava come un vero e proprio sistema vivente. Quindi conclusero che le
linee guida che andavano elaborando per le loro tecnologie dovevano avere una
qualche correlazione con le linee guida dei sistemi viventi.
Secondo Grene, un nuovo modo di pensare incominciava a prendere piede sia nel campo
dell’ingegneria sia nel campo delle scienze della vita.
Il messaggio è questo:
osservate i progetti e il funzionamento delle macchine, studiate ingegneria…
per trovare modelli teoretici da applicare alla biologia, proprio come Darwin
ha studiato il comportamento degli allevatori di pecore e gli
addestratori dei piccioni viaggiatori per giungere alla formulazione della sua
teoria sulla selezione naturale.
Wiener sognò di unificare l’ingegneria e la biologia e apparentemente
molti tecnici in entrambi i campi erano ansiosi di condividere la sua visione.
Nel loro libro ‘Current Problems in Animal Behaviour’, Thorpe e Zangwill
valutarono quanto, giunti ai primi anni Sessanta, la teoria dell’informazione
aveva influenzato la biologia, e conclusero che già allora le scienze della
vita stavano soccombendo alle teorie operative degli esperti di cibernetica.
Secondo Thorpe e Zangwill, gli scienziati di entrambi i campi stavano già
trovando punti di contatto ‘sotto il vessillo della cibernetica di Norbert Wiener’.
Oggi, i biologi molecolari di tutto il mondo sono molto impegnati nel
progetto di raccolta di dati più ambizioso della storia. In laboratori
governativi, universitari o di industrie private, i ricercatori stanno mappando
e sequenziando l’intero genoma delle creature, dalle forme più basse dei
batteri agli esseri umani, con lo scopo di trovare modi per imbrigliare e per
sfruttare le informazioni genetiche a scopi economici.
Mappare e sequenziare i genomi è solo l’inizio…..
Riorganizzare tutto il mondo della Natura a livello genetico, con un
occhio ai possibili utilizzi commerciali, è un’impresa incredibile, forse la
più grande impresa manageriale mai concepita. Comprendere e classificare tutte
le reti dei rapporti che intercorrono tra geni, organi, organismi e ambienti
esterni e comprendere le cause delle mutazioni genetiche e delle risposte
fenotipiche, equivale a concepire un modello di sistema complesso mai visto
prima d’ora. Solo con un approccio interdisciplinare, e un grande contributo
degli scienziati informatici, si può sperare di portare a termine l’impresa.
Non c’è da stupirsi se la bioinformatica ha assunto un ruolo sempre più
importante. Titani nel campo dei computer come Bill Gates e adepti di Wall
Street come Michael Milken, stanno investendo molto denaro nel nuovo campo
della bioinformatica, nella speranza di rafforzare il matrimonio tra
informazione e scienze della vita.
Nel 1996, il mondo della biologia molecolare sbalordì Wall Street
annunciando la creazione del primo chip di Dna, questi sono stipati di Dna e
sono stati disegnati per ‘leggere’ l’enorme quantità dell’informazione genetica
nel genoma degli organismi viventi.
L’ultimo esempio di integrazione dell’informazione con le scienze della
vita ci arriva nella forma del ‘computer molecolare’, una macchina pensante
fatta di filamenti di Dna piuttosto che di silicone.
Nella storia ogni grande rivoluzione economica e sociale è stata
accompagnata da una nuova spiegazione della creazione della vita e del modo in
cui la Natura opera. Il nuovo concetto della Natura è sempre l’argomento più
importante della matrice che costituisce ogni nuovo ordine sociale. In tutti i
casi, la nuova cosmologia serve a giustificare la giustezza e l’inevitabilità
del nuovo modo in cui gli esseri umani stanno organizzando il proprio mondo,
presupponendo che la Natura stessa è organizzata secondo linee simili.
Ogni società si può così sentire rassicurata dal fatto che il modo in
cui conduce le proprie attività è compatibile con l’ordine naturale delle cose
e, inoltre, è giusto riflesso del grande disegno della Natura. Per più di un
secolo, il nostro concetto di Natura, della Natura umana e del significato
dell’esistenza, hanno rispecchiato la straordinaria influenza che la teoria di
Darwin sull’origine e sullo sviluppo delle specie ha avuto.
Sarebbe difficile per molti di noi immaginare un mondo senza la sua
teoria quale guida nel nostro viaggio. Ora, però, questo pilastro del pensiero
del XX secolo viene scosso fino alle sue fondamenta. Le nostre idee sulla
Natura, sull’evoluzione e sul significato della vita, vengono ricostruite dalle
fondamenta mentre ci avviciniamo al secolo della biotecnologia.
Darwin costruì una teoria della Natura che, in ogni suo particolare,
rinforzava le convinzioni dell’era industriale. In questo modo, Darwin fornì
qualcosa che aveva molto più valore di una mera teoria della Natura. Darwin
diede all’uomo e alla donna dell’era industriale le certezze di cui avevano
bisogno per superare ogni dubbio che essi avrebbero avuto nutrire sulla
correttezza del loro comportamento.
La sua teoria confermava quello che gli esseri umani erano così ansiosi
di credere: il modo in cui stavano organizzando la loro esistenza era in
‘armonia’ con il naturale ordine delle cose. Similmente, le nostre nuovissime
idee sull’evoluzione sembrano essere compatibili con il nuovo modo in cui
stiamo per organizzare la vita economica nel secolo della biotecnologia,
fornendo ancora una volta una rassicurazione molto necessaria sul fatto che
quello che stiamo facendo è una semplice riflessione dell’ordine naturale delle
cose e che inoltre è giustificabile e inevitabile.
La nuova cosmologia è la settima regola della nuova matrice operativa
del secolo della biotecnologia. E’ importantissimo, innanzitutto, il ruolo che
questa cosmologia avrà per dare un significato alle nuove circostanze
economiche in cui si trova la nostra società. Questa è la caratteristica che
viene meno tenuta in considerazione, ma è anche più importante di qualsiasi
altra nuova matrice-guida, e il perno sul quale poggia l’intero edificio.
Bisogna anche ricordare questo: una volta che una nuova cosmologia
viene largamente accettata, le possibilità di aprire un serio dibattito sui
modi in cui l’economia e la società sono state nel frattempo riorganizzate,
sono pochissime. Si è infatti diffusa l’opinione che la riorganizzazione
economica e sociale è un’amplificazione – e non una deviazione – dai
presupposti naturali. Ogni critica viene quasi sempre considerata con sospetto,
perché sembrerà voler contrastare o mettere in dubbio un ordine sociale che è
organizzato, in ogni suo aspetto, per rispecchiare l’ordine naturale delle
cose.
Le diverse concezioni della Natura si concentrano sempre sulle grandi
questioni: Da dove veniamo? Dove andiamo? Gli esseri umani hanno avuto a loro disposizione una serie di risposte
facilmente accessibili su cosa sono la Natura e la vita. Da dove vengono tutte
queste risposte? Quanto sono attendibili? Perché le risposte che abbiamo per
lungo tempo pensato al di sopra di ogni sospetto diventano all’improvviso
oggetti di scherno e di ridicolo? Le nuove risposte che le sostituiscono sono
più valide o....
saranno prima o poi condannate allo stesso fato ignominioso?
Il fatto è che noi esseri umani non possiamo vivere senza una qualche
idea comune sul significato della Natura e della vita. Quando ci fermiamo a
pensare a quale potrebbe essere il nostro personale destino dopo avere esalato
l’ultimo respiro vitale, o quando cerchiamo di immaginare che cosa sia esistito
prima dell’esistenza in sé, molto probabilmente veniamo paralizzati dai dubbi.
Il nostro concetto della Natura ci permette di superare queste ansietà estreme.
Ci fornisce alcune delle risposte che ci permettono di andare avanti. Una
concezione della Natura, allora, è più di una spiegazione di come interagiscono
le cose viventi una con l’altra.
Serve anche come punto di riferimento per decifrare il significato
dell’esistenza in sé. Più di questo, le concezioni della Natura sono i
costrutti critici sociali con i quali ogni società si misura e giustifica i
propri rapporti con il mondo circostante.
Cercate di immaginare una società che aderisce fiduciosamente a una
concezione della Natura in contrasto con il modo in cui costruisce l’attività
quotidiana. Ovviamente, qualunque concezione della Natura deve essere
compatibile con il modo in cui la gente si comporta in un dato ambiente
culturale, perché abbia un senso e allo stesso tempo risulti accettabile. E’
sempre stato così.
Ogni civiltà giustifica il proprio comportamento rivendicando di avere
l’ordine naturale al proprio fianco. In ogni caso, il processo di legittimazione
è lo stesso. Una società organizza se stessa e il suo ambiente. Le gerarchie
vengono costituite. I rapporti vengono determinati. I doveri vengono assegnati.
Le ricompense vengono distribuite. Ma come fanno i membri della società a
sapere che il modo in cui hanno messo a punto la propria società è quello
giusto?
Questa è la vera domanda politica che ogni società deve affrontare. La
risposta assomiglia al trucco di un prestigiatore. Visto che il concetto che la
società ha di ciò che il mondo intero è viene altamente influenzato dal modo in
cui ogni giorno sta organizzando il suo mondo immediato, per la cultura è
solamente ‘naturale’ arrivare alla conclusione che la realtà politica, sociale
e culturale che vive e che prova devono, di fatto, essere realtà.
Quindi si tratta solamente del breve passo di costruire un modello
della Natura che sia strettamente simile al modo che viene costruito dalla
società. Allora, senza alcuna sorpresa, la gente trova che il proprio
comportamento corrisponde, di fatto, all’ordine della Natura e per questa
ragione conclude che l’ordine sociale esistente è appropriato.
Quali migliori legittimazioni ci possono essere per qualsiasi organo di
governo?
Gli individui dirigono e le istituzioni prevalgono fino a quando un
numero sufficiente di persone si convince che un comportamento di questo tipo
sia una semplice immagine ‘dell’ordine naturale delle cose’. Le varie
concessioni della Natura servono anche come strumenti politici essenziali per
sollecitare inequivocabili ‘rispetto e rassegnazione’. nessuno insinuerebbe che
sia corretto, e nemmeno possibile, resistere all’ordine naturale.
E se la società dovesse manifestarsi ingiusta, sfruttatrice,
repressiva, che cosa dovrebbe fare una persona?
Se la società è semplicemente un’immagine dell’ordine naturale delle
cose, o almeno è strutturata in modo da aderire al grande disegno della vita,
allora sfidarla in qualsiasi modo fondamentale sarebbe sconsiderato e
autodistruttivo, come sfidare la Natura in sé. Per la società in generale e per
l’élite che ci governa in particolare, una concezione della Natura fornisce un
mantello di legittimità all’ordine sociale esistente……
(Il vero problema, invece, è che
le nozioni specchio di una impropria Evoluzione vengono distorte dallo stampo
originario cui tutti indistintamente apparteniamo, volendo costruire una
impropria realtà del Cosmo… )
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